Gen 24, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolari nel Mondo
«Fra i cristiani è successo come in una coppia di sposi. Nella vita di coppia le difficoltà sono inevitabili. Solo che se c’è l’amore, esse servono a mantenere e far crescere l’unità. Quando l’amore non c’è i problemi diventano un ostacolo insuperabile e si segnalano come motivo della separazione. Però in realtà non sono i problemi che hanno distrutto la famiglia, ma la mancanza di amore. Così fra le Chiese. La divisione è avvenuta non solo per motivi religiosi o teologici, ma anche – e spesso soprattutto – politici, economici, culturali. Nella misura in cui crescerà l’amore, la disunità diventerà insopportabile e i problemi si supereranno. Penso che un giorno le varie Chiese, senza abbandonare la propria tradizione e tutte quelle espressioni legittime che hanno sviluppato attraverso la storia, potranno partecipare, quando Dio vorrà, a un Concilio riunificatore per poter far sì che la Chiesa, pur mantenendo tante espressioni, sia una. Per adesso è forse prematuro, ma Dio in un giorno può farci vivere mille anni. Sarebbe un avvenimento che toccherebbe profondamente anche tutti i membri delle grandi religioni». Da “COLLOQUI” – Pasquale Foresi – Città Nuova 2009 – pag. 155-156-161 (altro…)
Nov 29, 2015 | Centro internazionale, Spiritualità
«Spesso noi siamo portati, dal linguaggio che usiamo, a farci un’idea non esatta di quello che si compì a Nazareth, nel momento in cui l’angelo comunicò alla Vergine santa che il Verbo si faceva carne. Si è portati, con una mentalità antropomorfica, a considerare Iddio lontano, in alto, nei cieli, che manda suo Figlio in un luogo sperduto per farsi uomo. Non è così. Dio è dappertutto, è in cielo, in terra e in ogni luogo. Dio era perciò nella stanzetta della Vergine a Nazareth quando le apparve l’angelo. Era però infinitamente distante dalle creature per l’abisso del peccato e per la loro naturale piccolezza. Dio, nell’istante in cui la vergine pronunciò il suo fiat, nel seno purissimo di lei sposò la natura umana, sposò la creatura, operando un avvicinamento inimmaginabile fra la divinità e l’universo. Da allora egli è in mezzo a noi. Quella distanza infinita che la nostra immaginazione ha espresso quasi ponendo Iddio lontano da noi, sopra i cieli, è annullata: egli è in terra, egli è nostro concittadino». Pasquale Foresi, Teologia della socialità, Città Nuova 1963, pag. 66 (altro…)
Ott 18, 2015 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo
«L’inculturazione è un’esigenza intrinseca del cristianesimo. Si tratta di processi difficili e complessi che hanno bisogno di tempo. Le persone stesse del posto sono particolarmente importanti. Vivendo con autenticità il Vangelo, esse che hanno già profondamente dentro la propria cultura, faranno quelle sintesi che poi doneranno agli altri, attraverso i costumi, le manifestazioni artistiche, le strutture del proprio popolo. Sono totalmente persuaso che la cosa importante sia Dio stesso. Ciò non significa, ovviamente, che si possa rimanere inattivi o indifferenti. Anche noi stiamo raccogliendo ad esempio, i proverbi africani o di altri popoli; pubblichiamo libri sulle grandi religioni nella nostra editrice; Chiara [Lubich] ha avviato in Africa una scuola sull’inculturazione e in seguito, ne ha fatto nascere un’altra nell’America Latina… Ma se uno pensasse che basti studiare le varie culture per poi fare il ciak con il Vangelo, percorrerebbe una strada sbagliata. Bisogna portare Dio, Lui è aperto e pienamente “interessato” a ciò che Egli stesso ha creato e sarà Lui a fare l’inculturazione. Naturalmente ci sono tante forme d’inculturazione, tanti tentativi che vanno incoraggiati e benedetti, però la vera inculturazione la fa Dio solo. Il contributo più alto che noi possiamo dare è quello di amare. Se ciascuno dona se stesso, perdendo il proprio io nell’altro ed accogliendo l’altro in sé, allora fiorisce in modo più bello e completo la personalità di ognuno. Così è tra i popoli: se si sa “perdere” la propria cultura per amore, aprendoci a Dio nel prossimo, “si salverà” il meglio di ogni cultura ed emergeranno e si arricchiranno non soltanto le qualità spirituali, ma anche quelle umane, culturali, etniche di ognuno di essi. All’inizio il cammino sarà lento, ma una volta trovata la strada certamente vi sarà un’accelerazione con grandi frutti». Pasquale Foresi Tratto da: Pasquale Foresi, Colloqui, Città Nuova Editrice 2009, pag.133-136. Raccolta di risposte date ai membri del Movimento dei Focolari tra gli anni 1990/98 (altro…)
Ago 29, 2015 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Pasquale Foresi è intervenuto innumerevoli volte con la parola e con lo scritto a presentare la teologia del carisma di Chiara Lubich nella sua dimensione sociale e spirituale, sottolineandone con autorevolezza la novità, sia in ordine alla vita che al pensiero. Il periodo tra gli anni 1990 e 1998 è stato per lui particolarmente intenso nel rispondere, in tante occasioni, a numerose domande di membri del Movimento di tutte le vocazioni e delle più svariate provenienze geografiche e culturali. In uno di questi interventi, risponde a chi gli chiede un consiglio su come vivere l’umiltà: «Vivere l’umiltà significa semplicemente accettare di essere quello che si è – risponde Foresi–. E noi siamo tutti peccatori. Se qualcuno dice “Io non sono un peccatore”, mente. Quindi l’umiltà possiamo sempre averla. A me è sembrato pieno di sapienza e mi ha aiutato a viverla lo schema di san Benedetto, che potrebbe sintetizzarsi nel modo seguente. II primo passo per essere umili è accettare le umiliazioni, le mortificazioni. A un certo momento qualcuno parla male di te nel tuo ufficio, nel tuo ambiente di lavoro, magari ci può essere un’incomprensione con un’altra persona, o una vera e propria calunnia… Bisogna saper accettare queste tribolazioni e difficoltà. II secondo passo è amare queste umiliazioni, che è qualcosa di più che accettare. Questo vale ad esempio quando abbiamo dato la vita per gli altri e sorgono nella comunità delle accuse, dei giudizi, proprio da parte di persone per le quali abbiamo fatto tanto. Spesso sono delle critiche che hanno qualcosa di vero, ma sono esagerate. È difficile amare tali umiliazioni, ma sono importanti per crescere nella vita di Dio. II terzo passo è prediligere le umiliazioni: non solo amarle, ma esserne contenti. Come quando per esempio qualcuno parla male di te e dici: “Questa è una grazia di Dio che ricevo in questo momento … “. Qui si trova il massimo grado a cui tutti dobbiamo tendere, perché ci rimette in quella umiltà che ci avvicina. Ovviamente le calunnie, per quanto possibile, si devono chiarire, ma sempre con distacco, vivendo il Vangelo, il quale dice ad esempio: “Beati sarete quando, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e gioite perché il vostro premio e grande nei Cieli”». Da: Pasquale Foresi – COLLOQUI, domande e risposte sulla spiritualità dell’unità, Città Nuova Editrice, Roma 2009, pag. 64. (altro…)
Lug 4, 2015 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Spiritualità
«Il mondo moderno, con il suo laicismo, ha voluto allontanarsi da Dio perché […] non gli è stato detto abbastanza che lui era Dio, che era stato divinizzato, che non era solo un dipendente da un essere estraneo e lontano: era in maniera misteriosa un altro piccolo Dio, perché partecipava della natura divina attraverso la vita di Gesù, in modo particolare attraverso l’Eucaristia. Quando ripenso a certe pagine di Marx, nelle quali egli nega il valore della religione proprio perché aliena l’uomo, perché lo rende estraneo a se stesso, proprio perché lo fa dipendere da qualche cosa che è al di fuori di sé: io penso che se avesse saputo che l’uomo trova la sua divinizzazione e quindi la sua autonomia, intesa in senso trinitario, quelle cose non le avrebbe mai pensate. […] Lo stesso si può dire anche di Hegel, dal quale Marx è stato generato; lo stesso si può dire di tutti gli immanentisti, tutti quelli che hanno negato Dio per mettere in luce l’uomo, fino a Sartre, fino a Camus, fino agli ultimi. È Sartre che dice: «Non può esistere Dio perché, allora, non esisterei io», proprio perché mi schiaccerebbe. E questo non è possibile proprio perché quel Dio, che si è fatto uomo, ti ha fatto Dio, ti ha fatto partecipe della natura divina. […] Tutti i giorni constatiamo come non esiste più problema dell’umanità che si possa risolvere singolarmente, né come gruppi particolari, né come gruppi nazionali. I problemi si devono risolvere ormai collegialmente, dando vita all’unità che Gesù ha portato. E noi sappiamo che raramente si può creare questa unità se non c’è una vita spirituale. Insomma, non è che si crea una comunità di corpi, si crea una comunione di persone, e queste persone, se non sono nutrite da qualche cosa che le amalgami, non lo faranno mai. Questo qualcosa può, in un senso lontano, essere la scienza, può essere la ricerca posta in atto dall’uomo. Ma ciò che per eccellenza crea l’unità è l’Uomo per eccellenza, cioè Gesù, è Lui che ci rende uomini e ci rende comunità. […] L’Eucaristia da una parte è un grandissimo mistero, dall’altra è un convito, cioè è un centro di fraternità umana naturale. […] L’Eucaristia è l’anima, deve diventare l’anima di questa socialità». Tratto da: Luce che si incarna, commento ai 12 punti della spiritualità, Pasquale Foresi, Città Nuova 2014, pp. 107-109 (altro…)