Giu 28, 2022 | Famiglie
Concluso il X Incontro Mondiale delle Famiglie.“Siate il seme di un mondo più fraterno” è il mandato che Papa Francesco lascia a tutte le famiglie presenti. “La Chiesa è con voi, anzi, la Chiesa è in voi! (…) Che il Signore vi aiuti ogni giorno a rimanere nell’unità, nella pace, nella gioia e anche nella perseveranza nei momenti difficili (…)”. Con questo augurio Papa Francesco ha salutato tutti i partecipanti al X Incontro Mondiale delle Famiglie, durante la messa conclusiva del 25 giugno 2022 a Piazza San Pietro, presieduta dal Cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. La celebrazione è stata preceduta da giorni intensi che, toccando vari temi, hanno messo in luce la testimonianza di tante famiglie provenienti da tutto il mondo; giorni che in molti hanno vissuto nelle proprie diocesi creando, come l’ha definita il Papa, “una sorta di immensa costellazione”. “Sono stati momenti pieni di bellezza che ci hanno toccato profondamente e abbiamo davvero potuto sperimentare l’amore di Dio per noi e per ciascuna famiglia del mondo” – dice Keula, appartenente al gruppo di Famiglie Nuove (FN), diramazione del Movimento dei Focolari, che con il marito, Rogerio, è arrivata a Roma dal Brasile. Il perdono, l’apertura alla vita, l’accompagnamento dei figli, il ruolo degli anziani e la speranza nella provvidenza, sono solo alcuni dei temi trattati durante questo X Incontro Mondiale delle Famiglie che, a chiusura dell’Anno Famiglia Amoris laetitia, ha avuto come cuore l’ascolto e il confronto tra operatori della pastorale familiare e matrimoniale, con lo scopo di sviluppare il tema scelto dal Papa per questo anno: L’amore familiare: vocazione e via di santità. Tra le tappe di questo percorso, il dibattito sulla corresponsabilità di sposi e sacerdoti nella pastorale delle Chiese particolari, le concrete difficoltà delle famiglie nelle società attuali, la preparazione alla vita matrimoniale delle coppie e la formazione dei formatori in una pastorale famigliare piena di sfide. “In questi giorni abbiamo capito quanto la famiglia oggi possa essere una forza per il mondo intero” – raccontano Suse e Angelo della Corea. Una forza che va difesa e accompagnata e che può trovare nella Chiesa oltre che una dimora accogliente, la sua espressione. In linea con le letture proposte dalla liturgia, il Papa durante la sua omelia in Piazza San Pietro ha parlato inoltre dell’importanza della libertà, “uno dei beni più apprezzati e ricercati dall’uomo moderno e contemporaneo”, che cambia forma se vissuto in ambito familiare: “Tutti voi coniugi, formando la vostra famiglia, con la grazia di Cristo avete fatto questa scelta coraggiosa: non usare la libertà per voi stessi, ma per amare le persone che Dio vi ha messo accanto. Invece di vivere come ‘isole’, vi siete messi ‘a servizio gli uni degli altri’. Così si vive la libertà in famiglia! Non ci sono ‘pianeti’ o ‘satelliti’ che viaggiano ognuno per la sua propria orbita. La famiglia è il primo luogo dove si impara ad amare”. Ed è proprio nel servizio che la famiglia risponde alla sua vocazione e procede nel cammino dell’amore familiare, un amore in uscita, “sempre aperto- continua Papa Francesco- estroverso, capace di ‘toccare’ i più deboli (…): fragili nel corpo e fragili nell’anima. L’amore, infatti, anche quello familiare, si purifica e si rafforza quando viene donato”. Tenere i piedi ben piantati in terra, rendendosi conto delle sfide del nostro tempo, ma sempre con gli occhi fissi al cielo. È quanto racchiude il testo dell’invio missionario alle famiglie letto dal Santo Padre alla fine della celebrazione. Un vero e proprio mandato: l’invito a rispondere a questa chiamata verso la santità e camminare insieme: “Siate il seme di un mondo più fraterno. Siate famiglie dal cuore grande, siate il volto accogliente della Chiesa».
Maria Grazia Berretta
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Giu 27, 2022 | Chiara Lubich
Nell’ottobre 1946, Chiara Lubich scrive a suor Josefina e suor Fidente che cercavano di mettere in pratica lo spirito del Movimento nascente. In questo stralcio della lettera si coglie l’entusiasmo e l’ardore dei primi tempi e ci sprona, ancora oggi, a mettere Dio al primo posto della nostra vita. “Dio dell’anima mia, mio Amore, mio Tutto, parla Tu a questi due piccoli cuori. Parla colla Tua Voce Divina. Dì loro che Tu solo sei Tutto e che TU ABITI IN ESSE! Dì loro che non ti cerchino fuori di sé ma ti trovino sempre nel loro cuore! Tu lo sai Gesù quanto io Le amo e come vorrei esser sempre con loro. (…) DIO SOLO È TUTTO! E questa Verità va vissuta nella più grande Passione per la Povertà! Quando ti si ama Signore? Quando ti si trova. Quando ti si trova sicuramente? Quando si confida solo in Te e pazzamente si butta lo sguardo in alto e si cerca solo Te: Dio-Padre nostro! Ed ora che, spoglie di tutto, le tue Spose, sono convinte che Tu solo basti; solo ora di’ al loro cuore che accettino pure (come io pure l’accetto gioiosa e riconoscente) l’amore ardente che io porto loro e il desiderio sviscerato di far di esse ciò che il mio cuore vuole esser per Te! (…) Sorelline mie, La vostra vita così spesso simile a quella di Gesù vivente, operante, amante nella casetta di Nazareth, quanto può far del bene! Ma non sapete voi che un’anima che ama così che la sua vita sia una continua vita a due (Gesù e l’anima) fa tanto come predicasse all’universo intero? Ora che spoglie delle vostre miserie, che giornalmente donerete a Dio, siete libere di amare, AMATE! Egli vuole vivere con voi. E null’altro desidera di più di questa vita a due. (…)
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Lettere 1939-1960, Città Nuova 2022, pag. 355/6) (altro…)
Giu 23, 2022 | Chiesa, Famiglie
L’amore familiare: vocazione e via di santità. È questo il tema del X Incontro Mondiale delle Famiglie che si sta svolgendo a Roma dal 22 al 26 giugno 2022. La voce e la testimonianza di alcune coppie di “Famiglie Nuove”, diramazione del Movimento dei Focolari, che prenderanno parte all’evento.
Un momento di festa e di condivisione per farsi abbracciare dalla Chiesa, “famiglia di famiglie” (Al 87) e per sentirsi parte integrante di questo popolo in cammino. Dal 22 al 26 giugno 2022 Roma ospita il X Incontro Mondiale delle Famiglie, evento nato per volontà di San Giovanni Paolo II nel 1994 e che ogni tre anni, da allora, si ripete sempre in luoghi diversi. L’incontro, come annunciato da Papa Francesco in un videomessaggio, questa volta si terrà in forma “multicentrica e diffusa” rispondendo alle esigenze dettate dalla pandemia e al desiderio di tanti di partecipare. Nel mondo, infatti, tante saranno le famiglie che seguiranno l’evento nelle rispettive diocesi, altre invece avranno la gioia di vivere questo momento di presenza. “È la terza volta che partecipiamo all’Incontro Mondiale delle Famiglie e ogni volta portiamo a casa davvero un bagaglio di doni”.

Dori e Istvan Mezaros, Serbia
Istavan e Dori Mezaros (Serbia), sono i referenti per il Movimento Famiglie Nuove dell’Europa orientale e raccontano l’importanza e la gioia di essere presenti a questo evento. “Nel 2018 a Dublino (Irlanda), abbiamo scoperto il tesoro meraviglioso che il Santo Padre ci ha dato con l’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”, una vera e propria guida da usare quotidianamente in ambito familiare. Oggi siamo grati a Dio di poter essere a Roma, sia per vivere un momento di gioia piena, ma anche per condividere con il Santo Padre e con la Chiesa universale la difficoltà che la famiglia vive. Vorremmo capire come avvicinarci, anche in modo nuovo alle famiglie, come accompagnarle, soprattutto se ferite”. Il tema scelto da Papa Francesco per questo X Incontro Mondiale delle Famiglie è “L’amore familiare: vocazione e via di santità”. Una vocazione oggi più che mai messa a dura prova. 
João Francisco e Soraia Giovàni, Brasile
“Nel nostro Paese, l’Argentina, quando una famiglia nasce, la prima difficoltà è quella di trovare una stabilità economica, ma la grande povertà, la mancanza di lavoro e l’inflazione non aiutano i giovani in questa ricerca” raccontano Liliana e Ricardo Galli, per anni animatori e responsabili a vario livello per Famiglie Nuove in Argentina, oggi a guida del corso internazionale per famiglie nella cittadella internazionale dei Focolari a Loppiano (Italia). “Inoltre – continuano – quando la famiglia si allarga, i figli arrivano e crescono, non si può contare su alcun aiuto istituzionale che accompagni i coniugi in questa tappa, senza dimenticare che il forte secolarismo, frutto dell’individualismo e del consumismo, non aiuta i giovani ad avere una progettualità. La sfida, dunque, è sostenere la famiglia, vederla come progetto comunitario e prendersene cura nella comunità. Vivere in rete con altre famiglie aiuta a tenere vivo questo amore familiare e a non sentirsi soli”. 
Ricardo e Liliana Galli, Argentina
“L’amore vissuto nelle famiglie è una forza permanente per la vita della Chiesa” si legge nell’ “Amoris Leatitia” (Al 88) e per poter essere nutrimento è necessario far sì che questa unione sia sostenuta, come raccontano João e Soraia Giovani, per monti anni responsabili per Famiglie Nuove in Brasile. “Da quando siamo sposati la fede ci ha guidati nel rapporto con Dio e tra di noi. Per noi, il matrimonio è un camino verso la santità che costruiamo ogni giorno. Con tanta gioia abbiamo accolto i nostri figli e, insieme ad altre famiglie, abbiamo cercato di mettere in pratica le parole dal Vangelo, crescendo nella fede. Certo non sono mancate le sfide durante questi 25 anni di matrimonio e qualche volta non avevamo risposte, ma la voglia di fedeltà all’ amore di Dio è stato un faro. Abbiamo imparato sempre a dirci tutto e nei momenti di difficoltà abbiamo saputo chiedere aiuto. Due parole dal Vangelo ci hanno guidati fin oggi: “Il Signore fa meraviglie per chi è fedeli” e “Chiunque crede in lui non sarà deluso”. La grazia del matrimonio è stupenda e ringraziamo Dio per la nostra vita insieme”.
Maria Grazia Berretta
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Giu 22, 2022 | Centro internazionale, Cultura
“Ci impegniamo a verificare la sostenibilità ecologica delle nostre strutture e attività (…) Vogliamo dedicarci alla formazione di una coscienza ambientale che porti a stili di vita più sostenibili”. La “conversione ecologica” è uno degli obbiettivi presi dai Focolari nell’Assemblea Generale del 2021. In risposta a questa urgente esigenza è nato il Focolare EcoPlan. “Il Movimento dei Focolari è profondamente impegnato nella conversione ecologica attraverso azioni concrete e favorendo il dialogo con tutti per la protezione del nostro pianeta – ha dichiarato Margaret Karram, nell’inaugurazione del quinto Summit di Halki svoltosi pochi giorni fa – Stimolati dalla nostra Assemblea Generale all’inizio del 2021, abbiamo deciso di intraprendere un’azione coraggiosa attraverso la creazione di un piano ecologico all’interno delle nostre comunità per apportare cambiamenti e rendere le nostre vite e le nostre attività più sostenibili”.
In effetti, il 3 giugno 2022 a Stoccolma, il Movimento dei Focolari ha potuto presentare un proprio documento – Focolare EcoPlan – che rappresenta l’impegno delle sue comunità a favore dell’ambiente motivato dalla spiritualità che lo anima. È stato consegnato ufficialmente a Iyad Abu Moghli (giordano), UNEP Senior Principal Advisor, direttore di the Faith for Earth Initiative, che ha affermato che l’EcoPlan è “un approccio ecologico ambizioso e completo”. Attraverso l’EcoPlan, i Focolari desiderano amplificare, collegare e ampliare il lavoro ambientale già esistente all’interno del Movimento.

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L’EcoPlan, che è stato prodotto in partenariato con FaithInvest ed EcoOne, vuole ispirare i membri e le comunità del Movimento dei Focolari a riesaminare i propri stili di vita in relazione alla salvaguardia delle persone e del pianeta attraverso i vari aspetti della spiritualità dell’unità. Rappresenta anche una dichiarazione pubblica dell’impegno ecologico, attuale e degli anni venturi, come risposta agli obiettivi espressi dall’ultima Assemblea Generale dei Focolari. Presentato al 50° anniversario del Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) il 3 giugno 2022 a Stoccolma insieme ad altri piani simili di altre organizzazioni nell’ambito dei Faith Plans for People and Planet, che comprendono anche i piani che la Piattaforma d’azione Laudato Sì ha raccolto nell’ultimo anno in seguito allo storico incontro del Papa e altri leaders religiosi lo scorso 4 ottobre 2021 in Vaticano. Come prima azione per aiutare le comunità locali del Movimento dei Focolari a sviluppare dei piani ecologici locali secondo la cultura dei vari luoghi è nato, grazie al sostegno finanziario di Faithinvest, il Seed Funding Programme, un progetto di finanziamento gestito direttamente dai giovani. Si possono presentare i progetti fino al 30 giugno 2022. Stoccolma+50 Cinquanta anni fa si teneva a Stoccolma la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano. In quella occasione, per la prima volta, è stato sottolineato il fatto che, per migliorare in modo duraturo le condizioni di vita, occorre salvaguardare le risorse naturali a beneficio di tutti e per raggiungere questo obiettivo è necessaria una collaborazione internazionale. Si è posto l’accento sulla soluzione dei problemi ambientali, senza tuttavia dimenticare gli aspetti sociali, economici e quelli relativi allo sviluppo. Subito dopo è nato il Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) con sede a Nairobi, Kenia. Per i 50 anni il UNEP ha coordinato uno sforzo mondiale per affrontare le più grandi sfide ambientali del pianeta. Il suo potere di convocazione e la rigorosa ricerca scientifica hanno fornito ai paesi una piattaforma per impegnarsi, agire con coraggio e far avanzare l’agenda ambientale globale. “Chiediamo troppo al nostro pianeta per mantenere modi di vita insostenibili”, ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. “La storia ha mostrato cosa si può ottenere quando lavoriamo insieme e mettiamo il pianeta al primo posto”. I primi giorni di giugno 2022 si è tenuta la Conferenza Stoccolma+50 che rappresenta un momento di riflessione e rilancio per l’ecologia e la cura del pianeta. In questo contesto, le grandi religioni mondiali hanno voluto esprimere il loro impegno a favore del pianeta con una dichiarazione interreligiosa indirizzata all’incontro internazionale delle Nazioni Unite a Stoccolma+50. Più di 200 leader religiosi e rappresentanti delle religioni del mondo – tra cui New Humanity, che rappresenta i Focolari – hanno chiesto durante l’incontro dell’UNEP di considerare l’ecocidio o distruzione dell’ambiente come un crimine internazionale, dato che attenta contro la vita dell’uomo. Tutto ciò dovrebbe avere conseguenze penali per i responsabili, e diventare così un effetto dissuasivo e preventivo. Attraverso l’accreditamento di New Humanity come consultore dell’UNEP, all’incontro a Stoccolma erano presenti per il Focolare: Nausikaa Haupt, Christine Wallmark (entrambe svedesi) e Nino Puglisi (italiano a Vienna).
Carlos Mana
https://youtu.be/X6weJ9zS5tQ (altro…)
Giu 21, 2022 | Centro internazionale, Chiesa
Il 20 giugno 2022 si è svolto a Roma il convegno “L’identità dei Movimenti e delle nuove Comunità nel cammino sinodale della Chiesa” promosso dalla Pontificia Università Lateranense insieme all’Istituto Universitario Sophia. Accrescere e approfondire il dialogo tra i doni gerarchici e carismatici, tra Chiesa istituzionale, Movimenti e Nuove Comunità. L’augurio del card. Marc Ouellet è che questi tempi caratterizzati dal cammino sinodale allarghino la consapevolezza dei carismi in tutte le comunità ecclesiali. Queste parole del Prefetto della Congregazione per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina esprimono bene la tappa importante del convegno “L’identità dei Movimenti e delle nuove Comunità nel commino sinodale della Chiesa” svoltosi ieri presso la Pontificia Università Lateranense e promosso insieme all’Istituto Universitario Sophia. Al centro dei qualificati interventi, il cammino e le questioni aperte su queste nuove espressioni dello Spirito che richiedono risposte attualizzate e che sappiano misurarsi con un mondo in continuo e veloce cambiamento. Il Card. Kevin Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, Famiglia e Vita ha identificato in quattro punti le sfide che questo cammino presenta oggi: fedeltà dinamica al carisma, unità, sinodalità, e missionarietà: “Le prospettive nuove che lo Spirito Santo apre dinanzi a noi si presentano sempre come sfide, qualcosa che non lascia tranquilli, perché lo Spirito è dinamismo, è creatività, è vita”.
Come attuare, dunque l’aggiornamento che necessita di essere fatto in molteplici ambiti: formazione dei membri, attività di evangelizzazione, attività di aiuto e guarigione delle ferite più profonde delle società? Nella loro varietà e complementarietà, le risposte e i contributi offerti dai rappresentanti dei Movimenti e Nuove Comunità hanno offerto un panorama dello stato dell’arte di queste realtà ecclesiali oggi. Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari, ha sottolineato che: “In questo tempo, in cui tutta la Chiesa si orienta verso uno stile sinodale, siamo chiamati a un ulteriore passo: camminare uniti, non solo all’interno delle nostre realtà, ma insieme a tutti”. Solo mettendosi in rete, essendo dono per la Chiesa e l’umanità i Movimenti scopriranno in modo nuovo anche la propria identità. Mary Healy, docente di Sacra Scrittura (Sacred Heart Major Seminary di Detroit, USA) ha evidenziato nella formazione, nell’evangelizzazione e nel primato della dimensione carismatica i tre frutti principali di cui Movimenti e Nuove Comunità si sono fatti portatori, a partire dal Concilio Vaticano II: doni portati alla Chiesa e all’umanità, fondati sull’incontro personale e comunitario con Cristo. Intervenendo su “I movimenti ecclesiali e le nuove comunità oggi nel kairos del processo sinodale”, Mons. Piero Coda, teologo, Segretario Generale della Commissione Teologica Internazionale e docente presso l’Istituto Universitario Sophia, ha evidenziato una sfida ancora aperta: la provvisorietà della configurazione di queste realtà ecclesiali in riferimento al loro riconoscimento nell’ordine canonico. La cura della Chiesa in questa fase prelude, nell’attuale contesto ecclesiologico dinamico, a nuovi e più maturi assetti”. Ad una rappresentanza dei Movimenti e delle Nuove Comunità è stata affidata quindi la sessione su “Fondazione, sviluppo e incarnazione del Carisma”. Moysés Louro de Azevedo Filho, Comunità Cattolica Shalom, fondatore e moderatore generale della Comunità Cattolica Shalom , ha presentato spirito e finalità di questa espressione ecclesiale che è “portatrice di un carisma la cui sintesi è la parola pronunciata da Gesù quando incontra i discepoli nel cenacolo: ‘Shalom’, verso una santità comunitaria”. Daniela Martucci, vicepresidente della Comunità Nuovi Orizzonti ha messo in luce il cuore del carisma: l’ascolto al grido di Gesù Crocifisso e abbandonato nei poveri, negli ultimi e negli scartati come pure quello d’amore dell’Uomo-Dio che continua a ripetere: “amatevi come io vi ho amati”. Iraci Silva Leite ha evidenziato la centralità della Parola di Dio che orienta l’esperienza della “Fazenda da Esperança”, Parola che “ci unisce, in particolare nello sforzo di vivere l’amore tra di noi e di donare a chi soffre la presenza di Gesù”. Michel-Bernard De Vregille della Comunità dell’Emmanuele ha toccato il tema delle crisi che hanno attraversato e attraversano le realtà ecclesiali: “Spesso si corre il rischio di voler contrapporre carisma e istituzione” ha affermato. “Tuttavia, la fiaccola della Chiesa gerarchica e istituzionale e la fiaccola del carisma sono fatte per incontrarsi e diventare una grande e bella fiamma per illuminare il mondo con la presenza del Risorto”. Per l’aspetto dell’incarnazione, il prof. Luigino Bruni, economista, si è concentrato sulla sfida “narrativa” dei carismi che nascono in un periodo storico spesso raccontato con modalità tipiche del tempo fondativo. “Occorre aggiornarsi assieme al carisma – ha affermato – senza però perdere contatto con il nucleo fondamentale di esso. Un nuovo capitale narrativo arriverà dal pluralismo dei linguaggi, da esperimenti vari, dal dialogo di diverse sensibilità: giovani ed adulti, accademici e gente comune, Chiesa e movimenti, ecc.” Nel pomeriggio i lavori si sono focalizzati su come i carismi possano e debbano fermentare tutti gli aspetti della vita dei membri e delle comunità, da quelli spirituali a quelli organizzativi, dall’inclusione di membri di diverse vocazioni, alla formazione, fino all’amministrazione dei beni e a tutte le forme di responsabilità e Governo. La Prof.ssa Elena Di Bernardo, ordinario di Diritto Canonico (Institutum Utriusque luris, Pontificia Università Lateranense) ha offerto un excursus altamente qualificato sui rapporti tra teologia e diritto canonico, così come si sono realizzati ed evoluti nel corso del tempo. “Si deve presupporre che l’identità in sé di un Movimento o realtà ecclesiale – ha osservato – risulti pienamente acquisita quando tutti gli aspetti carismatici costituivi di essa abbiano ricevuto una configurazione giuridica adeguata”. A chiusura dei lavori la relazione della dott.ssa Linda Ghisoni, Sottosegretario del Dicastero per i Laici, Famiglia e Vita dal titolo “Laici oggi nell’ecclesiologia di comunione” ha messo in luce due polarità sulle quali è necessario porre attenzione: persona-istituzione e prassi-statuti. Per la prima ha osservato che “l’ente, Movimento o nuova comunità, sarà preservato se ne saranno garantiti il carisma originario, le finalità proprie in cui coniugare preghiera e apostolato, e, soprattutto, sarà preservato se sarà custodito il bene delle persone che la compongono. Quest’ultimo non potrà mai essere alternativo al bene dell’istituzione!” Sottolineando come l’esperienza ci insegni con dolore che ogniqualvolta si è preteso di preservare il “buon nome” della comunità sacrificando le singole persone e i loro diritti, sono state commesse aberrazioni, dannose per l’intera istituzione, ha concluso: “La persona al centro, sempre, costituisce un investimento sulla comunità o movimento”. L’altra polarità riguarda invece prassi e statuti: se è vero che “la vita senza dubbio anticipa ogni definizione normativa” è vero anche che, va evitato ogni legalismo o demonizzazione del diritto che “lungi dall’essere un male necessario da sopportare redigendo un elenco di articoli, costituisce una via di libertà per tutti: per i membri tutti e per coloro i quali sono in prima persona chiamati a farsene garanti, particolarmente per chi ha incarichi di governo, a tutti i livelli”.
Stefania Tanesini
(Activer les sous-titres français) https://youtu.be/uwykF7mn3f0 (altro…)
Giu 20, 2022 | Chiara Lubich
Gesù ha affermato che giá siamo mondi in virtù della Parola che Lui ci ha annunziato. Perciò non sono tanto degli esercizi rituali a purificare l’animo, ma la sua Parola nella misura in cui riusciamo a metterla in pratica. Essa ci porta ad avere il cuore sempre puntato su Dio solo. La Parola di Gesù non è come le parole umane. In essa è presente Cristo, come in altro modo, è presente nell’Eucaristia. Per essa Cristo entra in noi e, finché la lasciamo agire, ci rende liberi dal peccato e quindi puri di cuore. Dunque, la purezza è frutto della Parola vissuta, di tutte quelle Parole di Gesù che ci liberano dai cosiddetti attaccamenti, nei quali necessariamente si cade, se non si ha il cuore in Dio e nei suoi insegnamenti. Essi possono riguardare le cose, le creature, se stessi. Ma se il cuore è puntato su Dio solo, tutto il resto cade. Per riuscire in questa impresa, può essere utile, durante la giornata, ripetere a Gesù, a Dio, quell’invocazione del Salmo che dice: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene”[1]. Proviamo a ripeterlo spesso, e soprattutto quando i vari attaccamenti vorrebbero trascinare il nostro cuore verso quelle immagini, sentimenti e passioni che possono offuscare la visione del bene e toglierci la libertà. Siamo portati a guardare certi cartelloni pubblicitari, a seguire certi programmi televisivi? No, diciamogli: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene” e sarà questo il primo passo che ci farà uscire da noi stessi, ridichiarando il nostro amore a Dio. E così avremo acquistato in purezza. Avvertiamo a volte che una persona o un’attività si frappongono, come un ostacolo, fra noi e Dio e inquinano il nostro rapporto con Lui? È il momento di ripetergli: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene”. Questo ci aiuterà a purificare le nostre intenzioni e a ritrovare la libertà interiore. La Parola vissuta ci rende liberi e puri perché è amore. È l’amore che purifica, con il suo fuoco divino, le nostre intenzioni e tutto il nostro intimo, perché il “cuore” secondo la Bibbia è la sede più profonda dell’intelligenza e della volontà. Ma c’è un amore che Gesù ci comanda e che ci permette di vivere questa beatitudine. È l’amore reciproco, di chi è pronto a dare la vita per gli altri, sull’esempio di Gesù. Esso crea una corrente, uno scambio, un’atmosfera la cui nota dominante è proprio la trasparenza, la purezza, per la presenza di Dio che, solo, può creare in noi un cuore puro [2]. È vivendo l’amore scambievole che la Parola agisce con i suoi effetti di purificazione e di santificazione. L’individuo isolato è incapace di resistere a lungo alle sollecitazioni del mondo, mentre nell’amore vicendevole trova l’ambiente sano, capace di proteggere la sua purezza e tutta la sua autentica esistenza cristiana.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 616-618) [1] Cf. Sal 16, 2. [2] Cf. Sal 50, 12 (altro…)
Giu 17, 2022 | Testimonianze di Vita
Mettere Dio al centro e esser certi di non vacillare. Vivere nella pienezza quanto espresso in questo salmo è la consolazione più grande che si possa ricevere: sentirsi guidati e sapere, nel profondo del cuore, che solo Lui fa bene tutte le cose. Semi di Pace Nel nostro condominio crescevano i malumori legati all’amministrazione, alle riparazioni, ai rumori. Un giorno riflettevo sulle parole di un sacerdote: la pace, diceva, comincia dentro di noi, nella coscienza dov’è il seme della verità che è Dio; seme che germoglia con la carità messa in pratica nelle tante situazioni della vita. Parlandone in famiglia, abbiamo escogitato di fare ogni giorno qualche piccola miglioria nel palazzo, senza però che se ne vedesse l’autore. Ad esempio, eliminare le foglie gialle delle piante all’ingresso e rifornirle d’acqua, pulire vetri e cornici dei quadri nell’atrio, forse mai spolverati da quando erano stati messi. Certo, erano compiti di chi veniva pagato per le pulizie, ma alla prima riunione di condominio, l’amministratore ha fatto notare che da un po’ di tempo tutti sentivano l’ambiente più accogliente; stavano anche nascendo idee su come tinteggiare la scala. Quando l’ho riferito ai figli, erano entusiasti. Un contributo a migliorare il mondo può iniziare perfino dal proprio condominio. (C. – Croazia) Il fagotto Fin dagli inizi del nostro matrimonio, ogni cosa è stata sempre messa in comune. Un giorno mia moglie ed io ci siamo seduti attorno a un tavolino per impostare l’economia familiare. Al di là delle cifre aride, ogni uscita e ogni entrata segnavano una crescita nella qualità del rapporto fra noi. Abbiamo coinvolto anche i nostri figli. Da allora è diventato normale che il paio di scarpe poco usato mi venisse indicato come necessario a qualcuno o che tra le uscite indispensabili ci fosse una somma da mettere a disposizione del prossimo in difficoltà. Un ulteriore passo è stato il cosiddetto “fagotto”: l’attenzione a dar via ciò che non era strettamente necessario. Soltanto dopo ci siamo accorti dell’importanza di questo atto. Abbiamo avvertito di essere entrati in rapporto con quanti potevano avere bisogno di tutto. Anche una matita, un libro, una coperta diventavano segno di attenzione verso il prossimo. Questo modo di fare ha rinnovato la nostra vita. (L.R. – Olanda) Fidarsi Avevo perso il lavoro, ma ero fiduciosa che la Provvidenza di Dio me ne avrebbe fatto trovare un altro: non avevo forse sperimentato più volte il “date e vi sarà dato” (Lc 6,38) come risposta al mio cercare di mettere in pratica l’amore evangelico? Quel giorno stesso, in parrocchia dovevo raccontare la mia esperienza cristiana. Dopo aver accennato anche che ero in cerca di un lavoro, una ragazza presente a quell’incontro mi ha segnalato che nell’azienda paterna stavano cercando appunto un impiegato. È così che, fidandomi, ho trovato lavoro. (F.I. – Italia)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, maggio-giugno 2022) (altro…)
Giu 16, 2022 | Centro internazionale
A partire da domenica, 19 giugno 2022, sarà on line il nuovo sito realizzato dal Centro Igino Giordani e dedicato alla figura di questo scrittore e politico, cofondatore dei Focolari. Uno spazio completamente rinnovato, spiega Alberto Lo Presti, dove poter incontrare “Foco” andando al cuore della sua testimonianza di vita. “Qualcuno ha detto che se su tutti i punti della terra il Vangelo scomparisse, il cristiano dovrebbe essere tale che chi lo vede vivere potrebbe riscrivere il Vangelo. Ebbene Giordani è stato uno di questi cristiani”. Le parole di Chiara Lubich, nel descrivere la straordinaria figura di Igino Giordani (al quale lei stessa dette il nome di Foco), ci permettono di cogliere la bellezza che si nasconde dietro l’avventura fatta vita di colui che è considerato un co-fondatore del Movimento dei Focolari. Eroe dello scorso secolo impegnato su vari fronti, dal politico, al sociale, al culturale, Giordani muove il suo passo anche nel presente. A custodire questa eredità, il Centro Igino Giordani, fondato da Chiara Lubich e incardinato nel Movimento dei Focolari, che il 19 giugno 2022 lancerà il suo nuovo sito web. A parlarcene Alberto Lo Presti, alla guida del centro. Prof. Lo Presti, come è nata l’idea di realizzare un nuovo sito dedicato a Igino Giordani e quali le novità? Viviamo in un’epoca sfidante sotto molti punti di vista: la pace e la guerra, la giustizia e le disuguaglianze, le migrazioni e l’accoglienza, il lavoro e la disoccupazione… e dato che Igino Giordani ha curato questi temi con sapienza e ispirazione, molti cercano di rovistare fra i suoi discorsi, i suoi scritti, le sue testimonianze, per trovare una luce che possa orientarli nelle scelte attuali. Per questo abbiamo deciso di potenziare il sito internet, rinnovandolo completamente, adattandolo alla grafica e alla operatività più moderne. Così metteremo a disposizione del pubblico interessato i materiali principali che ne illustrano il pensiero e la vita. In che modo la figura di Foco può farsi strada nell’oggi che viviamo ed essere d’ispirazione anche per le nuove generazioni? Alla veneranda età di più di 70 anni, Igino Giordani è stato considerato un “mito” da tanti ragazzi e adolescenti che circolavano nei giardini del Centro Internazionale del Movimento dei Focolari a Rocca di Papa (Italia), e lo incontravano seduto su una panchina. Amavano intrattenersi con lui, per parlare di cose profonde, o semplicemente per raccontare qualcosa delle loro esperienze. Oggi i giovani hanno ancora bisogno di miti e di eroi e spesso li cercano nei luoghi più impensati (lo sport, il cinema, i videogiochi, i social, gli influencer). Imbattersi in Igino oggi, significa conoscere la storia di un eroe vero, che ha davvero fatto la guerra, che ha sul serio scelto la pace, che ha realmente sfidato i potenti per rimanere coerente con i propri ideali. Di solito si crede che la gioventù sia il tempo degli ideali che, con la maturità, sono destinati a crollare. Igino è rimasto giovane fino all’ultimo perché, come amava dire, “nello spirito non s’invecchia mai”. Agganciarsi alla sua esperienza significa ascoltare il suo insegnamento: vivere per l’ideale dell’unità è la cosa più entusiasmante che gli sia capitata. E alla migliore fruibilità del sito e alla sua nuova veste grafica si aggiunge anche la creazione di una pagina Instagram già on line, il primo canale ufficiale interamente dedicato ad Igino Giordani (Igino_giordani_official), per entrare in contatto con lui, cittadino del mondo e vero influencer del nostro tempo.
Maria Grazia Berretta
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Giu 15, 2022 | Sociale
L’arte di sostenersi a vicenda non si impara dai libri, ma aiutare qualcuno nello studio e dedicargli tempo, potrebbe essere l’occasione giusta per scoprire meraviglie e raccogliere frutti inaspettati, anche in un luogo come il carcere. È ciò che è accaduto a Marta Veracini, regalandone un nuovo sguardo sulla sua vita. Ridere a perdifiato mentre una voce in lontananza sussurra di non disturbare; scambiarsi idee e opinioni nel tentativo di trovare la concentrazione giusta per studiare e stare sui libri. È la scena che quotidianamente si ripete nelle aule studio delle università, tra una pausa caffè e una nuova lezione da seguire. In realtà, tutto questo e molto di più, è ciò che accade a Marta Veracini, una giovane donna toscana, ogni volta che sente chiudere dietro di sé le porte blindate della Dogaia, il carcere di Prato (Firenze – Italia) Laureata in giurisprudenza e con un master in criminologia, nel 2019 Marta ha aderito al progetto del Servizio Civile organizzato dell’Università di Firenze, attraverso il quale i volontari assistono i detenuti nella preparazione degli esami universitari. Da quel momento, anche dopo la fine dell’anno, ha continuato a svolgere questo servizio, proprio lì, in un posto che chiunque farebbe fatica a definire “bello” ma che, in maniera sorprendente e inaspettata, è diventato spazio dedicato alla cura e alla fiducia reciproca; un luogo in cui è la relazione a farsi “casa accogliente” e dove ciascuno, detenuto e non, può finalmente essere sé stesso. “Quando qualcuno mi intervista – dice Marta – mi viene sempre chiesto come ci si sente a portare conforto e aiuto in un luogo come il carcere. La verità è che nessuno immagina davvero quanto si possa ricevere, anche in quel contesto. Fare volontariato in carcere mi ha cambiato la vita, mi ha permesso di abbattere le barriere della mia timidezza, delle mie insicurezze e mi permette oggi di sfoggiare un sorriso che prima nascondevo. Sono io che devo ringraziare le persone che ho incontrato per tutto quello hanno fatto per me e che continuano a fare. Io con loro sono davvero libera”. Una vera e propria conquista. Tante, infatti, sono le celle che possono imprigionarci, che possono recludere i nostri sogni, i nostri pensieri, le nostre speranze. L’esperienza di Marta, in condivisione con quella dei detenuti che ha avuto la fortuna di incontrare e aiutare nello studio in questi anni, sono l’esempio di come, insieme, sia ancora possibile spiccare il volo, sentire di valere qualcosa e, perché no, pensare al futuro. “Il percorso universitario è sicuramente un percorso faticoso per tutti – racconta Marta – ma loro si impegnano tantissimo ed è bello vedere la loro grinta e la felicità nel passare un esame. Sono piccoli grandi traguardi che li vedono confrontarsi anche con materie toste. Molti, per esempio, studiano giurisprudenza ed alcuni hanno già raggiunto il traguardo della laurea. Tra loro ci sono giovani ma anche persone adulte, di varie regioni d’Italia o stranieri. È bello vedere come non si pongano limiti, si spronino a vicenda e diventino esempio gli uni per gli altri. Per chi ha una lunga pena significa investire forze e tempo per raggiungere un risultato che li renda fieri e renda fiere le famiglie fuori. Chi esce, invece, ha la possibilità di sfruttare ciò che ha studiato per poter ricominciare”. Uno sguardo di speranza che abbraccia e si lascia abbracciare. Le storie di vita quotidiana tra le mura della Dogaia, racchiuse nel libro che Marta ha scritto durante la pandemia, “Il mio angelo custode ha l’ergastolo”, sono una piccola goccia nel grande mare dell’indifferenza che divide il dentro dal fuori, testimonianza di come sia possibile abbattere barriere generando bellezza, mettendo al centro l’amore incondizionato al prossimo. “Non ho mai voluto conoscere le ragioni per cui ciascuno di loro si trova in carcere – continua Marta- ma una cosa è certa, non li ho mai guardati come ‘mostri’, solo persone che, seppur con degli errori alle spalle, hanno le stesse necessità delle altre, gli stessi sentimenti e lo stesso desiderio di relazione e condivisione. Persone che hanno una dignità come tutte e grazie alle quali ho ritrovato anche la mia. In poche parole, dei veri amici”.
Maria Grazia Berretta
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Giu 13, 2022 | Centro internazionale, Cultura, Ecumenismo
Si è concluso l’Halki Summit V svoltosi a Istanbul (Turchia). Quattro giorni di lavori all’insegna della cura dell’ambiente nella prospettiva del futuro del pianeta. Al termine del quinto Halki Summit, intitolato “Sostenere insieme il futuro del pianeta”, ci siamo salutati in un clima di grande familiarità. L’incontro internazionale e interdisciplinare co-organizzato dal Patriarcato Ecumenico e dall’Istituto Universitario Sophia, ispirato dal magistero profetico del Patriarca Bartolomeo e di Papa Francesco, è stato unanimemente riconosciuto come un evento dello Spirito Santo. Non a caso, i giorni del Summit coincidevano con quelli tra le due date di Pentecoste delle nostre rispettive Chiese. Il confronto sincero, l’ascolto reciproco, libero e aperto, lo scambio dei doni sostanziato dalle riflessioni, dalle ricerche e dai cammini ecclesiali condivisi, con stupore ci hanno condotti alla consapevolezza di vivere una svolta decisiva per il futuro della famiglia umana, nella quale ciascuno ha una responsabilità inderogabile. La sfida e l’opportunità che si stagliano sul nostro comune cammino sono certamente quelle di sviluppare anzitutto un ethos ecologico condiviso, implementando – come artigiani della pace e della fraternità – buone pratiche in ogni ambito: dalla pedagogia alla pastorale, dal sociale al politico all’economico. A ciò va aggiunto l’impegno, sul piano squisitamente culturale, di approfondire percorsi interdisciplinari per la formazione di nuovi paradigmi interpretativi e trasformativi della realtà, in vista del superamento della cultura dello scarto. È parso chiaro, infine, quanto tali linee d’azione sarebbero inefficaci senza un impegno educativo non elitario che preveda un capillare e convinto coinvolgimento ecclesiale. È nata spontanea la richiesta di sottoscrivere un appello finale rivolto alle Chiese e a coloro che hanno a cuore la cura della casa comune. L’auspicio è quello di non lasciarci tutto alle spalle come un bel ricordo, bensì di riconoscere che abbiamo dinnanzi un orizzonte di luce che richiede una conversione dello sguardo che parta dal cuore e si nutra di sapienza evangelica. “La cultura ecologica – ci ricorda papa Francesco – non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico. Diversamente, anche le migliori iniziative ecologiste possono finire rinchiuse nella stessa logica globalizzata. Cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse” (Enc. Laudato Si’, n. 111).
Vincenzo Di Pilato (Foto: Alfonso Zamuner, Noemi Sanches e Nikos Papachristou)
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