Movimento dei Focolari

Città nuova, un progetto chiamato fraternità

Città nuova, rivista del Movimento dei focolari, ha celebrato i suoi 50 anni con un Convegno nazionale a Roma, presso la Sala Umberto, lunedì 13 novembre 2006. L’evento dal titolo: “Città nuova, un progetto chiamato fraternità“ ha concluso così una serie di appuntamenti nelle principali città italiane. “Gratitudine e sostegno” ha espresso alla rivista il sindaco di Roma Walter Veltroni, definendo Città nuova “un ponte, una voce che ha cercato di dire parole importanti, promotrice dell’idea del dialogo, dell’amore, della fratellanza”. Una rivista che ha portato avanti “l’idea della città come luogo di convivenza e coesistenza tra esseri umani diversi”, ha continuato il primo cittadino, che non ha mancato di ricordare la fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, ricoverata al Gemelli: “Chiara è sempre vicina alla città ed anche a me personalmente. Le siamo molto vicini con amicizia e immensa ammirazione. Città nuova è una delle sue grandi invenzioni”. Caloroso anche il saluto di mons. Claudio Giuliodori, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei: al riconoscimento a Chiara Lubich che ne ha dato l’avvio, e della “fecondità di un’esperienza umana e cristiana, quella dei Focolari”, ha fatto seguito l’augurio che “la semina abbondante fatta con passione e intelligenza in questi 50 anni possa continuare a produrre frutti per una città sempre più a misura d’uomo”. La manifestazione si è aperta con la sintesi storica di Giuseppe Garagnani, direttore del periodico, e, per l’editrice Città Nuova, di Giannino Dadda, amministratore delegato del complesso editoriale. Un video di Chiara Lubich sulla figura di Maria, trasparenza di Dio, estratto da un suo discorso del 2003, ha indicato un possibile modello a cui ispirarsi per i comunicatori. Il programma si è articolato attorno a tre tavole rotonde moderate da Pietro Cocco, giornalista della Radio Vaticana, e dai caporedattori di Città nuova Paolo Lòriga e Michele Zanzucchi. La prima, incentrata sul tema della fraternità, ha visto la presenza di membri del Centro studi dei Focolari (Vera Araujo, Luigino Bruni, Alberto Lo Presti e mons. Piero Coda, della Lateranense). Su “Dialogo: tattica o arte” si sono confrontati Mario Marazziti, portavoce di Sant’Egidio, Shahrzad Houshmand, teologa musulmana, Lisa Palmieri Billig, membro dell’American Jewish Committee, ed Eugenio Cappuccio, regista. L’ultima tavola rotonda, sul ruolo di Città nuova nei media ha visto gli interventi dei giornalisti Luigi Accattoli (Corriere della Sera) ed Ignazio Ingrao (Panorama), del Prof. Gianpiero Gamaleri (Università Roma Tre) e Vincenzo Santarcangelo (San Paolo Editrice). Tra gli altri, il prof. Gamaleri ha paragonato Città nuova a un albero che dà ombra e frutti a molti, un segno di speranza che ha davanti a sé un grande futuro.

La benedizione del Papa per Chiara Lubich ricoverata al Gemelli

Papa Benedetto XVI, informato personalmente dal Cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, dello stato di salute di Chiara Lubich, ieri ha voluto farle pervenire la sua benedizione e l’assicurazione della sua preghiera e vicinanza “umana e spirituale”. Le condizioni cliniche di Chiara si stanno progressivamente stabilizzando. Era stata ricoverata giovedì 2 novembre nel reparto di rianimazione del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” per un’insufficienza respiratoria causata da un episodio infettivo polmonare. Prosegue il trattamento medico. Alla preghiera dei membri del Movimento nel mondo, si uniscono anche fondatori e responsabili di vari movimenti e comunità cattolici e di varie Chiese.  

«Una risposta alle ingiustizie sociali»

Sono banchiere di professione, avvocato come specializzazione professionale, e contadino  per hobby. Da studente sono stato un leader dei giovani del Partito Comunista delle Filippine. Crescendo ho sperimentato la forte tensione tra i proprietari terrieri che godevano di una ricchezza esagerata e i contadini che soffrivano una estrema povertà. I proprietari terrieri avevano più di quanto potevano spendere, mentre i contadini guadagnavano meno di $ 1 al giorno. Anche con moglie e figli lavorando la terra, erano eternamente nei debiti. Mio padre lavorava in una raffineria di zucchero e per la sua integrità è diventato un leader tra i lavoratori. Un giorno un lavoratore mi disse: “Io rispetto tuo padre perché non permette mai di essere comprato”.  Ispirato dal suo esempio ho giurato a me stesso di vivere per la giustizia sociale a tutti i costi, anche con la rivoluzione violenta se fosse stato necessario. Far parte del settore della gioventù del Partito Comunista mi ha permesso di parlare dei diritti dei contadini in diverse manifestazioni. Durante una marcia mi sono trovato faccia a faccia con la morte, quando la polizia ha puntato la pistola verso di me. Durante il periodo della legge marziale nelle Filippine, molti dei miei amici sono stati presi dai militari e messi in prigione.  Altri si sono rifugiati sulle montagne per continuare la rivoluzione con la guerriglia. Io ho evitato la sorte dei miei amici perché uno zio ricco mi ha fatto andare a Manila per studiare legge all’Università sostenendo le spese. Un amico di università un giorno mi ha invitato ad un concerto organizzato dal Movimento dei Focolari. In quell’occasione ho conosciuto Tess che è poi diventata mia moglie. Dall’inizio Tess mi ha detto apertamente che non si sarebbe mai innamorata di un ateo. Comunque, abbiamo scoperto che condividevamo gli stessi interessi: la giustizia sociale. Ambedue volevamo la rivoluzione. Ma mentre io volevo cambiare gli altri, lei voleva cambiare se stessa. Pian piano ho cominciato a capire la sapienza della sua visione e sono arrivato al punto di condividerla in pieno. Il padre di Tess era un industriale che aveva dato inizio ad alcune compagnie, tra cui una fattoria e una banca rurale che erano sull’orlo del fallimento. Il padre ha chiesto a Tess se eravamo interessati a dare una mano e noi vi abbiamo visto un’occasione per vivere i nostri ideali. Abbiamo iniziato a trattare giustamente i lavoratori, a dar loro salari giusti, a condividere il profitto con loro. Abbiamo organizzato una cooperativa per le mogli per minimizzare i costi e aumentare i risparmi. La banca rurale era in grave difficoltà per anni di abbandono. Abbiamo incoraggiato gli impiegati ad aver confidenza nel nostro servizio e a riacquistare la fiducia del pubblico nella banca. Abbiamo condiviso con loro i nostri valori cristiani e vedere nei clienti non solo una fonte di guadagno ma un prossimo da servire. Lentamente il business ha cominciato a crescere. Nel 1991 Chiara Lubich ha lanciato l’Economia di Comunione. Abbiamo subito risposto alla sfida aprendo 8 nuove succursali nella provincia. Nel 1997 una forte crisi finanziaria ha scosso tutta l’Asia. Tante ditte hanno chiuso. La banca accanto a noi ha chiuso perché i clienti, presi dal panico, hanno prelevato tutti i soldi. Anche la nostra banca ha tremato per il prelievo di parecchi soldi, ma la Provvidenza di Dio ci ha sempre assistito. In un’ occasione un cliente è venuto dopo l’orario di chiusura a depositare una somma superiore a  quanto era stato prelevato. È stato durante questo periodo che siamo venuti a conoscenza del progetto micro-finanza o prestito ai poveri senza garanzia. Sembrava assurdo in quel momento che la banca potesse rischiare tanto.  Ci sono stati momenti di perplessità se potevamo avventurarci in un simile progetto di implicazioni radicali. Ma, non volendo escludere i poveri dall’aver accesso al credito, abbiamo deciso di fare il passo nel buio, ed è così che è nata l’Agenzia di Credito Bangko Kabayan. È passato tanto tempo da quando, come studente, avevo giurato di vivere per portare la giustizia sociale a tutti i costi.  Attraverso l’esperienza di questi anni ho sperimentato che il Vangelo vissuto è la più potente rivoluzione sociale mai esistita. (F. G. – Filippine) (altro…)

«Alerta niño»

Un momento molto importante nella mia vita è stato il 2 Marzo 1997, giorno nel quale  mio nipote, Bruno Alberto, di 8 anni, è scomparso improvvisamente, mentre si trovava in vacanza con la sua famiglia. Il dolore dei genitori, come pure il mio, era enorme, tremendo. Subito, la Comunità dei Focolari, della quale faccio parte si è impegnata in un’intensa ricerca del bambino. Gli Organi di Giustizia  e le istituzioni pubbliche di sicurezza invece erano abbastanza assenti. In Argentina infatti non c’è una legislazione che garantisca l’immediata ricerca di un minorenne quando questo viene rapito. Questo vuoto legale, che allontanava sempre più la possibilità di ritrovare il bambino, accresceva il senso d’impotenza, aggiungendosi al dolore della scomparsa. Intanto i casi di rapimento di bambini si facevano sempre più frequenti. Cercando di andar al di là di questo dolore, che ci ha richiamato sempre Gesù crocefisso che grida l’abbandono, e col desiderio di fare qualcosa affinché altri non sperimentassero la stessa impotenza, è nata la campagna “Alerta Niño” (attenzione  bambino), con l’obiettivo di richiamare l’attenzione del potere pubblico su questa grave situazione. Alla campagna, promossa dalla Comunità dei Focolari in tutta l’Argentina, hanno subito aderito moltissime altre persone di buona volontà. Si è costituita una Commissione con avvocati ed esperti, che hanno appoggiato dei progetti di legge alla Camera della Nazione Argentina, progetti che puntavano alla nascita di un “Istituto di prevenzione e ricerca del minorenne sparito”. L’iniziativa ha avuto l’appoggio di numerosi vescovi ed istituzioni della Chiesa cattolica, di moltissimi enti pubblici e privati e di deputati e senatori di tutto il Paese. Purtroppo, nonostante l’impegno, il percorso legislativo del progetto si è fermato, ottenendo solo l’approvazione di un “Registro Nazionale di Bambini e Adolescenti Scomparsi”, senza prendere in considerazione la necessità di una ricerca immediata dei minorenni. Aderendo alla proposta, sono state presentate alle Camere, più di 85.000 firme da tutta l’Argentina, ed in più numerose lettere da diversi rappresentanti della popolazione. I mezzi di comunicazione locali e nazionali hanno diffuso l’iniziativa e coscientizzato la società su questa problematica e sulla necessità di trovare strumenti di prevenzione e di ricerca per la scomparsa di un minorenne. Tutto questo lavoro è stato finanziato dalla comunione dei beni delle persone del Movimento dei Focolari e con lo sforzo disinteressato di chi ha lavorato nella campagna durante questi 9 anni. Nell’attesa di ottenere l’esito positivo sul piano legislativo nazionale, si sono presentate delle proposte a livello municipale e regionale. La prima attuazione è avvenuta nel Municipio di Rosario, dove il Consiglio Deliberante, il 12 settembre 2002, ha approvato all’unanimità il nostro progetto ed ha sancito una legge comunale, che ha istituito un  “Registro Municipale di Bambini Scomparsi”. E’ nata una linea verde per le denunce e per raccogliere informazioni che, oltre ad orientare e sostenere la famiglia, coordina  azioni con le Forze dell’Ordine, e prevede la diffusione della foto del bimbo nelle pagine web del Municipio e sui mezzi di comunicazione. Nel 2004 si è collaborato nella ricerca di quindici bambini scomparsi, con un esito positivo in tutti i casi, secondo i dati della Difesa Civile. L’esperienza della città di Rosario si è poi diffusa ad altri Comuni ed oggi sono già più di venti quelli che hanno approvato una legge al riguardo, o sono sul punto di attuarla, non soltanto in Argentina ma anche in paesi vicini come Uruguay e Paraguay. Un giorno una mamma disperata ci ha telefonato alle 11 di notte dalla città di  ‘Las Rosas’ (a 120 Km da Rosario), dicendoci che Mariela, la figlia di 14 anni, era improvvisamente scomparsa. Era uscita al mattino per andare a scuola, ma non vi era mai arrivata. Alcuni l’avevano vista alla stazione degli autobus e si pensava che fosse andata a casa di sua sorella che abitava a Rosario. Per questo le autorità non avevano incominciato la ricerca. Le abbiamo suggerito di telefonare alla Difesa Civile. Gli operatori della Difesa Civile si sono messi immediatamente in azione: hanno chiesto delle foto, hanno cercato negli ospedali, nelle questure, in tutta la tutta la città. Proprio per la tempestività con cui si è intervenuti, la ragazza è stata ritrovata durante la mattinata, nel centro della città, in salute anche se un po’ confusa. Di recente è stato approvato da parte della legislatura Regionale un “Registro di Bambini e Adolescenti Scomparsi”, organismo col quale abbiamo collaborato fin dall’inizio. In seguito a questo traguardo raggiunto, con il quale sono stati creati strumenti legali e si è ottenuta la coscientizzazione della popolazione, anche le forze di sicurezza ora si muovono più celermente. Sentiamo che la realtà è cambiata. Ora sono diversi gli enti pubblici pronti ad intervenire in caso di rapimento di un bambino e ci sono più possibilità di poterlo trovare subito. Anche se mio nipote Bruno ancora non è stato trovato, sentiamo una grande e profonda gioia per questi altri bambini ritrovati. (M. G. – Argentina)

Parola di Vita di Novembre 2006

Nel linguaggio comune la parola “giustizia” richiama il rispetto dei diritti umani, l'esigenza di uguaglianza, l'equa distribuzione delle risorse umane, gli organismi chiamati a fare rispettare le leggi.
E' questa la giustizia di cui parla Gesù nel “discorso della montagna”, da cui è tratta la beatitudine? Anche, ma essa viene come conseguenza di una giustizia più ampia che implica l'armonia dei rapporti, la concordia, la pace.
La fame e la sete richiamano i bisogni elementari di ogni individuo, simbolo di un anelito profondo del cuore umano mai pienamente appagato. Secondo il Vangelo di Luca, Gesù avrebbe detto semplicemente: “Beati gli affamati” . Matteo spiega che la fame dell'uomo è fame di Dio, il solo che può saziarlo pienamente, come ha ben capito sant'Agostino che, all'inizio delle Confessioni, scrive la famosa frase: “Ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te” .
Gesù stesso ha detto: “Chi ha sete venga a me e beva” . Lui, a sua volta, si è cibato della volontà di Dio .
Giustizia, nel senso biblico, significa dunque vivere in conformità al progetto di Dio sull'umanità: l'ha pensata e voluta come una famiglia unita nell'amore.

«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati»

Il desiderio e la ricerca della giustizia sono da sempre inscritti nella coscienza dell'uomo, glieli ha messi in cuore Dio stesso. Ma nonostante le conquiste e i progressi compiuti lungo la storia, quanto è ancora lontana la piena realizzazione del progetto di Dio. Le guerre che anche oggi si combattono, così come il terrorismo e i conflitti etnici, sono il segno delle disuguaglianze sociali ed economiche, delle ingiustizie, degli odi. 
Gli ostacoli all'armonia umana non sono soltanto di ordine giuridico, ossia per la mancanza di leggi che regolano la convivenza; essi dipendono da atteggiamenti più profondi, morali, spirituali, dal valore che diamo alla persona umana, da come consideriamo l'altro.
Lo stesso nell'ordine economico: il crescente sottosviluppo e divario tra ricchi e poveri, con l'iniqua distribuzione dei beni, non sono frutto soltanto di certi sistemi produttivi, ma anche e soprattutto di scelte culturali e politiche: sono un fatto umano.
Quando Gesù invita a dare anche il mantello a chi chiede la tunica, o a fare due miglia a chi chiede di farne una con lui , indica un “di più”, una “giustizia più grande”, che supera quella della pratica legale, una giustizia che è espressione dell'amore.
Senza amore, rispetto per la persona, attenzione alle sue esigenze, i rapporti personali possono essere corretti, ma possono anche diventare burocratici, incapaci di dare risposte risolutive alle esigenze umane. Senza l'amore non ci sarà mai giustizia vera, condivisione di beni tra ricchi e poveri, attenzione alla singolarità di ogni uomo e donna e alla concreta situazione in cui essi si trovano. I beni non camminano da soli; sono i cuori che devono muoversi e far muovere i beni.

«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati»

Come vivere questa Parola di vita?
Guardando il prossimo per quello che realmente è: non soltanto un essere umano con i suoi diritti e la sua fondamentale uguaglianza davanti a tutti, ma come la viva immagine di Gesù.
Amarlo, anche se nemico, con lo stesso amore con cui lo ama il Padre, e per lui essere disposti al sacrificio, anche supremo: “Dare la vita per i propri fratelli” .
Vivendo con lui nella reciprocità del dono, nella condivisione di beni spirituali e materiali, così da diventare tutti una sola famiglia.
Allora il nostro anelito ad un mondo fraterno e giusto, così come Dio lo ha pensato, diventerà realtà. Lui stesso verrà a vivere in mezzo a noi e ci sazierà della sua presenza.

«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati»

 Ecco come un lavoratore raccontò la sue dimissioni: “La ditta dove lavoro si è da poco unita con un'altra ditta della stesso settore. Dopo questa fusione, mi hanno chiesto di rivedere l'elenco degli impiegati, perché nella nuova sistemazione del lavoro tre di loro dovevano essere licenziati.
 Tale disposizione, però, non mi è sembrata fondata, ma al contrario piuttosto affrettata, sbrigativa, presa senza alcuna considerazione delle conseguenze di ordine umano che essa avrebbe comportato per gli interessati e le loro famiglie. Cosa fare? Mi sono ricordato della Parola di vita. L'unico modo era fare come Gesù: amare per primo. Ho presentato le mie dimissioni e ho detto che non avrei firmato i tre licenziamenti.
 Le dimissioni non le hanno accettate, e anzi mi hanno chiesto in che modo pensavo di inserire gli impiegati nella nuova organizzazione. Io avevo già pronto il nuovo piano del personale, che rendeva agile e molto utile l'inserimento di tutti nei vari settori. Hanno accettato, e siamo rimasti tutti a lavorare.”

Chiara Lubich

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Il Polo Lionello Bonfanti

Il Polo Lionello Bonfanti

PoloLionelloBonfantiIl card. Antonelli: “L’economia di comunione, niente affatto utopistica” L’arcivescovo di Firenze, cardinale Ennio Antonelli, è intervenuto all’inaugurazione del primo Polo europeo delle aziende di Economia di comunione, che sorge nei pressi della cittadella internazionale dei Focolari, a Loppiano, sui colli toscani, vicino Firenze. Aveva esordito citando il Papa: “Benedetto XVI ha detto più volte che la storia è guidata da minoranze creative. Stasera partecipiamo ad un evento importante di una minoranza creativa”. Ne ha evidenziato le radici: l’amore evangelico, un amore che “non riguarda solo persone singole, elemosina e volontariato, ma riguarda la cultura, le strutture e i dinamismi della società. E’ il criterio di trasformazione del mondo” come afferma il Concilio. “Mi pare – ha aggiunto – che stasera comprendiamo meglio che cosa tutto questo significa”. Ed ha definito l’idea dell’Economia di comunione “niente affatto utopistica”, ma che “certo richiede grandi energie spirituali, grandi motivazioni, ma è così affascinante che può contagiare tante altre imprese”. Il Presidente Prodi: “Quanto si sta inaugurando ha un ruolo esemplare nella società” “In ogni società, per andare avanti abbiamo bisogno di esempi”. Così il Presidente del Consiglio italiano intervenuto a sorpresa alla cerimonia inaugurale. Il Presidente Prodi si è detto grato per questa realizzazione, per l’impegno di “trasparenza nei bilanci, rispetto delle leggi, e libera condivisione degli utili per attivare una rete di solidarietà”. Ed ha ribadito: “Ogni società ha bisogno di esempi, perché altrimenti si inaridisce, e tutto diventa standard ripetitivo. Qui c’è un esempio. Qui c’è un di più a cui non tutti sono chiamati, ma è il  segno di un progresso nella convivenza umana”. Il Polo rende visibile una via economica tesa a sanare il divario tra ricchi e poveri Arrivando al Polo si è subito colpiti dalla originale costruzione che si estende su 9600 metri quadri, ma non appare come un capannone industriale. 5621 gli azionisti. Anche pensionati, casalinghe, studenti sono coinvolti: attraverso l’azionariato diffuso che costituisce la E.di C. spa, si sentono protagonisti di un progetto che ha respiro mondiale. Un’impresa non facile, quella di trasferire la propria azienda o di creare nuove filiali, come è emerso dai flash delle esperienze di questi imprenditori. Ma affascina – è stato detto – venire al Polo per essere una comunità di aziende che si apre al territorio, che si rende visibile per dare il proprio contributo di etica al mondo dell’economia, al sogno di colmare il divario tra ricchi e poveri. Il prof. Zamagni: “Per far rifiorire l’impresa, bisogna ricentrare tutto sulla persona” “La finalità di queste aziende – ha detto Cecilia Manzo, presidente della E.di C. spa, che gestisce e promuove il Polo – suscita la compartecipazione dei dipendenti nella gestione dell’azienda”. E’ proprio quest’ultimo aspetto che è stato sottolineato dal prof. Zamagni, docente di Economia Politica all’università di Bologna. “Oggi, in quest’epoca post-industriale – ha detto – il fattore strategico non è più la macchina, né il capitale, ma la persona umana. Se vogliamo che l’impresa torni a fiorire, bisogna ricentrare tutto sulla persona. Più degli incentivi è importante agire sulle motivazioni di chi lavora”. E’ quanto avviene nelle imprese di Economia di comunione: gli stessi dipendenti condividono il fine per cui l’impresa è nata. “Un’idea geniale, che ha giocato di anticipo”. Chiara Lubich – La consegna di un motto: “Dio opera sempre” La fondatrice dei Focolari, a cui si deve, quindici anni fa, il lancio dell’Economia di Comunione, in un messaggio ha auspicato che il Polo sia “una risposta concreta ai problemi economici di oggi”. Ed ha dato al Polo un motto: “Dio opera sempre”, iscritto su una targa in cotto realizzata dallo scultore Benedetto Pietrogrande, scoperta oggi. “E questo per ricordarci del valore che Dio dà al lavoro, all’ingegno creativo proprio dell’uomo”. Ha poi precisato un altro aspetto di questo progetto: l’essere “parte costitutiva” delle cittadelle del Movimento, chiamate ad essere “un bozzetto di una società nuova basata sul Vangelo”. (altro…)

Il Polo Lionello Bonfanti

PER UNA SOCIETA’ SENZA POVERI – CONVEGNO “SEGNI DI FRATERNITA’ IN ECONOMIA”

COMUNICATO STAMPA N. 3

Incisa in Val d’Arno, 28 ottobre 2006 Per una società senza più poveri – E’ questo il sogno che anima il progetto dell’Economia di comunione lanciato da Chiara Lubich quindici anni fa nel corso di un viaggio in Brasile di fronte allo scandalo del divario crescente tra ricchi e poveri. Un progetto che coinvolge a tutt’oggi oltre 700 imprese che stanno sul mercato, in vari Paesi. Un’esperienza che si rende visibile nei poli imprenditoriali che stanno nascendo in alcune cittadelle dei Focolari. Si inaugura il primo polo europeo, con 15 aziende, la costruzione che sviluppa 9600 metri quadri, sorto presso la cittadella internazionale di Loppiano nei pressi di Firenze. Un convegno, svoltosi ieri, venerdì 27 ottobre, nella cittadella e che ha visto una folta partecipazione internazionale, ha approfondito questa esperienza innovativa. Titolo: “Semi di fraternità in economia”. E’ possibile la fraternità in ambito economico? E’ l’interrogativo da cui trae spunto la sociologa brasiliana Vera Araujo. Evidente è l’urgenza di rifondare i punti nodali dell’economia sul principio di fraternità, in un mondo dove il mercato è diventato “una sorta di potere che impone i suoi criteri di giudizio, cultura, valori, metodi a popolazioni, stati, istituzioni”. Risultato: continua crescita delle disuguaglianze.  L’attuazione in questi 15 anni del progetto dell’economia di comunione dimostra che è possibile basare l’economia sulla fraternità. Non solo: si può imprimere  una svolta, anche se ancora a livello germinale. Ne  ha parlato l’economista Luigino Bruni. La prima idea lanciata da Chiara Lubich è la tripartizione degli utili delle imprese: una parte per i più poveri, una  per il suo  sviluppo e la creazione di nuovi posti di lavoro; una terza parte per la formazione alla nuova cultura del dare in antidoto alla cultura consumista dell’avere. Elementi innovativi che contribuiscono ad un mondo senza più indigenti. “Certo le aziende dell’economia di comunione saranno sempre poche rispetto al numero delle imprese sui mercati, ma – ha osservato il prof. Bruni – i grandi cambiamenti epocali sono spesso il risultato di minoranze carismatiche che hanno dato vita a modelli e a comunità visibili capaci di generare uno spirito emulativo”.  L’urgenza di una svolta  è invocata anche dalla Banca europea. Uno studio sottolinea “che le crisi si fronteggiano oggi ricostruendo società e valori, nella necessità di un nuovo obiettivo che, nelle imprese non sia solo profitto, e nella persona faccia emergere la capacità di ‘solidarietà sociale’”. Lo ha evidenziato la docente di diritto, Adriana Cosseddu. Significativa l’esperienza di un imprenditore nell’ambito farmaceutico, Armando Tortelli, brasiliano. Dirige la Prodiet: 180 dipendenti, 35 milioni di dollari di fatturato. Fa parte del primo polo imprenditoriale, sorto in Brasile nei pressi di San Paolo. Un’impresa che proprio per aver condiviso gli utili, in questi anni ha registrato una crescita anche nei rapporti con i dipendenti, i concorrenti, senza cedimenti alla corruzione ed evasione fiscale. Nel pomeriggio la testimonianza dei poveri. Toccante il racconto di Letty Mumar di Manila. Povertà, morte del primo marito e abbandono poi del secondo marito. Due figli di cui uno down. Poi l’impatto con il centro sociale dei Focolari. L’esperienza dell’amore dei fratelli la porta alla riscoperta di Dio. Gli aiuti dell’economia di comunione. Non è puro assistenzialismo, ma un aiuto che nasce dalla prossimità e immette voglia di crescere in tutte le dimensioni. Il primo figlio arriva all’università, il secondo, down, può frequentare una scuola pur costosa. Si impegna nello sport. Alle para-olimpiadi delle Filippine riceve 8 medaglie, arriva primo alla corsa veloce. Seguono poi brani di lettere giunte da tutto il mondo: rivelano altri squarci di vita che riacquista dignità, spirito di iniziativa, e che mette a sua volta in moto la solidarietà verso altri ancora più poveri. Altri “segni di fraternità in economia” sono emersi dal dialogo che si è aperto in una tavola rotonda con vari protagonisti dell’economia sociale con cui in questi anni i Focolari hanno intavolato un confronto fertile e arricchente:  Acli, Unicoop di Firenze, Compagnia delle Opere, Banca etica, CGM Consorzio.  Sono emerse radici diverse, ma valori comuni, coniugati nei modi e con le opere più varie. Acli – Nascono nel 1945. 900.000 soci. Sono luoghi dove si concretizza la vocazione sociale della persona, specie del lavoratore e si trasforma in cittadinanza, in impegno civile e politico, pre-condizioni della democrazia. “In questi anni – ha detto il Presidente Andrea Olivero – abbiamo cercato di reinterpretare il nostro impegno cercando le vie per umanizzare l’economia. L’impegno attuale: la riscoperta di quanto sancito sin dalla fine degli anni 50: mettere al centro la fraternità. Non sono parole, ma atti, regole concrete, non solo nella comprensione del singolo ma anche nell’’ordinamento politico, economico, civile. Banca Popolare Etica – Nasce nel 1994 dall’associazione di 22 organizzazioni del no profit. “Ma – afferma il dirigente Mario Cavagna,  ha radici molto profonde. Risalgono ad uno dei primi testi sulla finanza etica, sull’onda lunga del ’68. Si incrocia con il nascere del commercio equo e solidale”. E’ una banca di credito cooperativo e promuove il messaggio culturale legato alla finanza etica. Sostiene il mondo no profit e l’economia solidale. Finanzia la cooperazione sociale, la cooperazione internazionale, la tutela dell’ambiente, la società civile. In questi anni diventa socio anche della Edic spa a sostegno della nascita del Polo, per il comune obiettivo di salvaguardare nell’economia la centralità dell’uomo. Unicoop di Firenze – Ha origini nel 1891, quando nasce la prima cooperativa di consumo. Oggi opera nelle 7 province toscane. Un milione di soci, 7500 dipendenti. 2 miliardi di fatturato annuo. Solidarietà, cultura, consumo consapevole.  “L’ultimo versante – ha detto il presidente Turiddu Campaini – è quello dell’attività solidaristica a favore dei Paesi del terzo mondo che si sviluppa in modo più accentuato. In questi anni difficili per l’economia abbiamo cercato di ridurre le voci di costo. Una voce non ha subito flessioni: la voce “solidarietà”. Si riesce a mobilitare 2 milioni di euro, per la realizzazione di progetti con la  collaborazione di varie realtà di volontariato, rilevante quella dei Focolari”. Compagnia delle Opere – Nasce nel 1986 per una intuizione di mons. Luigi Giussani. E’ una associazione di rilevanza nazionale, 41 sedi in Italia. 11 sedi all’estero. Un arcipelago di realizzazioni. Quale il segreto? “Condividendo i bisogni degli altri – ha detto il dott. Antonio Mandelli, presidente della Federazione imprese sociali, tra le opere della Compagnia –  ci apriamo a un dinamismo che ci stimola a fare tutto il possibile e al meglio per rispondere con sistematicità e con creatività a questi bisogni”. CGM Consorzio – Nasce nel 1987. E’ formata da 3 società di scopo e 83 consorzi locali, ci sono associate circa 1300 cooperative di servizi sociali, sanitari, educativi e di inserimento lavorativo per categorie svantaggiate. Entro la rete CGM operano 35.000 lavoratori di cui circa 9000 persone svantaggiate e volontari. Il traguardo: “Migliorare i luoghi dove viviamo,  ha detto Claudia Fiaschi, tra i dirigenti del Consorzio. Ci accomuna l’amore per l’uomo e le comunità operando sul territorio”. In un giro di battute finali, Antonio Mandelli ha espresso una speranza ed un impegno comune: “Come al tempo delle invasioni barbariche, che avevano devastato l’intero territorio italiano, i benedettini hanno contribuito alla ricostruzione della società, così oggi, da questi piccoli luoghi, quali sono queste opere, può partire la rigenerazione della società. Luoghi che hanno un aspetto impegnativo: richiedono tutta la nostra vita”. Claudia Fiaschi ha evocato il concetto della rete “per rendere visibili e dare voce a queste opere che scomodano la cultura prevalente. Farsi cioè carico di comunicare in modo efficace questa esperienza perché si trasformi in prassi, in cultura”. L’impressione comune è che questo confronto abbia segnato l’inizio di un nuovo cammino. Ufficio di Segreteria e Relazioni Esterne via Castagneto, 21 50064 Incisa in Val d’Arno (FI) tel. 055/8334427 info@edicspa.com www.edicspa.com Per informazioni: Stefania Tanesini Addetta stampa cell. 338-5658244