S. Maria Capua Vetere ricorda Chiara Lubich
https://www.youtube.com/watch?v=s_hIpflRN-g (altro…)
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In quell’11 ottobre 2003, data del conferimento del Premio a Chiara Lubich, lei stessa aveva espresso l’augurio: “Che il Signore ci dia, alla luce della sua preghiera per l’unità (Gv 17), di concorrere con sempre crescente zelo a realizzare la fraternità, garanzia di pace, dove e come possiamo. E Maria, il cui nome nobilita la vostra città, ci faccia in qualche modo partecipi della sua universale maternità” (guarda il video). A 10 anni di distanza, la domanda su quanto oggi consideriamo il dialogo uno strumento importante per la vita personale e sociale, è il fulcro del convegno del 23 novembre, al quale partecipa Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari. L’evento ha per titolo “Chiara Lubich, donna del dialogo” ed è promosso dall’Amministrazione comunale nel decennale dell’assegnazione a Chiara del premio ”Santa Maria Capua Vetere Città di Pace”. Assieme a Maria Voce, offriranno il proprio contributo il filosofo Aldo Masullo, NasserHidouri, Imam della Moschea di San Marcellino (CE); Alberta Levi Temin,dell’Amicizia Ebraico-Cristiana; Antonio Casale, direttore del Centro Fernandes, e l’imprenditore Antonio Diana. ”Sono molto contenta di visitare la Campania”, ha detto Maria Voce, alla vigilia del suo viaggio dal 23 al 26 novembre, assieme al copresidente Giancarlo Faletti. “È una regione ricca di umanità e di risorse – ha sottolineato –, seppure attraversata da problemi e contraddizioni particolarmente rilevanti. Conoscendo però, anche per esperienza diretta, la volontà di riscatto e la tenacia che caratterizzano la gente del Sud, sono certa che il suo popolo saprà tirar fuori la parte migliore di sé per costruire un futuro di bene per tutti. Un impegno che potrà essere alimentato e sostenuto dalla spiritualità dell’unità che il Movimento dei Focolari offre a quanti la desiderano”. Lunedì 25 sarà la volta di Capua dove Maria Voce terrà una Lectio Magistralis su ”Gesù Abbandonato, luce per la teologia”, in occasione dell’inaugurazione dell’AnnoAccademico dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose ”San Roberto Bellarmino”, alla presenza di diversi Vescovi della Campania. Sono previste anche visite ai centri dei Focolari della regione ed incontri con le tante comunità del Movimento presenti in Campania, Puglia, Basilicata e Albania. (altro…)
«Devo raccontare, tra i tanti, un fatterello. I ragazzi sono in corridoio che passeggiano. Uno dei nostri vede un nuovo arrivato. Ha gli occhi spaventati, immobile. Il nostro si avvicina e gli chiede: “Cosa c’è? “. L’altro è ammutolito. Lui lo capisce benissimo: è stata anche la sua esperienza. Gli dice: “Dai, vieni nella mia cella che ti offro un buon caffè! “. Mentre lo prepara, continua: “Guarda! qui si sta bene, oggi c’è il sole e poi hai trovato un amico cosa vuoi di più dalla vita?”. Nel giorno dei colloqui sono, casualmente, tutti e due presenti nella stessa stanza. Il figlio e la moglie del nuovo arrivato si alzano e vanno a ringraziarlo per il bene che ha donato al loro familiare». È il racconto di P.B. che opera come volontario nel carcere di Padova, testimonianza di una dignità che varie storie mettono in rilievo e che nasce dai piccoli gesti quotidiani. È stata raccolta nell’ambito di un laboratorio, il primo, per gli operatori delle carceri in Italia organizzato dal Movimento Umanità Nuova (Focolari) insieme alla rete internazionale Comunione e Diritto (CeD). L’incontro si è tenuto il 9 e 10 Novembre scorsi a Castelgandolfo (RM). Cinquanta persone, tra volontari carcerari, insegnanti, un assistente sociale, una ex carcerata, un magistrato di sorveglianza, un ex presidente di tribunale ora in pensione. C’è anche un sacerdote anglicano con la moglie, che, insieme ad altri, vuole approfondire il tema. Sono loro i protagonisti di questo primo seminario: laboratorio quanto mai attuale per la situazione carceraria che vive l’Italia, e che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha recentemente denunciato. Qualche dato: 45.647 posti nelle carceri a fronte di 65.831 carcerati, più di 20.000 persone in esubero che si trovano a scontare la pena in situazioni umanamente invivibili per la mancanza di spazi e delle più elementari norme igieniche: per non parlare delle violenze e dei soprusi che notoriamente si vivono in questi ambienti. Come rispondere a questo stato di cose? «Abbiamo cercato di addentrarci nella sofferenza e, a volte, impotenza umana di fronte a queste situazioni» – racconta Francesco Giubilato, assistente sociale – «abbiamo puntato così all’essenziale: la persona e la relazione. La persona con le sue sofferenze, i suoi bisogni e le aspettative del carcerato, della guardia carceraria, dell’operatore carcerario fino alle loro famiglie e alla Comunità. La relazione, quella vera, quella che allieva la solitudine ed il dolore e che a volte risana. Relazione attenta al bisogno e creativa nelle soluzioni pur nel rispetto della norma». Il programma del laboratorio ha messo in rilievo le varie esperienze che ci sono in Italia per rispondere a questa situazione. Come G.D. che ha vissuto un anno di servizio civile con l’Associazione “La fraternità” all’interno del Carcere di Montorso a Verona ed ora continua a dare la propria disponibilità all’interno dell’Associazione nel Centro di Ascolto per le famiglie dei carcerati e per le necessità degli ex carcerati. O come Alfonso Di Nicola, che lavora nelle carceri romane. Queste esperienze hanno evidenziato le criticità, legate anche alla difficoltà di relazione fra tutti i soggetti coinvolti, e al tempo stesso dimostrato come l’interazione, se è vissuta nella dimensione della fraternità, può cambiare radicalmente le persone e l’ambiente. Gianni Caso, Presidente Aggiunto Onorario emerito della Corte di Cassazione ha aperto un altro fronte che è quello dell’informazione. Informazione vera, onesta che fa crescere la coscienza dei cittadini e che la smuove fino a promuovere o modificare la legge e la sua applicazione in una dimensione di giustizia, equità e rispetto della dignità umana. (altro…)
La notizia della visita di papa Francesco allo Stato italiano, il 14 novembre 2013, dove è stato accolto dal presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, ha riempito le testate dei giornali di tutto il mondo. Anche il clima dell’incontro nel palazzo del Quirinale avvenuto nella semplicità, cordiale amicizia e valori condivisi evidenziati nei loro due discorsi, è stato sottolineato in toni diversi dai Media internazionali. Da evidenziare la partecipazione della società civile. Che questa visita abbia destato l’interesse dei cittadini lo dicono le centinaia di persone che hanno salutato festanti l’ingresso nel palazzo presidenziale dell’auto papale. All’interno, ad accogliere papa Francesco c’era una delegazione del governo, esponenti del mondo imprenditoriale, accademico e alcune personalità rappresentative del mondo della solidarietà attivi in progetti verso i poveri, i sofferenti, gli ultimi.
Per il Movimento dei Focolari erano presenti Maria Voce e Giancarlo Faletti. “Tutto si è svolto in maniera ufficiale e allo stesso tempo in un’atmosfera cordiale – ha detto a caldo Maria Voce -. Mi è piaciuto particolarmente il saluto del presidente Napolitano, sia per il suo esprimere gratitudine a papa Francesco per la sua particolare capacità di arrivare al cuore degli uomini, che per la dimensione personale dei rapporti che stabilisce. Ci ha tenuto a sottolineare anche il retaggio cristiano presente nei valori che hanno formato l’Europa, così come l’ammissione della tragica situazione che vive l’Italia nell’accentuarsi di una crisi che travolge la politica. Emergeva l’attesa fiduciosa che un messaggio del Papa avrebbe aiutato a oltrepassare i particolarismi in vista del bene comune. Da ambedue i discorsi, poi, era evidente che siamo dinanzi a domande che ci interpellano insieme e per le quali anche le risposte sono comuni, seppure in ambiti differenti e con metodi diversi”. Dal canto suo il copresidente Faletti ha sottolineato l’impressione di essersi trovato dentro “una pagina di storia dell’umanità, legata certamente alla storia italiana. Era evidente, come sottolineato dalle parole e dalla testimonianza di Napolitano e di papa Francesco, che a incidere nella storia è e sarà fondamentalmente la capacità di mettersi in dialogo”.
“Guardare le singole persone, una alla volta”, ha evidenziato il Capo di Stato nel riconoscere quale “carattere distintivo” della missione pastorale di papa Francesco una “forte considerazione per la persona”, il saper “comunicare con i semplici”, il trasmettere “a ciascuno e a tutti i valori del messaggio cristiano”, “innanzitutto quello dell’amore per gli altri”, per combattere “il dilagare dell’egoismo, dell’insensibilità sociale, del più spregiudicato culto del proprio tornaconto personale”. L’augurio, in conclusione, di papa Francesco per l’Italia: che il Paese “attingendo dal suo ricco patrimonio di valori civili e spirituali”, sappia trovare “la creatività e la concordia necessarie al suo armonioso sviluppo, a promuovere il bene comune e la dignità di ogni persona e ad offrire nel consesso internazionale il suo contributo per la pace e la giustizia”. Discorso di papa Francesco: leggi il testo integrale Discorso di Giorgio Napolitano: leggi il testo integrale (altro…)
«Cuba è un paese bellissimo. Vi si respira l’aria di un paese che era fiorente negli anni ’50. A parte qualche edificio e qualche quartiere restaurato nel centro dell’Avana e delle altre città, girando per le strade si nota uno stato di abbandono». Agostino e Marisa raccontano qualcosa del loro viaggio a Cuba. Sono una famiglia dei Focolari di Vicenza che, dopo aver vissuto 11 anni nella Repubblica Dominicana, adesso risiede nei pressi di Roma. «Potremmo dire di aver vissuto quei giorni a Cuba in una costante commozione per l’autenticità della vita che abbiamo trovato nelle persone. Vita eroica oseremmo dire, per la situazione in cui si trovano a vivere. Una famiglia ci raccontava che, con fatica, aveva accantonato 20 $ per comprare un paio di scarpe ad uno dei bambini. Un sabato pomeriggio erano usciti per comprarle ma, a quel prezzo, non avevano trovato niente che valesse la pena e avevano deciso di rinunciare per il momento. Di ritorno a casa, hanno trovato una famiglia molto povera, papà mamma e un bambino con le scarpe distrutte. Si sono guardati e, insieme, hanno deciso di dare una parte di quei soldi per le scarpe di quel bambino; non sarebbero state di gran qualità, ma sicuramente migliori di quelle che stava calzando. Qualche giorno dopo è venuta a trovarli la nonna con una busta; le erano arrivati dei soldi da dei parenti e aveva pensato di condividerne una parte per le loro necessità. Era proprio la somma che mancava per poter comperare le scarpe al loro bambino. Abbiamo percorso circa 3.000 km con i mezzi di trasporto più vari. Nelle città ci muovevamo a piedi, in bicicletta, con calesse e cavallo, con bici-taxi.
A Cienfuegos, Santiago de Cuba, Camaguey, Florìda, Holguin, Banes ci siamo trovati con gruppi di famiglie, anche di fidanzati, per approfondire la spiritualità dell’unità, con particolare attenzione ai riflessi nella vita di famiglia. Fra i presenti c’era anche chi non aveva una fede religiosa; ma erano proprio questi a sottolineare che questa spiritualità è per tutti. Siamo stati a pranzo e cena da tante famiglie amiche. Che bell’esperienza entrare nelle loro case e condividere la loro vita! Ci hanno raccontato tanti episodi di amore concreto. Come una famiglia che è andata a trovare una coppia che aveva avuto da poco un bambino: si è accorta che stavano terminando lo zucchero che mensilmente ricevono dallo Stato; comperarne dell’altro sarebbe stato molto costoso. Tornati a casa, hanno preso quanto rimaneva loro e gliel’hanno portato tutto. Questa coppia, sorpresa, ha esclamato: “Ma voi adesso come fate?”. La sera stessa ha bussato a casa la nonna; portava dello zucchero che non poteva consumare per motivi di salute. Nel cercare di condividere le gioie e le fatiche dei nostri nuovi amici, abbiamo capito del perchè questa spiritualità è nata durante i tempi di guerra. Chiara Lubich infatti non ha aspettato “tempi migliori” per cominciare ad amare con i fatti, ma ha cominciato proprio in mezzo alle difficoltà. È stata una conferma che è possibile vivere il Vangelo in tutte le situazioni». (altro…)