23 Dic 2014 | Spiritualità
«Il mio augurio di un Natale ricco di doni e di gioia, soprattutto di doni dal Cielo. Con la gratitudine nell’anima per l’anno che si conclude, vorrei che il 2015 sia “l’anno del Sì!”. Che significa: di fronte ad ogni situazione dire un sì gioioso, pieno. Un sì ripetuto infinite volte: sì a Dio che ci chiede qualche cosa di non previsto, sì a quel prossimo che ha bisogno del nostro amore concreto, sì ad un dolore inatteso, sì a Gesù che ci aspetta nell’umanità per essere accolto, trasformando il dolore in gioia, in vita e risurrezione. Sì sempre. Che questo anno si alzi da tutti noi un “coro di sì” per fare sorridere il mondo con quella gioia che Gesù ci dona. Tanti auguri a tutti!». Maria Voce (Emmaus)
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23 Dic 2014 | Spiritualità
Che sia l’Anno del Sì «Il mio augurio di un Natale ricco di doni e di gioia, soprattutto di doni dal Cielo. Con la gratitudine nell’anima per l’anno che si conclude, vorrei che il 2015 sia “l’anno del Sì!”. Che significa: di fronte ad ogni situazione dire un sì gioioso, pieno. Un sì ripetuto infinite volte: sì a Dio che ci chiede qualche cosa di non previsto, sì a quel prossimo che ha bisogno del nostro amore concreto, sì ad un dolore inatteso, sì a Gesù che ci aspetta nell’umanità per essere accolto, trasformando il dolore in gioia, in vita e risurrezione. Sì sempre. Che questo anno si alzi da tutti noi un “coro di sì” per fare sorridere il mondo con quella gioia che Gesù ci dona. Tanti auguri a tutti!». Maria Voce (Emmaus)
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18 Nov 2014 | Chiesa, Spiritualità
«Ringrazio anzitutto Sua Eminenza, il Card. Stanisław Ryłko, per avermi invitata a prendere parte a questa conferenza stampa. Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente il Pontificio Consiglio per i Laici di aver promosso questo 3º Congresso mondiale e in ciò penso di interpretare il sentire anche dei tanti Movimenti Ecclesiali e nuove Comunità che arricchiscono la Chiesa e la società oggi. Cosa si aspetta il Movimento dei Focolari – e forse anche gli altri Movimenti – da questo Congresso? Prima di tutto, ritengo che esso è stato convocato in un momento propizio e per più motivi: Siamo nel pieno del 50° del Concilio Vaticano II. E la Chiesa tutta, quindi tutti noi, ci troviamo a confrontarci con le sue grandi intuizioni e il suo insegnamento. Il Vaticano II continua ad essere, e oggi più che mai, in modo particolare per noi laici, sprone e specchio della nostra funzione, vocazione e responsabilità nei confronti della Chiesa e del mondo contemporaneo. Un altro motivo di sprone è la persona di Paolo VI, venuta alla ribalta in occasione della sua beatificazione, con il suo lucido e spesso profetico magistero, come Papa del dialogo e come Papa dei laici. Altro grande motivo sono le domande che Papa Francesco continua a porre a tutta la Chiesa, come istituzione e come popolo di Dio. Per questo anche quanti facciamo parte del Movimento dei Focolari sentiamo il dovere di lasciarci interrogare dalle sue parole e dalle sue scelte. Non basta ammirare, ma stiamo lavorando perché possano interpellarci in profondità, in fatto di radicalità, di apertura e concretezza. Il programma del prossimo 3º Congresso, per quello che sappiamo al momento, ripercorre le grandi sollecitazioni della Evangelii gaudium. Con esse Papa Francesco sprona e accompagna la Chiesa verso la massima dilatazione: ci fa penetrare in tutte le “periferie”, per le quali esistiamo, con il dovere di offrire – con il nostro essere e con il nostro operare – la luce che viene dalla certezza che “Dio ci ama immensamente”. Vorrei accennare brevemente alla nostra Assemblea generale, avvenuta due mesi fa con la partecipazione di circa 500 rappresentanti di 137 nazioni, di tutte le diramazioni, generazioni e dialoghi che costituiscono il Movimento, e che si è conclusa in pratica il 26 settembre scorso con l’udienza privata con Papa Francesco.
In quell’occasione Papa Bergoglio, ripercorrendo il cammino della Chiesa chiamata a una nuova evangelizzazione a 50 anni dal Concilio Vaticano II, ha voluto consegnare al Movimento tre “verbi”. In essi riscontro una prospettiva che – mi sembra – può ispirare, sollecitare e interessare anche altre realtà associative della Chiesa Primo: contemplare. Contemplare Dio e vivere in compagnia degli uomini; perseverare nell’amore vicendevole, ha detto il Papa citando uno scritto della nostra fondatrice Chiara Lubich, la quale «ispirata da Dio in risposta ai segni dei tempi» – diceva – ha scritto: “Ecco la grande attrattiva del tempo moderno: penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo”. Secondo: uscire. Cito: «Uscire (…) per comunicare a tutti generosamente l’amore di Dio» con rispetto, gratuità e creatività. «Per fare questo occorre diventare esperti in quell’arte che si chiama ‘dialogo’ e che non s’impara a buon mercato. Non possiamo accontentarci di mezze misure», ma «con l’aiuto di Dio, puntare in alto e allargare lo sguardo». Uscire con coraggio dove ci sono i «gemiti dei nostri fratelli, le piaghe della società e gli interrogativi della cultura del nostro tempo». Terzo: fare scuola. Papa Francesco ha ricordato l’espressione di Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte, con cui invitava tutta la Chiesa a diventare “casa e scuola della comunione” (cfr n. 43). E ha aggiunto: «Voi avete preso sul serio questa consegna. Occorre formare, come esige il Vangelo, uomini e donne nuovi e a tal fine è necessaria una scuola di umanità sulla misura dell’umanità di Gesù. (…) Senza una adeguata opera di formazione delle nuove generazioni, è illusorio pensare di poter realizzare un progetto serio e duraturo a servizio di una nuova umanità». Bisogna formare “uomini-mondo”, ha detto citando un’espressione «che Chiara Lubich aveva a suo tempo coniato e che rimane di grande attualità… Uomini e donne con l’anima, il cuore, la mente di Gesù e per questo capaci di riconoscere e di interpretare i bisogni, le preoccupazioni e le speranze che albergano nel cuore di ogni uomo». Questi tre verbi si fondono poi con le tre parole che erano emerse dall’Assemblea generale dei Focolari, cercando di cogliere l’essenziale dalle 3.650 istanze pervenute nei mesi preparatori dalle comunità dei Focolari di tutto il mondo ed offrire piste e orientamenti per il futuro. Tre parole che stanno ad indicare in estrema sintesi impegno e prospettive del Movimento nei prossimi anni: “in uscita, insieme, opportunamente preparati“. Questo prossimo 3° Congresso dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità si colloca in una storia comune e feconda, che ha visto Movimenti nascere, svilupparsi e dare il proprio contributo alla Chiesa e all’umanità, secondo lo specifico carisma di cui ognuno era portatore. Ma non solo. Molto spesso, in particolare a partire dal momento fondante della Pentecoste ’98, ha visto anche vari Movimenti e/o comunità insieme collaborare in alcuni progetti e in diverse occasioni. In questo lavoro comune il Pontificio Consiglio per i Laici ci è stato sempre accanto, dandoci così la garanzia che quanto ogni Movimento portava serviva alla realizzazione di un progetto a beneficio di tutto il corpo ecclesiale, vigilando sempre con amore e discernimento per valorizzare il buono e far cadere quanto di accessorio poteva esserci. Quante volte il Movimento dei Focolari si è sentito sostenuto nel favorire con il suo carisma dell’unità incontri i più vari e a volte complessi, come ad esempio le giornate della gioventù o i Congressi dei Laici, come quello in Corea… Ci auguriamo che il prossimo Convegno, dando seguito a questa storia, segni un passo di maturità, cioè, che riflessioni e confronto, comunione di successi e di sconfitte, di esperienze e di progetti, pongano le condizioni perché Dio, Signore della storia, possa trarre da esso non solo frutti di comunione e di arricchimento reciproco, ma il frutto di orientare maggiormente tutti, e tutti insieme, a guardare e a vivere sempre e con gioia rinnovata, per l’unico grande scopo della Chiesa di Cristo: “Padre che siano una sola cosa… che tutti siano uno” (Gv 17,21). Questo è il “sogno di Dio”. Speriamo di saper rispondere alle attese più profonde degli uomini e delle donne di oggi e contribuire a fare dell’umanità una sola grande famiglia. Con questa disposizione ci prepariamo ad andare incontro a tutti i partecipanti al Congresso». Dall’intervento di Maria Voce alla conferenza stampa di presentazione del 3° congresso di Movimenti ecclesiali e nuove comunità (altro…)
24 Set 2014 | Centro internazionale, Cultura, Spiritualità
«Alla nuova presidente augurerei di saper ascoltare sempre lo Spirito Santo e, di conseguenza, costruire tutto “in unità”» – aveva dichiarato Maria Voce pochi giorni prima della sua rielezione, senza sapere che queste parole sarebbero diventate l’incipit del suo secondo mandato. Approfittando di una delle pause dell’assemblea dei Focolari ancora in corso (si concluderà il 28 settembre prossimo), le diverse edizioni Città Nuova intervistano la neo rieletta presidente dei Focolari e Jesús Morán, copresidente. Le domande riguardano la vita del Movimento e le grandi sfide che lo attendono. Ne riportiamo di seguito alcuni stralci; qui l’intervista integrale in lingua italiana. In che modo ascoltare e mettere in pratica quanto sta dicendo papa Francesco alla Chiesa e alla società di oggi? Maria Voce: «Dobbiamo farlo a partire dal carisma dell’unità: anche noi dobbiamo pensare ai poveri e agli emarginati, ma partendo dal nostro specifico, non solo a livello personale, il che è necessario, ma senza mai prescindere dal carisma». «Mi sono entusiasmata quando papa Francesco ha detto a Redipuglia che “la guerra è una follia”. È una malattia, quindi è da curare. Quale tipo di cura possiamo offrire noi focolarini? L’unica che abbiamo è il nostro carisma, non abbiamo altro. Un carisma che ci chiede di costruire rapporti di pace, di conoscenza reciproca anche fra persone che non si guardano in faccia, tra persone che si odiano, per contribuire al cammino verso l’unità». Jesús Morán: «Noi non ci caratterizziamo per la frenetica ricerca di spazi di potere, non è nel nostro stile. Piuttosto cerchiamo di iniziare dei processi». «Papa Francesco paragona la Chiesa non tanto a una sfera quanto a un poliedro, affermando così che le tendenze più importanti sono spesso emerse in periferia. Tutto ciò mi sembra che si combini perfettamente con un’Opera che ha un principio di unità molto forte. D’altronde anche Chiara (Lubich) stessa ha fondato molto spesso in periferia, valga per tutti l’esempio dell’Economia di Comunione nata in Brasile, oppure quello dell’ecumenismo che ha acquisito nuove prospettive negli incontri di Chiara con Athenagoras a Istanbul, mentre a Fontem [Camerun] è emersa l’inculturazione “alla focolarina”… Questo principio possiamo viverlo anche noi, e cioè andare alla periferia e cogliere quel qualcosa che vi emerge e che poi diventa universale». Come rispondere alle grandi sfide poste dalla situazione mediorientale, nella quale i focolarini sono in prima linea? Maria Voce: «Ho l’impressione che il Movimento stia facendo molto di più di quanto non appaia. Ho ricevuto in questi giorni una lettera dalle focolarine di Damasco che mi chiedevano il consenso di recarsi a trovare la comunità di Aleppo, dove già ci sono dei focolarini. Ho risposto di sì, anche se i rischi sono innegabili: il carisma dell’unità può e deve essere presente in questi posti per costruire rapporti, per portare un po’ di pace. Ovviamente le soluzioni politiche a livello internazionale sono necessarie, così come gli aiuti umanitari che peraltro arrivano e sono più o meno ben distribuiti; il Movimento da parte sua contribuisce a sradicare l’odio dal cuore degli uomini, operazione senza la quale non potranno mai essere trovate delle soluzioni politiche vere e durature». «Se c’è qualcosa che il carisma può fare è di diffondere la cultura dell’incontro, la cultura della fiducia reciproca, la cultura dell’amore, aiutando ad esempio chi è nel bisogno indipendentemente della religione di appartenenza o dallo status sociale, dal confine che lo divide da un’altra fazione. (…) Bisogna anche chiedersi che cosa abbia da dire il carisma dell’unità di fronte a questi conflitti, quale sia l’incidenza possibile… Ricordo che Chiara, citando un episodio vero accaduto in Colombia, disse che si può fermare la mano d’un terrorista semplicemente facendo un atto d’amore. Tutto ciò dobbiamo farlo impegnandoci di più e meglio, tutti insieme». Jesús Morán: «Si tratta in sostanza di sviluppare i dialoghi che ci sono tipici. Questi giorni in Assemblea nel mio gruppo di riflessione c’era un musulmano: avere un fratello di un’altra religione con cui condividere tutto non è cosa da poco, un fratello che si sente rappresentante del Movimento dei Focolari musulmano. È un miracolo! Questa presenza dei Focolari nelle terre islamiche va perciò sviluppata, così come va promosso il nostro dialogo interreligioso. Poca cosa? Forse, ma mi sembra che sia qualcosa di fondamentale». «Una chance che abbiamo è quella di avere contatti diretti con persone del Movimento in questi luoghi di sofferenza: è importante dare voce alla realtà vera, a quello che si sta vivendo attraverso le parole dei protagonisti. Ciò vuol dire spesso trasmettere una visione diversa dei fatti e dei problemi rispetto a quella diffusa generalmente dai media. C’è spesso una grande confusione, e spesso non si dà voce a chi è in favore della pace». La Chiesa e la società si confrontano con la questione famiglia. In questo campo i Focolari hanno una lunga esperienza da offrire… Maria Voce: «Non si può ridurre la questione familiare nella Chiesa a una questione esclusivamente sacramentale. I sacramenti sono segni efficaci della grazia, ma restano segni e possono essercene anche altri. Una persona mi ha scritto dopo aver ascoltato l’introduzione ad un mio tema sull’Eucaristia. È una donna separata che convive con un divorziato con figli e che sente fortemente di essere cristiana e cattolica, e avverte il disagio di questa sua posizione che, in un certo senso, la mette al di fuori della Chiesa cattolica. Ma lei mi scrive: “Non mi sono mai sentita fuori da essa e continuo a frequentare la chiesa. Quando vado a chiedere la benedizione al sacerdote che distribuisce il sacramento, in quel momento Gesù entra anche dentro di me. Io cerco di vivere, di fare la mia parte. Sto facendo un cammino”». «Dio ci chiede in effetti di aiutare tutti a percorrere il proprio cammino di santità, cioè di avvicinarsi a Dio con i mezzi a disposizione (…). Chiara ci spiegò a suo tempo le “fonti di Dio”: non aveva messo l’accento solo sulla sua presenza nell’Eucaristia, ma anche su altre presenze di Dio nel mondo, anche nella Parola e nel fratello. Penso che il Movimento possa essere l’abbraccio a queste famiglie; ma siccome esso è parte della Chiesa, abbracciando queste persone le facciamo sentire meno estranee perché abbracciate da una porzione di Chiesa. Più tardi si potranno proporre altre esperienze, altre vie; vediamo cosa dirà il Sinodo. Mi sembra però illusorio pensare che emergano delle soluzioni straordinarie; verranno fuori piuttosto delle esperienze plausibili ed efficaci, non tanto delle soluzioni universali». Jesús Morán: «Il problema della famiglia prima di essere un problema sacramentale è antropologico. È in gioco il disegno stesso di Dio sull’uomo, sul rapporto tra uomo e donna, sulla relazionalità in quanto tale, quindi sulla dinamica del dono, dei rapporti (che potremmo definire “trinitari”). Senz’altro ci stiamo giocando tanto e il papa lo ha anche detto: non facciamo il Sinodo per risolvere il problema dei divorziati, non è quello che ci preoccupa perché alla fine si potranno trovare delle soluzioni già provate nei secoli passati. Il problema è molto più serio: cosa succede all’uomo d’oggi, come cresce, che tipo di relazionalità impara e dove la impara? Questo è il vero problema della famiglia. Ci conforta sapere che anche tante voci laiche, non necessariamente cattoliche, mettono l’accento su questo problema della relazionalità e sul futuro della famiglia e dell’umanità». (altro…)
12 Set 2014 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Accetto” è la parola che l’Assemblea attendeva da Maria Voce, appena riconfermata dai partecipanti come Presidente del Movimento dei Focolari per i prossimi sei anni. A giro di posta è arrivata la conferma della Santa Sede – come previsto dagli Statuti dei Focolari: “All’inizio di questo secondo mandato, auguriamo alla Dott.ssa Maria Voce particolare assistenza dello Spirito Santo e affidiamo il suo servizio all’intercessione materna di Maria Santissima, di cui oggi ricorre la festa del suo Santo Nome”, scrive il card. Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per il Laici. Anche nell’annunciare la sua accettazione, Maria Voce ha rilevato la felice coincidenza con questa festa: “Maria doveva mettere il suo sigillo su questo momento. Sono sicura che continuerà a farlo”. E aggiunge che tutto il Movimento nel mondo “sta crescendo nella preghiera e nell’amore e questo è già un grande frutto del lavoro che stiamo facendo insieme, grazie a tutti”. (altro…)