Ott 16, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità

Guarda la trasmissione sul sito di TV2000
Da piccola “avevo come motto della mia vita: “Il mio popolo un giorno non avrà fame e neanche sete. E fare questo sarà la mia vita”. A raccontarlo è Angela Luce Silva, focolarina originaria di Masejo, Brasile, durante i giorni di LoppianoLab a Tv2000. Una storia, la sua, in cui il donarsi totalmente a Dio le ha svelato un popolo ancor più ampio e l’ha condotta dal Brasile all’Italia, dalla Thailandia all’Indonesia dello tsunami nel 2004, all’impegno con l’Amu (Ong del Movimento dei Focolari). Riportiamo alcuni stralci dell’intervista – Guarda qui il video integrale in italiano. Il Brasile è una grande potenza, ma in quegli anni non era facile… “Erano gli inizi degli anni ’80, e proprio mentre mi ponevo tante domande ho conosciuto i giovani del Movimento dei Focolari. Per me è stato bellissimo, un grande cambiamento perché lì, fra di loro vedevo già una società nuova, diversa e vivevano come i primi cristiani, mettevano in comune le loro necessità, i loro beni, le loro cose. Per me era vedere un Vangelo fatto vita”. Tutto è partito quando avevi 15-16 anni e ti trovavi in Brasile. C’è un luogo che mi ha colpito ascoltando il tuo racconto… “È a Recife, vicino al mare. Si chiamava l’Isola dell’Inferno perché quando veniva l’alta marea questa località si riempiva di fango”. Ma c’era anche un altro tipo di fango… “È una regione dove ci sono le favelas, i mocambos, e le persone vivono sulle palafitte. Una vita di esclusione e di impoverimento: spaccio di droga, prostituzione. Avevo finito l’università, volevo stare con queste persone, così insieme ad altri giovani siamo andati ad abitare lì, insieme a queste persone. Con loro cercavamo di capire quale era il processo di sviluppo che potevamo fare insieme”. Oggi l’isola non si chiama più Isola dell’Inferno, ma Isola di Santa Teresinha (di Lisieux). Ora tutto è trasformato. 
Angela Luce Silva lavora con
“Azione per un mondo unito”
La storia di Luce poi procede verso altre destinazioni perché nel ’90 lasci il Brasile e vieni in Italia… “Ad un certo punto non era per me sufficiente dare solo la mia conoscenza o le mie cose materiali. Sentivo che c’era un grande richiamo di Dio a vivere un’avventura con Lui, di donarmi a Lui”. Ma arriviamo ad oggi, l’Azione per il Mondo Unito, l’Amu oggi è la tua vita, il tuo impegno. Cosa significa? “Lavorare all’Amu è una sfida grandissima, una chance, l’opportunità di realizzare il sogno della fraternità universale perché all’Amu lavoriamo per i progetti di sviluppo in 56 Paesi. Mi occupo del settore dell’educazione allo sviluppo. Cerchiamo di dare anche qui in Italia il senso della speranza ai giovani, perché bisogna cambiare tanti stili di vita. Capire che al Sud tanti problemi esistono perché al Nord stiamo troppo bene. ‘Ma come – mi dirai – siamo in crisi!’. Ma è vero e no, perché se pensiamo a certi Paesi allora i nostri problemi si ridimensionano”. (Fonte: Tv 2000) (altro…)
Ott 7, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Mi chiamo Nacho, sono argentino ed ho 25 anni. Ho giocato per tanti anni, a calcio, in una squadra importante dell’Argentina e la mia vita s’incamminava verso quel mondo anche dal punto di vista professionale. Ero fidanzato con una ragazza che viveva, sin da piccola, il mio stesso ideale basato sui valori evangelici. Sognavamo di sposarci e di avere tanti figli. Avevo molti piani in mente di come sarebbe stata la mia vita accanto a lei. Insomma, ero un ragazzo felice della mia vita cristiana e dell’ideale di un mondo unito per il quale avevo scelto di vivere! Ma proprio mentre ringraziavo Dio per avermi accompagnato sempre nella mia vita e per quello che stavo vivendo insieme a Lucia, ho sentito dentro di me come se Lui mi dicesse: “Nacho, tu sei disposto a seguirmi, lasciando tutto e consacrare la tua vita solo a me?” E subito mi è venuto da risponderGli: “Certo che lo sono”. Mi sono chiesto cosa volesse dire “il mio tutto” e ho capito che Dio mi chiedeva di seguirlo lasciando la mia famiglia presente, papà, mamma, fratelli ma, soprattutto, lasciando la mia possibile famiglia futura. Ne ho parlato con Lucia. Non è stato facile per nessuno dei due ma, ancora con le lacrime agli occhi, ho avuto quel giorno la conferma della decisione che stavo per prendere: quella di seguire Gesù come focolarino, nella strada tracciata da Chiara Lubich. Non è semplice spiegare quello che sperimento vivendo ciò che Gesù ci ha promesso e cioè che non c’è nessuno che abbia lasciato casa, padre, madre, figli e che non riceva cento volte tanto in questa vita. Questo lo vivo giorno dopo giorno, ad esempio nel dare un po’ del mio tempo per qualcuno che ha bisogno e sentirlo veramente come mio fratello…e soffrire oppure gioire con lui. Qualche giorno fa sono arrivato a casa stanco morto dopo il lavoro e l’unica cosa che desideravo era riposarmi un po’. Un altro focolarino stava preparando la cena e mi ha chiesto una mano perché era in ritardo. Ho cominciato ad aiutarlo, così, dimenticandomi della mia stanchezza, ho sentito la gioia di poter vivere per lui. Facendo queste piccole esperienze, riesco a scoprire me stesso ancora di più. Vedo che i miei limiti diventano una pedana di lancio e che i miei orizzonti si allargano soprattutto nei confronti delle altre culture. Nella convivenza con persone di altri paesi sento che le uniche barriere che possono esserci sono quelle dentro noi stessi. E questo mi fa anche superare la paura di andare incontro allo sconosciuto, a quello che è diverso da me, perché ho capito che la diversità non crea tanto la divisione ma serve al complemento di noi stessi. Ora sto completando la mia formazione nella Scuola dei focolarini in Svizzera. Poi ancora non so in quale focolare del mondo andrò, con chi abiterò, ma sento che Dio mi ha chiamato personalmente per contribuire a realizzare la fraternità nel mondo, abbracciando la famiglia dell’umanità intera con un cuore libero, e per questo ideale voglio dare la mia vita». Da Genfest 2012
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Set 16, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«All’età di dieci anni un evento ha portato ad una svolta decisiva la vita della mia famiglia e quella mia personale: mio padre fu sottoposto ad un’operazione molto seria al fegato. Ricordo alcune mattine d’estate, in cui lo accompagnavo, con mia madre, al lungomare di Siracusa (Italia) per una passeggiata. Dopo un breve periodo in cui sembrava riprendersi, come un temporale improvviso, sopravvenne la crisi. E una notte si addormentò per sempre. Quando vidi quel corpo immobile, dal volto più pallido del solito, non riuscii a piangere. Ero come impietrito. Neanche un “perché?” passava per la mia testa di ragazzo di 10 anni, né ero capace di pregare. Negli anni successivi mi resi conto che tutti i miei compagni avevano un papà che li proteggeva ed io no e quella situazione di orfanezza mi pesava molto. Cinque anni più tardi, attraverso un mio amico, conobbi persone che avevano fatto del Vangelo il loro codice di vita. Nel loro appartamento – il Focolare – una sera incontrai Marco, il primo giovane che aveva seguito Chiara Lubich, che mi parlò nell’avventura dell’unità. Le sue parole piene di vita, di Vangelo vissuto nel quotidiano, mi colpirono, mi dissetarono. Non mi sentivo più orfano, anch’io ora avevo un Padre che si prendeva cura di me, anzi – me ne accorsi negli anni seguenti – avevo trovato cento padri, cento madri, cento fratelli (cfr. Mt 19,29). Compresi subito che dovevo mettere in pratica il Vangelo, così cominciai a scuola, ad ascoltare per amore quel professore un po’ noioso, a prestare i miei appunti ai compagni che ne avevano bisogno…. Alcuni anni più tardi, spinto da questa meravigliosa scoperta dell’amore personale di Dio, maturò in me il desiderio di donarmi a Lui e cominciò per me l’esperienza del focolare. Ho vissuto 26 anni nel focolare di Vienna e da lì brevi ma continui viaggi in Cecoslovacchia e in Ungheria per incontrare i nostri amici. Erano gli anni in cui un muro ci separava, ma ci univa il Vangelo, perché di questo avevano sete, ancor più che della libertà.
Non sono mancate le avventure in tutti quei viaggi. Una volta nella zona di confine, aprendo il bagagliaio della macchina per i consueti controlli, mi accorsi con spavento che per errore avevamo caricato una grossa valigia piena di filmati, scritti, diapositive della vita delle nostre comunità. Tutto materiale ‘vietatissimo’. Stranamente la polizia diede un’occhiata superficiale (non notò la mia faccia terrorizzata) e ci disse che potevamo procedere. Tutto si risolse con grande gioia degli amici di Budapest per quelle apparecchiature necessarie per conoscere la diffusione del Vangelo in tutto il mondo. In questa e in tante altre situazioni, ho toccato con mano l’amore di Dio, che mi segue passo passo e sistema sempre quanto non si è fatto bene. A inizio settembre si è celebrato il Genfest proprio a Budapest. È stata per me una grande gioia. Ricordo gli incontri da ‘catacombe’ con diversi giovani, in casa di qualche famiglia: era ufficialmente proibito per più di 5 persone. Con alcune famiglie, giovani, sacerdoti, durante qualche fine settimana, in un casolare di campagna o al lago Balaton, lì, in mezzo a tanti turisti, avevamo modo di parlare della spiritualità dell’unità e delle esperienze di vita del Vangelo. Ebbene, tanti di loro ragazze e ragazzi, famiglie e sacerdoti si sono impegnati in questa nuova vita. Gesù con la sua forza e la sua luce entra sempre, anche a porte chiuse, allora come oggi». (altro…)
Set 14, 2012 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Con il saluto introduttivo della presidente Maria Voce, il 13 settembre ha preso il via l’incontro annuale dei Delegati del Movimento dei Focolari, che vede radunati circa 300 partecipanti, fra responsabili centrali e provenienti delle diverse aree geografiche dove il Movimento è presente. Il convegno si protrarrà fino al 6 ottobre e prevede tre giorni di “ritiro spirituale”, incentrato su uno dei punti della spiritualità dell’unità: l’amore al fratello. Il tema verrà approfondito attingendo ai testi e discorsi di Chiara Lubich, con una riflessione di Maria Voce e testimonianze dei partecipanti. Questi ultimi offriranno esperienze di vita del Vangelo, argomento approfondito nell’anno appena concluso. Prevista anche una riflessione sull’Anno della Fede – indetto da Benedetto XVI dall’ottobre prossimo – da parte del teologo irlandese d. Brendan Leahy e della dott.ssa Lida Ceccarelli, focolarina. La prima fase del raduno si concluderà con un collegamento via internet che sarà seguito dalle numerose comunità sparse in tanti paesi. Lunedì 17 settembre partiranno i lavori incentrati su diversi argomenti e in particolare: i New Media e la trasformazione della società, l’identità del “focolarino” e il suo contributo specifico – alla luce del carisma dell’unità – alla Chiesa e alla società, la presentazione dello sviluppo del Movimento in alcuni paesi (Canada, USA, America Latina…). Non mancherà un bilancio sul Genfest 2012 appena conclusosi in Ungheria, protagonisti i giovani. Un segnale dell’importanza con la quale i Focolari guardano alle nuove generazioni come un futuro che è già presente e di sprone per tutto il Movimento. La celebrazione della messa del 26 settembre sarà presieduta dal vescovo di Frascati, Mons. Raffaello Martinelli. In concomitanza con questo raduno, esce, edito da Città Nuova, il libro “La scommessa di Emmaus, cosa fanno e cosa pensano i focolarini nel dopo Chiara”. In questi giorni ne avremo un assaggio. (altro…)
Mag 10, 2012 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Serenella Silvi accanto a Chiara Lubich all’uscita della moschea il 18 maggio 1997
«Un momento luminoso nel rapporto tra cristiani e musulmani». Così titola un giornale newyorkese nel dare la notizia di quanto avverrà proprio a New York il prossimo 20 maggio, nella Moschea di Malcolm Shabazz, con l’evento “Our Journey Towards the Excellence of the Human Family”. È il ricordo di quel patto senza precedenti stretto tra due leader: l’Imam W.D. Mohammed, e Chiara Lubich, di lavorare insieme per la realizzazione della fraternità nella famiglia umana. Approfondiamo quanto è successo allora, nel racconto di Serenella Silvi, testimone diretta di quegli eventi. Quel giorno ad Harlem, accanto a Chiara. «18 maggio 1997. Il ricordo di quel giorno rimarrà per sempre nella mia anima. Ero accanto a Chiara quando insieme abbiamo varcato la soglia della Moschea Malcolm Shabazz, entrambe col capo coperto dallo chador. La folla era tanta. Chiara si era preparata con grande impegno. Sentiva che stavamo per vivere un momento molto importante. Entrando l’atmosfera aveva qualcosa d’incredibile, poi durante il suo discorso era come se stesse parlando ad un gruppo di persone che conosceva da anni. Finito il programma, stavamo uscendo insieme, quando improvvisamente mi ha preso sotto braccio. “Vieni”, ha detto, “ho bisogno che tu traduca per me”. L’ho seguita nell’ufficio dell’Imam Izak-El M. Pasha, dove era appena entrato anche l’Imam W.D. Mohammed. “Imam Mohammed”, ha detto Chiara, “facciamo un patto, nel nome dell’unico Dio, di lavorare assiduamente per la pace e l’unità”. La risposta dell’Imam Mohammed è stata immediata. “Questo patto è suggellato per sempre”, ha detto. “Dio mi sia testimone che tu sei mia sorella. Io sono tuo amico e ti aiuterò sempre”. È stato un momento molto forte. Erano due grandi leaders che stavano rispondendo ad una chiamata di Dio, quella di dar vita ad un mondo di pace e di amore, e avevano compreso che, lavorando insieme, avrebbero contribuito a farlo diventare realtà. L’Imam Mohammed e Chiara Lubich provenivano da due culture e da due religioni molto diverse tra loro. Erano a conoscenza l’uno dell’altra, ma quel giorno si incontravano per la prima volta di persona. Nell’invitare Chiara, l’Imam aveva compiuto un grande atto di fiducia, sicuro che lei sarebbe stata in grado di aiutare la sua gente.
Lasciando la stanza, ho tentato di accompagnare Chiara al piccolo ascensore che poteva portarci all’uscita dal terzo piano della moschea dove ci trovavamo. Ma Chiara ha rifiutato. “Lasciami camminare tra queste persone”, ha detto. Già amava i sostenitori dell’Imam W.D. Alcuni di noi, con lei in macchina, commentavano quell’evento quando, d’un tratto, Chiara ha chiesto carta e penna. Voleva scrivere al Movimento dei Focolari nel mondo, che quel giorno era successo qualcosa di importante. Stava cercando le parole adatte, quando le vennero in mente alcune espressioni dei Gen 3, i giovani del Movimento, usate per descrivere il loro recente congresso: “È stato super… è stato mega!”. Imam Pasha aveva preparato l’ambiente con tanta cura e, in seguito, ha continuato a mantenere viva nella sua comunità la realtà vissuta. Da quel giorno in poi, ogni volta che visitavo la Moschea, avevo l’impressione che chiunque incontrassi per la strada sapesse di Chiara, cosa era successo e ci riconoscesse come suoi seguaci. Ci chiedevano sempre come stava, cosa stava facendo, dove viaggiava. Un momento di Dio! Anzi, un grande momento di Dio! Non capita tutti i giorni, e sento che dobbiamo far di tutto perché continui attraverso la nostra vita, per portare avanti i frutti di unità che questo incontro ha generato». Di Serenella Silvi Già editore della rivista americana Living City, Serenella Silvi nel 1997 era co-responsabile del Movimento dei Focolari della regione della Costa Orientale degli Stati Uniti . (altro…)