Movimento dei Focolari
Pasqua. L’Amore infinito ci ama

Pasqua. L’Amore infinito ci ama

«Sorellina mia in S. Francesco, Ho letto or ora così: S. Matilde[1] vide il Signore aprire la Piaga del Suo Cuore dolcissimo e dirle: «Ammira l’estensione del mio Cuore per ben conoscerLo; in nessuna parte tu potrai trovare più chiaro Amore che nelle parole dell’Evangelo, perché non se ne trovarono mai che esprimessero un Amore più forte e più tenero. “Come il Padre ha amato me, così io amo voi”». Non sempre forse tu pensi d’esser una creatura tanto preziosa: oggetto d’amore di Dio. Lui ti amava ancora prima che tu nascessi ed a Lui tornerai presto. Il tempo è un volo e un celerissimo Passaggio. S’avvicina la Resurrezione. Quanto vorrebbe augurarti il mio cuore, conscio del tuo Valore. Non c’è oro né universo intero che paghi la tua anima comprata dal Sangue d’un Dio. Ma, se posso raccogliere in poche parole, quello che ti vorrei dire, ascolta: Risorgi ad una vita nuovissima e credi che Dio ti ama. T’assicuro la pienezza del gaudio quaggiù e la vita un alleluia continuo. Ogni gioia vera è frutto degli unici due fiori che possono fiorire nel giardino dell’anima tua: Il desiderio forte d’essere amata e di amare. Il tuo piccolo cuore è un mistero dell’Amor di Dio. Canta solo quando un Amore Infinito lo ama e quando può amare un Amore Infinito. L’amore infinito ti ama. Credi. Che tu ami l’Amore infinito che è Dio, non so; lo spero e te lo auguro per la tua felicità. Passa in questa nuova Pasqua ad una continua donazione d’amore. Che quanto t’auguro, diventi realtà».

Chiara Lubich (Pasqua 1945)

(Pubblicata su: Chiara Lubich, Lettere dei primi tempi, Città Nuova Editrice, 2010)

 Fonte: Centro Chiara Lubich


[1] Santa Matilde di Hackeborn (1241-1299), monaca benedettina, mistica, che ebbe rivelazioni sull’amore di Gesù e sul suo Sacro Cuore.

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Chiara Lubich. Attualità: leggere il proprio tempo

Per Chiara Lubich (1920-2008) l’attualità era via privilegiata per leggere i «segni dei tempi», apertura sull’eternità, attenzione ad ogni singolo uomo, piccolo o grande protagonista della Storia. Ne sono testimonianza anche le numerose interviste e articoli scritti sulla rivista «Città Nuova» dal 1956, anno della sua fondazione e dei suoi primi articoli, sino al 2005, data del suo ultimo contributo. Tra questi ne sono stati scelti una trentina, dai quali emerge con evidenza come l’iniziale intuizione non abbia mai abbandonato Chiara: seguire l’attualità vuol dire scoprire nella Storia la mano di Dio. Un testo che ci consegna un metodo di interpretazione dei fatti e delle notizie per dare, come lei, il proprio contributo alla società. Leggiamo nella prefazione, a firma del curatore, Michele Zanzucchi, direttore di Città Nuova: «Chiara Lubich nutriva una tale attenzione e un tale rispetto della verità che non tollerava nulla che offuscasse o travisasse la realtà. Leggeva così i ‘segni dei tempi’ – espressione da lei amatissima –, dando spazio al suo spirito profetico, per trovare insegnamenti per il presente. Non a caso nei suoi testi usava spesso le parole ‘oggi’, ‘presente’, ‘attualità’ […] luogo sommo della manifestazione di Dio nella Storia. Si leggano, ad esempio, gli articoli scritti dopo l’attacco delle Torri Gemelle per capire quanto il suo sguardo fosse profetico e controcorrente. Ma non faceva economia del passato, degli insegnamenti della storia. Si coglieva in lei la profondità dell’intera vicenda umana quando parlava di attualità: il patrimonio storico di pensiero e di avvenimenti gioiosi o tragici dell’umanità era per lei essenziale per capire bene il novum che vi si manifestava, e di conseguenza anche la novità portata dal carisma a lei affidato dallo Spirito. Il suo sguardo, inoltre, non dimenticava mai l’amore per l’uomo […] Non scriveva tanto per commentare l’attualità, ma per costruire il convivere sociale. Per edificare, come lei diceva, “un mondo più unito”». (altro…)

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Quaresima: come progredire nella virtù?

«Perché si possa far della vita un “Santo viaggio”, ed essa abbia la conclusione che si desidera, L’Imitazione di Cristo, il libro di pietà e di meditazione così ricco di spiritualità che tanti di noi conoscono, dice che occorre avere alcune qualità molto impegnative: […] l’ardente desiderio di progredire nella virtù, l’amore al sacrificio, il fervore della penitenza, la rinuncia a se stessi e il saper sopportare ogni avversità…

Sono qualità che è necessario possediamo anche tutti noi. Dobbiamo però chiederci: secondo la nostra spiritualità, in che maniera possiamo acquistarle?

La risposta è chiara e sicura: noi non siamo chiamati da Dio a realizzare tutto questo attraverso una vita monastica e separata dal mondo.

Siamo chiamati a rimanere in mezzo al mondo e ad arrivare a Dio attraverso il fratello, attraverso perciò l’amore al prossimo e l’amore reciproco. È impegnandoci a camminare per questa originale ed evangelica via che troveremo come per incanto arricchita la nostra anima di tutte quelle virtù. […]

Ma è con l’amore che si raggiunge ciò. Non sta forse scritto: «Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato [con l’amore] il mio cuore» (Sal 119, 32)? Se amando il prossimo si corre nell’adempiere i comandi di Dio, vuol dire che si progredisce.

Occorre l’amore al sacrificio. Amare gli altri significa proprio sacrificare se stessi per dedicarsi al fratello. L’amore cristiano è sinonimo di sacrificio, anche se comporta grande gioia.

Occorre il fervore della penitenza. È in una vita d’amore che troveremo la migliore e principale penitenza.

Occorre la rinuncia a se stessi. Nell’amore verso gli altri c’è sempre implicita una rinuncia a se stessi.

Occorre infine saper sopportare tutte le avversità. Molti dolori non sono forse causati nel mondo dalla convivenza con gli altri? Dobbiamo saper sopportare tutti e amarli per amore di Gesù Abbandonato. E supereremo con ciò molti ostacoli della vita.

Sì, nell’amare il prossimo troviamo un modo eccellente per fare della vita un “Santo viaggio” […]».

Chiara Lubich, L’amore al fratello, a cura di F. Gillet, Città Nuova, Roma 2012, pp. 77-79

(Da un collegamento telefonico – Rocca di Papa, 27 novembre 1986)

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