Apr 12, 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
La fila è lunga, ma affatto noiosa. Persone un po’ di tutte le età, provenienti da vari Paesi del mondo, attendono con pazienza il turno per il pranzo scambiandosi impressioni e pareri su quanto vissuto al mattino. Si è appena conclusa, infatti, la prima sessione di OnCity-reti di luci per abitare il pianeta, un convegno che, dal 1° al 3 aprile, ha fatto davvero vedere le tante luci accese nei luoghi in cui viviamo, le città: «Anziché soffermarci sull’analisi della notte – dice Lucia Fronza Crepaz, una delle moderatrici del convegno – in questi giorni abbiamo scelto di passare dalla parte dell’alba, del sorgere del sole». OnCity è organizzato dal Movimento Umanità Nuova, Giovani per un Mondo Unito e AMU (Azione per un Mondo Unito): tre agenzie impegnate nella costruzione di un mondo unito e più fraterno a livello sociale, tra i giovani e le generazioni, e attraverso azioni di sostegno e cooperazione allo sviluppo. Certamente l’attualità del momento sta interpellando tutti: attentati, terrorismo, nuove emarginazioni e povertà, “guerre a pezzi”: le nostre città stanno vivendo problemi e contraddizioni che sono sotto i nostri occhi, ma non mancano esperienze in positivo ormai consolidate, che confermano la possibilità di lavorare, credere e sperare in città più solidali e fraterne, più vivibili per tutti. Da questa consapevolezza sono partiti gli organizzatori per costruire un racconto di tre giorni, dove i quasi 900 partecipanti, hanno potuto sperimentare insieme un modo nuovo di vivere la città, di vivere i propri spazi quotidiani: un’occasione per approfondire i temi della solidarietà, della fraternità, per leggere i cambiamenti delle metropoli in cui viviamo, per imparare il dialogo come stile di vita, di approccio al mondo e alle cose: in un mondo globale, ma anche così frammentato, questo stile va coltivato e diffuso. OnCity si snoda così tra sessioni plenarie, seminari tematici, e ben 32 gruppi di lavoro, questi ultimi fondamentali per verificare le proprie capacità di essere cittadini attivi, creativi e responsabili. Facendo un rapido calcolo in questi giorni si sono concentrati 46 interventi, con l’obiettivo di valorizzare le reti che già esistono, incoraggiarne la nascita di nuove dove occorre, far nascere ovunque siamo delle “cellule di fraternità”, nodi strategici di un intreccio, anzi dei molti intrecci della vita e della storia. Fonte: Città Nuova online (altro…)
Apr 9, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
L’edizione 2016 della Settimana Mondo Unito, avrà a Quito, capitale dell’Ecuador, il fulcro di tutte le manifestazioni che si svolgeranno contemporaneamente nel mondo. Il titolo dell’evento è: LINK CULTURES – Un Camino para la Paz. Con la partecipazione di giovani provenienti da vari paesi sudamericani ed europei, il filo conduttore della SMU 2016 sarà quello dell’interculturalità, cioè entrare in dialogo con le diverse culture e riconoscere in tutte quella pari dignità che ci fa uguali. L’Ecuador è un paese dell’America del Sud situato strategicamente alla “metà del mondo”. Con una popolazione di circa 15 milioni di persone, si divide in quattro grandi regioni: costa, sierra, oriente e le Isole Galapagos. Il paese è stato internazionalmente riconosciuto per l’enorme biodiversità della sua flora e fauna, oltre che per la multiculturalità della popolazione. Dal 2008, la Costituzione ecuadoriana parla di interculturalità e di plurinazionalità definendoli aspetti caratteristici del Paese, come pure della difesa e promozione del “Sumak kawsay” (in kichwa, lingua indigena, indica il “buon vivere” cioè l’equilibrio dell’essere umano con la natura) e dei diritti della natura. Per tutto questo, la SMU 2016 si snoderà in due momenti principali per mettere in evidenza la fraternità attraverso l’interculturalità. Si inizierà con la Scuola Itinerante (dal 1° al 6 maggio), durante la quale i giovani visiteranno alcune regioni dell’Ecuador per poter fare un’esperienza diretta di interculturalità in varie comunità ecuadoriane, lavorare e vivere con le persone del luogo, conoscere la realtà più profonda del Paese sudamericano. I partecipanti potranno scegliere tra due diverse proposte: Costa-Sierra e Oriente-Sierra. La prima, comprende le provincie di Esmeraldas e Imbabura, nelle quali i giovani partecipanti entreranno in contatto con le comunità di Gualapuro, Agato e Peguche; la seconda, include le provincie di Pastaza, Tungurahua e Bolívar, per incontrare le comunità di Shiwacocha, Kisapincha, Salasaka e Bolívar. Ogni percorso ha come scopo la costruzione di rapporti a vari livelli: con la natura, con gli altri e anche con sé stessi. In questo modo i giovani, con le persone del luogo, saranno protagonisti di veri e propri laboratori di convivenza nei quali si potrà condividere, imparare, sperimentare e saranno testimoni del lavoro di queste comunità e di un vero scambio di doni tra culture.
Nel secondo momento, il 7 maggio, si realizzerà un Festival per la Pace nell’area turistica Metà del Mondo, icona dell’Ecuador riconosciuta a livello internazionale: sarà un grande evento che vedrà la partecipazione di giovani di varie culture, fedi, ceti sociali, con il fine di mettere in evidenza la fraternità in un contesto interculturale e di impegnarsi a vivere la pace e l’unità nel rispetto delle differenze, attraverso la pratica della Regola d’Oro che invita a “Fare agli altri ciò che vorresti facessero a te”. I Giovani per un Mondo Unito dell’Ecuador hanno inoltre promosso due concorsi, uno di musica e uno di fotografia e il loro sogno punta in alto: far nascere una “Scuola di Pace” permanente. Contemporaneamente, in molte altre città del mondo si svolgerà la SMU 2016, con modalità diverse, ma che vedrà dovunque i giovani come protagonisti e costruttori di pace. Informazioni: info@mundounido2016.com Sito web ufficiale: www.mundounido2016.com (altro…)
Apr 8, 2016 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
https://www.youtube.com/watch?v=fmnzghp0ghg&feature=youtu.be L’appuntamento annuale promosso dai giovani dei Focolari che mira a coinvolgere il maggior numero di persone e istituzioni nel percorso verso la fraternità, avrà il suo centro quest’anno a Quito, in Ecuador. Il tema è quello dell’interculturalità, con una manifestazione giovanile alla cosiddetta “Metà del mondo”, dove si può mettere un piede sull’emisfero boreale e l’altro su quello australe. Giorni di dialogo fra giovani di diverse culture, attraverso il lavoro, la condivisione e il turismo comunitario in una natura esuberante. Sul sito www.mundounido2016.com tutte le informazioni riguardo al programma ecuadoregno. “Link Cultures – un camino para la paz” è il titolo che accomuna le più varie iniziative di fraternità che si svolgeranno contemporaneamente in tutto il mondo, unendo generazioni e culture in un unico laboratorio e rintracciabili attraverso l’hashtag #4peace.
Un po’ di Storia. Maggio del ’95, il Genfest – grande appuntamento mondiale dei Giovani per un Mondo Unito – si conclude con il lancio della Settimana Mondo Unito (SMU): una settimana per contribuire a creare rapporti di pacifica convivenza tra popoli e culture diverse, nel rispetto dell’identità di ogni comunità e popolo. Una proposta alle istituzioni nazionali e internazionali, pubbliche e private, di evidenziare e valorizzare le iniziative che promuovono l’unità ad ogni livello. La SMU è parte integrante dello United World Project. A vent’anni da quello storico evento: molteplici le iniziative di giovani, ragazzi e adulti , in queste edizioni della SMU che l’hanno vista farsi sempre più spazio nell’opinione pubblica, nei mass media, fra le istituzioni. Su ogni punto del pianeta, la rende affascinante una forte idealità: convincere il mondo che è “tempo di fraternità”. Nel 2010, un collegamento mondiale dall’Ungheria dà il via alla SMU; nell’edizione 2011 la diretta mondiale parte invece da un piccolo paese, Sassello (Italia), dove è nata e vissuta Chiara Luce Badano, giovane dei Focolari morta nel 1990 e beatificata nel 2010. La SMU del 2012 precede il Genfest che si realizza a Budapest (12 mila giovani nello Sport Arena e 500 mila collegati mediante le reti sociali). Nel 2013 la diretta mondiale viene trasmessa da Gerusalemme: 120 giovani di 25 Paesi, musulmani, cristiani ed ebrei, vivono una forte esperienza di fraternità: un programma di vita per un futuro di pace. Il “focus” della Settimana Mondo unito 2014 è a Nairobi, con il cantiere di reciprocità “Sharing with Africa”. “Fabric, Flavour, Festival – discovering fraternity”, è il titolo della SMU 2015 che sviluppa il tema del dialogo a 360°. L’evento centrale è animato dai Giovani per un Mondo Unito dell’India, a Mumbay, con giovani del movimento indù dello Shanti Ashram, ulteriore segno di come questi giorni uniscano popoli e religioni diverse.
Run4Unity – Altra novità di quest’anno è il coinvolgimento dei ragazzi: l’evento sportivo mondiale Run4Unity, staffetta mondiale per la pace che nelle precedenti edizioni ha toccato migliaia di ragazzi, avrà d’ora in poi cadenza annuale, e sarà inserita all’interno della Settimana Mondo Unito. La Run4Unity 2016 si correrà il prossimo 8 maggio. I Giovani per un Mondo Unito sperano che questa expo internazionale e itinerante, ormai ventennale, sia riconosciuta anche dall’ONU. Le iniziative che continuano a svolgersi durante l’anno, e sulle quali la Settimana Mondo Unito accende i riflettori, sono raccolte nella piattaforma dello United World Project. (altro…)
Mar 29, 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
«A 19 anni ho lasciato la mia regione – l’Abruzzo – per studiare ingegneria aerospaziale a Pisa. È stato un percorso faticoso ma pieno di soddisfazioni: in 5 anni sono riuscito a portare a termine la specializzazione con il massimo dei voti, compreso uno stage in Germania che ha ancor più arricchito le mie competenze. Tutto ciò con il sostegno e i sacrifici della mia famiglia. Una volta laureato aspettavo con ansia di poter trovare il mio posto nel mondo del lavoro. Ma ho dovuto fare i conti con la disoccupazione giovanile, che nel nostro Paese è del 40%, e con aziende che quando va bene offrono soltanto contratti a tempo determinato o consulenze con pagamenti a scadenza trimestrale se non addirittura semestrale. Dopo qualche mese speso a inviare invano il mio curriculum, ho iniziato a pensare che forse dovevo propormi in altre applicazioni industriali. Oppure emigrare. Inaspettata, però, ricevo una proposta da un’azienda che rappresenta in Italia il principale Consorzio Europeo costruttore di missili e tecnologie per la difesa. L’idea di un vero colloquio di lavoro, in un’azienda importante come questa, era molto allettante. Dopo un positivo approccio telefonico sono stato invitato al colloquio in sede col personale tecnico. L’ambiente era giovanile e stimolante; l’azienda seria e di elevata professionalità. La progettazione di missili non rispecchiava affatto i principi in cui credo ma dentro di me cullavo la speranza che mi venisse offerto un impiego che non mi coinvolgesse nella fabbricazione di armi. Il colloquio è andato bene: dopo appena una settimana, fra i tanti candidati, sono stato richiamato per formalizzare l’assunzione. Con la precisazione che si trattava di un incarico direttamente legato alla produzione di missili. Mi sentivo con le spalle al muro. Da una parte c’era un posto fisso, con un contratto a tempo indeterminato, un buonissimo stipendio ed una sicura possibilità di carriera. Dall’altra c’era il mio credo di cittadino, ma prima di tutto di uomo, impegnato nella costruzione di una società non-violenta, basata sul rispetto dei diritti umani, sulla giustizia sociale, sul giusto equilibrio tra bisogni umani, ambiente e utilizzo delle risorse. Ho sempre creduto infatti in una società nella quale l’ambizione di alcuni non vada a calpestare la dignità dell’altro e il successo economico non sia la scusa per dimenticarsi dell’essere umano. A complicare la valutazione si aggiungevano i colleghi di studi che mi spingevano ad accettare senza badare a questi miei moralismi, ribadendomi l’incontestabile tesi che un ragazzo di 25 anni neolaureato non può permettersi, di questi tempi, di rifiutare un lavoro così vantaggioso. E con mille argomentazioni cercavano di pormi di fronte alla realtà sottolineandomi quanto fossi fortunato e… incosciente! Non ultimo, con questo lavoro avrei potuto sgravare la mia famiglia dall’impegno a continuare a mantenermi. A giocare un ruolo decisivo, oltre alla mia coscienza, sono state le persone a me più vicine: la famiglia, la mia ragazza e i Giovani per un mondo unito con i quali mi sono formato. E che hanno fatto maturare dentro di me l’idea – che diventava sempre più chiara – che per costruire una società solidale e non-violenta occorre operare concretamente, testimoniando e pagando di persona. Era il mio momento per poterlo fare. Ho risposto all’azienda che non potevo proseguire la trattativa, precisando con trasparenza i motivi. Indubbiamente non è stata una scelta facile, specie perché non avevo altre offerte tra le mani. Ma non mi sono fatto fermare da ciò. Ho continuato la mia ricerca e dopo alcune settimane, sono giunte altre proposte che mi hanno portato dove sono oggi, felicemente soddisfatto del lavoro che svolgo a Torino come ingegnere aeronautico nel settore civile». Fonte: Città Nuova Leggi anche: “Armi, no grazie” (altro…)
Mar 25, 2016 | Chiara Lubich, Nuove Generazioni, Spiritualità

©Ave Cerquetti, ‘L’unico Bene’ – Mariapoli Ginetta (Brasile) 1998
All’inizio degli anni ‘70 il mondo si presentava già interconnesso per «l’incontro ormai irreversibile fra i popoli e le civiltà del mondo intero, reso possibile da una vera esplosione di mezzi di comunicazione sociale e dall’immenso sviluppo tecnologico». Chiara Lubich, pur evidenziando il positivo di tale novità avverte i giovani che «non sempre l’uomo di oggi è preparato a questo incontro», spesso destabilizzante perché ci si accorge che il proprio modo di pensare non è l’unico. E invita a non confondere i valori assoluti, quelli legati all’Eterno, con le proprie strutture mentali. All’infrangersi delle certezze, Chiara propone ai giovani un modello da seguire, una chiave che aprirà loro le porte per la costruzione di un mondo nuovo. «Come vivere allora questo terribile oggi, in cui sembra che, per un misterioso cataclisma, i più alti valori tremino come enormi grattacieli che si scontrano e si frantumano? C’è una risposta (…), un mezzo sicuro di cui far calcolo per concorrere con altri a generare il mondo che sarà? C’è in pratica un tipo di uomo-mondo che sente, che ha sentito in sé questo terribile maremoto che minaccia di non salvare nulla di ciò che finora si è creduto intangibile? Che quasi dubita che la stessa verità assoluta lo abbandoni al proprio destino, gettandolo nella più grande confusione? C’è questo uomo-mondo che ha saputo superare tale immane prova, pagando così un mondo nuovo che ha ritrovato in sé e ha generato per gli altri? Sì, esiste. Ma si intuisce subito che quest’uomo non poteva essere solamente un uomo, ma “l’Uomo”: è Gesù abbandonato. La sua umanità perfetta, ma pur debole e soggetta al dolore e alla morte, è simbolo di ogni struttura umana che pur nei suoi limiti è riuscita, attraverso i secoli, a dare all’uomo qualcosa di illimitato come la verità. Sulla croce, prossimo alla morte fisica, e nell’abbandono, sua morte mistica, Gesù avverte il crollo di tutta la sua umanità, del suo essere uomo; per così dire della sua struttura umana; e al culmine di quel crollo il Padre permette misteriosamente che dubiti e che in Lui anche la presenza di Dio quasi si vanifichi. Per questo grida: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mt 27,46)”. Ma proprio in questo grido, Gesù, perché è Dio, ha la forza di superare questo infinito dolore e dà alla sua carne passibile, la potenza dell’immortalità, inserendola, risorta, nel seno della Trinità immortale. Non solo, ma con questo fenomenale atto di accettazione della più spaventosa distruzione che cielo e terra abbiano conosciuto, Gesù dà agli uomini la possibilità di risorgere, nell’altra vita, con la risurrezione corporale, e, in questa vita con la risurrezione spirituale – quando noi amiamo Gesù abbandonato -, da qualsiasi morte, da qualsiasi distruzione in cui l’uomo venisse a trovarsi». «È Gesù abbandonato (…) il leader sicuro per ogni giovane di questo secolo. Egli, amato, offre a chi lo segue lo spirito di verità, così come dopo la sua morte sul Calvario, ha fatto scendere sugli apostoli lo Spirito Santo». I giovani, afferma Chiara, «seguendolo, troveranno la possibilità di non tremare di fronte a qualsiasi situazione ma, anzi, di affrontarla nella sicurezza che ogni verità umana e la Verità, cioè il regno di Dio, potrà trovare, anche per il loro concorso, le nuove strutture mentali a livello mondo». E conclude: «Sta in voi accoglierlo nel vostro cuore come la perla più preziosa che vi si possa dare, per la vostra anima, per i popoli che qui rappresentate, ma soprattutto per quel mondo nuovo che deve vedere tutti gli uomini uniti. Per quel mondo nuovo che ospiterà non tanti popoli ma il popolo di Dio». Fonte: Chiara Lubich, Colloqui con i gen anni 1970/74, Città Nuova, ed. 1999, pp. 73-83 (altro…)