Feb 26, 2008 | Chiesa
“La Chiesa è continuamente generata dalla Parola di Dio”, ha sottolineato in apertura il promotore dell’incontro, card. Miloslav Vlk. E ha invitato i vescovi a farne esperienza durante la loro convivenza. Si tratta infatti – ha sottolineato citando il documento preparatorio del Sinodo – di “cogliere nuove vie, perché la Parola di Dio sia approfondita e vissuta nella Chiesa” in modo da diventare “Parola di verità e di amore per tutti gli uomini”. Occorre far fronte – ha detto ancora il Cardinale di Praga – “all’attuale inflazione di parole, dando spazio al Vangelo come Parola che trasforma le persone e le strutture”. “La vita della Parola di Dio è stata la roccia sulla quale si è costruito tutto, la chiave per affrontare tutte le situazioni” – così d. Oreste Basso, Copresidente del Movimento dei Focolari, nel suo saluto ai vescovi, ha sintetizzato l’esperienza dei Focolari. E ha citato tra gli effetti: “l’unione con Dio, un completo cambiamento di mentalità, l’unità: si diventa uomini nuovi, un popolo nuovo”. Nei loro interventi i 90 vescovi, che provengono da 42 nazioni di quattro continenti, hanno sottolineato l’importanza di non fermarsi alla contemplazione della Parola di Dio, ma di passare poi all’attuazione nella vita e alla condivisione delle esperienze. Spiccava l’appassionata testimonianza di alcuni vescovi provenienti da Paesi a maggioranza mussulmana. “Quando il Vangelo è vissuto – hanno assicurato – suscita simpatia ben oltre i confini visibili della Chiesa”. “Un pensiero di apprezzamento per questo spirito di comunione, per la fraternità che fate crescere tra di voi”, è stato formulato dal Card. Giovanni Battista Re venuto a Castel Gandolfo per presiedere la concelebrazione di apertura. “Nel mondo di oggi – ha detto il Prefetto della Congregazione per i vescovi – dobbiamo affrontare tanti problemi, e allora abbiamo bisogno del sostegno reciproco, dell’affetto fraterno di altri vescovi”. Facendo riferimento al tema del prossimo Sinodo, ha incoraggiato i vescovi a “non rassegnarci a un mondo senza Dio”. E ha ribadito: “Il nostro mondo, nonostante tutte le apparenze, ha sete di spiritualità, ha sete di Dio”. Una comunità vivace e multiforme, suscitata dal Vangelo con l’apporto degli odierni carismi: la realtà che i Vescovi hanno potuto conoscere quando domenica pomeriggio si sono recati in visita alla parrocchia di s. Giovanni della Croce in cui collaborano armoniosamente sacerdoti e laici di diversi Movimenti e Comunità (Cammino neocatecumenale, Focolari, S. Egidio, Comunità Casa di Maria, Associazione SACRE) come lievito di unità in un nuovo quartiere della periferia di Roma. “Un nuovo stile di leadership che andrebbe promosso non solo nella Chiesa, ma anche nel mondo”, ha commentato un vescovo. “Trasmetterò questa esperienza nella mia diocesi”. Il tema di Chiara Lubich: “La Parola genera Cristo”, videoregistrato, ha aperto la seconda giornata del Convegno evidenziando con grande forza l’esigenza di vivere la Parola: “La Parola di Dio non opera nulla in noi se non la viviamo. Ma se la viviamo sostituisce il nostro modo di pensare, di volere e di agire in tutte le circostanze della vita, per cui vivendo la Parola, non siamo più noi a vivere, ma Cristo in noi”. Ne elenca poi gli effetti: “La Parola rende liberi. Frutta la santità, porta gioia, produce opere. Chi vive la Parola ottiene tutto, “genera Cristo” “depositando nel cuore dei fratelli”, la Parola stessa. L’incidenza del Vangelo fra i giovani, nella vita delle famiglie e nei mezzi di comunicazione saranno tra le tematiche che i vescovi affronteranno nei prossimi giorni.
Feb 25, 2008 | Cultura
NetOne, rete internazionale di professionisti, studenti ed operatori dei mezzi di comunicazione, impegnata a promuovere una comunicazione orientata alla fraternità, organizza un’intera settimana dal 26 febbraio al 2 marzo 2008 di incontri, dibattiti proiezioni e seminari ai quali parteciperanno studenti di cinema e professionisti del settore, americani e italiani. L’iniziativa è nata in collaborazione con l’americana Angelus Student Film Festival di Hollywood, che sostiene un cinema di contenuti e di valori; negli anni ha lanciato molti giovani registi, alcuni risultati poi vincitori del Sundance, il più importante festival al mondo del cinema indipendente. Momento centrale della settimana, la proiezione del film “To die in Jeruslem” in anteprima italiana. L’evento è organizzato in collaborazione con la Priddy Brothers, società di produzione cinematografica statunitense, co-prodottrice del film con la HBO productions. La Priddy Brothers produce e distribuisce film di registi indipendenti, in grado di approfondire ed esplorare con rispetto e capacità artistica la profondità dell’esperienza umana. “To die in Jerusalem”: due madri, due lutti, una sola tragedia. Il documentario racconta la drammatica quotidianità e le speranze di pace del conflitto israeliano-palestinese, attraverso i racconti di una madre palestinese ed una israeliana, che vivono a quattro miglia di distanza l’una dall’altra. Tutte e due, il 29 marzo 2002 hanno perso una figlia: Ayat al-Akhras, suicida, palestinese, 18 anni, e Rachel Levy, 17 anni, israeliana. Due ragazze. Coetanee. Con sogni diversi, ma entrambi vittime della violenza. La 35enne regista Hilla Medalia, e varie personalità del settore cinematografico e giornalistico, tra cui il fondatore dell’Agenzia MISNA Giulio Albanese, animeranno alla fine del film un dibattito: “Riuscirà il cinema dove l’informazione rischia di fallire?” Col Patrocinio di: Comune di Roma – Assessorato alle Politiche Culturali Regione Lazio Ore 20.00 presso la Casa del cinema di Villa Borghese (Largo Mastroianni 1, Roma) Mercoledì 27 febbraio 2008 alle ore 20.00, sempre alla Casa del Cinema, verranno presentati i cortometraggi vincitori dell’edizione 2007 dell’ “Angelus Student Film Festival”, per il “Moviemaker magazine”, il miglior festival cinematografico per studenti che ogni anno si tiene nel “Director’s guild of America” di Hollywood. Si ringrazia la Banca di Roma per il sostegno all’iniziativa. Si prega confermare la propria presenza. Per informazioni: NetOne segreteria internazionale – Tel. +39- 06. 945407-212 – Fax +39- 06. 9412080 – e-mail: netone@net-one.org Siti internet: www.net-one.org; www.angelus.org; www.todieinjerusalem.com
Feb 20, 2008 | Chiesa
Ispirandosi al tema del prossimo Sinodo dei Vescovi “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, 90 vescovi di 42 nazioni – tra loro alcuni Cardinali e un Patriarca di rito orientale – vogliono interrogarsi sull’incidenza della Parola di Dio nel mondo d’oggi. “La Parola è viva: persone, ambienti e strutture si trasformano” è il titolo e l’assioma che guiderà questo 32° Convegno internazionale dei vescovi amici del Movimento dei Focolari, impegnati a vivere la Parola prima di insegnarla, a mettersi al suo ascolto prima di annunciarla. Prima caratteristica dell’incontro sarà, infatti, la fraterna comunione delle esperienze del Vangelo vissuto, nello stile dei primi cristiani che “mettevano ogni cosa in comune”, in modo da sperimentare l’unità implorata da Gesù, portatrice della pienezza della gioia e degli altri doni dello Spirito. Alla luce del carisma dell’unità che ha portato ad una riscoperta del Vangelo, come testimonierà l’intervento videoregistrato di Chiara Lubich, i vescovi si sono prefissi di esplorare nuove vie per una pastorale della Parola che conduca ad una costante rievangelizzazione e ad un rinnovamento dei singoli fedeli, delle comunità e della società. Intendono così offrire un contributo vitale per rispondere ad alcune sfide che la Chiesa sta affrontando in quest’ora della storia: lo svanire della fede nell’indifferenza della società dei consumi; la perdita di contatto con vasta parte delle giovani generazioni; lo sgretolamento dei legami famigliari in un contesto sociale sempre più difficile; le vecchie e nuove disuguaglianze tra benestanti e emarginati; l’influsso dei nuovi mezzi di comunicazione. Tali sfide saranno oggetto di riflessioni teologiche e meditazioni bibliche atte a trovare nella Parola di Dio nuove risorse e un approccio vitale alle questioni che oggi richiedono un nuovo pensare e agire. Tavole rotonde su inedite forme di pastorale parrocchiale e diocesana, testimonianze dal mondo dei giovani e dei teenager, esperienze sull’evangelizzazione della città, nuove aperture sul fronte dell’ecumenismo, mostreranno la forza trasformatrice della Parola di Dio. Conferenza stampa – Il Card. Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga e moderatore del Convegno, interverrà alla conferenza stampa di mercoledì 27 febbraio, insieme a vescovi e cardinali rappresentativi delle varie aree geografiche.
Feb 14, 2008 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Lavoro come professore di inglese in una scuola del Cairo: gli studenti sono quasi nella maggioranza musulmani, di famiglie molto ricche. Ho iniziato ad insegnare quando si avvicinava il mese di Ramadan. Come prima attività nelle mie due nuove classi, ho proposto la realizzazione di una decorazione tipica di questo periodo. Gli altri insegnanti, nella maggioranza musulmani, sono rimasti colpiti, perché sapevano che ero cristiano; in classe si è creato da subito, con questo piccolo gesto, un bellissimo clima di amicizia tra tutti e, decorando insieme l’aula, si iniziava a capire che la regola più importante sarebbe stata l’imparare a volerci bene tra noi. Il miglior esame della classe – C’era in classe un bambino che soffriva di autismo: spesso assente col pensiero, aveva difficoltà di integrazione. Nonostante i suoi 10 anni, non riusciva a scrivere, e bisognava ripetergli molte volte ogni cosa. La madre, angosciata, non sapeva più cosa fare, giacché non trovava una scuola che si prendesse cura del suo caso. Ho cercato così di rimanere con lui durante l’intervallo, per giocare, parlare, incoraggiarlo a studiare di più a casa. Un giorno lui, normalmente molto serio e poco espressivo, entrando in aula mi abbraccia dicendo “vi voglio tanto bene Mister!”. Durante l’esame del primo semestre, l’ho visto prendere la matita con sicurezza e scrivere con sveltezza e correttamente le risposte ad ogni esercizio. E’ stato il miglior esame della classe! Studenti, genitori, colleghi: tutti coinvolti nella ‘gara’ – Ognuno degli allievi, sentendosi particolarmente amato, per corrispondere a questo amore si sforzava di imparare ogni lezione, facendo il meglio possibile i compiti a casa e portando lavoro supplementare di propria iniziativa. In classe, quando qualcuno finiva per primo gli esercizi, si offriva di aiutare quello più in difficoltà, creando una “gara” di amore tra tutti. Ho ricevuto molte lettere e telefonate dai genitori, che ringraziano di come mi sto prendendo cura dei figli e mi confidano anche i loro problemi personali. Spesso pure i professori vengono a trovarmi durante l’intervallo per chiedermi consigli sul mio metodo pedagogico, e si apre così, con ciascuno, un profondo dialogo. Alla fine dell’anno, una notizia sorprendente – La premiazione della scuola mi designa come il “professore dell’anno” per “lo spirito nuovo che ha dato nuova luce all’insegnamento” e che ora tanti dei professori sono interessati a conoscere e imitare. Un passo ulteriore: come regola delle due classi ho introdotto il “dado dell’amore”: ogni mattina si tira e un allievo per volta spiega (in inglese) come mettere in pratica la regola del giorno. All’esame settimanale poi gli studenti devono scrivere le loro esperienze su come hanno messo in pratica le varie regole del dado. Un giorno entro in classe e trovo 22 lettere sul mio tavolo: sono 22 bellissime esperienze che, di loro iniziativa, hanno voluto comunicarmi: amare per primo, amare tutti, amare il nemico… e questo durante le lezioni, durante l’intervallo, nel pullman per tornare a casa… Le ho portate subito al direttore della scuola. Alla fine di quella mattinata tutti i docenti sono convocati ad un raduno fuori programma: “Questa scuola ha bisogno di uno spirito nuovo – ci dice il direttore – e questo dado è la risposta adatta. Dal semestre prossimo, introdurremo la pedagogia del dado dell’amore in tutte le classi.” Ogni mattina i professori entrano con il dado sotto il braccio, presentando a tutti gli allievi l’«arte di amare». Il clima della scuola sta cambiando, non solo tra i ragazzi, ma anche tra i professori e nel rapporto tra la direzione e il corpo docente. (B. S. – Egitto) (altro…)
Feb 12, 2008 | Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria
31 medici, tra cui docenti in varie Università italiane, si ‘raccontano’, offrendo quasi un “distillato” di vita professionale e un’occasione di interrogarsi sul fine dell’agire medico e sulla relazionalità come elemento fondante della medicina. Gli autori, infatti, riportano un episodio significativo nella propria esperienza clinica a contatto con il paziente, in cui l’interrelazione è stata determinante per la formazione professionale, ed indicano proposte e sperimentazioni di strategie per équipe interdisciplinari al fine realizzare relazioni autentiche improntate alla fraternità. E’ questa la novità del volume “La relazione: l’essenza dell’arte medica”, a cura dell’Associazione Medicina Dialogo e Comunione, che verrà presentato a Roma, venerdì 15 febbraio, alle 17,30, nella Capitolare del Senato, presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva – Piazza della Minerva, 38. Come nasce l’idea – L’iniziativa ha avuto il via un anno fa, nel corso del Congresso internazionale “Comunicazione e relazionalità in medicina”. Dalle numerose relazioni e buone pratiche era emerso con evidenza che ogni domanda di cura racchiude non soltanto una semplice richiesta di aiuto tecnico in vista del recupero della salute, ma anche un’esigenza di relazione. Ignorare questa dimensione – lo avevano affermato molte voci – significherebbe ridurre la medicina ad applicazione di una tecnica, trasformando il rapporto tra medico e paziente in una prestazione di servizi, senza tener conto che esso è in primo luogo attenzione ad una persona”. Alla presentazione interverranno: Massimo Antonelli (Rianimazione e Terapia Intensiva, Policlinico Universitario “Agostino Gemelli”, Roma); Roberto Bernabei, (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria); Gianni Bonadonna, (Fondazione Michelangelo, Istituto Nazionale Tumori, Milano); Flavia Caretta, (Associazione Medicina Dialogo Comunione); Paolo Magistrelli, (Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma); Paolo Paolucci, (Dipartimento Integrato Materno Infantile, Università di Modena); Massimo Petrini (Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria “Camillianum”, Roma).
Feb 3, 2008 | Cultura
DAL SOMMARIO
Città Nuova del 10 febbraio 2008
Il Punto
Sulla difficile situazione politica italiana A cura del Movimento politico per l’unità
Primo Piano
Dialogo credenti non credenti. La lezione della Sapienza di Paolo Lòriga La mancata visita del papa all’ateneo romano può essere trasformata nell’occasione per far decollare la riflessione su fede e ragione tra scienziati cattolici e laici Fraternità tra sacerdoti di Michele Zanzucchi Il segretario di Stato, card. Bertone, incontra seicento sacerdoti focolarini al Centro Mariapoli. Fondamentale il “paradigma della comunione”
Editoriali
Colombia e accordo umanitario di Aldo Civico
Uomini e vicende
Emergenze croniche. Dal circolo vizioso a quello virtuoso di Aurora Nicosia La gestione dei rifiuti è un problema in tutte le regioni del Paese, non solo in Campania. Come conciliare decisioni urgenti, salvaguardia della salute e solidarietà?
Anniversari
Gandhi. Dubbi e attualità di Ravindra Chheda 60 anni fa il Mahatma veniva ammazzato. Emergono ora, a distanza di decenni, i conflitti con alcune grandi personalità dell’epoca Un caso letterario e mediatico. Moccia, dal libro al musical di Pasquale Lubrano Nei teatri italiani la riduzione in musical del romanzo “Tre metri sopra il cielo”. Ne parliamo con l’attore Massimiliano Varrese
Gen 31, 2008 | Cultura
Editoriale
ECONOMIA E BENE COMUNE: L’AURORA DI UN NUOVO INCONTRO – di Luigino Bruni – Il tema del bene comune è l’oggetto di questo testo, sviluppato sulla base dell’intervento dell’Autore nel corso delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani svoltesi nell’Ottobre scorso a Pisa e Pistoia. L’Autore mostra alcune ragioni storico-metodologiche del perché la scienza economica e sociale moderna abbia abbandonato, da Smith in poi, l’analisi del Bene Comune, e, nell’ultima parte, individua alcune piste di riflessione qualora il bene comune tornasse al centro della scienza economica e sociale.
Nella luce dell’ideale dell’unità
LA PAROLA DI DIO E IL NASCENTE MOVIMENTO DEI FOCOLARI – di Chiara Lubich – In questa conversazione tenuta ad un gruppo di vescovi cattolici, amici del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich narra l’impatto che ha avuto il Vangelo sul primo gruppo del nascente Movimento, evidenziando la forza rinnovatrice della Parola di Dio. Mostra come sin dall’inizio lo Spirito ha spinto lei e le sue prime compagne non solo a mettere la Parola in pratica, ma anche a comunicarsene a vicenda i frutti. Saggi e ricerche LA GRANDE GUERRA E LA QUESTIONE DELLA PACE: LA LINEARE COERENZA DI IGINO GIORDANI – di Alberto Lo Presti – La cultura della pace deve collocare la figura di Igino Giordani fra i testimoni più vivi del Ventesimo secolo. La sua azione e il suo pensiero hanno avuto modo di svolgersi in tempi difficili, impossibili per il pacifismo, come quelli della prima guerra mondiale. In quel clima, la posizione più pacifista era quella «neutralista», dettata dalla considerazione che si sarebbero ottenuti maggiori vantaggi dalla scelta di non entrare in guerra. Gli stessi partiti e movimenti d’opposizione alla guerra, come i socialisti e alcune parti del mondo cattolico, ragionavano in questo modo. Giordani no: era un pacifista convinto, la sua posizione era maturata ancora prima di raggiungere, quale sottotenente di fanteria, le trincee sul Carso, dove rimarrà gravemente ferito, nonostante il suo radicale rifiuto di sparare contro il nemico. Il suo pacifismo attingeva direttamente dal Vangelo: uccidere un altro uomo avrebbe significato assassinare l’essere fatto a immagine e somiglianza di Dio. Non era possibile, mai e in nessun caso. Il pacifismo di Giordani accompagnerà la sua azione politica e culturale nei decenni successivi, durante il suo impegno intellettuale, parlamentare e di scrittore. E’ uno dei tratti più vivi della sua esperienza spirituale. FRANCE PREŠEREN (1800-1849): UN GRANDE POETA DI UN PICCOLO POPOLO NEL CUORE DELL’EUROPA – di Petra Reisman – L’articolo presenta France Prešeren, il poeta più importante della letteratura slovena, nato e vissuto nella prima metà dell’Ottocento, durante il Romanticismo. La sua opera poetica ha costituito un importante momento per la lingua slovena che d’allora in poi ha simboleggiato l’unità nazionale. Nello stesso tempo ha riempito il vuoto letterario della fine del Settecento quando vi furono i primi tentativi di scrivere poesia non religiosa e commedie. Prešeren quindi si inserisce nel Romanticismo europeo soprattutto con i temi di un amore inesaudito, della vocazione del poeta, del senso nazionale e patriottico e del perché della sofferenza. Temi che vengono espressi anche in quelle forme poetiche che la letteratura slovena prima non conosceva: il sonnetto, la corona di sonnetti, la gazzella, la glossa, il poema lirico-epico, gli epigrammi. Interessante poi il suo Brindisi (1844) che dal 1991 è l’inno sloveno e nel quale propone la pace, la libertà, la fraternità e la benevolenza fra tutti i popoli. LA PROSPETTIVA ANTROPOLOGICA NELL’AGIRE MEDICO – di Flavia Caretta – La medicina non è solo scienza, ma è necessità di dare risposte anche quando queste non sono chiarite dalla scienza. Fin dal momento della sua nascita infatti, essa è relazione tra persone in un sistema di valori e in un determinato contesto sociale e culturale. Il rapporto medico-paziente è quindi il nucleo storico della prassi medica. L’arte della cura ha una sua tradizione, una sua vocazione, una sua cultura. In seno a questa cultura, la tecnica è il mezzo, ma il fine è l’uomo. Ancora, la medicina non è solo una scienza della natura, ma è una scienza dello spirito legata a quella della natura, poiché la salute e la malattia non sono solo fenomeni biologici, ma sempre contemporaneamente anche fenomeni psichici, spirituali, sociali. Nell’epoca attuale, in cui la medicina sembra aver raggiunto un maximum di capacità analitica, esiste spesso solo un minimum di capacità sintetica: si avverte quindi la necessità di una riscoperta antropologica.
In dialogo
ALLA RISCOPERTA DELLE RADICI: IL RISVEGLIO GANDHIANO IN INDIA. INTERVISTA CON M. MARIAPPAN, S. ANDIAPPAN, V. ARAM – a cura di Antonio Maria Baggio – Mohandas Karamchand Gandhi fu ucciso il 30 gennaio 1948 a Nuova Delhi. Jawaharlal Nehru lo definì “Padre della Nazione”, e a ragione: senza il Mahatma Gandhi, l’India sarebbe oggi molto diversa. Ma che cosa rimane di lui, a sessant’anni di distanza? Il volto dell’India mantiene ancora i tratti che Gandhi cercò di imprimervi? A questa domanda rispondono tre personalità del movimento gandhiano contemporaneo, mettendo in luce diversi aspetti della vitalità e attualità del messaggio gandhiano. PANCHAYAT RAJ: ASSICURARE LA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA – di M. Mariappan – Anche dopo la Partizione che separò il Pakistan e il Bangladesh dall’India, in essa sono rimasti ancora 500.000 villaggi. Gandhi era fermamente convinto che «l’India vive nei villaggi e non in città come Bombay, Calcutta e Madras». E questo continua ad essere vero, in gran parte, anche oggi. L’articolo spiega il ruolo che il panchayat raj, antica forma di autogoverno dei contadini nei villaggi, aveva nel progetto gandhiano di diffondere la democrazia in India: si trattava di collegare fra loro, in cerchi sempre più ampi, comunità autosufficienti e autogestite, conservando il senso di appartenenza e di solidarietà che caratterizza il villaggio. Riferendosi in particolare al 73° emendamento alla Costituzione approvato nel 1991 e ai suoi effetti, l’Autore descrive la situazione attuale del panchayat raj e i progressi ottenuti nell’inclusione di gruppi sociali oppressi e delle donne attraverso questa forma di democrazia partecipativa. SALVAGUARDARE LA TERRA. UOMO, INNOVAZIONE E COLLABORAZIONE – di S. R. Subramanian – Una delle idee centrali di Gandhi relativamente allo sviluppo rurale consiste in un nuovo concetto di integrazione nella storia dello sviluppo rurale in India, il Samagra Grama Seva – Servizio rurale integrato. L’obiettivo principale del Samagra Seva era la realizzazione di Sarvodaya o risveglio di tutti, che consente, all’interno di ciascun villaggio e regione, la massimizzazione della capacità di auto-governo ed auto-sufficienza per quanto concerne i bisogni fondamentali dell’uomo. In questa prospettiva, l’interazione rispettosa con la natura è considerata essenziale per la crescita umana e per la maturazione armonica della personalità. Dopo una breve sintesi della storia dello sviluppo rurale indiano dall’Indipendenza, l’Autore espone tre cardini della prospettiva “ecologica” gandhiana: l’amministrazione fiduciaria, il rispetto per la Natura, i limiti alla crescita. In conclusione, espone alcune significative esperienze dello Shanti Ashram di Coimbatore (Tamilnadu) in merito alla formazione dell’opinione pubblica e alla realizzazione di programmi costruttivi.
Libri
LA QUESTIONE DI SERGIO ZAVOLI – di Piero Coda – Con queste pagine Zavoli prosegue il suo infaticabile «viaggio intorno all’uomo» e al mistero che lo abita. Si tratta di pagine che polarizzano l’attenzione sulla “questione”, smantellando l’uno dietro l’altro i paraventi che precludono alla mente e al cuore il farsi trafiggere dalla posta realmente in gioco: l’eclissi di Dio e/o l’eclissi della storia? Difficile trovare in altro luogo un tale “dossier” – così lo definisce Zavoli – sullo stato di salute dell’umanità e del pianeta. Al di là di ogni fatale fondamentalismo – religioso o laico che sia – e di ogni facile misticismo, Zavoli individua e indica con rigore e nitidezza, se non i termini concreti di una possibile risposta alla “questione”, il luogo ove essa va posta: «La chiave del rapporto con Dio, cioè la scelta di illuminare l’immagine o di oscurarla, è nella condotta dell’uomo, non fuori di lui». NUOVA UMANITÀ XXX – Gennaio – Febbraio – 2008/1, n.175 SOMMARIO
Gen 31, 2008 | Parola di Vita
Gesù, attorniato dalla folla, sale sulla montagna e proclama il suo celebre discorso. Le prime parole, “Beati i poveri in spirito, beati i mansueti…”, indicano già la novità del messaggio che egli è venuto a portare.
Sono parole di vita, di luce, di speranza che Gesù consegna ai suoi discepoli perché ne siano illuminati e la loro vita acquisti sapore e significato.
Trasformati da questo grande messaggio, essi sono invitati a trasmettere ad altri gli insegnamenti ricevuti e tradotti in vita.
“Chi osserverà [questi precetti] e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli”
La nostra società ha bisogno, oggi come mai, di conoscere le parole del Vangelo e lasciarsi trasformare da esse. Gesù deve poter ancora ripetere: non adiratevi con i vostri fratelli; perdonate e vi sarà perdonato; dite la verità al punto da non aver bisogno del giuramento; amate i vostri nemici; riconoscete che avete un solo Padre e che siete tutti fratelli e sorelle; tutto quello che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. È questo il senso di alcune delle molte parole del “discorso della montagna”, che, se vissute, basterebbero per cambiare il mondo.
Gesù invita noi ad annunciare il suo Vangelo. Ma prima di “insegnare” le sue parole, ci domanda di “osservarle”. Per essere credibili dovremmo diventare “esperti” del Vangelo, un “Vangelo vivo”. Solo allora potremo esserne testimoni con la vita e insegnarlo con la parola.
“Chi osserverà [questi precetti] e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli”
Quale il modo migliore di vivere questa Parola? Far sì che sia Gesù stesso ad insegnarcelo, attirandolo a noi e tra noi col nostro reciproco amore. Sarà Lui a suggerirci le parole per avvicinare le persone, ad indicarci le strade, ad aprirci i varchi per entrare nel cuore dei fratelli, per testimoniarlo ovunque ci troviamo, anche negli ambienti più difficili e nelle situazioni più intricate. Vedremo il mondo, quella piccola parte di mondo dove viviamo, trasformarsi, convertirsi alla concordia, alla comprensione, alla pace.
L’importante è tenere viva fra noi la Sua presenza con il nostro amore scambievole, docili ad ascoltare la Sua voce, la voce della coscienza che sempre ci parla se sappiamo far tacere le altre.
Lui ci insegnerà come “osservare” con gioia e creatività anche i precetti “minimi”, così da cesellare con perfezione la nostra vita d’unità. Che si possa ripetere di noi, come un giorno dei primi cristiani: “Guarda come si amano, e l’un per l’altro è pronto a morire” . Che il Vangelo è capace di generare una società nuova lo si potrà vedere da come i nostri rapporti vengono rinnovati dall’amore.
Non possiamo tenere per noi il dono ricevuto: “Guai a me se non annuncio il Vangelo” , siamo chiamati a ripetere con Paolo. Se ci lasciamo guidare dalla voce interiore scopriremo possibilità sempre nuove per comunicare, parlando, scrivendo, dialogando. Che il Vangelo torni a brillare, attraverso le nostre persone, nelle nostre case, nelle nostre città, nei nostri Paesi. Fiorirà una nuova vita anche in noi; la gioia crescerà nei nostri cuori; il Risorto risplenderà meglio… ed Egli ci considererà “grandi nel suo Regno”.
Lo dimostra in modo eccellente la vita di Ginetta Calliari. Arrivata in Brasile nel 1959, col primo gruppo dei Focolari, rimane scioccata dal brusco impatto con le gravi disuguaglianze del Paese. S’impegna nell’amore reciproco, vivendo le Sue Parole. Diceva: “Egli ci aprirà la strada”. Col passare del tempo, insieme a lei si sviluppa e consolida una comunità che oggi accoglie centinaia di migliaia di persone di ogni ceto ed età, abitanti delle favelas ed appartenenti a classi agiate, che si mettono al servizio dei più poveri. Si sono così potute concretizzare opere sociali che hanno cambiato il volto delle favelas in diverse città. Un piccolo “popolo” unito che continua a mostrare che il Vangelo è vero: la dote che Ginetta si è portata con sé quando è partita per il Cielo.
Chiara Lubich
Gen 29, 2008 | Cultura
Riportiamo alcuni brani della recensione dell’economista Stefano Zamagni, pubblicata su Avvenire del 10 gennaio 2008 Il volume ‘La ferita dell’altro’ di Luigino Bruni è, ad un tempo, intrigante e rassicurante. Intrigante, perché costringe lo scienziato sociale, e l’economista in primis, a rivedere buona parte delle sue consolidate certezze circa il modo di leggere la realtà sociale e di suggerire linee di azione. Rassicurante, perché l’autore, Luigino Bruni, riesce ad indicare una via impervia per giungere a sciogliere alcuni dei più preoccupanti paradossi delle nostre società odierne: quello dell’opulenza, quello della felicità, quello ecologico-ambientale. L’idea di fondo che percorre il volume può essere resa così: l’altro è limite al mio avere, ma necessario al mio essere. L’altro è, ad un tempo, sofferenza e benedizione; ma mentre la sofferenza ha a che vedere con la dimensione dell’avere, la benedizione tocca quella dell’essere. Meglio dunque soffrire che non aver amato. Che la persona sia costituita nella relazione e che ciò implichi il mutuo riconoscimento è un dato di osservazione che di per sé non costituisce problema. I problemi sorgono non appena si consideri che il rapporto tra due (o più) soggetti può essere di reciproca disponibilità, cioè di reciproco riconoscimento della singolarità personale, oppure di reciproca sfida (o minaccia). L’originalità del contributo di Bruni è quella di trasferire la dualità sofferenza-benedizione all’ambito propriamente economico. Mentre occorre riconoscere i meriti del modello mercantile dello scambio, è del pari necessario ammetterne il limite maggiore che è quello di non riconoscere cittadinanza al principio di fraternità. La sfida che il pensiero cattolico deve oggi raccogliere è quella di mostrare che categorie come quella di gratuità e di dono possono trovare spazio entro la sfera del mercato, dando vita ad opere che, al modo di minoranza profetica, vadano a contaminare la logica del profitto. Ogni sguardo prospettico ha le sue radici. Bisogna pur sempre partire da un luogo per esplorare quanto si offre allo sguardo. Nessuno abita in nessun luogo. Il carisma dell’unità del movimento dei focolari e l’esperienza aurorale dell’economia di comunione sono, per Bruni, questo luogo.
Gen 29, 2008 | Cultura
Il microcredito e l’economia di comunione: in seguito al Premio Nobel per la pace conferito a Muhammad Yunus nel 2006, New Humanity del Movimento dei Focolari e l’Ong Fidesco, si associano per approfondire queste due esperienze complementari, portatrici di nuovi valori in campo economico. E’ questo l’obiettivo del convegno internazionale “Dal microcredito all’economia di comunione – Valori per l’economia”, organizzato con il sostegno del programma di Gestione delle Trasformazioni Sociali dell’Unesco che si svolgerà a Parigi, sede di questa sezione dell’ONU per la Cultura, il 2 febbraio prossimo. Queste pratiche innovative saranno illustrate attraverso esperienze vissute con i più poveri del pianeta. Dal Bangladesh l’esperienza di Emmanuel Faber, Direttore generale delegato del Gruppo Danone, e delle imprese sociali lanciate con Muhammad Yunus per la “Graamen Danone Food”; dalle Filippine, Francis e Tereza Ganzon, dirigenti della banca rurale “Banko Kabayan”, che pratica il microcredito ed aderisce al progetto dell’economia di comunione. Da una “cultura dell’avere” ad una “cultura del dare” – Alcuni imprenditori, che vivono l’economia di comunione donando una parte dei loro utili , testimonieranno, insieme ai beneficiari dell’aiuto, che è possibile passare da una cultura dell’avere ad una cultura del dare. Fidesco-Imprese Solidali offrirà un esempio del ruolo che può giocare una Ong di cooperazione internazionale per aiutare le imprese a costruire legami di solidarietà con i più svantaggiati. Utopia? Molti lo hanno pensato quando Muhammad Yunus, nel 1976, lanciò il microcredito, o quando Chiara Lubich, nel 1991, aveva dato il via all’economia di comunione. Ma se il microcredito ha cambiato la vita di milioni di individui, è perché poggia sui valori della fiducia, della solidarietà e della fraternità. E se l’economia di comunione, fondata su questi stessi valori, aziona un meccanismo di “reciprocità” che coinvolge oggi 754 aziende nel mondo, è perché mette in opera un progetto di società che impegna le imprese, così come le persone meno abbienti, in uno spirito di fraternità universale in cui ciascuno dona e riceve. Nel corso della giornata alcuni esperti in economia e sociologia analizzeranno la solidità di queste esperienze: Luigino Bruni, coordinatore internazionale dell’Economia di Comunione, docente presso l’Università di Milano-Bicocca; Pierre-Yves Gomez, professore di strategia alla EM Lyon business school (Ecole de Management), direttore dell’Istituto francese di Governo delle imprese; Vera Araujo, sociologa brasiliana, docente presso l’Università Sophia, Firenze. Il convegno vedrà la partecipazione di molte associazioni come Fondacio, Istituto Terre du Ciel, Istituto Gandhi, Federazione internazionale delle Università cattoliche, Società cooperativa delle finanze solidali.