Movimento dei Focolari

Vangelo Vissuto: “Beata colei che ha creduto” (Lc 1,45)

Dopo essere stata visitata dalla potenza dell’Altissimo, Maria, si precipita dalla cugina Elisabetta con il cuore in festa. È il primo gesto missionario che la Madre di Dio compie dopo aver detto il suo “sì”, l’andare incontro all’altro con una lieta novella. Natale è il tempo in cui anche noi possiamo portare con generosità questo annuncio al mondo. Come una pozzanghera In famiglia, in nome della libertà, i figli avevano perduto ogni misura e rispetto. Un giorno, per non reagire male e ritrovare la calma, sono uscita a fare due passi e, come spesso faccio, mi son messa a recitare il rosario. Pensavo a Maria. Era stata sposa e madre. Dentro il suo cuore aveva silenziosamente serbato tutto, anche il suo dolore. Pur sentendomi un miscuglio di negatività, pregare e riflettere mi hanno ridato pace e forza per cercare di portare a casa quella serenità. Ad un tratto, mentre camminavo, ho visto una pozzanghera dove si rifletteva il cielo. Ecco, mi sentivo un po’ così: una pozzanghera che può fare da specchio al cielo. Ciò è bastato per ricominciare con una gioia nuova. (F.A. – Albania) Insieme Avevo programmato con mio marito che al ritorno dal lavoro sarebbe rimasto a casa per far compagnia a nostro figlio John che ha la sindrome di Down, permettendomi così di partecipare a un incontro in parrocchia al quale tenevo. Ultimamente però questo passarsi di mano il dovere di genitori nei riguardi di John capitava un po’ troppo spesso, di conseguenza avevo notato nel ragazzo reazioni negative ingiustificate. Riflettendo, decisi di rinunciare all’incontro per stare con lui. Quando seppe che tutti e tre saremmo rimasti a casa insieme, il suo atteggiamento di sfida venne meno. Mentre preparavo la cena, venne a dirmi: “Mi dispiace di essere stato sgarbato, mamma. Ricominciamo”. Si riferiva a qualcosa che aveva fatto il giorno prima e intendeva dire “ricominciamo a volerci bene”. Ero contenta si fosse ricordato dell’offesa. Anche mio marito fu presente e l’armonia familiare ne fu rinsaldata. Trascorremmo una bellissima serata. Quando John andò a letto era visibilmente felice. (R.S. – Usa) In ospedale Ieri mattina, nell’ospedale dove svolgo un servizio di volontariato, sono andato a salutare un paziente piuttosto anziano. Quando gli ho chiesto se desiderava ricevere l’Eucarestia, ha sorriso scuotendo la testa: “È da tanto che non ricevo la Comunione…”. Gli ho proposto: “Vuole almeno recitare una preghiera?”. E lui: “Sì, ma mi deve aiutare, perché non ricordo come si fa”. Ho cominciato io e, parola per parola, mi ha seguito. Terminata la preghiera, ha concluso sorridendo: “Mi sono commosso”. E dire che all’apparenza l’avrei definito un duro. L’ho salutato con una carezza. (Umberto – Italia)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, novembre-dicembre 2021) Foto © Joachim Schwind – CSC Audiovisivi (altro…)

USA | Un’impresa familiare per la protezione dell’ambiente

Per oltre 25 anni John e Julia Mundell hanno lavorato nell’ambito della protezione ambientale. La loro azienda, la Mundell and Associates, ha iniziato operando per risolvere danni ambientali e problemi provocati dai rifiuti tossici a Indianapolis. Oggi il loro lavoro è conosciuto in tutti gli Stati Uniti e in altri Paesi. Lavorare per preservare la terra è per loro una vocazione per costruire l’unità e una risposta per custodire la nostra casa comune per le prossime generazioni. https://vimeo.com/651033530 (altro…)

Scuola Abbà: un fiore a quattro petali

Scuola Abbà: un fiore a quattro petali

Dopo l’Assemblea generale dei Focolari a inizio 2021, è ripartita la Scuola Abbà (Centro studi del Movimento dei Focolari) con una nuova configurazione. Per saperne di più abbiamo intervistato il suo Direttore, Mons. Piero Coda, già Preside dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Italia), recentemente nominato da papa Francesco Segretario Generale della Commissione Teologica Internazionale. Lei è stato nel primo gruppo convocato da Chiara Lubich per formare la Scuola Abbà: quali sono gli obiettivi di questo gruppo di studio? Com’è stata la sua esperienza intellettuale e spirituale a contatto con il pensiero e la vita della Lubich? Certamente per un dono singolare di Dio, mi son trovato a partecipare all’inizio di questa esperienza con Mons. Klaus Hemmerle già nel 1989, prima che nel ’90 prendesse avvio ufficialmente la Scuola Abbà. Lo scopo che Chiara Lubich ha confidato sin dall’inizio a questo originale Centro Studi è stato quello di studiare e sviscerare le implicazioni anche teologiche, culturali e sociali del carisma dell’unità. Ma prima di tutto di fare un’esperienza vissuta e condivisa del Vangelo di Gesù nella luce che scaturisce dal carisma. Tanto che una delle ultime consegne che nel 2004 Chiara ha fatto alla Scuola Abbà è stata questa: «Siate un cenacolo di santità!». Ecco il dono e il compito della Scuola Abbà: imparare ad abitare con la vita, e così anche col pensiero, quel luogo in cui c’introduce la presenza di Gesù risorto vivo in mezzo ai suoi, quel luogo che è la vita di Dio, il seno del Padre. Tale vita – c’insegna Chiara in accordo col Vangelo e la fede della Chiesa – è la vita stessa della Santissima Trinità, non solo nei Cieli, ma in mezzo a noi: “come in Cielo così in terra”. Per me è stata ed è un’esperienza unica. La potrei descrivere con le parole della prima lettera di Giovanni: «i miei occhi hanno visto, le mie mani hanno toccato, le mie orecchie hanno udito … il Verbo della vita»: i sensi dell’anima si sono accesi e hanno sperimentato la luce di Gesù abbandonato e risorto con cui guardare in modo nuovo la realtà. Così, più di prima, la teologia è diventata per me un fatto vitale e affascinante e al tempo stesso, essendo presenti nella Scuola Abbà esperti di tutte le discipline tesi a vivere l’unità anche nella comunione del pensiero, si è dischiuso l’orizzonte della inter- e trans-disciplinarità, e cioè della scoperta della radice e della meta comune di tutte le forme di sapere chiamate perciò in concreto a dialogare tra loro. La teologia che esercito si è straordinariamente arricchita in questo dialogo condotto non solo a livello interpersonale, ma anche a livello di rapporto tra le discipline. Di recente la Scuola Abbà ha vissuto un ulteriore sviluppo e lei è diventato il direttore a marzo 2021. Ci può dire in cosa consiste questo sviluppo? La Scuola Abbà ha ormai più di trent’anni di vita e lungo questo tempo s’è sviluppata e arricchita molto. Quasi 50 le persone che, in periodi diversi, son entrate a farvi parte, fino al 2004 con la presenza costante e decisiva di Chiara. Poi sono nati attorno ai suoi membri gruppi attinenti le varie discipline: psicologia, sociologia, politica, economia, scienze naturali, arte, dialogo… attualmente più di 300 persone in tutto il mondo. In concomitanza con l’Assemblea generale dell’Opera di Maria e come frutto di tutto un cammino di discernimento comunitario, s’è costatato che il “fiore” della Scuola Abbà in questi anni è fiorito in “quattro petali”: e si è perciò cercato di dare loro una configurazione unitaria e insieme distinta, che riconosca e promuova questo sviluppo a servizio della missione dell’Opera di Maria. Un “petalo” è quello formato da chi (una quindicina di persone) è chiamato a continuare nello studio specifico del significato carismatico e culturale dell’evento del ’49 quale espressione peculiare del carisma dell’unità nell’esperienza vissuta da Chiara, Foco (Igino Giordani), le prime compagne, i primi compagni e poi via via da tutti coloro che partecipano del carisma un evento di grazia di cui custodiamo una preziosa testimonianza scritta da Chiara stessa. Un secondo “petalo” è quello impegnato nella trasmissione di questo patrimonio di luce e dottrina alle nuove generazioni: un gruppo di 27 giovani studiosi, con competenze disciplinari diverse, provenienti da tutto il mondo. Un terzo “petalo” raccoglie coloro che sinora hanno fatto parte della Scuola Abbà, e tuttora continuano a farvi parte (un bel gruppo di 29 persone), nella prospettiva di realizzare dei progetti di ricerca ispirati dal carisma e a servizio dell’Opera, basandosi sulle rispettive competenze ed esperienze. Infine, il quarto “petalo” è quello dei gruppi disciplinari con estensione internazionale. Che progetti avete in mente per il futuro? I progetti li stiamo mettendo sul tavolo per discernere insieme quali intraprendere e come farlo. Si profilano già alcune cose interessanti. La prima è quella di dar forma a un “lessico” della vita di unità: una specie di vademecum, in cui le idee-forza sprigionate dal carisma dell’unità vengano presentate in maniera universale e arricchite alla luce di tutto il cammino che sin qui si è compiuto. Una seconda cosa è di offrire un contributo, partendo dalla specificità del carisma, al cammino sinodale della Chiesa che papa Francesco ha lanciato proprio ora. Crediamo infatti che qui vi sia qualcosa di importante: perché Chiara, nel ’49, dice che l’«Anima», – questo soggetto nuovo, personale e comunitario insieme, che nasce dal patto di unità – è «in veste di Chiesa» che viene accolta nel grembo della Trinità ed è un «drappello» che cammina. E sinodo, appunto, è il nome della Chiesa che cammina fianco a fianco di tutti, a cominciare dai più poveri e scartati e da tutti coloro in cui riconosciamo il volto e il grido di Gesù Abbandonato. C’è poi il grande tema antropologico che interpella il nostro tempo: in particolare, la relazione tra le persone e in specie quella tra il maschile e il femminile e tra le diverse culture. E infine il rapporto tra le religioni: un segno dei tempi e uno specifico scopo del carisma dell’unità. Un membro dei Focolari si potrebbe domandare, come posso partecipare io della Scuola Abbà? Tutta l’Opera di Maria è Scuola Abbà! Come diceva Chiara, il Movimento è nato come una scuola. Nella Scuola Abbà, e così nell’Opera, si tratta infatti di mettersi alla scuola decisiva che Dio ha fatto a Chiara, Foco, le prime focolarine, i primi focolarini, in particolare nel ’49. L’impegno, dunque, è che la Scuola Abbà non sia una casa con le porte chiuse: ma sia tutta finestre e tutta porte, in modo che tutti vi possano partecipare dal vivo. Vedo, per esempio, la piccola esperienza che stiamo facendo a Loppiano nell’offrire alcuni approfondimenti per partecipare a tutti questa luce. È un fatto estremamente positivo: anche perché questa luce, quando raggiunge le persone nelle diverse situazioni, nelle diverse competenze, nelle diverse sensibilità, suscita gioia e creatività. La Scuola Abbà non è una realtà a una sola direzione: nel senso che parte solo dalla luce che viene offerta. No! La luce parte e ritorna arricchita dall’esperienza, dalle questioni, dalle soluzioni che la vita del popolo di Chiara guadagna e offre. Una circolarità virtuosa, dunque, che dev’essere sempre di più e sempre meglio attivata e promossa.

Carlos Mana

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Chiara Lubich: migliorarsi e ricominciare

Ogni anno, in attesa del Natale, ascoltiamo l’invito a “preparare la strada al Signore”. (cf. Is 40,3).  Dio che, da sempre, ha manifestato l’ardente desiderio di stare con i suoi figli, viene “ad abitare in mezzo a noi”. Chiara Lubich in questo brano suggerisce come prepararci alla Sua venuta, come aprire il nostro cuore a Gesù che nasce. Noi stessi avvertiamo spesso il desiderio di incontrare Gesù, di averlo accanto nel cammino della vita, di essere inondati della sua luce. Perché egli possa entrare nella nostra vita, occorre togliere gli ostacoli. Non si tratta più di spianare le strade, ma di aprirgli il cuore. Gesù stesso enumera alcune delle barriere che chiudono il nostro cuore: “furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia…” (Mc 7, 21-22). A volte sono rancori verso parenti o conoscenti, pregiudizi razziali, indifferenza davanti alle necessità di chi ci sta vicino, mancanze di attenzioni e di amore in famiglia… (…) Come preparargli concretamente la strada? Chiedendogli perdono ogni volta che ci accorgiamo di aver eretto una barriera che ostacola la comunione con Lui. È un atto sincero di umiltà e di verità con il quale ci mostriamo a Lui così come siamo, dicendogli la nostra fragilità, i nostri sbagli, i nostri peccati. È un atto di fiducia con il quale riconosciamo il suo amore di Padre, “misericordioso e grande nell’amore” (Cf. Sal 103, 8). È l’espressione del desiderio di migliorarsi e ricominciare. Può essere a sera, prima di addormentarsi, il momento più adatto per fermarci, guardare la giornata trascorsa e domandargli perdono. Possiamo anche vivere con maggiore consapevolezza e intensità il momento iniziale della celebrazione dell’Eucaristia quando, insieme con la comunità, domandiamo perdono dei nostri peccati. È poi di enorme aiuto la confessione personale, sacramento del perdono di Dio. È un incontro con il Signore al quale si possono donare tutti gli sbagli commessi. Si riparte salvati, con la certezza di essere stati fatti nuovi, con la gioia di riscoprirsi veri figli di Dio. È Dio stesso, con il suo perdono, a togliere ogni ostacolo, ad “appianare la strada” e ad instaurare nuovamente il rapporto d’amore con ciascuno di noi.

Chiara Lubich

 (Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Cittá Nuova, 2017, pag. 766-768) (altro…)

Un santo per amico

L’8 ottobre 2021 si è conclusa a Genova (Italia) la fase diocesana del processo di beatificazione di Alberto Michelotti e Carlo Grisolia. La loro è la storia di un cammino condiviso, di un amicizia vera capace di superare tutto. Come si fa a “farsi santi insieme? Non è semplice. Serve del tempo e soprattutto è necessario camminare nella stessa direzione, guardare alla stessa fonte di luce. È questa la storia di Alberto Michelotti (Genova 1958- Monte Argentera 1980) e Carlo Grisolia (1960 Bologna- Genova 1980), due giovani di Genova (Italia) per alcuni aspetti molto distanti tra loro, eppure legati da una grande amicizia e da un unico desiderio: mettere Dio al centro della propria vita. L’ideale e il carisma del Movimento dei Focolari li attrae fortemente e li unisce in un rapporto fatto di vera condivisione e fratellanza. Entrambi partono per il cielo nel 1980, a distanza di 40 giorni l’uno dall’altro, Alberto durante una gita in montagna, Carlo per un tumore. Due amici ed un unico processo di canonizzazione, avviato dal cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova nel 2005, che lo scorso 8 ottobre ha visto conclusa la sua fase diocesana. Ma chi sono davvero questi due ragazzi? Alberto ha la stoffa del leader, del vincente, ma la sua è una leadership di “servizio” che lo avvicina sempre di più al prossimo, soprattutto ai più bisognosi e ai giovani. Nato e vissuto con la sua famiglia alle porte di Genova, frequenta con i suoi genitori la parrocchia di San Sebastiano. Partecipa in maniera attiva alla vita parrocchiale e, dopo un iniziale coinvolgimento nell’Azione Cattolica, conosce grazie ad un sacerdote, Mario Terrile, la spiritualità di Chiara Lubich che lo travolge. È proprio durante la Mariapoli del 1977, meeting del Movimento dei Focolari, che Alberto riceverà in dono una notizia nuova, qualcosa che cambierà per sempre la sua vita: “Dio amore”. Lo stesso anno entra a far parte dei Gen (Generazione Nuova), la diramazione giovanile del Movimento, ed è qui, che conosce Carlo con il quale sperimenterà una profonda unità, capace di superare le differenze caratteriali che li contraddistinguono. Carlo, a differenza di Alberto, è un ragazzo più introverso e poetico. Studia agraria e gli piace leggere, suonare la chitarra e scrivere canzoni. È un sognatore, un tipo con le ali ai piedi, nulla a che vedere con la grande passione di Alberto per la montagna e la razionalità matematica, tipica di uno studente di ingegneria quale è. Eppure, ad unirli, c’è qualcosa di grande, il desiderio di portare agli altri l’ideale evangelico del mondo unito con gioia ed entusiasmo e, soprattutto, la voglia di mettere sempre in pratica il messaggio di Gesù “dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 15-20). Dai Focolari, che conosce fin da piccolo grazie ai suoi genitori, Carlo impara la strategia del “farsi santi insieme”, un invito lanciato da Chiara in un suo messaggio che diventa come un chiodo fisso per lui, in particolare dopo essersi trasferito a Genova per via del lavoro del padre. Vir, “vero uomo, uomo forte” non è solo l’appellativo che la Fondatrice del Movimento dei Focolari gli attribuisce, ma diventa nel tempo un programma di vita per Carlo che trae la sua forza da Gesù, l’unica fonte di energia possibile, come scrive in una sua canzone: “E respira nell’aria l’amore che ti dona questo nuovo sole che nasce su di te”. L’amicizia tra questi giovani dura tre anni, eppure tra le due anime sembra intravedersi davvero la maturità di chi ha condiviso molto, di chi ha fatto esperienza vera della vita, sviscerandola, quella maturità che, generalmente, è dei sapienti. Nel cammino di ricerca dell’Amore autentico scoprono la purezza come strumento per raggiungere insieme la vera libertà e condividere questo ideale con gli amici. Pensieri profondi si intrecciano in una trama tutta colorata, su pezzi di carta che un tempo sostituivano i nostri messaggi whatsapp. “Probabilmente per te sarà l’anno del militare – scrive Alberto a Carlo nel giorno del suo diciannovesimo compleanno – Forse nuove difficoltà, nuove gioie. Un po’ come la giornata di oggi  cominciata con un sereno fantastico e ora, alle 16, trasformatasi  in un  grigio invernale (…). Ma tanto sappiamo che dietro queste nuvole c’è il sole”. Alberto e Carlo, si specchiano l’uno nell’altro, riconoscendo gioie e paure, lotte e conquiste e, fiduciosi in quell’Amore che tutto può, sono pronti a vivere la frase del Vangelo: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (GV 15,13). Alberto perde la vita sulle montagne cuneesi, il 18 agosto del 1980, cadendo durante una scalata in un canalone ghiacciato sulle Alpi Marittime. Carlo non riesce a partecipare al suo funerale. Il 16 agosto rientra dal militare per degli accertamenti dopo una serie di svenimenti e di paralisi agli arti. In poche ore e, dopo il consulto di un medico che non nasconde la gravità della situazione, viene ricoverato. Si tratta di neoplasia. Gli raccontano della morte di Alberto, ma il tempo è poco e bisogna correre all’ospedale. Saranno questi i 40 giorni che separano i due amici prima di ritrovarsi ancora, uniti per sempre. Negli ultimi giorni trascorsi in ospedale Carlo, pur senza forze, accoglie tutti con un grandissimo sorriso: “So dove vado – dice a un’infermiera – Vado a raggiungere un mio amico che è partito giorni fa in un incidente in montagna. Carlo sente forte la presenza di Alberto al suo fianco e non vede l’ora di compiere quel “salto in Dio” di cui parla alla mamma in ospedale. Un tuffo nell’immenso che lo riporta alla casa del Padre il 29 settembre del 1980. Oggi, a 40 anni di distanza, quell’invisibile patto suggellato nell’amicizia di Alberto e Carlo è più forte che mai e vive una nuova fase. Ciò che in realtà stupisce è la straordinarietà dell’evento. Nella storia della Chiesa non è mai accaduto che l’esame canonico di due cause distinte venisse condotto in parallelo e che riguardasse due amici. Affinchè Alberto e Carlo siano definiti prima beati ed in seguito santi sono necessari due miracoli avvenuti per loro intercessione, ma visto che la preghiera è unica per entrambi, saranno, ad ogni modo, “santi insieme”. La conferma di un’amicizia spirituale come possibile via della santità; la realizzazione nella loro vita di quel “come in cielo cosi in terra” e di quella gioia vera, frutto di una profetica ispirazione di Chiara: “Vi auguro di farvi santi, grandi santi, presto santi. Sono sicura di darvi in mano la felicità”[1].  

[1] Messaggio di Chiara Lubich in “GEN”, Anno XV (1981), n. 4, p. 2-3

Maria Grazia Berretta

 

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Friederike Koller: prossimità e grandi orizzonti

Friederike Koller: prossimità e grandi orizzonti

Sempre pronta, disponibile, vicina e allo stesso tempo capace di vedere la prospettiva globale. Ci ha lasciato il 5 dicembre scorso. Dal 2014 era consigliera al Centro Internazionale del Movimento dei Focolari. Oggi saper guardare e contenere un orizzonte che si fa “sempre più vasto” è un talento necessario per chi ricopre incarichi dirigenziali in organizzazioni internazionali che esprimono la grande complessità che caratterizza questo tempo. Friederike Koller aveva questa capacità.

Friederike Koller colla fondatrice dei Focolari Chiara Lubich

Ci ha lasciati il 5 dicembre scorso dopo una malattia fulminante e una vita intensa, spesa principalmente tra l’Europa e l’Africa, ma vissuta accanto a moltissime persone di tutti i continenti. Dal 2014 al 2020, infatti, Friederike, focolarina tedesca, ha ricoperto il ruolo di Consigliera al Centro internazionale del Movimento dei Focolari di Rocca di Papa (Italia) come delegata centrale, assieme ad Ángel Bartol; erano, cioè, i collaboratori più stretti della Presidente e del Copresidente del Movimento, con un compito importante e delicato: lavorare per mantenere l’unità delle comunità dei Focolari nel mondo. Un incarico “glocale” potremmo dire, con sfide continue ed estremamente varie, dove le diversità culturali, sociali, politiche richiedevano di avere davanti agli occhi la visione globale di interi popoli, senza però dimenticare l’attenzione alle singole persone. Friederike era medico di professione e – come ha affermato Peter Forst, focolarino tedesco – “si è sempre preoccupata di guarire, mai di infliggere nuove ferite. Ascoltare, saper aspettare, lasciarsi toccare profondamente dalle domande, mettersi sempre in gioco, essere vicina, non evitare i conflitti, guadagnare fiducia: questi erano alcuni dei suoi grandi punti di forza”. L’attenzione per ogni persona e il desiderio di spendersi per qualcosa di grande hanno caratterizzato le scelte di Friederike fin da ragazzina: prima la musica e la danza perché – spiegava – la facevano “entrare in un mondo che non passa, che sa di eternità”.  Ma, con l’adolescenza, si erano affacciate le grandi domande sul senso della vita. Una ricerca che l’ha portata prima ad iscriversi alla facoltà di Filosofia per poi cambiare decisamente ambito di studio: sceglierà Medicina perché avrebbe potuto aiutare tante persone e forse cogliere il “segreto” della vita. Un tragico episodio ha poi segnato un ulteriore passo verso la scoperta di quel senso che tanto cercava: paradossalmente la morte assurda di un’amica, in seguito a un grave incidente, ha aperto un varco alla presenza di Dio dentro di lei e ad un primo colloquio con lui. “Per la prima volta – racconta – quel Dio che sentivo solo ‘giudice’ diviene vita, bellezza, armonia”. Scopre così in Lui la Verità che aveva tanto cercato. Il primo contatto con la spiritualità dei Focolari coinciderà per Friederike con la scoperta di un Vangelo “possibile” e praticabile. “La mia concezione individualista di pensare e di fare – racconta – cadeva e pian piano cominciavo a guardare le persone attorno a me come veri fratelli e sorelle, fidandomi dell’Amore del Padre per ciascuno”. La vita si fa intensa e ricca: al lavoro, con i giovani, nell’attenzione ai più poveri. “Sentivo dentro un desiderio di piena donazione a Dio; nello stesso tempo avevo una paura matta di perdere la mia libertà”. In quel periodo approfondisce la conoscenza di Maria, la madre di Gesù: “Un giorno mi è venuto in mente quel Sì che lei aveva detto contro ogni ragione umana, pur con tutte le paure che anche lei sentiva. Mi ha dato il coraggio di dire anche il mio Sì”. Dopo la scuola di formazione delle focolarine a Loppiano (Italia) torna a vivere in Germania, prima a Colonia e poi a Solingen. Lavora come medico per quindici anni, che lei definirà “una scuola di umanità, di condivisione, anche di umiltà e di profondo rispetto davanti alle vite di tante persone con sfide inimmaginabili”.

Friederike con i giovani in Nigeria

Nel 2010 nel Movimento dei Focolari si cerca una focolarina responsabile per la Nigeria in un momento difficile per la situazione sociale del Paese, con il divampare di atti terroristici. Friederike, allora corresponsabile per i Focolari nel nordovest della Germania, non chiede ad altri, ma si offre lei stessa di trasferirsi lì. “Ha veramente amato il popolo nigeriano – ricordano le focolarine di quella terra – con le sue enormi sfide geografiche, di etnia e religione. Ha saputo condividere le nostre piaghe, ha seguito ogni situazione fino in fondo. Ci ha accompagnato e incoraggiato a scegliere sempre gli ultimi”. Aveva un amore di predilezione per chi è scartato, povero, dimenticato, unito ad un’attenzione a chiunque le passasse accanto che non è mai mutato, anche quando ha ricoperto incarichi importanti. Negli ultimi anni, ogni 15 giorni, prestava servizio volontario presso il Centro Astalli a Roma (Italia) che accoglie donne migranti. Preparava la cena e, se necessario, aiutava a ripulire la cucina. A volte, con le ospiti della struttura, nasceva un dialogo spontaneo, in alcuni casi la sua esperienza di medico era stata preziosa. Rimaneva sveglia fino a quando l’ultima ospite non fosse rientrata, spesso a tarda notte. La mattina dopo, poi, molto presto ripartiva verso Rocca di Papa arrivando direttamente al lavoro presso il Centro internazionale dei Focolari. Viveva poi con semplicità e naturalezza anche la quotidianità della vita di comunità. “Ogni cosa la faceva con molta cura. Con lei era molto difficile amare per primi, inevitabilmente si era sempre secondi…”. “È stato un dono conoscere Friederike – ricorda Conleth Burns, un giovane irlandese con cui Friederike ha condiviso il lavoro per il progetto Pathways: “Era sempre pronta, disponibile, vicina, capace di vedere il quadro in una prospettiva globale. Per lei l’unità era sempre entrambe le cose: grande e piccolo, quotidiano e strategico, personale e sociale. Penso che il modo migliore che abbiamo per ricordarla è seguire il suo esempio e viverlo pienamente”.

Anna Lisa Innocenti e Stefania Tanesini

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Chiara Lubich: vegliare e pregare

Siamo nel tempo liturgico di Avvento. Quindi di attesa, di preparazione per il Natale. Un tempo per vegliare e pregare. Ma come farlo? Anche in questa occasione ci vengono in aiuto le circostanze, i fratelli e le sorelle che riempiono le nostre giornate: l’amore che saremmo capaci di dare sarà la nostra preghiera, gradita al Cielo. “Vegliate e pregate” (…). In queste due parole è racchiuso il segreto per affrontare le vicende più drammatiche della nostra vita, ma anche le inevitabili prove della quotidianità. Ma per noi, oggi, nel ritmo frenetico e coinvolgente della vita moderna, quale speranza ci può essere di non lasciarci addormentare dal canto di tante sirene? Eppure quelle parole del Vangelo sono fatte anche per noi… Gesù neanche oggi può chiederci qualcosa che non siamo in grado di fare. Ed insieme con l’esortazione non può non darci anche il modo di poter vivere secondo la sua parola. Come si può dunque rimanere svegli e in guardia, come si può rimanere in un atteggiamento di preghiera costante? Forse abbiamo cercato di fare ogni sforzo possibile per chiuderci in difesa contro tutto e contro tutti. Ma non è questa la strada e non si tarda ad accorgersi che prima o poi bisogna mollare. La strada è un’altra e la troviamo sia nel Vangelo che nella stessa esperienza umana. Quando si ama una persona, il cuore vigila sempre attendendola e ogni minuto che passa senza di lei è in funzione di lei. Vigila bene chi ama. È dell’amore vigilare. Così agisce chi ama Gesù. Fa tutto in funzione di Lui, che incontra nelle semplici manifestazioni della sua volontà in ogni momento e incontrerà solennemente nel giorno in cui verrà. (…) Quel sorriso da donare, quel lavoro da svolgere, quella macchina da guidare, quel pasto da preparare, quell’attività da organizzare, quella lacrima da versare per il fratello o la sorella che soffre, quello strumento da suonare, quell’articolo o lettera da scrivere, quell’avvenimento lieto da condividere festosamente, quel vestito da ripulire… Se lo facciamo per amore, tutto, tutto può diventare preghiera. Per essere vigilanti, per pregare sempre, occorre dunque essere nell’amore: amare cioè la sua volontà e ogni prossimo che ci metterà accanto. Oggi amerò. Così vigilerò e pregherò ogni momento.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Cittá Nuova, 2017, pag. 634-636) (altro…)

Mediterraneo: nuove narrazioni di unità

Mediterraneo: nuove narrazioni di unità

“Piantare semi di pace e vederli fiorire”. Le parole di Margaret Karram durante il tavolo di dialogo “Semi di speranza contro profeti di sventura: una partnership tra Religione e Governo per una nuova politica di unità mediterranea” in occasione del Rome MED 2021 organizzato dal Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall’ISPI.   “Credo che nella regione mediterranea le politiche governative dovrebbero creare un ambiente politico favorevole al pluralismo e alla parità di cittadinanza”. Con queste parole Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari, è intervenuta a Roma (Italia), il 3 dicembre 2021, alla settima edizione del Rome MED 2021 (Mediterranean Dialogues). “Penso che anche le religioni – ha continuato –  possano essere parte della soluzione, offrire e promuovere una narrazione diversa. (…) Ognuno di noi ha una propria narrazione e dobbiamo ascoltare, capire e rispettare quella dell’altra persona”. L’evento, che si è svolto a Roma dal 2 al 4 dicembre 2021, è l’iniziativa annuale di alto profilo promossa dal Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall’ISPI (Istituto Italiano per gli Studi di Politica Internazionale), che mette in dialogo politici, accademici, imprenditori, esponenti religiosi, ong, sulle opportunità offerte dal Mediterraneo e su come affrontare le numerose crisi che lo circondano e lo attraversano. L’intervento di Margaret Karram era inserito nel panel dal titolo “Semi di speranza contro profeti di sventura: una partnership tra Religione e Governo per una nuova politica di unità mediterranea”. Al dialogo, moderato da Fabio Petito (Head, Religions and International Relations Programme ISPI) e Fadi Daou (cofondatore di Adyan Foundation), sono intervenuti il Viceministro degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale in Italia, Marina Sereni, Noemi di Segni (Presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane), Azza Karam (Segretario Generale, Religioni per la pace), Mons. Miroslaw Wachowski (Sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede) e Haya Aliadoua (Consigliere del Segretario Generale, Lega Musulmana Mondiale). La riflessione del panel sulla crisi di disunità che ormai da tempo, per varie ragioni, interessa le sponde del Mediterraneo, palcoscenico di scontri tra le varie civiltà, ha mosso le fila del dibattito e, allo stesso tempo, ha lasciato libero spazio a nuove possibili iniziative ed un maggiore coinvolgimento dei leader religiosi e delle comunità nella vita pubblica, al fine di promuovere nuovi cammini di fraternità e pace. “Proprio ieri – ha detto Margaret Karram – Papa Francesco, arrivato a Cipro, ha sottolineato che ‘il mare nostrum’ – come lo chiamavano i romani – è ‘il mare di tutti i popoli che vi si affacciano per essere collegati, non divisi’[1]. Penso che questa sia la vera identità dell’area mediterranea”. Pensare al Mediterraneo, ha continuato la Karram, non come una continua crisi ma come un’opportunità per lavorare in maniera effettiva: “Siamo presenti come Focolari in questa regione del Mediterraneo da più di 50 anni . Portare l’impegno interreligioso nella vita quotidiana, aiutando le persone concretamente nei loro bisogni, è la lezione che abbiamo imparato e che fortemente valorizziamo; credo che le strategie di alto livello non abbiano un impatto profondo”. Nel parlare di azioni concrete la Presidente dei Focolari ha introdotto alcuni esempi e testimonianze che, dal Libano alla Siria, rivelano l’importanza di mettere al centro la persona, la cura dei rapporti e delle diversità e sottolineano il ruolo che le religioni possono giocare in questo campo. “L’amore e la cura per ogni essere umano sono il nucleo di questo messaggio –  ha concluso –  Le religioni hanno questa capacità naturale di fare rete, di attirare le persone in uno spazio dove possiamo piantare semi di pace, semi di speranza, e vederli fiorire”.

Maria Grazia Berretta

[1] Papa Francesco, Incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico – “Ceremonial Hall” del Palazzo Presidenziale a Nicosia (Cipro), 2 dicembre 2021. Cfr. https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2021/december/documents/20211202-cipro-autorita.html   (altro…)

“Insieme per l’Europa”: realizzare l’unità vivendola

“Insieme per l’Europa”: realizzare l’unità vivendola

Sulla via della diversità riconciliata. È questo il cuore dell’ultimo incontro degli “Amici di Insieme per l’Europa”(IpE), evento che ha avuto luogo il 6 novembre scorso a Castel Gandolfo (Roma). Riflessioni ed esperienze di vita per una comunione di percorsi che si fa ogni giorno più concreta. La rete internazionale dei Movimenti cristiani anche in questo 2021 si è ritrovata: 16 membri del comitato d’orientamento di “Insieme per l’Europa” (Comunità Sant’Egidio, YMCA Germania, Efesia Francia, ENC Austria, Focolare, Schönstatt, Syndesmos) e oltre 150 persone collegate via web si sono incontrate il 6 novembre 2021 presso il Centro Internazionale del Movimento dei Focolari di Castel Gandolfo (Roma-Italia) per un momento di condivisione e impegno concreto. Polarizzazione, riconciliazione e diversità riconciliata le tematiche trattate. La giornata, animata da vari interventi, ha ricevuto il contributo di Gerhard Pross, YMCA (Young Men’s Christian Association) di Esslingen (Germania), attualmente moderatore di “Insieme per l’Europa”, e di Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari. Nel suo discorso, Pross, ha invitato ad essere “portatori di speranza”: “In mezzo agli sconvolgimenti e alla crisi del nostro tempo, possiamo vivere la speranza indistruttibile del Vangelo ed essere messaggeri di Dio”. Margaret Karram, con il suo messaggio di unità al tempo della polarizzazione, ha incoraggiato tutti a diventare “apostoli del dialogo”: “Impegnarsi con altri orizzonti culturali, modi di pensare, abitudini e paradigmi da apprezzare, non disorienta, ma arricchisce”. Da sempre la mission di IpE è il libero convergere di Comunità e Movimenti cristiani di diverse Chiese capaci di creare rapporti di comunione nel rispetto delle diversità. Una risposta effettiva alla costante esigenza di una cultura della reciprocità e della fratellanza. Da tempo i Comitati nazionali, gruppi di lavoro che si sono formati spontaneamente nel corso degli anni, portano il loro contributo condividendo i loro passi. Dalla Repubblica Ceca, il racconto del viaggio che, il 9 maggio 2021, Festa d’Europa, ha condotto alcuni membri di IpE presso la Montagna Bianca, vicino Praga. A distanza di 400 anni, sul terreno che li ha visti scontrarsi durante la guerra dei Trent’anni (1618-1648), cattolici e protestanti hanno ammesso in pubblico le proprie colpe, desiderosi, nel perdono reciproco, di mettersi al servizio della società boema, oggi in gran parte non credente. In Germania il Comitato nazionale alla fine del 2020 ha proclamato un anno all’insegna dell’ incontro e dell’amicizia. Da gennaio, infatti, si è creato un “salotto virtuale” dove, una volta al mese, le varie realtà sono invitate a ritrovarsi e dove, a rotazione, viene intervistato un rappresentante di una Comunità in modo da conoscersi meglio e condividere esperienze. La Serbia ha offerto il suo contributo raccontando l’azione di un gruppo di Movimenti appartenenti a diversi Paesi impegnati nel sostegno ai rifugiati: “A Belgrado siamo spesso a contatto con varie persone nei campi profughi. Dopo aver presentato la domanda di asilo in Ungheria presso l’Ambasciata di Belgrado le attese sono generalmente lunghe e, nell’offrire loro del cibo o un alloggio, nascono bellissime amicizie che continuano anche nella preghiera comune e nelle visite reciproche”. https://www.together4europe.org/il-green-pass-invisibile/

Maria Grazia Berretta

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Nasce “Nuova Global Foundation”

Piattaforma che collega in rete le Città Nuova del mondo. Il primo evento. 

La Unity Conference 2021, dal tema Innovate New Ways for Inclusion in a Divided World, metterà in luce le questioni relative alla costruzione di economie più resilienti e inclusive, con argomenti sugli investimenti a impatto sociale e sull’impatto dei cambiamenti climatici. La conferenza segnerà anche il lancio ufficiale della Nuova Global Foundation con la speranza di poter coinvolgere partecipanti dei media, del business e della filantropia da più di 21 paesi in tutto il mondo.

L’evento ibrido, che si terrà il 30 novembre 2021 tra le 13:00 e le 15:00 (GMT +1), si svolgerà presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Roma, Italia) e conterà con la partecipazione, tra i relatori, di Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari; Jesus Moran, co-presidente del Movimento dei Focolari; Rev. Kyoichi Sugino, membro del Consiglio di Nuova Global Foundation; Réka Szemerkényi, economista, membro del Consiglio di amministrazione di Nuova Global Foundation; Richard B. Tantoco, Presidente e CEO dell’Energy Development Corporation (EDC); Olayemi Wonuola Keri, CEO di Heckerbella Limited.

Nuova Global Foundation è una piattaforma di recente costituzione che collega in affiliazione la rete globale di riviste e case editrici di Città Nuova. Ha lo scopo di sostenere lo sviluppo dei media per diffondere l’ideale della fraternità universale, di un mondo unito e farlo diventare realtà ispirando milioni di persone.

Nuova Global Foundation è un’organizzazione globale senza scopo di lucro, fondata dal Movimento dei Focolari.Sostiene lo sviluppo di organizzazioni mediatiche e progetti giornalistici che fanno emergere sfide e soluzioni globali per il bene comune e per uno sviluppo globale umano.

Per maggiori informazioni sull’evento e per registrarsi gratuitamente per partecipare, accedere a: https://nuovaglobal.org/unity-conference/

https://www.youtube.com/watch?v=mw-sT6JbB8I&list=PL9YsVtizqrYsKtYUc6Tx0GIpROyrZqLOK (altro…)