Movimento dei Focolari
PRODURRE PER CONDIVIDERE: APRE IL POLO LIONELLO BONFANTI

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Comunicato stampa n. 2

sabato 28 ottobre 2006 Burchio – Incisa Valdarno (Firenze) Diretta TV su Telepace dalle ore 15.30 La cerimonia di inaugurazione avverrà alla presenza delle autorità civili e religiose, del mondo imprenditoriale e di azionisti. Saranno presenti i soci fondatori della E. di C. spa, e dirigenti del Movimento dei Focolari, delegati da Chiara Lubich. Sul tema “Il Polo Lionello nell’oggi dell’economia”, interverrà il prof. Stefano Zamagni, ordinario di Economia presso l’Università di Bologna. Venerdì 27 ottobre 2006 – Convegno “Segni di fraternità in Economia” Prospettive attuali dell’economia di Comunione – ore 10-17,30 Salone S. Benedetto – Cittadella di Loppiano (Incisa Valdarno – Firenze) Oltre agli interventi degli esperti, tra cui la sociologa brasiliana Vera Araujo e il docente di economia Luigino Bruni: dalle Filippine l’esperienza del Banco Kabayan e la testimonianza di chi è stato sostenuto dall’economia di comunione dal Brasile imprenditori del primo polo dell’EdC, il Polo Spartaco. Tavola rotonda con i protagonisti dell’economia sociale: esponenti di Banca Etica, Acli, Unicoop Toscana, CGM Consorzio, Compagnia delle Opere. Attese oltre 700 persone dalle varie regioni italiane e imprenditori dalla Germania e Francia. “In tempi come questi l’apertura di un polo di imprese che creerà nuovi posti di lavoro è già di per sé una cosa positiva e tutt’altro che banale. Ma soprattutto le caratteristiche e l’idealità che animano il polo Lionello Bonfanti sono per noi la prova concreta che è possibile coniugare insieme dinamismo e competitività con i valori etici e la solidarietà”. Così il Presidente della Regione, Claudio Martini, intervenendo alla tavola rotonda su “Toscana etica e sviluppo: il progetto di Economia di Comunione” che lunedì 23 ha aperto la settimana di eventi in preparazione alla inaugurazione del Polo Lionello Bonfanti. Vi hanno partecipato in 200 tra imprenditori e rappresentanti del mondo politico bancario ed di associazioni di categoria. Conferenza stampa – Alcuni dati – Il Polo Lionello Bonfanti si estende su un’area di 9600 metri quadri, conta su 5.621 azionisti, ospita già 15 aziende che a pieno regime saliranno a 30. Questi i dati forniti dai dirigenti della E. di C. spa che gestisce il Polo, alla conferenza stampa, seguita alla tavola rotonda, convocata dallo stesso presidente della regione Toscana, ClaudioMartini, presso la sede del polo Lionello Bonfanti. “Imprese ‘for profit’ che destinano una parte non trascurabile degli utili al ‘non profit’, cioè ai più indigenti – ha spiegato Giuseppe Manzo, vicepresidente dell’E.di C. spa – destinando il 30 per cento degli utili ad uno specifico fondo di solidarietà. Un progetto – ha ricordato – lanciato da Chiara Lubich 15 anni fa dal Brasile, per lottare contro la povertà e l’ingiustizia del divario tra ricchi e poveri. Appello a cui hanno risposto oltre 700 aziende di tutto il mondo, più di 200 in Italia”. Dal sito www.edicspa.com sono scaricabili comunicati stampa, programma, schede di approfondimento, modulo di accredito. Foto: si possono richiedere all’addetta stampa. Per l’evento del 27 ottobre è gradito l’accredito. Per motivi organizzativi, il 28 ottobre, l’accredito è obbligatorio. Per informazioni: Stefania Tanesini Addetta stampa cell. 338-5658244 Ufficio di Segreteria e Relazioni Esterne via Castagneto, 21 50064 Incisa in Val d’Arno (FI) tel. 055/8334427 info@edicspa.com www.edicspa.com

Scheda EdC

Che cos’è l’Economia di comunione

Come nasce l’idea – È davanti allo “scandalo di un mondo fatto di lussuosi grattacieli e di baracche disumane”, durante un viaggio di Chiara Lubich a San Paolo in Brasile nel ’91, che “si accende la scintilla ispiratrice di quella che subito viene chiamata Economia di Comunione”.

L’obiettivo: un futuro senza più indigenti

Il progetto – La fondatrice dei Focolari si rivolge in modo specifico al mondo imprenditoriale, all’impresa. Propone un agire economico che coniughi economia e comunione, ispirato ad una nuova cultura, “la cultura del dare” antidoto alla “cultura consumista dell’avere”. La novità: suscitare aziende che “producano per condividere” destinando una parte degli utili ai più poveri, una parte alla promozione della cultura di condivisione ed un’altra parte per sostenerne lo sviluppo dell’azienda stessa. Questa idea rimbalza in tutto il mondo ed oggi sono oltre 700 le aziende produttive e di servizi che hanno raccolto questa sfida, alcune costituendosi appositamente, altre orientando all’economia di comunione il proprio operare. Infatti l’intero stile di agire economico, di gestione aziendale e di aiuti agli indigenti è ispirato alla comunione, alla reciprocità. L’economia di comunione, novità dottrinale. Fin dall’inizio la riflessione culturale – tesi di laurea, articoli, monografie, convegni accademici – ha accompagnato l’esperienza concreta, e la dimensione vitale ha ispirato gli studi, dando luogo ad una reciprocità tra teoria e prassi che costituisce uno degli aspetti più tipici dell’EdC.

Il Polo delle imprese di Economia di Comunione italiane e l’ E. di C. s.p.a.

I Poli imprenditoriali. Sono espressione tipica dell’economia di comunione. Sede di alcune aziende, sono il punto di riferimento per tutte le altre aderenti od orientate al progetto. Ad essi si rapportano, in maniera costante, studiosi ed economisti che vi trovano originali “laboratori” di una economia rinnovata. Far nascere anche in Italia un Polo imprenditoriale, “faro di credibilità” per l’economia di comunione, a cui potranno collegarsi le aziende italiane gestite secondo questo progetto: è la sfida che Chiara Lubich lancia il 5 aprile 2001 a Castelgandolfo (Roma), alla scuola internazionale per operatori dell’Economia di Comunione. Il 13 ottobre 2001 si costituisce la E. di C. s.p.a., con sede in Loppiano, Incisa in Val d’Arno (Firenze). E’ una società ad “azionariato diffuso” che con i 5621 soci attuali, testimonia l’impegno di quanti, pur non imprenditori, desiderano essere protagonisti dell’Economia di Comunione. Ha come fine la realizzazione e la gestione del Polo imprenditoriale italiano, come pure la progettazione di iniziative connesse al suo sviluppo. Fortemente qualificante l’articolo 36 dello statuto: il 30% degli utili è devoluto ad un fondo speciale di solidarietà per far fronte alle necessità degli indigenti.

Struttura architettonica del Polo

La struttura del Polo esprime un forte valore simbolico, oltre che funzionale. La quinta muraria in mattoni vuole significare il radicamento nel territorio e la sua forma, concava, ricorda due braccia che accolgono. Attraversando la hall, punto di snodo delle diverse zone, si arriva nella galleria sulla quale si affacciano i laboratori e il corpo uffici: è la “piazza” di questa piccola comunità, luogo di incontro degli “abitanti” del Polo e spazio destinato ad eventi pubblici. L’interno è concepito in maniera modulare e flessibile: l’edificio sviluppa un totale di 9600 mq destinati ad usi produttivi, artigianali, spazi commerciali e uffici.

Il Polo e la cittadella internazionale di Loppiano

Una peculiarità dei Poli di Economia di Comunione è quella di sorgere nei pressi delle cittadelle del Movimento dei Focolari. Il Polo Lionello Bonfanti sorge in località Burchio, (Incisa Valdarno), a pochi chilometri dalla cittadella internazionale di Loppiano. Ne costituisce un importante completamento. Sin dal 1962 Chiara Lubich, ad Einsiedeln in Svizzera, guardando dall’alto di una collina il complesso di una delle abbazie che nei secoli erano state centri propulsori di civiltà, aveva intuito la possibilità che, dal Movimento potessero sorgere piccole città moderne composte di scuole, case, industrie -città/pilota -per un mondo nuovo, la cui legge fosse quella del Vangelo, l’amore reciproco. Loppiano, nata due anni dopo, nel 1964, è la prima delle oltre 30 cittadelle sorte nel mondo, e la più sviluppata. L’internazionalità è la sua caratteristica: oltre 800 i suoi abitanti provenienti da 70 Paesi dei 5 continenti. Negli anni, via via assume l’aspetto di una città, anche se in miniatura. E’ formata da case, scuole, centri d’arte, attività artigianali e agricole. Ogni anno sono più di 40.000 i visitatori. Per lo stile di convivenza che testimonia, Loppiano è di luce anche per le grandi città multiculturali e multietniche di oggi.

Il Polo ‘Bonfanti’, dove l’impresa fa profitti e solidarietà

Il Polo ‘Bonfanti’, dove l’impresa fa profitti e solidarietà

Dopo le “Porte aperte al Polo Lionello Bonfanti” – un momento di festa che domenica 22 ottobre ha visto la partecipazione di oltre 2000 abitanti di Incisa e del Valdarno – il Polo si è confrontato con le istituzioni regionali. Riportiamo ampi stralci di quanto pubblicato da ‘Prima Pagina’ sulla tavola rotonda svoltasi  lunedì 23 ottobre, presso la sede del Polo a Burchio, Incisa Valdarno, dal titolo: “Toscana, etica e sviluppo: il progetto di economia di comunione”. Era questo il secondo dei quattro appuntamenti che precedono l’inaugurazione del Polo, sabato 28 ottobre. Conta su 5.621 azionisti, ospita già 15 aziende che  saliranno presto a 30. E’ il Polo italiano delle aziende di Economia di comunione ‘Lionello Bonfanti’ che ha sede in Toscana, vicino alla città internazionale di Loppiano, sede storica del Movimento dei Focolari. Al convegno ‘Toscana, etica e sviluppo: il progetto di economia di comunione’ tenuto nella sala del nuovo polo produttivo, hanno partecipato, tra gli altri, l’assessore regionale alla cooperazione internazionale, perdono e riconciliazione fra i popoli, Massimo Toschi, e il Presidente della Regione Toscana Claudio Martini, che ha preso parte, insieme al sindaco di Incisa, Fabrizio Giovannoni, alla conferenza stampa organizzata a conclusione della mattinata, per illustrare le finalità dell’iniziativa da parte dei responsabili di E.di.c. spa, la società che fa riferimento al Movimento dei Focolari, che ha realizzato  e gestisce il polo. “Il polo Bonfanti – ha detto Martini – rappresenta per la Regione Toscana una  buona notizia, soprattutto per le caratteristiche e l’idealità che lo animano. Sono per noi la prova concreta che è possibile coniugare insieme dinamismo e competitività con i valori etici e la solidarietà”. Martini ha concluso esprimendo la sua ammirazione  per l’iniziativa e assicurando la collaborazione della Regione Toscana. Fra le ipotesi allo studio il Presidente Martini ha annunciato quella di una riduzione dell’imposizione fiscale per questa tipologia di imprese, sul modello di quanto già avviene per le zone di montagna, per le imprese giovanili e per le onlus. Sono di diversi tipi le imprese che costituiscono il nuovo polo imprenditoriale intitolato alla memoria di  ‘Lionello Bonfanti’, magistrato, che fu uno dei fondatori, negli anni ’60 della città internazionale del Movimento dei Focolari, a Loppiano. Si va dalle imprese manifatturiere a quelle di servizi, comprese le società di consulenza e di assicurazione e presto anche un attrezzato poliambulatorio medico. C’è anche chi ha pensato di mettere insieme la pausa caffè con l’acquisto di un libro,  ma anche con l’acquisto di un capo di maglieria. E’ questa l’idea innovativa che lega PhiloCafè dell’imprenditore bresciano Bertagna, con la libreria Arcobaleno e la pasticceria Dulcis in Fundo: un modello importato dagli Usa per l’aspetto imprenditoriale, declinato in modo originale grazie alla destinazione sociale di una quota degli utili pari al 30%. Sono questi tre esempi delle 15 “imprese ‘for profit’ che destinano una parte non trascurabile degli utili al ‘non profit’” che oggi fanno parte del polo ‘Bonfanti’, come ha detto Giuseppe Manzo, vicepresidente di E.di C. nell’illustrare la filosofia che li ha portati a costituire una società di capitali, con uno statuto che all’articolo 36 prescrive a ciascun aderente che il 30% degli utili sia destinato ad uno specifico fondo di solidarietà. Il Polo Bonfanti è il primo di questa tipologia in Italia e in Europa, il settimo nel mondo. In totale, le aziende di Economia di Comunione sono oggi, nel mondo, quasi 800. Oltre 200 operano in Italia e di queste una trentina in Toscana. (da ‘Prima Pagina’ Quotidiano Telematico della Regione Toscana- 23/10/06)

Apre i battenti il Polo italiano delle aziende di Economia di Comunione, “laboratorio di una nuova economia”

Apre i battenti il Polo italiano delle aziende di Economia di Comunione, “laboratorio di una nuova economia”

Il Polo Lionello Bonfanti, che verrà inaugurato sabato 28 ottobre prossimo, alle ore 15,30, alla presenza di numerosi imprenditori, di autorità civili e religiose, è tra le espressioni tipiche dell’Economia di Comunione, progetto che conta 15 anni di vita. Lanciato in Brasile nel 1991 da Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari, ha come obiettivo contribuire a sanare il crescente divario tra ricchi e poveri. L’inaugurazione sarà preceduta da una settimana di eventi: • 22.10 – Porte aperte al Polo Lionello • 23.10 – Incontro regionale con le istituzioni e il mondo economico • 25-26.10 – Seminari multidisciplinari di formazione per imprese pubbliche e private • 27.10 – Convegno: “Segni di fraternità in economia” Il Polo italiano delle Aziende di Economia di Comunione sorge in località Burchio, Incisa in Val d’Arno (FI), nei pressi di Loppiano, la cittadella internazionale dei Focolari. Inizialmente ospiterà 15 aziende italiane di svariati settori: tessile, artigianale, impiantistico e alimentare, oltre che studi professionali di consulenza fiscale e amministrativa, servizi assicurativi, informatici, di consulenza e formazione aziendale. Sarà punto di convergenza, luogo di scambio di idee e progetti, offerta di servizi per le oltre 200 aziende italiane aderenti al progetto dell’Economia di Comunione. Sinora sono 7 i poli imprenditoriali nel mondo, in varie fasi di realizzazione: il primo e più sviluppato sorge in Brasile, nei pressi della cittadella dei Focolari di Vargem Paulista (San Paolo). Una peculiarità di questi poli è quella di sorgere nei pressi delle cittadelle del Movimento dei Focolari, a completamento di quello che mira ad essere un bozzetto di una società rinnovata, improntata alla fraternità. Anche per questo il Polo italiano porta il nome di “Lionello Bonfanti”, magistrato, che fu tra i primi artefici della cittadella di Loppiano.

La salute integrale della persona

Io nella proposta dell’Economia di comunione ho intuito una potenzialità nuova, perché riguarda l’uomo nella sua integralità. Tutta l’attività economica e produttiva deve essere orientata al “dare”, un dare che coinvolge i rapporti con le persone. Volli subito partecipare a questo progetto e aderii di slancio all’idea di far nascere una clinica nella città di Vargem Grande con altri professionisti dell’ambito sanitario. Sentivo che il progetto mi riguardava e così ne parlai con mio marito. Anche lui desiderava dare la vita per fare di questo progetto una realtà. Sei mesi dopo ci siamo trasferiti con i nostri cinque figli a Vargem Grande, a circa 140 km dalla città dove abitavamo, per iniziare l’attività dell’impresa: la Policlinica Ágape. Abbiamo lasciato alle spalle tutto: il nostro lavoro, la casa, gli amici. Non è stato facile e le difficoltà sono state tante, ad esempio l’adattamento dei ragazzi nella nuova scuola. All’inizio l’azienda è partita con un laboratorio d’analisi cliniche, perché questa era la  necessità più urgente della comunità locale. Poi, per rispondere al crescere dei bisogni della città, è stata creata una clinica, con tutte le specialità mediche. Oggi la “Policlinica Agape” offre 17 specialità mediche, oltre al laboratorio di analisi cliniche, con diagnostica d’immagine, e ambulatori di psicologia, fonologia, fisioterapia. Vi sono occupate 54 persone. La principale caratteristica della nostra azienda è riassunta nel suo nome: agape, amore fraterno. Vorremmo che tutti i pazienti vi trovassero non soltanto la soluzione di un problema sanitario ma qualcosa in più. Per offrire questa accoglienza ai nostri pazienti, c’è bisogno di formarsi continuamente all’idea di salute integrale, che ha come suo fondamento il rapporto interpersonale, ed è questo il nostro primo impegno. Tra di noi, non tutti hanno una fede religiosa, però tutti credono nell’uomo e nei suoi valori e cerchiamo sempre di vivere la “Regola d’oro” – “fai agli altri quel che vorresti fosse fatto a te” – a cominciare dai rapporti di équipe e poi con tutti i pazienti. Questa azienda non ha ancora un modello ben definito, ma lo stiamo costruendo, nuovo, giorno per giorno secondo i principi dell’Economia di Comunione, che non significa, però, soltanto dare gli utili. Sarebbe un’incoerenza fare la comunione degli utili e non trattare bene i dipendenti o i clienti, considerandoli solo un mezzo per il profitto. Fedeli a questo stile, dedichiamo tempo sia ai collaboratori sia ai pazienti, perché questo serve a costruire rapporti veri e autentici. Un medico che aveva lavorato con noi e poi si era dimesso per fare la specializzazione, quando ha finito il corso è ritornato a chiederci di assumerlo, perché, diceva: “Ho lavorato in tanti posti diversi e ho sentito la mancanza del rispetto, dell’onestà e della gioia che c’è qui”. C’è stato il caso di un collega medico che si mostrava molto chiuso e scostante con le persone e allora mi sono chiesta se l’avevamo amato veramente fino in fondo. Ho proposto agli altri dell’équipe una citazione che sentivo adatta al caso nostro: “Ogni essere umano ha almeno dieci qualità e quando non si riesce a riconoscerle, il problema non è lui, siamo noi”. Ci siamo allora sfidati a trovargli queste qualità. Mesi dopo, questo medico è venuto a dirmi: “Ero una bestia e voi state facendo di me un uomo”.  Da allora ha cominciato ad aprirsi con noi e con i pazienti. La nostra cafeteria  si è trasformata in un luogo d’incontro che abbiamo chiamato: “Spazio culturale Agape”. E’ un luogo aperto alla città e, recentemente, ad un gruppo di artisti che ne fanno lo spazio espositivo per le loro opere, con beneficio per i nostri pazienti. La clinica ha ospitato persino  il primo concerto di musica lirica di Vargem Grande, alla presenza delle personalità pubbliche più importanti. Un’esperienza importante che stiamo portando avanti in collegamento con un progetto del Governo dello Stato di São Paulo, riguarda l’inserimento lavorativo di alcuni giovani. Si é cercato sempre di tenere un rapporto corretto e coerente con il potere costituito (Comune, Camera comunale e Segreteria della sanità) e quindi anche con i politici di tutti gli schieramenti. Abbiamo partecipato attivamente all’elaborazione del Piano Direttivo per la città, nel quale si prevede la sua attuazione nei prossimi dieci anni. Con ciò percepiamo che la Policlinica Agape sta diventando un’azienda di riferimento nella città. (D. B. – Brasile)

Studi dedicati all’Economia di Comunione

Finita l’Università, volevo iniziare un Dottorato di Ricerca in Scienze Sociali. Sin da piccola, infatti, cercavo una risposta alla sofferenza e all’ingiustizia sociale. Mi sono ricordata che Chiara, proprio nel 1991, aveva consegnato ai giovani il compito di studiare l’Economia di Comunione. Ho deciso di prendere sul serio la proposta di Chiara. Si trattava veramente di una sfida, perché il mondo accademico è sempre molto diffidente verso ciò che non conosce e sentivo che mi sarei trovata di fronte questo ostacolo. Non mi sbagliavo: il mio professore non credeva per niente al mio progetto di studio. Lavoravo con lui da 7 anni, lo stimavo molto come docente e come studioso. Ha reagito fortemente e mi ha detto: “Cosa ti hanno fatto questi, ti hanno svuotato la testa? Ti sei dimenticata di tutto quello che hai imparato e studiato finora?”. È stato un duro colpo: davo molto peso alla sua valutazione e mi accorgevo che non sarebbe stata un’impresa facile portare avanti questa idea: stavo rischiando molto, perché si sarebbero potute chiudere tante porte nell’ambiente accademico. Ancora oggi, come avevo temuto, la mia carriera risente di questa scelta. Eppure, allora come oggi, continuo a notare che l’adesione a questo progetto alimenta con luce sempre nuova la mia professione e mi sostiene. Ho concluso il dottorato e assisto, come tanti, ai progressi del progetto di Economia di Comunione. Ora vedo concretamente la possibilità di contribuire alla formazione culturale delle persone, a vari livelli, per portare una visione del mondo che ha come punto di partenza e d’arrivo l’unità. La mia esperienza non è isolata: sono numerose le tesi di laurea e di dottorato dedicate all’Economia di Comunione. Addirittura in alcune università del mondo si insegna questa materia accanto ai nuovi modelli di economia sociale e civile per le numerose novità culturali che introduce. Tra queste: la reciprocità come metodo di sviluppo fraterno; la comunione, non la filantropia; il profitto come mezzo per un mondo più giusto e più umano, non come scopo dell’attività d’impresa, e la fraternità come proposta di gestione aziendale. L’economia torna a essere amica dell’uomo e della società, il mercato si umanizza, la ricchezza condivisa diventa una strada di felicità e di fioritura umana. (K. L. – Brasile)

Una grande idea: il mondo unito. Un luogo dove concretizzarla: la città

Una grande idea: il mondo unito. Un luogo dove concretizzarla: la città

Settimana Mondo Unito 2006 – Numerose le attività in cantiere. Solo qualche esempio: in primo piano l’impegno per la ricostruzione nel sud del Libano; ad Augsburg, in Germania, un’originale iniziativa per favorire l’integrazione e l’accoglienza degli stranieri: verrà allestita, al centro della città, una lunga tavolata, con lo slogan “tutti a un solo tavolo”. Tra le iniziative sportive, a Perugia, il tradizionale “Pallavolando”; un torneo a Rieti, dal titolo “SportiAMO”, con raccolta di materiale scolastico per una scuola della Croazia; un “Happy Day” a Viterbo, giornata di sport, musica, teatro rivolta ai ragazzi, per un progetto di aiuto in favore dell’Argentina. E ancora iniziative sociali, marce per la pace, dialogo tra universitari, veglie di preghiera…. A conclusione, collegamento telefonico two-ways fra 100 città dei 5 continenti, sabato 21 ottobre, ore 12 e domenica 22 ottobre, ore 18.  Focus sul dialogo interreligioso: carrellata di esperienze di giovani cristiani, musulmani, indù e buddisti, da Spagna, Nigeria, India, Tailandia, sud del Libano, Mindanao (Filippine), Belgio, Tangeri, Chicago, Sarajevo. La risonanza da parte delle istituzioni pubbliche è cresciuta di anno in anno. Ne sono prova piazze e strade dedicate al “Mondo Unito”, collegamenti telefonici trasmessi nei municipi delle città, Patrocini di Comuni e di Stati. Infatti nella SMU si trovano due elementi essenziali per attirare l’attenzione: una grande idea, il mondo unito, la fraternità universale; un luogo dove concretizzarla, la città. Come nasce l’idea: è a conclusione del Genfest 1995 a Roma che viene lanciata “Una proposta, a tutti noi, ai giovani del mondo intero, alle istituzioni nazionali e internazionali, pubbliche e private, a tutti. Anzi un appuntamento: alla Settimana Mondo Unito. Lo scopo? Evidenziare e valorizzare le iniziative che promuovono l’unità… ad ogni livello”. Per saperne di più: www.mondounito.net

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«Testimoni della Chiesa italiana»

Dalla presentazione del Segretario Generale della Cei, S.E. Giuseppe Betori Una celebre frase di sant’Agostino, ripresa dalla Lumen gentium (n. 8), dice: «La Chiesa prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio». Tra le consolazioni, cui faceva riferimento sant’Agostino, vi sono – nell’antichità come ai nostri giorni – i testimoni. Su questo vuole riflettere il quarto convegno ecclesiale nazionale di Verona (16-20 ottobre) che ha per titolo Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo. http://www.convegnoverona.it All’inizio del nuovo millennio, la Chiesa vuole guardare soprattutto al futuro, ma essa lo può fare solo sulla scia del proprio Maestro e delle numerose donne e uomini che gli hanno reso testimonianza in tempi lontani e vicini. Il volume che qui viene presentato, propone un itinerario attraverso le regioni italiane. Emerge così il mosaico di una Chiesa ricca, variegata, bella, ma anche radicalmente presente in ogni angolo della nazione. 97 i modelli di testimonianza evangelica raccolti nel volume, tra cui 6 testimoni del Movimento dei Focolari: Igino Giordani, padre di 4 figli, uomo di cultura di rilievo del Novecento italiano, deputato, scrittore, giornalista, pioniere dell’ecumenismo. Ha contribuito, tra l’altro, all’incarnazione nel sociale della spiritualità dell’unità e agli sviluppi ecumenici del Movimento. Maria Elena Holzhauser e Enzo Maria Fondi, tra i primi compagni di Chiara Lubich. I giovani: Chiara Luce Badano; , servi di Dio. (altro…)

La fraternità come categoria politica

Il Movimento politico per l’unità è stato fondato da Chiara Lubich 10 anni fa. Era il due maggio ‘96, a Napoli; ricordo ancora come fosse oggi, l’emozione di quella fondazione! Eravamo politici di vari partiti, cittadini semplici, funzionari e, insieme, avevamo posto a Chiara Lubich le nostre perplessità: è possibile realizzare nella nostra vita politica frutti ispirati ai grandi valori della pace, della giustizia, del rispetto della vita di ogni persona, in qualsiasi condizione; è possibile costruire davvero una politica al servizio dell’unità della famiglia umana? Domande che, mi sembra, anche oggi potremmo riproporre alla stessa maniera, guardando la situazione politica dei nostri paesi e forse, ancor più guardando la situazione dell’umanità su tutto il globo. Lei ci sfidò: è possibile, ma a due condizioni: – porre i grandi valori dell’umanità – la pace, la giustizia, l’amore per la persona, per la comunità – prima delle personali legittime diversità partitiche; – prendere come categoria ispiratrice della politica quel legame che unisce tutti gli uomini e le donne tra loro: la fraternità universale, l’unica categoria che può reggere l’impatto della realtà politica attuale che chiede contemporaneamente risposte locali e mondiali, nella  città e insieme nel mondo intero. Concluse dicendo: ”Cominciate a vivere così tra voi, amandovi a vicenda, rispettando le vostre diversità, apprezzandole come ricchezze, cercando l’unità di intenti tra voi e poi con tutti, a favore di tutti!” L’adesione fu piena! E nacque il Movimento politico per l’unità. In questi dieci anni l’espansione del Movimento è stata a dire il vero un po’ straordinaria. E’ stato definito “un laboratorio internazionale di lavoro politico comune, tra cittadini, funzionari, studiosi, politici impegnati a vari livelli, di ispirazioni e partiti diversi, che mettono la fraternità a base della loro vita”1.  Attualmente è presente in 15 Paesi. Quali le caratteristiche principali che contraddistinguono questa politica di comunione? 1. La prima caratteristica è quella di puntare a colmare la distanza tra cittadini e istituzioni, per realizzare un rapporto vero tra chi sta nel palazzo e chi ne rimane fuori. Tutti diventano i soggetti: cittadini, funzionari, studiosi e studenti di politica, politici e militanti dei partiti, ognuno cosciente del proprio ruolo diverso, ma legati da un rapporto di reciprocità. La dimensione collettiva è uno dei punti di forza della nostra sperimentazione, che ha come metodo il dialogo. In questo orizzonte l’espressione “vocazione politica” non riguarda più pochi eletti, ma acquista il significato di una chiamata universale all’amore al fratello. 2. L’altra caratteristica che ci distingue è l’internazionalità: oggi l’orizzonte della politica è grande quanto il mondo. I problemi di ambiente, comunicazione, mercato, giustizia sociale, non si possono più portare a soluzione chiudendo i confini sulla nostra piccola dimensione. La rete della politica di comunione è transnazionale, la mondialità diventa per noi un habitus, nelle relazioni tra i membri, ma anche nelle nostre strutture di governo. Cosa vuol dire in concreto? Vuol dire abbandonare la stretta visuale del proprio angolo di mondo, della propria parte politica, ecc., per riconoscere e assumere come soggetto politico la famiglia umana. Se ogni uomo è mio fratello, il suo destino mi interessa come il mio. Si tratta di lavorare per uomini e donne profondamente radicati nei propri popoli, che amano la propria cultura e diversità, ma percepiscono la diversità e la cultura dell’altro popolo come una ricchezza. Ma andiamo al cuore della novità: la fraternità universale, scelta,alla luce del carisma dell’unità, come vera e propria categoria politica. Come agire nell’attuale crisi politica? Andando fino in fondo, scopriamo che ciò che manca è una cultura adeguata, categorie che reggano l’impatto dei problemi, senza sfuggirli. Scegliere la fraternità universale vuol dire avere il coraggio di andare alla radice. Chi ha riferimenti religiosi la vede come espressione dell’esperienza dello scoprirsi tutti figli di Dio e quindi fratelli fra noi. Altri invece la trovano nelle radici profonde di ogni essere umano. Oggi le scienze biologiche e mediche del resto ci dicono che non ci sono tante razze, ma un’unica razza, quella umana, legata da caratteristiche appartenenti a tutti. Qualcuno potrebbe chiedersi se non sarebbe più semplice continuare a parlare di solidarietà senza ricorrere al concetto di fraternità, termine molto meno conosciuto ed utilizzato in politica; la solidarietà ha già una sua storia e una sua coniugazione politica specifica. Bruno Mattéi, filosofo francese, sostiene: “Al contrario della solidarietà (gestionale e umanitaria), la fraternità è attenzione incondizionata all’altro e presuppone che la mia libertà non si possa realizzare senza la libertà dell’altro e che, a questo titolo, io ne sono responsabile.” Per lui la fraternità è un principio originario  più “solido” in relazione alla costruzione di una politica adeguata, che affronti la totalità dei problemi. E Gúrutz Jáuregui, docente di Diritto Costituzionale all’Università del Paese Basco, porta il discorso ancora più avanti, sostenendo che solo dalla fraternità possono nascere risposte adeguate alle sfide di oggi. Nella prospettiva della fraternità acquistano nuovo significato anche i capisaldi del progetto politico della modernità:  la libertà e l’uguaglianza. La libertà perchè sia, per tutti, il fondamentale diritto a potersi scoprire unico e irripetibile e l’uguaglianza perchè sia davvero riconoscimento e garanzia ad ognuno di pari accesso alle risorse e alle opportunità. Scegliere la fraternità vuol dire sentire la posizione dell’altro come necessaria alla costruzione della comunità, ascoltare l’altro come portatore di un contributo valido, mettere gli interessi della propria parte dopo l’interesse della comunità. Quale il risultato? Una reale capacità di capire le domande dei cittadini e di saper dare risposte più vere. Il luogo principe dove applicare questa nuova cultura è dentro le nostre città, che sia un quartiere di una megalopoli, un piccolo villaggio di montagna, dovunque sia il nostro angolo di mondo, lì è la nostra sfida. Sempre più viene in forte rilievo l’esigenza di mettere al centro del nostro impegno proprio il locale, questo primo luogo dove si vivono e si possono cambiare le relazioni primarie, tra le persone e tra cittadini ed istituzioni. E’ lì che i drammi e i problemi della nostra convivenza hanno il loro impatto quotidiano più vivo ed è lì che chiedono la prima risposta. E’ a partire dalle città che si possono sperimentare nuove risposte di partecipazione, di responsabilità, di solidarietà alle domande che i cittadini pongono alla politica2. Il Movimento politico per l’unità si candida a dare il suo contributo specifico dentro la storia e il suo contributo, anche attraverso l’impegno formativo. Ed ecco il progetto scuole, progetto di una rete internazionale, anche qui globale e locale, capace di andare avanti di pari passo con una sincera inculturazione, che è scoperta della propria ricchezza. Avvertiamo infatti che un punto di forza della nostra azione deve essere la capacità di crescere insieme alle nuove generazioni, trasmettendo ai giovani la formazione spirituale e culturale necessaria per agire concretamente al servizio della propria comunità. Lucia Fronza Crepaz presidente del Movimento Politico dell’unità, Roma, Italia  

(1) Chiara Lubich, Discorso pronunciato in occasione della II Giornata dell’Interdipendenza, Roma 12 settembre 2004

(2) Per dare un forte contributo in questa direzione, nel novembre 2001, abbiamo promosso una conferenza internazionale a Innsbruck, in Austria: “Mille città per l’Europa”, a cui hanno collaborato varie istituzioni e personalità politiche europee, tra cui l’allora Presidente della Commissione europea Romano Prodi. 1.300 i partecipanti qualificati, tra cui erano rappresentati 700 comuni dell’Europa dell’Est e dell’Ovest

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L’economia di comunione. Una novità di vita e di pensiero nel campo economico

La storia dell’umanità è costellata di esperienze civili ed economiche originate da correnti spirituali, nate cioè da carismi. L’Europa, per un esempio, non sarebbe come oggi la conosciamo, anche sotto il profilo sociale ed economico, senza il movimento benedettino o quello francescano, da cui hanno avuto origine innovazioni fondamentali anche per quella che sarebbe poi diventata l’economia di mercato. Le “ reduciones ” dei gesuiti in Sud America restano ancora oggi un esempio luminoso di civiltà. I carismi sociali di tanti fondatori di ordini religiosi tra il XVIII e il XIX secolo, che hanno dato vita ad ospedali, scuole, opere caritative, hanno segnato la nascita e lo sviluppo del moderno stato sociale (welfare state). Tutte esperienze a movente ideale e spirituale, certamente, ma che hanno arricchito e in certi casi determinato lo sviluppo economico e sociale delle nostre civiltà. L’Economia di Comunione è un episodio di questa storia secolare di esperienze spirituali che danno vita anche a significative esperienze economiche. Il Movimento dei Focolari, lo abbiamo visto, ha fin dall’inizio espresso anche tutta una dimensione sociale e civile: la comunione di vita è dal 1943 diventata naturalmente ma decisamente anche comunione dei beni, con lo scopo di arrivare a “nessun bisognoso”. Dopo quasi mezzo secolo di questa pratica quotidiana di comunione dei beni, in un viaggio di Chiara in Brasile è nata nel maggio del 1991 l’esperienza economica dell’Economia di Comunione. Che cosa è l’Economia di Comunione? Per comprenderla occorre inquadrarla dentro questa storia millenaria dell’umanità e della Chiesa. La scintilla ispiratrice si accese durante quel viaggio di Chiara a San Paolo in Brasile, davanti allo scandalo di un mondo fatto di lussuosi grattacieli e di disumane baracche (favelas). Invitò così l’intera comunità brasiliana del Movimento, che da tempo attendeva e pregava per una economia più giusta e umana,  a dar finalmente vita anche ad una nuova economia. Ed ecco nascere quella che fu subito chiamata Economia di Comunione: imprese moderne, efficienti, che operano all’interno dell’economia di mercato, ma che vivono l’intera vita economica come amore, come amore fraterno, comunione. Quale lo scopo di questa nuova visione dell’economia? Arrivare a comunità, a società, e in futuro ad un mondo senza più indigenti. Certo, l’economia contemporanea è una realtà articolata e complessa. L’EdC è un progetto particolare, necessariamente limitato, ma che tocca un aspetto cruciale del sistema economico globalizzato: il rapporto tra ricchezza e povertà. Ma come, in concreto? Questo grande obiettivo deve essere raggiunto destinando i profitti prodotti per tre finalità: 1. la crescita dell’impresa e quindi la creazione di posti di lavoro; 2. contribuendo alla crescita delle Cittadelle del Movimento dei Focolari che formano “persone nuove”; 3. per sovvenire chi si trova in situazione di bisogno immediato. Gli utili, dunque, suddivisi in tre parti; ognuna di queste parti contribuisce ad un mondo senza indigenza, e quindi più giusto e fraterno: creando lavoro, creando una cultura nuova, e con interventi per le situazioni di emergenza. Oggi le imprese che in tutto il mondo si ispirano all’Economia di Comunione sono diverse centinaia, e si sono sviluppati sette “poli industriali”. Altri due aspetti. Non basta produrre utili e donarli affinché ci sia una economia di comunione. Occorre che la comunione sia lo stile di agire economico e di gestione aziendale nella ordinaria attività economica. Ecco quindi l’esigenza, avvertita fin dall’inizio ma che in questi ultimi anni è sempre più sentita dagli attori del progetto, di dar vita a “strutture organizzative di comunione”, che rendano visibile anche nelle dinamiche gestionali e di governance, la cultura della comunione e della fraternità. Il “vino nuovo” dell’Economia di Comunione, richiede “otri nuovi” capaci di contenerlo e farlo maturare. Inoltre, non basta produrre ricchezza e metterla in comunione, per sconfiggere la miseria. Ecco quindi l’importanza che accanto agli aiuti immediati a chi è nel bisogno, si creino posti di lavoro, e ci si formi tutti ad una cultura del dare, ad una cultura della gratuità e della condivisione. Quando una persona indigente, a contatto con una spiritualità, inizia a cambiare mentalità ed a vivere la cultura del dare, è in quel momento che inizia ad uscire dalle trappole della miseria, e la vita può fiorire, perché l’incontro con un carisma risveglia la dignità della persona e la sua vocazione all’amore. La nostra proposta per un mondo senza bisognosi non è l’assistenzialismo ma la reciprocità, dove tutti danno e tutti ricevono. Non è forse anche la poca attenzione alla reciprocità, alla risposta da parte di chi riceve aiuti, che in questi decenni ha spesso portato al fallimento di tante politiche di sviluppo, pubbliche e private? La comunione-reciprocità è un metodo di lotta alla miseria, perché mette in atto la fraternità, e solo uno sviluppo fraterno è pienamente umano e duraturo. Certo, occorre arrivare a fare in modo che anche le strutture politiche, economiche e sociali vivano rapporti di fraternità. L’Economia di Comunione, però, mette in moto la libertà e la creatività di ciascuno, e anche in un mondo ancora spesso ingiusto e non fraterno, essa mette in moto una rivoluzione dal basso, che, come Maria, “innalza gli umili, e rimanda i ricchi a mani vuote”. Il tema della comunione è dunque centrale in tutta l’EdC, che non è un progetto dove ricchi imprenditori danno le briciole della loro tavola ai “poveri”, ma fratelli che aiutano fratelli, mettendo in pratica tutti gli aspetti della reciprocità. Ecco, quindi, il grande programma che Chiara mise e mette oggi di fronte a tutti noi: mostrare un brano di umanità dove si vive, anche in economia, la fraternità. La vita di questi primi quindici anni ci dice che un tale programma non è una utopia, ma è già possibile. Ogni carisma porta una novità: novità di vita ma anche di pensiero, novità dottrinale. L’EdC è questa novità, di vita e di pensiero, nell’economia. (altro…)