21 Dic 2018 | Centro internazionale
Auguri di Natale di Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari https://vimeo.com/307656826 E’ Natale! Se io guardo intorno a me nelle città ma anche nei media in genere, mi domando: “Ma che cos’è Natale?”. E sento un frastuono, perché è pranzi, doni, addobbi, luci, mercatini…, e questo frastuono mi sembra che voglia coprire – senza riuscirci – il grido di dolore e di sofferenza di tanta parte dell’umanità che chiede solidarietà, rispetto, accoglienza, pace, giustizia. In definitiva chiede amore. E l’uomo non glielo sa dare; ma Dio sì, Dio lo sa dare e lo dà da Dio. E quel Bambino che vediamo nel presepe in questo Natale, come in tutti i Natali, ci dice proprio l’amore di Dio, un Dio che ama talmente l’uomo da farsi come lui, da farsi piccolo, indifeso, da affrontare tutte le sofferenze, non solo da affrontarle ma da viverle, tutte le sofferenze dell’umanità fino alla morte. Un Dio che in questo modo, venendo a vivere fra gli uomini, ridice il suo “sì” all’umanità per ricongiungerla ancora una volta a lui. Questo “sì” di Dio all’uomo è rappresentato in quel Bambino a Betlemme, in quel Bambino che gli uomini non vogliono più sentire neanche nominare. Sono stata in un Paese dove per mantenere tutto l’apparato del Natale senza riferirsi a Dio hanno inventato la “Festa dell’inverno” per fare tutto questo. Eppure questo Dio ama l’uomo, continua ad amare l’uomo e ce lo ridice ancora. E questo Bambino non solo ci mostra l’amore di Dio ma ci partecipa l’amore di Dio, ce lo dona, ce lo fa vivere, ci insegna come fare e ci invita a fare altrettanto, cioè ad essere per gli altri uomini la testimonianza dell’amore di Dio, e dare agli altri uomini l’amore di Dio, un amore come il suo, cioè un amore che non fa preferenze, un amore che arriva a tutti, un amore che non innalza steccati, che non ha pregiudizi, che non fa differenza fra nessuno; un amore che è capace di aprire il cuore, di aprire le mani, di aprire le braccia, di aprire la borsa, di aprire la casa. Se un amore così vive fra gli uomini allora è Dio stesso che vive fra gli uomini, e lui è l’unico capace di far casa a tutti, di far famiglia con tutti, di rendere tutti fratelli, di far veramente festa. E questo è Natale. Se noi viviamo così questo è il vero Natale per noi. E’ questo Natale che io vorrei vivere e che vorrei augurare a tutti. Buon Natale! (altro…)
28 Nov 2017 | Centro internazionale, Cultura, Ecumenismo, Spiritualità
La parola chiave è cammino. Perché «la verità si cerca camminando». Si entusiasma Emmaus, come la chiamano i suoi compagni di movimento, quando descrive la visione di Papa Bergoglio sull’ecumenismo. Le brillano gli occhi di fronte ad una realtà ecclesiale la cui vocazione è proprio l’unità. Nei percorsi tracciati dalla sua fondatrice, Chiara Lubich. Uno dei pochissimi movimenti, nati in seno alla Chiesa cattolica, che accetta come appartenenti anche i fedeli di altre chiese. Una vera rarità in tempi di frammentazione. «Penso che il cattolicesimo vero sia quello che Dio pensa, un insieme di comunità ognuna con la propria identità. Penso che si arriverà, perché si deve arrivare, a che tutti siano uno. L’ha chiesto Gesù. Non una sola Chiesa cattolica; cattolica nel senso di universale sì, ma non una sola Chiesa romana o una sola Chiesa di Costantinopoli». Le sue parole risuonano come una provocazione. «Certo, è provocatorio!» risponde. Nella sua «provocazione» sembra si senta confermata dal Papa argentino.In occasione dell’ultima vigilia di Pentecoste, lo scorso 3 giugno, il Pontefice ha convocato i movimenti carismatici, cattolici e non cattolici. Prima di iniziare, il Papa ha chiesto in modo particolare di Maria Voce. Un sacerdote è andato a cercarla. Lei si è aggiunta al gruppo dei leader seduti sul palco. Alla fine del suo intervento, il Papa le si è avvicinato e, con sua grande sorpresa, l’ha presa per mano: «Vieni, Maria…». Non ha aggiunto altro. E, insieme, hanno lasciato l’assemblea. «Dal primo momento, quando il Papa, affacciandosi al balcone per salutare la folla, si è presentato come Vescovo e non come Pontefice, ho capito che era già un segno di questa capacità di rapportarsi con le altre chiese». Jorge Mario Bergoglio – ricorda Voce – aveva un’esperienza vissuta di ecumenismo con altre Chiese a Buenos Aires. In quel passato, Maria Voce individua il germe di quanto è successo dopo, durante il pontificato, giunto alla sua massima espressione con la presenza del Papa, quasi un anno fa, agli atti commemorativi del quinto centenario della Riforma protestante di Martin Lutero a Lund (Svezia). «A Lund è successa una cosa enorme, due capi di Chiesa, dello stesso livello di autorità, si sono incontrati, hanno firmato una dichiarazione». La sfida è quella di replicare l’atteggiamento del Papa e unirsi allo «spirito di Lund». «Se Giovanni Paolo II sarà sempre ricordato per lo “spirito di Assisi”, il Papa attuale deve essere ricordato per lo “spirito di Lund”».

Ottmaring, Germania: María Voce, durante un incontro con un gruppo della Chiesa evangelica, 1 novembre 2009. Foto: Alpha y Omega
Questo ottimismo ha dei limiti. Maria Voce riconosce che, «purtroppo», esistono ancora atteggiamenti del passato fra i cattolici. Quelli che pensano che «la Chiesa siamo noi» e tutti gli altri sono fuori. Un atteggiamento perpetuato nel tempo che ha portato ad una certa fatica spirituale. «Abbiamo rallentato la storia. Non siamo caduti in un immobilismo in senso concreto, ma forse, per paura, abbiamo rallentato dei processi storici. Non direi la Chiesa intera, ma molti dei suoi membri». «Siamo fratelli, legati dal Battesimo, anche loro vivono lo stesso Vangelo che vivo io. Chi sono io per permettermi di dire che lui vale meno di me di fronte a Dio? Il Papa sta dando un grande impulso in questo senso». Come procedere? Per Maria Voce, in molti modi. Tra questi, rivalutare i grandi personaggi della storia delle Chiese, come Lutero; apprezzare il martirio dei cristiani che offrono la loro vita a qualsiasi Chiesa appartengano, e cercare forme per esprimere la propria fede in modi «più accettabili per tutti». Ma, soprattutto, vivere concretamente la fede condivisa. Perché la nuova tappa del dialogo portata avanti da Francesco si realizza camminando, non stando fermi. La scommessa porta con sé dei rischi. Uno di essi è la mancanza di formazione. Come leader di un movimento ampiamente esteso e radicato a livello mondiale, Voce constata un evidente difetto nella catechesi dei cattolici. «È giusto stare attenti alla formazione, ma bisogna rischiare, se non si rischia non si va avanti. Questo è il cammino di ecumenismo straordinario che il Papa sta portando avanti. Noi sentiamo che dobbiamo aiutarlo a che questo ecumenismo diventi vitale, concreto». Non si tratta di cadere nella confusione. O di perdere la propria identità. Ma di condividere i momenti, anche le cerimonie liturgiche, evitando le mescolanze, alzando la voce della preghiera condivisa. Per questo sottolinea: «In questo cammino c’è ancora qualcosa da fare? Finché ci saranno nel mondo posti dove i cristiani si combattono fra loro o cercano di prevalere gli uni sugli altri, o sono divisi, c’è molto da fare». (altro…)
27 Set 2017 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Spiritualità
Sono lieta di rivolgere un saluto a tutti i partecipanti alla presentazione del libro:“Qui c’è il dito di Dio”. È il secondo volume della collana “Studi e Documenti” promossa dal Centro Chiara Lubich.
Il titolo richiama una frase nota ai membri del Movimento dei Focolari: il primo riconoscimento da parte dell’arcivescovo di Trento, mons. Carlo de Ferrari, che quel qualcosa di nuovo che, in modo edificante e nello stesso tempo contrastato, stava nascendo nella sua diocesi, non veniva dagli uomini ma “dal dito di Dio”. Uno sguardo puro permetteva così al pastore di non fermarsi di fronte a considerazioni o a giudizi puramente “umani”, ma di penetrare più profondamente il sorprendente agire di Dio, che si manifestava attraverso la vita di un gruppo di giovani ragazze, e ciò 20 anni prima del Concilio Vaticano II. E la storia gli avrebbe dato ragione. Come membri del Movimento dei Focolari non possiamo non essere particolarmente grati a Mons. De Ferrari per il suo sapiente discernimento, che ha permesso a quel piccolo fuoco acceso di crescere e di estendersi poi in tutto il mondo. A distanza di 70 anni, questo lavoro di Lucia Abignente ci rende consapevoli di quanto l’intuizione dell’arcivescovo fosse profonda-mente radicata nella vita della Parola di Dio e il suo agire condito di umiltà, di perseveranza, di prontezza a pagare di persona, di profezia. Nella ricostruzione degli eventi, che in queste pagine ci viene offerta sulla base di un vasto apparato di fonti, scopriamo un filo d’oro. Circostanze propizie e avverse hanno permesso l’intessersi di un rapporto di comunione vivo, reale, tra Chiara Lubich e il “suo” vescovo, che ha dato senso a quell’alternarsi di “osanna” e “crucifige” – per dirlo con le parole che troviamo nelle lettere di entrambi – e l’ha fatto vivere a Chiara nell’amore a Dio e alla Chiesa. Queste pagine ce ne offrono una testimonianza autentica e coinvolgente.
Anche oggi essa costituisce un invito a prendere nuovamente coscienza del dono del carisma ricevuto e della potenzialità di una fondazione, che, come viene oggi riconosciuto, ha aperto una strada ai percorsi di altre realtà ecclesiali. Mi dà gioia costatare che la pubblicazione di questo libro avviene nell’anno dedicato dal Movimento dei Focolari all’approfondimento di Maria, uno dei cardini della spiritualità dell’Unità. Fu nel periodo di luce vissuto nell’estate 1949 (in cui lo Spirito diede a Chiara di contemplare la grandezza della Madre di Dio, di ammirarla nella sua bellezza unica, tutta rivestita della Parola di Dio), che si delineò anche il disegno di Dio sull’Opera nascente: Opera di Maria appunto. La vocazione, il timbro “mariano” di quest’Opera emerge da queste pagine, che ne danno prova – direi – inconfutabile, grazie al rinnovarsi del sì di Chiara ai piani di Dio: sì alla chiamata, sì all’annuncio di quell’Ideale che avrebbe penetrato la sua vita; sì alla disponibilità dell’offerta e immolazione del frutto generato, durante gli anni di studio da parte della Chiesa di Roma. Nel suo “fiat” dell’Annunciazione così come nel sì della desolazione ai piedi della croce Maria è il modello, la forma, in cui Chiara Lubich vive la sua divina avventura. Nel nostro tempo, in cui appare «una nuova e più esplicita consapevolezza del principio mariano nella Chiesa come sacramento di unità»[1], mi auguro che la testimonianza e il messaggio, trasmessi dal libro che oggi presentiamo, possano essere un dono per tutto il popolo di Dio e aiutino l’Opera di Maria ad esprimere la vocazione che la Chiesa le ha confermato negli Statuti: essere «…– per quanto è possibile – una presenza [di Maria] sulla terra e “quasi” una sua continuazione». [1] B. Leahy, Il principio mariano nella Chiesa, Città Nuova, Roma 1999, p. 46. (altro…)
12 Apr 2017 | Centro internazionale, Spiritualità
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Cristo è risorto! Ogni dolore, distacco, divisione, ogni fallimento e anche la stessa morte possono diventare per noi, grazie a Lui, fonte di luce e di pace. Chiamati a testimoniare il grande annuncio della risurrezione, rinnoviamo il comune impegno di donare speranza e gioia all’umanità in questo tempo di trasformazioni epocali.
Con gli auguri più fervidi per una Santa Pasqua!
Maria Voce
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21 Mar 2017 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Prezioso dono”, “vivo testimone del Carisma dell’unità” e “vera Parola vissuta”. Così definisce Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, il Cardinale Miloslav Vlk, deceduto sabato 18 marzo a Praga. In una comunicazione a tutti i membri del Movimento Maria Voce mette in rilievo quanto sia stato “edificante” il modo in cui Vlk ha vissuto l’ultimo periodo della sua vita, contrassegnato da un diminuire delle forze ma nello stesso tempo da “un continuo atteggiamento di gratitudine a Dio per i doni da Lui ricevuti”. Sottolinea il “profondissimo legame” del Cardinale con il Movimento dei Focolari “sin dagli inizi del suo ministero clandestino nell’allora Cecoslovacchia sotto il regime comunista”. Esprime la profonda gratitudine per il grande impegno e la dedizione con le quali per 18 anni ha svolto il compito di moderatore del gruppo dei Vescovi che si dichiarano “amici del Movimento”, le cui attività ha seguito con vivo interesse e partecipazione ancora dall’ospedale. Maria Voce ricorda che il Card. Miloslav era stato “circondato dalle preghiere, sia della sua Comunità diocesana che dei membri del Movimento e degli amici di altre denominazioni cristiane, sia di ebrei e musulmani con cui ha fatto per anni un cammino di dialogo”. Ed accenna alle “numerose testimonianze sul suo esempio di umiltà, di comunione e sapienza evangelica che sottolineano il suo farsi con semplicità ‘fratello’ accanto ai fratelli e anche la sua autorità di ‘padre’ che sapeva entusiasmare e motivare chi gli sta accanto”. “Siamo davanti a una grande eredità”, conclude Maria Voce. “Un’eredità da raccogliere e da scoprire più in profondità”. (altro…)