Set 28, 2016 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
A seguito della morte di Paolo VI, «20 giorni dopo, il 26 agosto, sale alla Cattedra di Pietro il “Papa del sorriso”, Giovanni Paolo I. Ma, se il suo brevissimo pontificato dura solo un mese, egli ha tempo per fare un sorriso pure a noi con parole benedicenti». Così scrive Chiara Lubich nel libro “Il grido” (1), dove mette in evidenza il rapporto ininterrotto avuto con i successori di Pietro. Anche con Albino Luciani, pur nel brevissimo tempo del suo pontificato. «Il nuovo papa ha il dono di farsi capire immediatamente da tutti – scrive Guglielmo Boselli (2), allora direttore di Città Nuova –, anche dai bambini. Ha il linguaggio normale, immediato che usava Gesù, la sapienza del cuore che rende capace di comunicare subito un rapporto spontaneo: il dono meraviglioso di chi viene da una lunga esperienza pastorale, sempre a contatto con la gente, e non ha bisogno di discorsi difficili da addetti ai lavori. È un uomo con una vasta cultura umanistica e teologica, che ha superato la fase in cui si trovano coloro che ancora studiano il cristianesimo in laboratorio: le sue parole sono immediatamente quelle che devono essere. Basta che apra bocca e già l’intesa c’è, comunicativa, vera». La sua elezione si era svolta dopo un breve conclave durato solo ventisei ore. Era stato scelto “un apostolo del Concilio”, come si disse. All’udienza con i cardinali, il 30 agosto, infatti, in riferimento alla Lumen gentium 22 toccava uno dei punti chiave dell’ecclesiologia del Vaticano II. «I vescovi – disse a braccio – devono pensare anche alla Chiesa universale… dietro voi vedo i vostri vescovi, le Conferenze, che nel clima instaurato dal Concilio devono dare forte appoggio al Papa… Ecco, questo è vero, però oggi c’è un gran bisogno che il mondo ci veda uniti… Abbiate pietà del povero Papa nuovo, che veramente non aspettava di salire a questo posto. Cercate di aiutarlo e cerchiamo insieme di dare al mondo spettacolo di unità, anche sacrificando qualche cosa alle volte; ma noi avremmo tutto da perdere se il mondo non ci vede saldamente uniti». Dopo soli 33 giorni, il 28 settembre, la notizia sconcertante della sua morte. «Giovanni Paolo I – scrive ancora Guglielmo Boselli (3) – ha avuto il compito, forse, di abbattere le ultime apparenze esterne di ogni “distanza” fra il papa, fra il vescovo di Roma “presidente della carità” e il popolo, che ancora potevano resistere: per fare un dialogo da uomo fra uomini in una chiesa, nella quale tutto è credibile, autentico. Papa Luciani ha fatto la sua parte: forse non doveva, e non poteva, fare di più». Non si fa fatica a riconoscere una chiara continuità con papa Francesco. (1) Chiara Lubich, Il grido, Città Nuova ed., pag 107 (2) Città Nuova, 17/1978, pag. 8 (3) Ibid. 19/1978, pag. 9 (altro…)
Set 18, 2016 | Chiara Lubich, Spiritualità
Vorrei «consolarlo», «correre per il mondo a raccoglierGli cuori» è lo spontaneo impulso che Chiara Lubich avverte quando il 24 gennaio 1944 prende coscienza dell’abissale grido di Gesù in croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Se in quel momento ha sofferto di più – conclude –, vuol dire che in quell’ora ci ha amati di più. Facciamo di lui l’Ideale della nostra vita!». E pensare che allora in teologia non si rifletteva sull’abbandono sperimentato da Gesù! La pietà cristiana concentrava l’attenzione sui dolori fisici, sull’agonia nell’Orto degli Ulivi. Eppure la seconda guerra mondiale e in particolare l’olocausto stavano scavando nella coscienza dell’umanità una voragine che solo quest’estrema esperienza di Gesù poteva in qualche modo colmare. Chiara, ancor giovane, sceglie di cercare e amare Gesù abbandonato negli innumerevoli volti della sofferenza umana personale e collettiva, solo per amore: per non lasciar solo l’Abbandonato. Assai presto, però, fa un’esperienza inaspettata: «Ci si butta in un mare di dolore e ci si trova a nuotare in un mare di amore». Lo strazio si tramuta in gioia e trasforma i rapporti, crea comunione: «Sono due aspetti di una unica medaglia. A tutte le anime mostro la pagina Unità. Per me e per le anime in prima linea dell’Unità: unico tutto è Gesù abbandonato». Gli anni 1949-1951 sono fonti di nuove intuizioni. La ferita dell’abbandono come espressione di massimo Amore diventa per Chiara la chiave di volta della sua visione della storia, della vita umana e prima ancora di Dio. La contempla come «la pupilla dell’Occhio di Dio sul mondo: un Vuoto Infinito attraverso il quale Dio guarda noi: la finestra di Dio spalancata sul mondo e la finestra dell’umanità attraverso la quale si vede Dio». Seguono anni di prova per l’approfondito studio con cui la Chiesa esamina il nuovo carisma, tempo di sospensione che Chiara vive alla luce del Figlio abbandonato dal Padre, convinta che la Chiesa in tutto questo è Madre. Tappa dopo tappa, il volume ripercorre così la traiettoria dell’avventura spirituale di Chiara, attraverso suoi appunti, lettere, diari e discorsi, raccolti in sei capitoli. 160 pagine che potranno accompagnare e rischiarare il nostro quotidiano, con introduzione a cura del teologo Hubertus Blaumeiser. Con l’approvazione dei Focolari da parte della Chiesa, all’inizio degli anni ‘60, si apre una nuova prospettiva: Gesù abbandonato diventa il movente che spinge ad andare incontro alle sfide sociali, alle lacerazioni di ogni tipo, è “maestro del dialogo” in ambito ecumenico e interreligioso, si manifesta come “Dio di oggi” capace di parlare anche a chi non crede, nonché fonte di un grande cambiamento culturale. Con lui l’autrice intraprende quello che ha chiamato il “Santo Viaggio”, un cammino comunitario di santità che ha coinvolto centinaia di migliaia di persone nei cinque continenti: «Egli è il sommo Maestro della vita spirituale, del distacco da noi stessi, dalle persone, da ogni cosa, da ciò che è di Dio ma non è Dio». Così fino a un’ultima “notte” nella quale Chiara si addentra ancor più nell’abissale separazione sperimentata da Gesù e al contempo s’immedesima con la notte collettiva e culturale dell’umanità. «Amando Gesù abbandonato – scrive – troviamo il motivo e la forza per non sfuggire questi mali, queste divisioni, ma per accettarli e consumarli e portarvi così il nostro personale e collettivo rimedio». E si dice convinta: «Se riusciamo ad incontrare lui in ogni dolore, se lo amiamo rivolgendoci al Padre come Gesù sulla croce: “Nelle tue mani, Signore, consegno il mio spirito” (Lc 23, 46), allora con Lui la notte sarà un passato, la luce ci illuminerà». (altro…)
Set 3, 2016 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Anno 1959. A Fiera di Primiero si svolgeva, nel paesino trentino, l’ultima delle prime Mariapoli, etimologicamente “città di Maria”, uno degli appuntamenti tipici del Movimento dei Focolari nei quali, per alcuni giorni, adulti, giovani e bambini, persone delle più varie provenienze, si ritrovano con lo scopo di vivere un’esperienza di fraternità, alla luce dei valori universali del Vangelo. Oggi questi incontri si svolgono ogni anno in numerosi Paesi del mondo proponendo, in contesti diversissimi, la “regola d’oro” che invita a fare agli altri quello che si vorrebbe fosse fatto a sé. Il 22 agosto di quell’anno, nel pieno della “guerra fredda” che contrapponeva il blocco occidentale a quello sovietico, i partecipanti della Mariapoli, provenienti da ben 27 nazioni, decisero di consacrare a Maria sé stessi ed i propri popoli d’appartenenza. La formula di consacrazione fu letta in ben nove lingue presenti e quel “popolo” comprese che la vita di unità, scoperta e sperimentata in Primiero era destinata a diffondersi in tutto il mondo. Oggi, in tempo di “scontro di inciviltà”, i rapporti fra gli stati sembrano al massimo disordine ed è perciò evidente l’importanza dei propositi di quell’evento del ’59,tanto che il nuovo riunito Comune di Primiero ha ospitato, il 27 e 28 agosto, il convegno “I Popoli nella Famiglia umana”, che ha avuto come relatori il giurista Gianni Caso, presidente onorario di Corte di Cassazione, e Vincenzo Bonomo, direttore del corso di laurea in Giurisprudenza presso la Pontificia Università Lateranense. In questo tempo non si parla di popoli, ma semmai di stati. I popoli sono aggregazioni naturali con diritto all’autodeterminazione; gli stati arrivano perfino a negare l’esistenza di popoli indigeni, che pure esistono, per non doverne eventualmente riconoscere il diritto all’autodeterminazione. Si preferisce parlare di “società civile” che ha, al massimo, un’opinione: i popoli non hanno un’opinione, hanno un diritto ad autodeterminarsi e possono, spesso vorrebbero, rivendicarlo. «La pace dei popoli è l’ordine voluto da Dio», affermava Chiara Lubich ed affidava a Maria i popoli, non gli stati. Li affidava alla difesa di Maria perché i popoli hanno diritto alla difesa. «Oggi non c’è più guerra fredda – afferma Bonomo – ma c’è una pace fredda che è forse peggio perché è una pace, o presunzione di pace, non basata su valori condivisi». Cosa rimane oggi di quel “patto” del ’59? L’enunciazione di quei principi è oggi quanto mai attuale per orientarsi nel difficile panorama geopolitico. Secondo i relatori rimane il metodo di lettura dei fatti; rimane l’importante strumento della visione di un mondo unito che non abolisce le differenze ma le esalta. Oggi c’è voglia di riscoprire i valori profetici sanciti in quel lontano ’59 e le persone presenti all’incontro hanno mostrato passione e convinzione. Uno dei politici locali, sindaco degli ex comuni confluiti nell’unificato comune di Primiero, ha affermato che la Mariapoli di Primiero non deve essere per la valle un richiamo turistico ma deve finalmente, con i suoi valori” cambiare la nostra vita”. C’è voglia di far crescere il patrimonio di valori lasciato da Chiara Lubich e fare del Primiero un laboratorio di fraternità tra popoli. Un percorso che si è rivelato anche nella recente non facile unificazione dei quattro comuni, (Fiera di Primiero, Siror, Tonadico e Transacqua), quattro piccoli “popoli” che, per il bene comune, hanno scelto la comunione. Coloro che hanno vissuto quell’esperienza di oltre 50 anni addietro parlano di «semi piantati che bisogna continuare ad annaffiare». Nella discussione si pone un collegamento ideale tra lo “Spirito di Assisi”, nei rapporti tra le religioni e lo “Spirito di Primiero” nei rapporti tra i popoli. La domenica mattina del 28 agosto 2016, nella gremita Pieve di Fiera, si è ripetuto l’atto di consacrazione con la “formula” recitata nel 1959 in quella stessa chiesa. Un segno di festa per una nuova profonda, responsabile idea di pace. di Roberto Di Pietro Fonte: Città Nuova (altro…)
Apr 21, 2016 | Cultura, Focolari nel Mondo
La rivista trimestrale di cultura del gruppo Città Nuova, nel corso della sua storia ha arricchito il dibattito contemporaneo con gli argomenti e le prospettive scaturite dalla cultura dell’unità. Nuova Umanità si presenta oggi come una rivista che «promuove un pensiero aperto, sostenuto dall’impegno scientifico ed esistenziale di quanti vi scrivono, volto alla ricostruzione della trama d’unità sulla quale si dispiegano le vicende umane». Inoltre, «esplora il presente per valorizzare quanto contiene di vero, di bene e di bello; interpella il passato per leggerne la sapienza; scruta l’avvenire per contribuire a costruirlo secondo le migliori aspirazioni delle donne e degli uomini di buona volontà». Alcune novità: – Un elemento grafico in copertina segnala il Focus, cioè il tema caratterizzante il fascicolo. – Ci stiamo approssimando alla ricorrenza dei 500 anni della Riforma luterana. Essendo Nuova Umanità da sempre sensibile ai dialoghi e in particolare all’ecumenismo, il Focus di NU221 è dedicato a Martin Lutero, importante figura della cristianità. Tale Focus è curato da Hubertus Blaumeiser con i contributi di due teologi, il luterano Theodor Dieter e il cattolico Wolfgang Thoenissen. – Le altre rubriche del numero 221 portano i contributi di Piero Coda, Michele Zanzucchi, Fabio Ciardi, Silvio Minnetti e Lucia Abignente. La rivista Nuova Umanità è anche presente sui social network, in particolare su facebook, twitter e con un canale youtube. Attraverso di essi è possibile entrare in dialogo con gli autori che presenteranno i propri contributi, in video di pochi minuti. Per gestire il proprio abbonamento: www.cittanuova.it/cn_abbonamenti
Mar 23, 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
Di fronte alla situazione sempre più insostenibile di conflitto armato diffuso, ampie frange della società civile continuano a far rumore per frenare l’azione dei governi che sostengono con le loro scelte il traffico delle armi, individuata come una delle cause che impediscono la soluzione dei conflitti. Su questo tema è da tempo impegnato anche il Movimento dei Focolari in Italia, che attraverso la rivista Città Nuova e il Movimento politico per l’Unità, in particolare con le sue scuole di partecipazione politica, continuano a smascherare il coinvolgimento dell’Italia nella produzione bellica. Il Paese, infatti, sede di basi militari strategiche, continua a produrre armi di alta tecnologia che arrivano anche nei Paesi del Medio Oriente, come riportato da Città Nuova. Dai porti della Sardegna transitano bombe destinate all’Arabia Saudita, Paese interessato al conflitto siriano e alla guida di una coalizione impegnata nella guerra in Yemen, con migliaia di vittime, condannata dall’Onu.
Cosa fare allora? Il lavoro di un anno, accompagnato da esperti di geopolitica internazionale, ha portato alla stesura di un appello dalle richieste concrete, presentato ai deputati e senatori disponibili: • Il rispetto della legge 185/90, sul «controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento». In particolare si chiede di interrompere l’esportazione e il transito sul territorio nazionale di armi dirette a Paesi in conflitto o che stanno commettendo gravi violazioni dei diritti umani. • Lo stanziamento di fondi per la riconversione a fini civili dell’industria bellica, con riferimento a quanto stabilito nell’art. 1 comma 3 della legge 185/90. • La trasparenza e il controllo delle transazioni bancarie relative ad importazioni, esportazioni e transito di armamenti. A queste si aggiungono anche la richiesta dell’inserimento nell’agenda politica dei temi dell’integrazione e dell’accoglienza, e dell’investimento di maggiori risorse nella cooperazione internazionale. I giovani promotori dell’incontro del 16 marzo sono ben consapevoli dei poteri in gioco e dell’apparente giudizio, anche benevolo, di ingenuità che accompagna le loro istanze, ma, come dicono, «riteniamo di avere una responsabilità, dovuta proprio agli ideali che ci muovono, e quindi non possiamo tacere né guardare passivi la realtà che ci circonda. Lavoriamo nel nostro quotidiano per costruire la fraternità e da qui partiamo per interpellare i governanti». La riflessione in Parlamento è stata arricchita dal contributo di Pasquale Ferrara, diplomatico e docente universitario di relazioni internazionali, di Shahrzad Houshmand, teologa islamica che insegna alla Pontificia università gregoriana, del direttore di Città Nuova Michele Zanzucchi, e del professor Maurizio Simoncelli, cofondatore dell’Istituto di ricerche internazionali archivio disarmo.
Alle radici c’è la spiritualità di Chiara Lubich, che ancora nella sua Trento ha visto gli orrori della seconda guerra mondiale, e che in tutta la sua vita, attraverso il dialogo con persone di fedi e culture diverse, ha gettato semi di una convivenza pacifica. Chiara, appena 28enne, aveva messo piede nel Parlamento italiano per incontrare Igino Giordani, nel 1948. «L’augurio è che i giovani possano incidere sull’agenda politica, come abitanti del presente e del futuro» dichiara Silvio Minnetti, presidente del Movimento politico per l’Unità in Italia (MPPU). «I giovani ci pongono delle domande, provocatorie, esigenti, e chi è sul campo politico vuole accoglierle, impegnandosi in prima persona nelle proprie scelte di voto, ma anche avviando una riflessione seria per dare concretezza alle risposte». Per incidere ancor di più sull’agenda politica, l’MPPU Italia ha in programma di organizzare a Montecitorio nei prossimi mesi, un Laboratorio di ascolto reciproco e condivisione sull’appello dei giovani, con la partecipazione di parlamentari, esperti, giovani e rappresentanti del Governo. Leggi anche: Non possiamo tacere davanti alla guerra Costruire la pace, ogni giorno (testo dell’appello) Produzione di armi. Una questione di coscienza Armi, utopia e principio di realtà (altro…)