


La politica come vocazione
L’evento ha visto la partecipazione di vari onorevoli della Repubblica italiana e del Parlamento europeo, ambasciatori e diplomatici, docenti e intellettuali, ma soprattutto tante persone che hanno conosciuto Giordani, sia dal vivo che attraverso i suoi scritti. Promosso dal Movimento dei Focolari con il centro Chiara Lubich, il centro Igino Giordani e il movimento politico per l’unità, da anni ormai facoltà universitarie dei cinque continenti, molte associazioni ed enti locali sostengono e condividono il progetto culturale, sociale e politico di cui l’incontro tra la Lubich e Giordani di 70 anni fa costituisce una tappa fondamentale. Per questo motivo possiamo dire che l’incontro che si è tenuto a Roma è espressione di una lunga collaborazione e sinergia di tanti soggetti. In apertura del convegno il moderatore, Donato Falmi, corresponsabile del Movimento dei Focolari di Roma, ha letto il messaggio di saluto da parte della Presidenza della Repubblica Italiana alla Presidente dei Focolari, Maria Voce: “…nell’esprimere l’apprezzamento per questa iniziativa, volta a tenere vivo l’esempio di uomini e donne che si sono adoperati per promuovere i valori universali della pace, della fratellanza e della solidarietà, il presidente Mattarella invia a Lei e a tutto il movimento dei Focolari i più cordiali saluti e auguri”. Il Movimento politico dell’unità è una rete di politici e istituzioni di tutto l’arco parlamentare, pertanto è stato chiesto a un senatore e a un deputato – l’uno della maggioranza e l’altro dell’opposizione – di fare un breve saluto iniziale. “Ho avuto la fortuna di conoscere Igino Giordani perché fin da giovane – afferma Steni Di Piazza, senatore di Palermo – ho conosciuto i giovani dei Focolari, i Gen, e con loro partecipavamo ai congressi di formazione. E così nel luglio del 1979 conobbi Igino Giordani; lui mi disse che quando conobbe Chiara avvertì una cosa nuova. Dopo tanti anni capì che con quella sua frase Giordani si riferiva alla politica nella collaborazione fraterna e nella dignità di tutti i componenti. Ed è forse dopo quel colloquio con Igino che è iniziata a crescere in me la vocazione della politica”. “Questo è un bel momento di confronto per ricordare e per provare a rimettere al centro quei valori che segnarono quel 18 settembre di 70 anni fa – ribadisce Stefano Fassina, deputato di Roma – Io faccio politica a tempo pieno da 7 anni, ebbene il titolo di questo convegno mi fa pensare che la vocazione, se è maturata, viene da una fase di riflessione. La politica come vocazione, dovrebbe essere sentita e vissuta da ogni cittadino, perché il cittadino è chiamato a farsi carico del bene pubblico”.
Tornando a quel 18 settembre di 70 anni fa, ci chiediamo cosa potesse essere successo nel parlamentare Giordani. Ce lo spiega lui stesso nello scrivere le sue Memorie, dove dedica uno spazio significativo all’incontro con Chiara: “alle prime parole della signorina avvertì una cosa nuova. C’era un timbro di una convinzione profonda e sicura che nasceva da un sentimento soprannaturale. Perciò di colpo la mia curiosità si svegliò e un fuoco dentro prese a vampare…”. Chiara a quell’incontro porta con sé l’Ideale dell’unità. “A lui racconta semplicemente l’avventura divina iniziata pochi anni prima a Trento, che vede già il sorgere di una nuova comunità cristiana – afferma Maria Voce nel suo intervento -. Fin dagli inizi le prime focolarine e i primi focolarini si nutrono della Luce di questo Ideale. Così Igino Giordani, che Chiara alimenta spiritualmente giorno dopo giorno anche attraverso una fitta corrispondenza”. Giordani era l’uomo di punta all’epoca nel cattolicesimo politico. Faceva vita non solo in Parlamento ma anche in Vaticano. Ma l’incontro con Chiara lo trasformò in profondità. “Scoprì in modo nuovo l’unità, come principio e valore delle relazioni umane, soprattutto quelle politiche – afferma il politologo Alberto Lo Presti -. Comprese cioè che tutte le parziali verità che finora aveva creduto decisive per fare una buona politica, si compivano nell’unità. (…) L’unità è il vessillo della sua vocazione politica”. Rocco Pezzimenti, professore di storia delle dottrine politiche all’università Lumsa di Roma ci ricorda due pubblicazioni di Giordani: la prima, uscita nel 1949 dal titolo Disumanesimo, e la seconda (uscita negli anni 60) dal titolo le due città, entrambe di una profondità rara e anche profetica “Tramite il filosofo Sant’Agostino, il Giordani vuole dare una visione diversa della politica, cioè una politica interiorizzata, meditata. Dice chiaramente che da Agostino ha preso una caratteristica fondamentale: la politica non è un fatto improvvisato. Quello che accade in politica lo maturano prima interiormente, e poi esteriormente”. “In uno dei vari incontri che ho avuto con Chiara Lubich – ribadisce il senatore Edo Patriarca – mi disse che il Movimento dei Focolari e lo scoutismo hanno molti punti in comune. Il fondatore dello scoutismo intuì che c’era una vocazione che veniva declinata su due fronti: il compito di un’esperienza educativa è quella di costruire buoni cittadini e buoni cristiani. E questa fede nell’agire politico me la sono portata dentro in questi miei anni di vita politica”. “Se c’è un tema che oggi dobbiamo provare a riflettere partendo da quell’incontro fra Igino e Chiara – ricorda Marina Sereni ex vice presidente della Camera dei Deputati – è proprio l’unità nella politica di oggi. E la politica è vocazione se al centro c’è il Bene Comune, con dei valori che non sono proprietà di una parte, ma che puntano all’unità”. Le fa eco l’on. Beatrice Lorenzin ex ministro della Salute affermando come “Igino e Chiara siano stati due maestri nella storia della repubblica italiana e che hanno dato vita a qualcosa di straordinario. Essere impegnati oggi in politica non è facile. Abbiamo bisogno di quei punti di riferimento che ci aiutino a fare un’analisi non ipocrita, ma viva”. Spazio infine a quattro testimonianze. “La prima volta che ho sentito parlare di Giordani è stato nell’estate del 1946 – ricorda l’on. Rosa Russo Iervolino – quando i miei genitori erano stati eletti nell’assemblea costituente. Gli interventi in aula di Giordani erano sempre rispettosi nei confronti degli altri ma al contempo duri nel far emergere la verità. Giordani era talmente umile che quasi quasi l’umiltà nascondeva l’intelligenza; ma l’intelligenza era talmente vivace che spuntava fuori da un’altra parte”. A seguire l’intervento di Patience Lobe, prima donna in Camerun ad aver assunto la carica al Ministero di direttore dei lavori pubblici: “ho imparato dalla spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari la coerenza fra la vita e le parole, l’importanza di amare e di servire gli altri. Questa spiritualità ha impregnato tutta la mia vita. Avere come modello una donna, Chiara, mi ha dato forza e coraggio, senza scendere mai a compromessi. Chiara ha aperto la mia anima e intelligenza al Vangelo”. A concludere Luca Basile presidente del consiglio comunale ad Arzano in provincia di Napoli: “grazie ai Focolari ho potuto vivere delle esperienze significative come scambio culturale e come stimolo al mio impegno politico sul territorio. I miei due predecessori si sono dimessi perché il consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazione mafiosa. Potete ben capire quanto sia difficile operare in un territorio del genere ma non si perde la speranza quando si hanno Chiara e Igino come degli esempi da seguire”. Ma è attuabile tutto quello che si è detto oggi in questo convegno, pensando a quello che sta vivendo il nostro Paese (Italia) e l’umanità? La risposta sta nel “farci carico di quello che vive il Paese e l’umanità – risponde Letizia De Torre, coordinatrice internazionale del Movimento politico per l’unità –. Quest’epoca di grande disordine mondiale, che possa fare un salto in avanti proprio verso l’unità, grazie all’Ideale di Chiara. L’augurio è che questo nostro impegno possa offrire possibilità sorprendenti”. Lorenzo Russo Guarda la differita (altro…)

Tra cielo e terra

© Ave Cerquetti, ‘Crocifissione’ – Lienz (Austria) 1975

Non raccoglieremo allori
Non raccoglieremo allori, certo, per quel che facciamo; ma in compenso abbiamo la coscienza tranquilla. Io non riesco a capacitarmi che, entrando in politica, entrando nell’orbita della collettività, uno debba cessar di fatto di essere cristiano; debba in quel terreno, separare la fede dalle opere; debba ridurre l’apostolato a una negazione che oggi si chiama anticomunismo, e in passato si chiamava antiliberalismo, antiluteranesimo …Va bene la negazione, ma appena posta, vale – deve agire – anche e più ancora l’affermazione. E l’affermazione essenziale è questa: che, incontrando un uomo, o in chiesa o in strada o in parlamento, io incontro un fratello, un figlio di Dio, un redento dal sangue senza prezzo; gli debbo amore, comunque egli sia catalogato, vestito o gallonato. Ridursi alla negazione è un accordarsi un assurdo diritto di odiare, un evadere dai positivi obblighi di servizio sociale, un impoverire il Vangelo; così almeno a me pare. Credere che il cristianesimo possa acconciarsi a deformazioni, per cui legittimi l’odio, è credere che il cristianesimo sia un lubrificante di passioni umane, d’avarizia e di omicidio. (Igino Giordani, Lettera a don Primo Mazzolari, 2 febbraio 1951) Servire il popolo è servire Dio, servire un cittadino, un lavoratore, una massaia, degli scolari, dei popoli, è lavorare per Cristo. “Quel che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me” (Mt. 25,40): l’ha assicurato Lui stesso. Vista così la politica perde certi caratteri d’ostilità, d’odio, d’esclusivismo: anche nella pluralità delle opinioni, che vuol dire altresì ricchezza d’idee, il cristiano vede un fratello anche nel tesserato d’altro partito e, seppur ne respinga le opinioni, non ne respinge l’anima, nata dal medesimo Padre Celeste e perciò erede del diritto all’amore di Lui. (Igino Giordani, Difficoltà del cristiano oggi, Città Nuova, Roma, 1976, p.129) I cattolici in politica devono propugnare la creazione di una società ispirata al Vangelo. Ma questo impegna a una povertà interiore, a un dispregio della ricchezza e della boria, a una moralità che è in politica quel che è l’ossigeno nella respirazione, a un esercizio del potere come di un servizio, a un’effrazione delle caste e dei privilegi; impegna a una rivoluzione… (Igino Giordani, «La via», giugno 1950, p.1) A cura del Centro Igino Giordani (altro…)
Con Maria
«Maria, senza più Gesù in terra, convive con la Chiesa, in cui Gesù continua. Esternamente non appare madre di Gesù, scom¬parso alla vista; appare madre di Giovanni, in cui i discepoli di lui si figurano. E così Maria si vede in grembo alla Chiesa, nel cenacolo. Ivi, dal monte dell’uliveto, dove era avvenuta l’ascensione, ella si era recata col gruppo degli apostoli e dei discepoli, e le pie donne. E ivi gli apostoli «perseveravano concordi nella preghiera, assieme con le donne, e con Maria, madre di Gesù» (Atti, 1, 14). La prima Chiesa – dice san Luca – formava «un cuore solo e un’anima sola» e «non c’era nessuno che avesse bisogno»; c’era un’unica mensa. Perché tanta comunione che faceva di tutti uno? Perché c’era Maria e dunque lo Spirito Santo: e perciò sì realizzava l’ideale del Figlio e vi regnava il Padre. Era venuto il suo regno: c’era il Padre nostro dai cieli e il pane nostro quotidiano in terra. Si ripeteva il Magnificat e si svolgeva la diakonia, il servizio. La funzione di Maria -funzione di amore, e dunque di Spirito Santo, – era, ed è di unificare, accomunando beni celesti e beni terrestri; e così con¬correva a suscitare il corpo mistico di Cristo; così seguitava a generare al mondo Gesù; e in lui unificava e accomunava anime: le sistemava nella sapienza. È il modello di quel che deve essere la madre nella casa cristiana: cuore che unifica, mente che vivifica […] riaccendendo, ogni giorno, l’atmosfera del focolare, dove tutti si sentono uno: cellule d’un unico corpo. Consapevole di questa missione, che è partecipazione dell’opera di Cristo, la donna, – associata più d’ogni altra creatura all’opera della creazione -, più facilmente si volge al Creatore, e più teneramente si confida a Maria, mentre sull’esempio di lei conferisce all’intimità casalinga una purezza verginale con un calore materno, per cui si fa copia della Vergine Madre. Maria nel cenacolo rappresentava Gesù e quindi significava la dignità più alta, che sosteneva spiritual¬mente la preminenza giuridica di Pietro. Ma col suo contegno appariva l’anima che s’immedesima con la Chiesa, la fa sua, la vive come frutto benedetto del suo seno: persa in lei, nascosta, vera ancilla Domini. E questo è il sentimento con cui devono vivere la Chiesa, nella Chiesa, con la Chiesa, tutti i fedeli, anche i laici; ai quali così la Chiesa non apparirà più come qualcosa di estraneo, ma risulterà cosa loro, vita loro, centro della loro santità. Non occorre parlare o vestir abiti speciali; occorre viverne la santità. E primo frutto sarà la sua unità. Maria ispira «le forme tanto diverse dell’apostolato dei laici… Alle anime bramose di vivere più apertamente e più interamente la dottrina di Gesù, a quel¬le che ardono dal desiderio di farla conoscere agli altri, e in particolare ai loro compagni di lavoro, a chi vuoi ripristinare l’ordine della giustizia e della carità negli istituti sociali e portare nell’ordine temporale del¬la società un riverbero dell’armonia perfetta che unisce i figli di Dio, Maria ottiene la grazia dell’apostolato; ella pone Sulle loro labbra le parole che convincono senza urtare…» (Pio XII). Maria riformatrice sociale: modello di apostolato che convince; simbolo di carità, fonte di giustizia, a cui non pochi movimenti di laici guardano per concorrere a costituire l’unità, ideale testamento di Gesù, in un ordine “mariale” di cose, preparatorio del¬la città di Dio in terra; ella che già fu vista dai santi come la città di Dio». Igino Giordani, Maria modello perfetto, Città Nuova, Roma, 1967 2012, pp.150-152. (altro…)