Mag 10, 2011 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Siamo negli anni ’60, Liliana Cosi, giovane ballerina, è agli esordi della sua carriera. Con un’intervista ripercorriamo quel periodo a Mosca.
Mi trovavo a Mosca per il secondo anno di stage al Teatro Bolscioi, si erano aperti da poco gli storici scambi culturali tra la Scala di Milano e il Bolscioi di Mosca ed io studiavo sotto la guida di Irina Tichomirnova. A lei venne l’idea di insegnarmi la parte della prima ballerina del Lago dei Cigni. Per me fu un’esperienza nuovissima e durissima – era molto esigente, letteralmente ‘scolpiva’ ogni mio passo, ogni mio gesto – ma ci sono stata! Avvicinandosi il debutto (credo che lei fosse più emozionata di me) mi disse queste parole: “Ora dimentica tutto quello che ti ho detto e balla con la tua anima italiana!”. Pochi minuti prima di entrare in scena ancora in camerino mi prese la testa fra le mani e mi fece tre segni di croce sulla fronte … lei non sapeva se io ero credente, non portavo nessun segno che lo indicasse.

Liliana Cosi e Rudolf Nureyev
L’Ideale di Chiara Lubich – che avevo appena conosciuto – mi aveva insegnato che l’amore per Dio andava vissuto, non esposto. Il giorno dopo sul quotidiano sovietico Isvietzia, recensendo l’evento si scriveva che il mio modo di ballare era pieno di ‘spiritualità’. Mi dissero che quella parola non era mai stata stampata su quel giornale! Quel debutto segnò l’inizio della mia carriera. In quell’epoca si trovava da sola a Mosca? No. Oltre al gruppetto di ballerine italiane che vivevano nell’internato della Scuola del Bolscioi del quale ero capogruppo, c’era con me Valeria Ronchetti – Vale -, una delle prime compagne di Chiara, venuta a Mosca proprio per accompagnarmi. È difficile dire a parole cosa furono quei mesi per me: un radicale cambiamento di mentalità che influì su tutta la mia vita, professionale, spirituale, umana, fino ad oggi. 
A Mosca con Valeria Ronchetti
Forse può dire qualcosa una frase di Vale che ho trascritto su un diario di allora: “Non devi ballare per Gesù, ma deve essere Gesù in te, che balla”. È più tornata in Russia da allora? Sono tornata regolarmente fino al 1989, invitata dal governo sovietico per molte tournée non solo in Russia, ma nelle capitali di tutta l’Unione Sovietica, con oltre 130 spettacoli, e tre volte come membro della giuria nei concorsi internazionali di balletto a Mosca. L’esperienza in Russia cosa le ha lasciato? Da un punto di vista strettamente professionale mi ha dato molto. A quell’epoca c’erano maestri e artisti di altissimo livello, ancora adesso quando insegno, quando correggo i ballerini della nostra Compagnia o della Scuola, ho davanti i loro esempi. Per la mia vita mi ha insegnato che ovunque si può vivere il Vangelo, e che questa vita affascina anche chi non lo conosce. (altro…)
Mag 4, 2011 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Alla vigilia della Pentecoste del 1998 Giovanni Paolo II chiamò a raccolta in Piazza San Pietro i movimenti, i gruppi e le nuove associazioni ecclesiali. Tra gli altri era presente anche il Movimento dei Focolari rappresentato dalla fondatrice, Chiara Lubich. In quell’occasione Papa Wojtyla riconobbe pubblicamente il ruolo di queste realtà nella Chiesa, come mai era stato fatto prima. E in quell’occasione Chiara si impegnò di fronte a lui per la crescita del rapporto di comunione tra i movimenti stessi.
Audio È stato veramente il protettore dei movimenti, perché ha riconosciuto in essi il soffio dello Spirito Santo per la Chiesa. Però proprio in quell’occasione ha anche chiesto ai movimenti di uscire da una specie d’infanzia e di produrre frutti maturi di comunione e di impegno. Papa Wojtyla ha seguito da vicino il Movimento dei Focolari lungo tutto il suo Pontificato… Possiamo dire veramente che abbiamo sentito molto spesso il suo amore di predilezione: nei suoi sguardi, nei suoi saluti, ma anche in tanti gesti concreti. E’ stato lui – per esempio – che ha voluto mettere a disposizione del Movimento l’ex Sala delle Udienze di Castel Gandolfo, che è diventato il nostro Centro Mariapoli dove si susseguono incontri tutto l’anno; e poi come non ricordare la visita fatta al Centro del Movimento dei Focolari: in quell’occasione è stato bellissimo come lui ha ricordato proprio il radicalismo dell’amore, che indicava come una caratteristica del Movimento dei Focolari. Giovanni Paolo II aveva anche un’intesa personale molto profonda con Chiara Lubich: su che cosa si fondava questa sintonia spirituale? Io credo che ci fosse, intanto, proprio questa spiritualità di comunione che lui sentiva presente per un carisma in Chiara, vissuta da tutto il Movimento e che lui agognava per tutta la Chiesa. Poi credo anche l’apertura che trovava in Chiara e nel Movimento verso tutti gli uomini, senza differenza di classi sociali, di religioni, di nazionalità e che corrispondeva al suo sguardo sull’uomo, a questa sua fede nel valore dell’uomo al di là di qualsiasi cosa.
Maria Voce, dal suo punto di vista personale, chi è stato Giovanni Paolo II e che cosa in particolare – pensa – che voglia ricordare oggi alla Chiesa e a tutta l’umanità? E’ stato un grande, in tutti i sensi e sotto tutti gli aspetti. Quello che mi sembra molto importante è stato questo riconoscere in qualunque uomo il Figlio di Dio e, quindi, questa altissima dignità che lui riconosceva negli uomini a tutte le latitudini e che lo portava a privilegiare i rapporti con chiunque e che ha dato anche un grandissimo impulso a tutti i dialoghi nella Chiesa: io ero ad Istanbul quando è venuto nel ’79 in visita al Patriarca Demetrio e ricordo la sua gioia nell’incontrare questo Patriarca ecumenico. Penso inoltre che la sua figura possa dare alla Chiesa e al mondo questa speranza e questa fiducia nell’azione dello Spirito Santo, che nei momenti più bui torna sempre a riprendere in mano le sorti della Chiesa. Questo lui lo ha detto e testimoniato soprattutto con la sua apertura nei confronti dei giovani che sono accorsi sempre numerosissimi ai suoi inviti, perché sentivano in lui la Chiesa-giovane. Quindi addita anche all’umanità, la Chiesa come una Chiesa giovane, bella, capace di dare le sue risposte alle esigenze dell’uomo di oggi. Dal Radio Giornale di Radio Vaticana del 30 aprile 2011 Papa Wojtyla: le testimonianze di Kiko Argüello, Marco Impagliazzo, Maria Voce e Andrea Olivero (altro…)
Apr 27, 2011 | Spiritualità
È ormai imminente la beatificazione di papa Giovanni Paolo II e, insieme a tutta la Chiesa, ci sentiamo invasi da una gioia immensa e da una profonda gratitudine. Gioia e gratitudine per il dono che essa ci fa nel riconoscere la santità di questo grande papa, espressa nella sua vita spesa e consumata, fino all’ultimo istante, per Dio e per gli uomini. Continua a sbalordire la straordinaria ricchezza del suo magistero, come pure la riconoscenza che suscita ad ogni latitudine la sua testimonianza d’amore, tanto in persone cristiane come in fedeli di altre religioni e in persone che non hanno una fede religiosa. Proprio lui, in occasione del 25° anniversario del suo pontificato, ci aveva confidato la sorgente da cui tutto scaturiva: quel segreto intimo del rapporto che – come successore di Pietro – lo legava a Gesù: «25 anni fa ho sperimentato in modo particolare la divina Misericordia. Cristo ha detto anche a me, come un tempo a Pietro: “Mi ami tu più di costoro”. Ogni giorno si svolge all’interno del mio cuore lo stesso dialogo tra Gesù e Pietro. Nello spirito, fisso lo sguardo benevolo di Cristo risorto. Egli, pur consapevole della mia umana fragilità, mi incoraggia a rispondere con fiducia come Pietro: “Signore, Tu sai tutto, Tu sai che ti amo!”»[1]. Oggi questo evento della Chiesa ci fa penetrare nella dimensione di quel “di più”, vissuto da Giovanni Paolo II giorno per giorno, con eroismo. Insieme a tutti gli altri Movimenti abbiamo sperimentato l’amore particolare di Giovanni Paolo II nel riconoscimento del ruolo che essi hanno nella Chiesa, quale espressione della sua dimensione mariana. Già nell’87, parlando alla curia romana, aveva messo in luce l’importanza di questa dimensione: «La Chiesa vive di questo autentico “profilo mariano”, di questa “dimensione mariana” (…) Maria, l’Immacolata, precede ogni altro e, ovviamente, lo stesso Pietro e gli apostoli (…). Il legame tra i due profili della Chiesa, quello mariano e quello petrino, è dunque stretto, profondo e complementare, pur essendo il primo anteriore tanto nel disegno di Dio quanto nel tempo; nonché più alto e preminente, più ricco di indicazioni personali e comunitarie (…)[2]». Spalancando le porte alla novità suscitata dallo Spirito Santo, nello storico incontro dei movimenti ecclesiali e nuove comunità la vigilia di Pentecoste 1998 in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II riconobbe che i due profili «sono coessenziali alla costituzione della Chiesa e concorrono (…) alla sua vita, al suo rinnovamento, e alla santificazione del popolo di Dio»[3].
Al di là degli importanti eventi pubblici, Chiara Lubich era legata a questo grande papa da un rapporto personale e profondo: le udienze private, concesse spesso durante inviti a pranzo, la sua presenza in tante manifestazioni pubbliche del movimento, le lettere personali e le telefonate in occasione di particolari ricorrenze, come «pietre miliari nella storia del nostro movimento», spingevano Chiara ad esprimersi così nel 2005, al momento della sua morte: «La sua santità. Anch’io posso darne testimonianza di persona»[4]. «Si faceva così ‘nulla’, da farci sentire a volte, uscendo dalle sue udienze, una intensa unione diretta con Dio solo. Il papa quindi ti portava a Dio, come vero mediatore, che si annulla quando ha raggiunto lo scopo»[5]. «Si rimane meravigliati e con l’animo riconoscente di fronte a tanto amore e, al contempo, si è grati a Dio di avere potuto essergli stati accanto a dargli una mano, come figli e “sorella”, come ha voluto chiamarmi in una sua ultima lettera»[6]. «La storia del Movimento dei focolari – scriveva in quell’occasione Chiara – è, in questi ultimi 27 anni, una riprova del “di più” d’amore che ha albergato nel cuore di Giovanni Paolo II. Questo suo “di più” d’amore ha chiamato il nostro, per cui il papa è entrato nel più profondo del cuore di ogni membro del movimento. Non si può perciò dire a parole semplicemente umane chi egli è stato per noi.»[7] Come non ricordare la visita del Santo Padre, il 19 agosto 1984, al centro del Movimento a Rocca di Papa? In quell’occasione egli riconobbe esplicitamente nell’esperienza spirituale di Chiara la presenza di un carisma, e affermò: «C’erano nella storia della Chiesa tanti radicalismi dell’amore. (…) C’è un vostro radicalismo dell’amore, di Chiara, dei focolarini. (…) L’amore apre la strada. Auguro che questa strada, grazie a voi, sia, per la Chiesa, sempre più aperta!»[8] E come non pensare ad alcune sue espressioni nei nostri confronti? Durante il suo intervento al Familyfest di Roma, il 3 maggio 1981, aggiunse a braccio: «La vostra spiritualità è aperta, positiva, ottimistica, serena, conquistatrice… Avete conquistato anche il papa… Ho detto che auguro a voi di essere la Chiesa. Adesso voglio dire che auguro alla Chiesa di essere voi»[9]. E nel 1983, il 20 marzo, durante la Giornata di Umanità Nuova: «Molte volte, quando sono triste, mi viene in mente… “focolarini”. E ritrovo una consolazione, una grande consolazione!»[10]. Durante i suoi numerosi viaggi, in ogni angolo del mondo dove si era fatto pellegrino, aveva imparato a riconoscere il nostro “popolo focolarino”, come lo chiamava, traendone – come una volta disse a Chiara – conforto e sostegno. Nel decorrere del suo lungo pontificato abbiamo più volte avvertito un amore particolare da parte sua, la profondità del suo sguardo paterno e quasi la sua predilezione. Ricordiamo con gratitudine il caloroso affetto manifestato a Chiara e a tanti di noi in molte circostanze, ma anche il suo ruolo determinante nel riconoscere il carisma particolare donato da Dio alla Chiesa e all’umanità attraverso di lei. Un aspetto della particolare sintonia spirituale tra Chiara e Giovanni Paolo II si può ravvisare nel sentire e vivere la Chiesa come comunione, espressione dell’amore di Dio per tutti gli uomini. Di qui la proposta, espressa nella lettera apostolica Novo millennio ineunte per la Chiesa del terzo millennio: vivere la spiritualità di comunione per riportare Gesù risorto nel cuore del mondo[11]. E così, in questo momento in cui festeggiamo con immensa gioia la beatificazione di Giovanni Paolo II, da lui e da Chiara ad una sola voce ci sentiamo ancora una volta fortemente interpellati a vivere con pienezza la spiritualità che Dio ci ha donato.
Maria Voce
[1] Giovanni Paolo II – Omelia per il XXV anniversario di pontificato – 16.10.2003 [2] Ai cardinali e ai prelati della curia romana – 22.12.1987 [3] Giovanni Paolo II – Ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità – 30.5.1998 [4] Chiara Lubich – Un di più d’amore – Città Nuova 2005/7 pag 10 segg [5] Mariapoli n. 4-5/2005 [6] Chiara Lubich – Un di più d’amore – cit. [7] Chiara Lubich – Un di più d’amore – cit. [8] Discorso di Giovanni Poalo II ai membri del movimento dei Focolari – 19.8.1984 [9] Discorso di Giovanni Paolo II ai coniugi partecipanti al convegno “Sulla famiglia e l’amore” – 3.5.1981 (espressione non citata nel discorso pubblicato) [10] Discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti al convegno internazionale del «Movimento Umanità Nuova» – 20.3.1983 (espressione non citata nel discorso pubblicato) [11] Cfr Novo millennio ineunte n.43 (altro…)
Apr 19, 2011 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Spiritualità
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«Carissimi tutti e tutte, la buona notizia che anche oggi siamo chiamati a dare è che Gesù è Risorto ed è vivo in mezzo a noi per l’amore scambievole. |
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È l’evangelizzazione di duemila anni fa ma sempre attuale che ci coinvolge tutti in un impegno nuovo di vita e di testimonianza. |
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L’augurio che vorrei giungesse ad ognuno della nostra grande famiglia è di camminare sempre con lui Risorto per le strade del mondo».
Maria Voce
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Apr 17, 2011 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Un sabato speciale per la grande famiglia dei Focolari in Repubblica Dominicana. Nella Casa San Paolo della Chiesa cattolica dominicana, circa 700 persone convengono da tutto il Paese, un piccolo Paese di una dozzina di province, duecento chilometri su trecento, ma ricca di bellezze locali, di “campanilismi”, con tutti i riflessi positivi e quelli invece negativi legati ai particolarismi. Lo si costata nell’incontro di Maria Voce e Giancarlo Faletti con 150 giovani vicini al Movimento della Repubblica Dominicana: una varietà notevole, una ricchezza di espressioni. Priscilla, ad esempio, racconta di come si sia trasferita dalla sua provincia, Santiago Rodriguez, rurale e nota per le enormi coltivazioni di banani, nella capitale, per studiare psicologia. Ebbene, non è stato facile per lei cambiare ambiente, amici e modo di vivere. Ma la vicinanza con i ragazzi e le ragazze dei Focolari le ha permesso di inserirsi bene nella nuova realtà, diventando anzi un leader per tanti altri amici.
La platea di giovani siede silenziosissima: sembra strano, vista la vivacità esuberante di questi giovani dominicani, capaci però di grande generosità e profondità di vita. Le loro domande evidenziano il loro desiderio di radicalità. E così Maria Voce insiste, parlando di “vocazione”, di aspirazione a qualcosa di grande: «Alla vostra età c’è l’amore per il rischio, deve esserci, lo spirito d’avventura, il cercare di fare qualcosa di diverso. È proprio in quest’età che si ha la grazia di fare qualche pazzia! È una pazzia per Dio, quella di seguire l’eventuale sua chiamata, anche se non si è sicurissimi. Ne vale la pena». E Giancarlo Faletti sottolinea come «la gioventù sia per sua natura ricerca, ricerca di studio, lavoro, sport, affetti, impegno. È lì che vengono in evidenzia le potenzialità di ognuno, e anche le capacità di ascolto. Non solo di ascolto delle voci che vengono dall’esterno, ma soprattutto della voce interiore che mi chiede il perché di tutto quello che faccio. Non posso nascondermi di fronte a tante cose, ad una vita frenetica: debbo sapere ascoltare la voce che mi chiede dove va la mia vita». Emerge anche la forte influenza che hanno sui giovani le spinte dell’egoismo e della poca chiarezza, del rumore della città e anche del peccato, della tentazione: «Il nostro amplificatore – risponde Maria Voce – è la presenza di Gesù in mezzo a noi, che fa sentire la sua voce e la rende forte, anche più forte degli altri rumori». Chiara Luce Badano, la giovane del Movimento recentemente beatificata, è per loro un esempio, che li aiuta ad affrontare le difficoltà anche quando, rispetto a quella che può sembrare la normalità, si viene giudicati per una vita cristiana impegnata, in ogni caso controcorrente. «Ma è più importante preoccuparsi che Dio sia contento di te, o solo che lo siano un compagno o una compagna?», chiede loro Maria Voce. Poi «bisogna però che questi amici possano sentire la gioia che esiste tra di voi». Non si tratta di isolarsi, ma di far avanzare la bellezza della vita “con Gesù”, per far sperimentare la bellezza di quel che si fa “insieme”.
Commenta Marguerita, una giovane del Nord del Paese: «Quando Maria Voce ci ha parlato di Gesù che sulla croce ha gridato il suo abbandono, ho capito che non è solo dolore; viverlo non vuol dire rimanere nella sofferenza, ma avere la gioia di vivere con Lui e per Lui». Mentre Pablo, di Santo Domingo, sottolinea come «la semplice gioia che ho provato oggi debbo farla diventare un virus che contagia i miei amici». «Siete generosi – conclude Maria Voce –, e mi avete dimostrato che sapete esserlo. Quindi siete capaci di cose grandi. Continuate senza paura di dare di più». Da Michele Zanzucchi (altro…)