Movimento dei Focolari
1° maggio, la festa di Loppiano

1° maggio, la festa di Loppiano

Umberto Giannettoni

1° maggio a Loppiano è sinonimo di festa dei giovani. Umberto Giannettoni, vissuto per 40 anni nella cittadella internazionale e scomparso da pochi giorni, è un testimone diretto della nascita e degli sviluppi di un evento che in seguito è diventato un appuntamento imperdibile per migliaia di giovani che, in tutti i continenti, credono e lavorano per portare l’unità e la pace nel mondo. Tra i suoi ricordi, anche quelli legati ai prodromi del Genfest. Il testo che segue è tratto da “In una storia tante storie”, una autobiografia, composta talvolta in terza persona, talvolta in prima, che lo stesso autore ha definito “personale dono e testimonianza”. «“Una testimonianza data come servizio è buona, ci rende buoni..” (Papa Francesco). La storia di ognuno è un armonioso intreccio tra quanto l’uomo riesce a realizzare col lume della sua ragione, le sue forze e quanto gli viene gratuitamente offerto dalla penetrante luce della divina rivelazione, in un continuo divenire». 6207111132_0f401954ef_o1° maggio 1971, prima festa dei giovani a Loppiano. «Chiara Lubich, dopo un incontro col Priore di Taizé, a Rocca di Papa (Roma), parla della cittadella come di una “città dei giovani”. Giorgio Marchetti, stretto collaboratore di Chiara, durante un suo viaggio a Padova, si ferma per pochi momenti a Loppiano. Racconta di quanto Chiara ha detto. Umberto ha come un lampo nell’anima. Bisogna rispondere subito a Chiara. Il week end organizza una gita con i responsabili dei focolari della scuola al Passo del Muraglione, sull’Appennino. La mattina della domenica, due pulmini ed una macchina partono. In un bar del Passo si studia la possibilità di un grande incontro di giovani a Loppiano, per il primo maggio […]. Saranno chiamati a partecipare giovani di varie zone e nazioni. Ognuno sarà invitato a dare un contributo artistico. Quando escono dal bar, li sorprende una scena particolare. La strada è una lastra di ghiaccio. La pioggia, seguita da un abbassamento di temperatura, ha prodotto questa situazione. I pulmini non riescono a tenere la strada, hanno una forte impressione che qualcuno voglia impedire di portare avanti la decisione presa […]». «È presente a Loppiano un bel gruppo di giovani ricchi di talenti. Fra i molti Heleno Oliveira, un giovane brasiliano, cantautore, che molto contribuirà per la parte artistica. Tutti si impegnano al massimo. Il primo maggio 1971 nell’anfiteatro naturale di Campo Giallo, sotto un sole splendido, vediamo arrivare migliaia e migliaia di giovani. La giornata, a cui hanno dato un contributo in molti dell’Italia e dall’Europa, si dimostra di una grande efficacia per i giovani, che la sera partono felici e pieni del divino che hanno sperimentato. Da Trento viene Paolo Bampi, un giovane malato di leucemia che canta una canzone travolgente: “…ma cosa cercate, ma cosa volete…”. Quindi, il Gen Rosso, canta “Dio Amore”. Poi pezzi di teatro, di danza. Ogni singolo numero è premiato con un “primo premio”, che la giuria attribuisce con motivazioni diverse: bellezza, unità, contenuto, impegno. È un crescendo di gioia sincera ed esplosiva che contamina tutti. Sul far della sera, sotto i raggi di un sole che indora, in una calma solenne dopo l’intensa giornata […] la forte impressione della presenza di Maria». Dopo una seconda radunata festosa dei giovani, nel 1972, ancora più frequentata, «Chiara Lubich capisce che sarà uno strumento importante per tutto il movimento giovanile. Decide di coinvolgere i Centri Gen Mondiali che parteciperanno all’organizzazione del “Genfest” del 1973, sempre a Loppiano. In quell’anno, Don Pasquale Foresi (cofondatore del Movimento dei Focolari) è presente e pronuncerà un discorso importante sulla chiamata a seguire Gesù. Nell’anfiteatro all’aperto sono presenti quasi 10 mila giovani». Ormai il Genfest è nato! Fonte: www.loppiano.it Segui la diretta: https://www.primomaggioloppiano.it/live/ (altro…)

Vangelo vissuto: dalla morte alla vita

Vangelo vissuto: dalla morte alla vita

Sono nato in un paesino del nord Italia, 67 anni fa. Durante l’adolescenza i miei unici interessi erano la musica e il disegno. Per i continui conflitti con i miei, ben presto abbandonai casa e scuola. Chitarra, capelli lunghi, la mia band: questo divenne il mio mondo. Con alcuni amici formammo una comune dove vivevamo, suonando e sognando insieme. Un posto di passaggio, dove circolava l’hashish. Conobbi Laura, che divenne la mia compagna, con la gioia e l’incoscienza dei vent’anni. Lei, saltuariamente, faceva uso anche di droghe pesanti. Per aiutarla a smettere feci un gesto di cui in seguito mi sarei pentito amaramente: provai anch’io. Fu l’inizio di una china che giorno dopo giorno ci condusse in un abisso senza fondo, nella prostrazione di dover reperire dosi quotidiane sempre più forti. Anni di paura, di euforia alternata a crisi d’astinenza, ricoveri in ospedale e continue ricadute. Fino al carcere. Scontata la pena, decidemmo di partire per l’India per imparare a suonare i Tabla, tipico strumento a percussione. L’India ci apparve affascinante, al punto da farci dimenticare l’Occidente e il suo materialismo, riuscendo a stare lontani da qualsiasi droga. Al rientro l’impatto fu molto duro. L’Italia in quel periodo era come paralizzata dal terrorismo di stampo politico. Disorientati, trovammo di nuovo conforto tra le braccia dell’eroina, ci aiutava a non pensare. Il vortice della tossicodipendenza ci risucchiò in un modo ancora più spietato. Seguirono anni di degrado fisico e morale. Fino a un bivio drastico: la pazzia o la morte. Tornai in India per disintossicarmi. Ma da solo, per evitare di condizionarci e di ricadere nel giro. Di nuovo in Italia, accettai, di malavoglia, di andare da uno zio in Toscana.

La cittadella di Loppiano

Fu la svolta. Da lui, stranamente, mi sentivo accettato e rispettato, come uno di casa. L’idea che animava la vita della sua famiglia era che Dio è Amore, ama tutti personalmente e senza condizioni. Questa proposta cominciò ad affascinare anche me. Il 1° maggio 1982, con i miei cugini, andammo a Loppiano per un meeting di giovani di tutto il mondo. Sempre più convinto di voler fare mia questa vita, cercavo di stare a stretto contatto con gli abitanti della cittadella, che, avevo scoperto, avevano messo a base della loro vita il Vangelo. Desideravo comunicare a Laura quanto mi era accaduto, e andai a trovarla. La sua reazione fu comprensibilmente dura, si sentiva tradita. Dopo alcuni mesi, mi scrisse una lettera. Era in carcere, voleva vedermi. Ringraziai Dio: dal fondo non si può che risalire.“Fa’ di me uno strumento per la sua redenzione!”, pregavo. Ogni settimana mi recavo da lei per un colloquio. Scontata la pena, dopo un anno e mezzo, iniziammo insieme una nuova vita, aiutati costantemente dalla nostra nuova famiglia, i Focolari. Maturammo il desiderio di sposarci in chiesa. La vita prese a scorrere serena e fiduciosa, arricchita dall’arrivo di due figlie. Laura si diplomò infermiera professionale. Ma proprio sul posto di lavoro, dopo qualche tempo, perse la testa per un collega. Chiese la separazione. Dopo aver lottato invano per evitare questa rottura, trovai un appartamento e andai a vivere da solo. Quindi i primi segnali di una malattia, sempre più grave, fino alla necessità di un trapianto. I medici dissero che mi restavano poche settimane di vita e mi ricoverarono immediatamente. Un tempo prezioso, quello trascorso in ospedale, in cui cercavo di preparare la mia anima, fissandola solo in Dio, con quotidiani atti d’amore verso gli altri ammalati, specie quelli più soli. Si trovò un fegato compatibile per tentare il trapianto. L’esito fu al di sopra delle aspettative, e dopo qualche tempo venni dimesso. Due anni fa una telefonata: Laura mi chiedeva di stare con le figlie, perché lei doveva essere ricoverata. Corsi subito. La diagnosi, senza appello, insperatamente aveva riunito la famiglia. Ci siamo perdonati a vicenda, grati di poter fare questo ultimo tratto di strada insieme. Negli ultimi istanti, mentre lentamente sussurravo al suo orecchio, più volte, “Ave Maria”, lei di tanto in tanto accompagnava la mia preghiera con un sospiro: mai prima avevamo pregato insieme. Alle ultime parole del “Salve Regina”, …mostraci, dopo questo esilio, Gesù.., Laura è volata in Cielo. (S. B. – Italia) (altro…)