16 Ago 2018 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
«La Mariapoli di Calgary – scrivono Alizza e Norio dal Canada – ha visto la partecipazione di circa 120 persone, in particolare giovani e famiglie, per la maggior parte provenienti dalle provincie di Alberta, Saskatchewan, ma anche da Manitoba e dalla British Columbia. Nel programma c’è stata la presentazione dell’Esortazione Apostolica di Papa Francesco sulla chiamata alla santità nel tempo contemporaneo (“Gaudete et exsultate”), seguita da un dialogo aperto. La presentazione, curata dal Rev. A. Martens della diocesi di Calgary, ha suscitato in tutti la voglia di leggerla personalmente. Un’altra novità, nella “città basata sulla fede”, come è stata definita da una partecipante, è stata la serata di preghiera per la pace». «Siamo al termine – scrive la comunità di Chicago – della Mariapoli che si è tenuta per tutta la comunità del Midwest. Già l’anno scorso avevamo avvertito l’esigenza di cambiare il luogo e lo stile del nostro tradizionale appuntamento, che finora si era sempre svolto in un campus universitario nella città. La scelta è ricaduta su un centro posto sulle amene rive di un lago.
Il programma, dal titolo “Maria: la sua esperienza, la nostra esperienza” ci ha ricordato che nessuno di noi è immune dalle prove e dalle incertezze che Maria di Nazareth ha vissuto, mostrandoci come affrontarle. Il risultato? “L’atmosfera della Mariapoli sembrava quella di un pranzo di famiglia: rilassata, con molta flessibilità, improvvisazione (che significa anche sano umorismo) e una sensazione generale di pace”. “I temi svolti e la condivisione delle esperienze mi hanno aiutato a comprendere più in profondità Maria, i tempi difficili in cui è vissuta e il modo in cui è riuscita a superare le prove. Mi è piaciuto il gruppo di condivisione sul tema del ‘saper perder’. Questo non è un modo di pensare molto popolare nel mondo di oggi». «La nostra Mariapoli si è svolta nella Virginia dell’Ovest – scrive la comunità dei Focolari di Washington DC – con 160 partecipanti. I giovani, che costituivano oltre la metà dei partecipanti, da ospiti sono diventati protagonisti, e hanno messo a disposizione i loro numerosi talenti, dall’aspetto tecnico all’accoglienza e alla gestione dei gruppi».
Nel Tennesse, USA, una settantina i partecipanti provenienti da vari Stati del sud est: Maryland, Georgia, Tennessee, Arkansas, Alabama, Florida, Texas, oltre che dall’Indiana e da New York. «Abbiamo dedicato molto tempo a costruire rapporti, e persino a guardare un paio di partite del campionato del mondo di calcio… La presenza dei più piccoli è stata un dono, sempre i primi a raccontare i loro atti d’amore concreto. Abbiamo approfondito il “sì” di Maria, il suo “portare Gesù al mondo”. Mentre era in corso la serata finale, un ragazzo che alloggiava nello stesso centro ha voluto dare un contributo alla serata. Un papà: “Sono rimasto colpito dall’amore di mio figlio, 7 anni. Mentre ero impegnato a preparare la serata finale, lui è andato a prendere la cena e me l’ha portata”. E un bambino: “Perché non stiamo qui un mese intero?”». Ricca di foto è la lettera inviata dalla Bulgaria: «È già la seconda volta che la Mariapoli si svolge nei Balcani centrali, con circa ottanta persone da 1 a 85 anni. Prima che iniziasse, nel Monastero ortodosso che si trova lì accanto c’era una festa dedicata alla Madonna. Incontrandoci lì, l’Abate ha insistito che ci vedessimo la domenica successiva con tutti i mariapoliti. Siamo stati un’unica famiglia: cattolici, ortodossi e protestanti (battisti)».
In Bolivia la Mariapoli, a forte presenza giovanile, si è conclusa con il Genfest dei giovani. «Un grande amore reciproco tra giovani e adulti ha permesso la realizzazione di queste due manifestazioni. In Mariapoli abbiamo fatto dei workshop sull’ecologia, l’economia di comunione, il dialogo, realizzando anche le coreografie e i giochi per il Genfest dell’ultimo giorno, una grande occasione per andare ben al di là dei nostri limiti, come recitava il titolo, e per parlare di Dio a tanti giovani!”». (altro…)
15 Ago 2018 | Chiesa, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Hanno partecipato a tutti gli Incontri mondiali delle famiglie, da quello a Roma del 1994, e ora si apprestano a vivere l’evento di Dublino, dove offriranno la loro testimonianza al Congresso pastorale. Sono Anna ed Alberto Friso, già responsabili di “Famiglie Nuove”, realtà nata in seno al Movimento dei Focolari. Al microfono di Vatican News parlano delle sfide che le famiglie cristiane devono affrontare oggi e delle aspettative per l’Incontro di Dublino, illuminato dall’Amoris laetitia di Papa Francesco. Avete partecipato, come famiglia, a tutti gli Incontri mondiali, un quarto di secolo! Cosa è cambiato per le famiglie cristiane, secondo voi, in questi 25 anni? Anna Friso: L’accentuarsi, soprattutto nelle nuove generazioni, del fatto di non credere più nel “per sempre”. La sfida che dobbiamo raccogliere è quella di far percepire ai giovani che l’amore è una componente eccezionale della vita e che costituisce una fonte di felicità di cui la coppia è portatrice. Rivolgersi al matrimonio non significa perdere la libertà, ma ottenere una possibilità bella di vita! Alberto Friso: In modo particolare due aspetti caratterizzano l’oggi della nostra società: l’individualismo e il relativismo. Di fronte a queste spinte è venuta a mancare la coesione, l’unità nella coppia. Questo ha richiesto che noi cristiani, noi famiglie cristiane, guardassimo più in profondità nel disegno di Dio e vedessimo come Lui ci ha chiamati a vivere a sua immagine e somiglianza. Come famiglia che dà testimonianza di vita cristiana da così tanto tempo, cosa vi sentireste di dire a una giovane coppia che fa il passo del matrimonio, dell’amore per sempre? Alberto Friso: La cosa che ci sentiamo di dire è: tenete presente che l’amore che avete avvertito nel primo momento in cui avete sentito nascere questo sentimento è di una portata straordinaria, eterna! È una scintilla del valore più profondo che costituirà la base di tutta la vostra vita, anche quando verranno le tempeste, ed è l’amore di Dio. Quindi non vi sposate in due, ma in tre, perché Gesù sarà con voi! E questo, grazie a Dio, ha delle risposte. Poi, nella vita, questi giovani diventano loro stessi testimoni e collaboratori nel diffondere la gioia. Si sentono immagine di Dio e testimoni di questa realtà! Anna Friso: La sfida è non lasciarsi influenzare dalla cultura dominante, che fa vedere la centralità dei sentimenti oppure i diritti personali che prevalgono su quelli dell’altro, o del valore di coppia. Nel disegno del matrimonio c’è questo sigillo di felicità che è possibile portare a compimento proprio perché fa parte del destino della persona, del Dna della persona!
A Dublino ovviamente l’Amoris laetitia avrà un ruolo particolarmente importante. Cosa sta dando questa Esortazione post-sinodale alle famiglie cattoliche, ma non solo? Alberto Friso: In modo particolare ci sprona a testimoniare, con la vita, la realtà cristiana dell’amore di Dio. Di fronte al mondo non dobbiamo tanto difendere un’idea, un pensiero, un valore; dobbiamo testimoniare che Dio è carità e che la carità è nel profondo del cuore, anche di chi si trova nelle crisi più nere e profonde. Anna Friso: Noi l’abbiamo apprezzata tantissimo proprio per la sua luminosità e anche per la sua concretezza, che non scende a patti con la dottrina, ma sa comprendere e porgere la mano a chi si trova ferito dalla vita. E a queste persone, in particolare, dà la speranza di poter raggiungere una strada anche di felicità pur nelle traversie, nelle difficoltà. La sua bellezza è proprio essere un inno all’amore. Noi abbiamo visto in questo documento tutta la tenerezza della Chiesa. Credo che sia proprio un regalo per le nuove generazioni che si sposano. Fonte: Vatican News, 10 agosto 2018 Audio dell’intervista (altro…)
13 Ago 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
13 Ago 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Il referendum che si è tenuto in Catalogna (Spagna) il 1° ottobre 2017, in vista di un’eventuale indipendenza dal resto del Paese, ha dato vita ad una stagione politica e sociale di sconvolgimenti politici e di fortissima tensione civile che ha coinvolto in modo diretto tutte le fasce della popolazione, i giovani “in primis”. Martì è catalano e viene da una città vicino a Barcellona, ma si è trasferito a Madrid dove studia. È un Gen, condivide cioè gli ideali di unità dei Focolari con altri ragazzi provenienti da diverse regioni della Spagna. Racconta che “nonostante questo valore comune, anche con loro i primi tre mesi a Madrid non è stato facile. Inoltre, nella residenza in cui vivevo venivo maltrattato perché ero l’unico catalano. Con i Gen discutevamo moltissimo e ci arrabbiavamo di continuo. Un giorno, però, abbiamo deciso di risolvere questa situazione, parlando tra noi ed ascoltandoci per davvero. Era questa la cosa più importante da fare, lo stavamo capendo: al di là delle nostre idee non potevamo perdere il dialogo tra noi; la cosa più importante era capirci e rispettarci. Non posso dire che da allora la strada sia stata più semplice, ma abbiamo capito che quando ci mettiamo nella disposizione di vero ascolto i problemi si risolvono, non quando vogliamo imporci”.
Anche Alba è catalana e racconta che il periodo post referendario è stato per lei e gli altri Gen come una prova del fuoco: “Sui social c’erano commenti molto forti sulle ragioni politiche dell’una o dell’altra parte, scritte da alcuni Gen, che mi ferivano profondamente, ma non mi ero fermata a pensare se anche il mio modo di esprimermi poteva far male a chi non la pensava come me. È stato in quei giorni che ho iniziato a riflettere su cosa significasse per noi quel che spesso ci diciamo, e cioè che siamo disposti persino a morire gli uni per gli altri. Quando avremmo dovuto mettere in pratica questa promessa? Sentivo che il momento era adesso.
Ci siamo così incontrati da tutta la Spagna per chiarirci, anche se non è stato facile perché eravamo tanti ed era impossibile dirci tutto. Con alcuni abbiamo continuato a parlare, come ad esempio con Laura. Ricordo che con lei la situazione era delicata perché non sapevamo come affrontare il problema senza ferirci a vicenda. Quando lei mi ha proposto di fare un patto, cioè mettere l’amore al di sopra di ogni altra cosa, mi ha spiazzata! Nessuno mi aveva mai fatto una proposta del genere, ma ha funzionato perché da quel momento in poi siamo riuscite a dialogare. L’obiettivo non era difendere la nostra idea, ma prenderci cura l’una dell’altra senza ferirci e, allo stesso tempo, lasciare all’altra lo spazio di esprimersi. Questa esperienza mi ha fatto vedere la situazione politica in modo diverso, mi ha fatto capire che l’importante non è avere ragione, ma capire che oltre le idee dell’altro c’è sempre la persona, e questa è la cosa più importante. Ancora oggi le nostre opinioni non sono cambiate, la pensiamo sempre diversamente e questo non è facile. A volte ci dobbiamo chiedere scusa, ma parlando arriviamo alla conclusione che sia le cose positive che quelle negative fanno parte dell’esperienza. L’incomprensione ora si è trasformata in qualcosa di più grande; non è rassegnazione, non è solo rispetto. È quella rosa che vale di più di tutte le spine messe insieme”.
https://youtu.be/33yAro_Cxsk?t=1440 (altro…)