Feb 14, 2018 | Chiara Lubich, Cultura
Un’autobiografia come questa ha l’indubbio merito che a narrare avvenimenti di rilevanza storica sia un testimone diretto di quei fatti. Certamente, il racconto di Giuseppe Andrea Balbo non sfugge al limite della soggettività. Tuttavia, nel sentirlo parlare di sé, della sua vita e degli incontri che hanno determinato le sue scelte, quello stesso limite sembra diventare un pregio. Tra gli incontri determinanti c’è stato in particolare quello con Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, per la quale Giuseppe Andrea Balbo divenne presto padre Novo. L’incontro tra loro ebbe luogo nel periodo in cui il “seme” della fondazione era già nella terra buona della Chiesa e della società, ma aveva bisogno di “morire” per portare i frutti promessi dal Vangelo. Padre Novo divenne allora testimone privilegiato di quell’epoca, allo stesso tempo difficile e feconda, e degli anni che segnarono la fioritura del Movimento fondato dalla Lubich. Collana Verso l’unità Citta Nuova Editrice Un incontro luminoso
Dic 30, 2017 | Chiara Lubich, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
A me sembra che per ridare alla famiglia il suo vero volto, per ridonarle il suo splendore, accanto ai discorsi, agli ammonimenti, alle direttive (…) valga quell’esempio luminoso e universale che la Sapienza eterna ha escogitato: la famiglia di Nazareth. Ad essa tutte le famiglie del mondo, che sono e che saranno, possono guardare come a modello e a tipo. E non solo le famiglie: i singoli componenti di esse possono ispirarvisi per sapere quale il comportamento da adottare, gli atteggiamenti da assumere, i rapporti da animare, le virtù da coltivare. Ogni uomo della terra che sia sposo e padre, potrà sempre trovare in Giuseppe, lo Sposo di Maria, il padre putativo di Gesù, una luce, uno sprone, una fonte di ispirazione. Da lui imparerà la fedeltà a tutta prova, l’eroica castità, la forza, la silenziosa operosità, il rispetto, la venerazione, la protezione per la madre dei suoi figli, la partecipazione alle preoccupazioni familiari… E ogni donna, che sia moglie e madre, potrà scoprire in Maria il proprio dover essere, l’uguaglianza con l’uomo e la propria identità. Vedrà nella Sposa di Giuseppe realizzato in pieno il desiderio d’esser anch’essa protagonista, comprenderà da lei come oltrepassare la cerchia familiare per diffondere, al bene di molti, le ricchezze che le sono proprie: la capacità di sacrificarsi, l’interiorità che la fa sicura, la religiosità che la distingue, il bisogno innato d’elevarsi ed elevare irradiando candore, bellezza, purezza. Così i figli troveranno in Gesù figlio di Maria e di Giuseppe, composte in mirabile unità, le due tendenze che li possono tormentare: il bisogno di affermarsi come un’altra generazione che ha da aprire un nuovo capitolo nella storia e il desiderio di ripararsi all’ombra dei propri cari nell’amore e nell’obbedienza. Sì, la Sacra Famiglia, il gioiello dell’umanità associata, che rispecchia la vita della Trinità dove l’amore fa uno Dio, sia oggi di fronte a noi, stia con tutti noi (…) per il bene della famiglia nel mondo, della famiglia nella Chiesa e per la gloria di Dio. Da: Chiara Lubich – Messaggio al FamilyFest 1981 (altro…)
Mag 15, 2017 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
È la fine del 1945, a Trento (nord Italia), appena finita la guerra. Marco ha 19 anni e attraversa una profonda crisi spirituale. Un religioso amico lo invita ad un incontro. Una giovane, poco più grande di lui, “parlava di Dio con un fervore e una convinzione che non lasciavano dubbi”, ricorderà. Quella giovane è Chiara Lubich, circondata da un gruppo di ragazze che, come lei, hanno scelto Dio come l’Ideale della loro vita. In breve, Marco diventa il primo giovane a seguirla: il primo focolarino. La famiglia Tecilla è una famiglia semplice: il papà fornaio, la mamma infermiera, una sorella e tre fratelli. Con la crisi del ‘29 il papà perde il lavoro. «Ricordo che si copriva nei mesi freddi con un mantello – racconta Marco – e io lo accompagnavo da un panificio all’altro dove bussava per avere un lavoro o una sporta di pane da sfamarci. Solo più tardi scoprii che mentre con una mano teneva la mia, con l’altra faceva scorrere la corona del Rosario». Nonostante le carenze materiali, la sua è un’infanzia serena e vivace. Compiuti i 14 anni e terminata la scuola professionale comincia a lavorare come apprendista presso una ditta commerciale. Nel gennaio del ‘43 muore il padre. Scoppia la guerra e arrivano i bombardamenti su Trento. La famiglia Tecilla sfolla sulle montagne. Marco evita la chiamata alle armi svolgendo un servizio civile. Intanto, viene assunto come operaio nella ferrovia Trento-Malè. La sorella Maria comincia a frequentare spesso dei ritiri spirituali e cerca vestiti per i poveri. La famiglia e anche Marco, giudica questo comportamento “esagerato”, finché arriva per lui l’invito dell’amico religioso ed il suo incontro con Dio Amore.
Da quando conosce Chiara e il primo gruppo di ragazze, si reca spesso alla “casetta” di piazza Cappuccini, dove abitano, per fare delle piccole riparazioni. È attirato dall’aria soprannaturale che vi si respira. «Una sera – ricorda – dovetti fare una riparazione più lunga del solito. Chiara lavorava di cucito seduta accanto al tavolo. All’improvviso si rivolse verso di me e disse: “Gesù, se venisse oggi, sarebbe Gesù 24 ore su 24, che lavora, prega, mangia, riposa… oggi sarebbe un Gesù elettrotecnico, come te…”». Marco rimane molto colpito da «questa nuova visione cristiana. Vedevo aprirsi davanti a me un orizzonte nuovo, pieno di luce. Quando uscii dalla “casetta” il cielo era trapunto di stelle. Iniziava per me una nuova vita, dovevo voltar pagina e abbandonarmi tra le braccia di quel Dio che mi si era manifestato AMORE». Marco sente che Gesù lo interpella: «Se vuoi essere perfetto va, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi. Seguire Gesù, ecco la mia strada». La sera del 27 novembre 1948, nasce il primo focolare maschile, con Livio che, nel frattempo, si è aggiunto. Marco allora non sa che l’aspettano, negli anni che verranno, trenta traslochi! Infatti il Movimento nascente si estende rapidamente in tutto il mondo e Marco si sposterà in tante città di Italia… Nel ‘53 a Innsbruck, nel ‘58 in Uruguay, Argentina, Brasile e Cile; nel ‘60 Trieste e poi, oltre cortina, a Zagabria. Il 22 novembre 1964 viene ordinato sacerdote e riparte per il Brasile fino al ‘67, poi torna ancora fino al ‘71. Quindi, al Sud Italia e poi a Milano, Padova, e infine nella sua Trento dove torna dopo 31 anni. È allora che trova il terreno per il nascente Centro Mariapoli di Cadine e partecipa al progetto che Chiara Lubich lancia nel 2001: Trento ardente. Alla fine di quell’anno Chiara lo vuole al Centro del Movimento, a Rocca di Papa (Roma), dove resterà gli ultimi anni della sua vita.
«Era incontenibile la sua gioia quando veniva a Loppiano a fare lezioni di Spiritualità ai membri di tutte le scuole – ricorda Redi Maghenzani, che ha vissuto 20 anni con lui –, con una particolare attenzione per le nuove generazioni di focolarine e focolarini. Ci lascia una scia di luce che non si spegne». Marco, ha seminato amore in tante parti del mondo –ricorda Armando Droghetti, focolarino che l’ha accompagnato negli ultimi anni –; quell’amore che ha fatto nascere l’unità fra gente di ogni condizione sociale e culturale, come testimoniavano le innumerevoli persone che sono passate a trovarlo in questi mesi, in particolare da quando un anno fa circa piccoli ictus hanno portato conseguenze a vari livelli. Ma, mentre tutto cala in Marco (le corde vocali sono sempre più deboli e le gambe sono come bloccate) questa situazione spinge tutti noi, con Marco in testa, ad un supplemento di amore reciproco. Sulla base di una vita spirituale e di unità sempre più intensa in focolare, anche l’inaspettata crisi dell’8 maggio non coglie Marco e anche noi impreparati. In una breve fase di ripresa dice sicuro: “Io devo solo essere purificato”. Accoglie il medico, con quei suoi occhi luminosi che l’avvolgono d’amore. Ed è questa anche l’impressione di tanti venuti a dargli un ultimo saluto. Dicevano che, oltre il senso di orfanezza che provavano per la sua partenza, era più forte la realtà a cui Marco li aveva preparati dicendo sempre che lui è niente e che Dio è tutto e che noi solo in Lui viviamo». Maria Voce, presidente dei Focolari, evidenzia tra l’altro che «Marco lascia in tutti noi l’impronta della radicalità dei primi tempi del Movimento con la sua fortezza e fede nel carisma dell’unità, con la purezza della sua vita evangelica». In un’intervista rilasciata il 31 marzo 2008, pochi giorni dopo la morte di Chiara Lubich, Marco dirà con forza: «Finché ho un po’ di fiato, un po’ di respiro, il mio desiderio è quello di poter donare tutto me stesso per le nuove generazioni. Sono sicuro che chi verrà dopo di noi farà cose maggiori delle nostre, proprio per la ricchezza che viene trasmessa dal carisma dell’unità, che non morirà mai». (altro…)
Dic 21, 2016 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Aletta (la seconda a destra) con Chiara Lubich (la prima a sinistra)
Nata a Martignano (Trento) il 27 novembre 1924, Vittoria Salizzoni, trasferitasi per un periodo con la famiglia in Francia, ancora tredicenne avverte la chiamata di Dio: un guizzo interiore che per il momento cerca di accantonare. A 21 anni conosce Chiara Lubich e rimane affascinata dalla novità di vita di cui lei è portatrice. Non ha più dubbi: la via con la quale rispondere alla “chiamata”, percepita fin da ragazzina, è il focolare. Aletta (così Chiara la chiama per invitarla a dare un colpo d’ala, senza guardare indietro), per vent’anni è vicina a lei nello scoprire e attuare i tratti del Carisma che lo Spirito Santo andava rivelando. Fra questi, oltre alla specifica spiritualità dell’unità che lo caratterizza, i principali aspetti concreti del vivere cristiano. Uno di questi, che particolarmente si adatta alla figura di Aletta, è la cura della salute e la salvaguardia dell’ambiente. Aspetto questo che le viene spiegato un giorno da Chiara stessa: «È tutta l’umanità di Gesù; la vita di Gesù in quanto uomo. Gesù è nato da donna come noi, ha avuto freddo, ha avuto fame, ha pianto, ha conosciuto l’affetto umano … Ha dato da mangiare agli affamati, moltiplicato i pani e i pesci, ha guarito tanti ammalati, ha salvato anime. Ma soprattutto ha avuto tanto amore per l’uomo e per la sua sofferenza … La sofferenza, la morte e la resurrezione sono anch’esse espressioni di questo aspetto». Negli anni ‘60 -’70 Chiara le chiede di andare ad aprire il focolare a Istanbul, dove Aletta avrà numerosi e profondi contatti col Patriarca Athenagoras I. Così, per varie volte, ha l’occasione di accompagnarla nelle sue visite al Patriarca. Nella permanenza in quelle terre, Aletta scopre la bellezza della Chiesa ortodossa e delle Chiese d’Oriente, nelle quali vede sottolineata il tradurre la verità in vita, esaltando l’amore. I contatti da lei stabiliti sono i prodromi di un dialogo che sarà fecondo e che continua tuttora con l’attuale Patriarca ecumenico, Bartolomeo I.
Dopo la morte di Athenagoras, Aletta si trasferisce in Libano. Sono anni tormentati dalla guerra civile che, col suo susseguirsi dei bombardamenti, ripete la lezione dei primi tempi a Trento: “tutto crolla, solo Dio rimane”. Condivide con la gente del posto la precarietà e il rischio di quei lunghi anni di guerra, sorreggendo, consolando, infondendo speranza. Difficoltà e pericoli non impediscono il diffondersi del carisma dell’unità, non solo in Libano ma anche in tutto il Medio Oriente, che Aletta visita periodicamente. Nel 1990 ritorna a Roma per restarvi. «Nei primi anni di Piazza Cappuccini – racconta Palmira, anche lei del primo gruppo di focolarine di Trento – andavamo con Aletta nelle valli ad incontrare le prime comunità che andavano formandosi. Era come un angelo, e si capisce perché Chiara l’ha chiamata subito Aletta. E come l’ala di un angelo è stata, per Chiara e per tutti noi, in questi suoi oltre 70 anni di vita in focolare. Parlava poco, ma quel che diceva metteva subito nell’essenziale. Ciò che la caratterizzava era la semplicità, una innata serenità; un equilibrio psicofisico invidiabile». Dieci giorni prima della sua dipartita, Aletta registra un video-messaggio ai giovani del Movimento, i gen, riuniti in congresso: «Voglio salutare tutti i gen del mondo per il loro 50° di vita. Che vadano avanti, sono giovani, hanno forze ancora, possono fare tutto quello che vogliono!». La presidente dei Focolari, Maria Voce, nel dare l’annuncio al Movimento nel mondo della partenza di Aletta, scrive: «Accompagniamo nella gioia e con immensa gratitudine il ritorno di Aletta alla casa del Padre. Non potremmo avere un modello migliore di chi come lei ha dato la vita senza risparmio». A cura di Anna Friso (altro…)
Ott 11, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Lionello nasce il 10 ottobre 1925, a Parma, in una famiglia benestante da cui riceve un’educazione basata sull’onestà e autenticità. Frequenta il liceo negli anni segnati dalla seconda guerra mondiale, nei quali avverte una particolare “attenzione” verso i problemi sociali e civili. Nel ‘43 s’iscrive alla facoltà di Giurisprudenza e si laurea nel ‘47 a pieni voti e con la lode, dopo un periodo d’interruzione che trascorre in prigione per aver aiutato il movimento partigiano. Dopo la guerra si occupa con impegno delle attività formative e culturali della FUCI (Universitari Cattolici Italiani) e delle attività politiche della Democrazia Cristiana, non trascurando l’assistenza ai poveri nella Conferenza di S. Vincenzo. Ma teme l’imborghesimento. Aderisce quindi ad una iniziativa che riunisce giovani desiderosi di un approfondimento spirituale alla luce del Vangelo. Lì viene a conoscenza della spiritualità dell’unità di Chiara Lubich e, nel gennaio del ’50, incontra Ginetta Calliari, una delle prime focolarine. «Ella ci parlò assai semplicemente ma con grande convinzione. (…) Il cristianesimo che mi veniva esposto era così fresco ed affascinante che quasi mi pareva di ascoltare per la prima volta cosa fosse il cristianesimo stesso », ricorda. Insieme a questa crescita spirituale ne segue anche quella professionale: diventa il più giovane pretore d’Italia. Nel ’53 partecipa alla Mariapoli estiva, dove si approfondisce la spiritualità dell’unità. Incontra Chiara Lubich, Pasquale Foresi e Igino Giordani. Sono giorni che segneranno per sempre la sua vita. Li ricorda così: «Quella convivenza, pur essendo di piccole dimensioni, aveva una sua completezza: c’erano vergini e coniugati, sacerdoti e operai. Poteva essere modello della più grande società, avendo in sé una legge di valore universale. Vidi in quel “corpo” di persone unite in Cristo, pur nella povertà dei mezzi materiali, pur composto da persone non prive di difetti e di ingenuità, un organismo in cui il Signore aveva deposto una luce, una legge, una ricchezza destinate a dilagare in tutto il mondo (…)». In quel convegno decide di seguire Dio nel focolare. Nel ‘61 fa un passo che suscita scalpore: lascia la professione (nel frattempo era stato nominato Sostituto Procuratore della Magistratura a Parma) per dedicarsi completamente al Movimento. Il settimanale Gente pubblica un articolo su questo Magistrato che «aveva lasciato la toga per la Bibbia». Nel ‘62 riceve il «Premio della bontà» dalla Regione Emilia.

Loppiano: Lionello Bonfanti e Renata Borlone
Troviamo Lionello a Roma, alla prima scuola internazionale di Grottaferrata, quindi a Torino e poi nella cittadella di Loppiano nel ‘65 dove, per 15 anni, insegna ai giovani focolarini e dedica tutto se stesso allo sviluppo della nascente cittadella con “l’amore reciproco come legge fondamentale”. Diventa sacerdote nel ’73 e per lui si tratta di «essere al servizio del carisma, essere una trasparenza d’amore, essere “più Gesù” per gli altri». Nell’ ‘81 ricopre vari incarichi al centro del Movimento a Rocca di Papa. Dopo la licenza in Teologia e Diritto Canonico, diventa un esperto di associazioni laicali, svolgendo un’opera preziosa di consulente per la formulazione degli Statuti del Movimento dei Focolari (Opera di Maria), a contatto con i migliori canonisti della Santa Sede. Nell’estate dell’ ’86 gli viene diagnosticato un tumore e spesso gli ritornano alla mente e al cuore alcuni pensieri di Chiara Lubich, specie uno su Maria: «È tutta bella l’Ave Maria in ogni sua espressione, ma oggi io vorrei suggerire di sottolineare con il cuore in modo particolare la duplice richiesta: “Prega per noi peccatori adesso” e “nell’ora della nostra morte”, affinché Maria ci assista con la sua intercessione presso Dio in ogni nostro attimo presente e perché in quel momento importante, che è la morte, sia presente presso di noi in modo speciale». Muore improvvisamente l’11 ottobre. C’è chi l’ha definito “uomo delle Beatitudini”, perché proprio in esse lo troviamo rispecchiato: nella purezza di cuore, nella mitezza, nella misericordia, nella pace, nella fame e sete della giustizia. La frase del Vangelo che ha orientato la sua vita è, infatti, “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6, 33). (altro…)