Lug 23, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Lo scorso sabato 19 luglio si è conclusa con grande entusiasmo la prima tappa del Cantiere “Uomo Mondo”, svoltasi nella Mariapoli Lia, la cittadella argentina del Movimento dei Focolari. Papa Francesco ha fatto arrivare un saluto nel quale assicura la sua preghiera: “perché tutti i partecipanti a questo evento siano fermenti di una vita cristiana più impegnata e coerente”.
Il momento centrale della giornata conclusiva è stata la trasmissione mondiale via streaming, durante la quale, per un ora, si è illustrato sintetizzandolo questo progetto. Alcuni simpatici scienziati hanno spiegato che stavano cercando di scoprire quali erano le molecole che compongono l’Uomo Mondo, dimostrando che ciò si può realizzare vivendo la “Regola d’oro”, cioè fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te, nella vita personale, nelle proprie città e in tutto il mondo. Questo è stato quello che i 530 adolescenti, di 27 nazioni, hanno cercato di mettere in pratica durante la settimana e che volevano mostrare agli altri 500 che si erano aggiunti quel giorno ed a tutti coloro che erano collegati in diretta in più di 10.000 punti in tutto il mondo e che potevano dare il loro feedback grazie ai social network. Uno dei primi messaggi è arrivato dalla Siria, da una città vicina ad Aleppo: “carissimi Ragazzi per l’Unità, nelle nostre città stiamo raccogliendo dei fondi per aiutare i ragazzi che sono rimasti orfani a causa della guerra. A molti manca tutto, persino l’essenziale, e anche a noi manca l’acqua, l’elettricità e molte altre cose, ma abbiamo sperimentato che interessandoci dei bisogni degli altri, mettendoci al loro servizio, i nostri pesi e le nostre difficoltà sono più facili da portare. Abbiamo potuto sperimentare una grande allegria”. Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, ha mandato il suo saluto ricordando che la proposta dei Ragazzi per l’Unità compie 30 anni: “andate avanti con decisione nell’amore e nel dialogo a 360 gradi per essere attori, in prima fila, di una rivoluzione divina che ha come obbiettivo la fraternità universale. Perché il mondo ha bisogno di uomini e donne “nuovi”, che vivano la Regola d’oro, che credano nella potenza dell’amore reciproco”. Nei giorni precedenti, oltre ai temi specifici del congresso, i ragazzi, provenienti da tutto il mondo, si erano proposti una “sfida” per ogni giornata: “superare la barriera del idioma”, “cercare chi non conosco”, “dare qualcosa che mi costa”, “chiedere perdono e perdonare”, “amare fino ad arrivare alla reciprocità”. Nel momento di mettere in comune i risultati, in tutti era enorme il desiderio di comunicare le esperienze vissute. La trasmissione si è conclusa con la lettura di un manifesto in cui i ragazzi hanno dichiarato come vogliono “cambiare il mondo”: costruendo in tutti i modi possibili e in ogni luogo la fraternità. Alla fine della giornata, si è svolta una fiera internazionale dove ogni paese ha esposto elementi caratteristici della propria cultura. Per i partecipanti era difficile alla fine lasciarsi perché le relazioni costruite durante tutta la settimana erano state profonde, ma adesso è già iniziata la seconda parte del progetto che li vede impegnati in diverse città argentine e sudamericane, dove i ragazzi vanno verso “le periferie”, integrandosi e partecipando delle attività sociali che il Movimento dei Focolari porta avanti in questi luoghi. Altre informazioni: su Facebook Cantiere Uomo Mondo from Mariapolis Lia on Vimeo. (altro…)
Giu 4, 2014 | Cultura
Ignacio de Loyola (1491-1556), el fundador de los jesuitas, es un gran místico y uno de los grandes maestros espirituales de todos los tiempos. Su itinerario personal ha inspirado y ayudado a un gran número de cristianos de todos los tiempos. Por esta razón se ha convertido en la Iglesia en el maestro reconocido de los «retiros espirituales», gracias a los cuales se alimentan muchas personas. Este libro invita al lector a orar a partir de algunas intuiciones importantes en la vida espiritual y apostólica de san Ignacio. Cada capítulo se abre con un texto del propio Ignacio, y se cierra con una meditación sobre el tema tratado a partir del Evangelio y una oración.
Grupo Editorial Ciudad Nueva – Buenos Aires
Apr 28, 2014 | Cultura
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La originalidad cristiana no consiste en el hecho de afirmar la existencia de Dios, sino de creer que “Dios es Amor”.
Esto implica consecuencias muy importantes respecto de la concepción de Dios, ya que el amor supone relaciones, un yo que se da y un tú que recibe, cuya manifestación más plena se expresa en la reciprocidad de la comunión. Por lo tanto es la dinámica misma del amor que, al mismo tiempo que reconoce que “el Señor es uno solo” (Dt 6, 4), requiere que en Dios se encuentre pluralidad, alteridad, donación, acogida, reciprocidad… Por eso el Dios que presenta el cristianismo es no sólo don de sí, sino don en Sí.
Este es el motivo por el cual no puede soeprender que la fe cristiana afirme un solo Dios en tres Personas. Las relaciones de amor recíproco son constitutivas del ser y de la vida del Dios Uno y Único. ¿Cuáles son las características típicas de tales relaciones divinas unitrinitarias? Y, dado que el ser humano está hecho “a imagen y semejanza” de Dios (Gn 1, 26) y llamado a “participar de la naturaleza divina” (2 Ped 1, 4), ¿cuál es la importancia de vivir en los vínculos humanos y en todos los aspectos de la sociedad, el mismo tipo de relaciones que existen en el Dios unitrino? Intentar ofrecer alguna respuesta a estos dos interrogantes, decisivos no sólo para la fe cristiana sino para el futuro humano, será el objeto de este texto.
Datos del autor:
Cambón, Enrique, sacerdote católico argentino (dióscesis de Avellaneda, Buenos Aires). Doctor en filosofía y teología, y licenciado en Ciencias de la Educación. Docente en instituciones de América Latina y Europa. Autor de numerosos artículos y obras en varios idiomas, sobre temáticas teológicas, ecuménicas, catequísticas y sociales. Reside actualmente en Roma, donde forma parte de un grupo de estudios del Movimiento de los Focolares.
Grupo Editorial Ciudad Nueva – Buenos Aires
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Mar 9, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Nel 1966, alcuni medici e infermiere dei Focolari entrano in contatto con il popolo Bangwa di Fontem, un villaggio immerso nella foresta occidentale del Camerun. Lo scopo è umanitario: sollevare una popolazione colpita dalla malaria e altre malattie tropicali, con una mortalità infantile del 90%. Con l’aiuto di tanti e insieme ai Bangwa, si costruisce un ospedale, una scuola, una chiesa, tante abitazioni… nasce la prima cittadella dei Focolari in Africa. Chiara Lubich visita Fontem nel 1966. Tanti anni dopo, nell’aprile del 1998, ricorderà quel viaggio davanti a 8.000 membri del Movimento riuniti a Buenos Aires: «Mi sono trovata a Fontem quando non c’era la cittadella, che adesso è grandissima, non so quante case… Non c’era niente. C’era il bosco e c’era dentro questa tribù. Ecco, io ricordo che questa tribù in una spianata mi ha fatto una festa (…) naturalmente una festa tipica; erano tante le mogli, per esempio, del Fon, del re, che mi facevano tante danze, ecc. E lì in questa conca, con tutta questa gente che veniva a farmi festa perché io avevo mandato i primi focolarini medici, lì io ho avuto come l’impressione che Dio abbracciasse tutta questa folla, anche se non era cristiana, perché la grandissima maggioranza erano animisti. Ho pensato: “Qui Dio abbraccia tutti. È un po’ come la Cova de Iria in Portogallo, dove quella volta con il sole che veniva giù abbracciava tutti. Qui c’è Dio che abbraccia tutti”». Al ritorno da quel primo viaggio, Chiara risponde così ai giovani focolarini della Scuola di formazione a Loppiano (Italia): «Noi occidentali siamo assolutamente arretrati e non più adatti a vivere i tempi di oggi se non ci spogliamo della mentalità occidentale, perché è mezza mentalità, un terzo, un quarto di mentalità rispetto al mondo. C’è in Africa, per esempio, una cultura così unica, così splendida, così profonda! Bisognerebbe arrivare ad un incontro di culture. Non siamo completi se non “siamo umanità”. Siamo umanità se “abbiamo dentro” tutte le culture». In occasione di un altro viaggio in Africa nel 1992 Chiara, riferendosi all’inculturazione, afferma: «Prima di tutto l’arma potente è il “farsi uno”. Che significa accostare l’altro completamente vuoti di noi stessi, per entrare nella sua cultura e capirlo e lasciar che si esprima, finché l’hai compreso dentro di te. E quando l’hai compreso, allora sì che potrai iniziare il dialogo con lui e passare anche il messaggio evangelico, attraverso le ricchezze che lui già possiede. Il “farsi uno” che richiede l’inculturazione è entrare nell’anima, è entrare nella cultura, è entrare nella mentalità, nella tradizione, nelle consuetudini [dell’altro, ndr], capirle e far emergere i semi del Verbo». C’è un altro momento che segna una tappa importante per il Movimento nella spinta al dialogo con la altre credenze. Quando nel 1977 viene assegnato a Chiara il “Premio Templeton, per il progresso della religione”. Così lei lo ricorda, sempre nel ‘98 a Buenos Aires: «Eravamo a Londra, alla Guildhall… e mi hanno fatto parlare in questa grande sala; erano presenti persone di tutte le fedi… E lì [ho sperimentato, ndr] lo stesso fenomeno: ho avuto l’impressione che Dio abbracciasse tutti…». Nel 2000 Chiara visita Fontem per l’ultima volta. Viene intronizzata dal popolo, attraverso i Fon, come “Mafua Ndem” (Regina a nome di Dio). È la prima volta che una donna straniera e “bianca” diventa così parte del popolo Bangwa. Alla sua morte (2008), le verrà celebrato un funerale da regina. Durante la scuola di religioni tradizionali organizzata dal primo focolarino bangwa, che precede il funerale, i focolarini vengono introdotti nella “foresta sacra” (lefem). È un forte segno di appartenenza a questo popolo. Negli stessi giorni, Maria Voce (attuale presidente dei Focolari), è riconosciuta “successore al trono”. In Africa sorgono le “scuole di inculturazione” per approfondire la conoscenza delle diverse culture.
Altre esperienze di dialogo con religioni tradizionali si sono sviluppate in America Latina: le Mariapoli con il popolo Aymara (Bolivia e Perù) e nell’Ecuador con il popolo afro di Esmeralda; o l’interessante e pluriennale “Escuela Aurora” nel nord dell’Argentina, in un impegno di formazione e ricupero delle tradizioni culturali e religiose delle popolazioni delle Andi, nelle valli “calchaquíes”.
E ancora, in altri punti del pianeta come in Nuova Zelanda, con gli aborigeni maori. Una spiritualità, insomma, che punta non solo all’unità dei cristiani ma, attraverso il dialogo, a quella della famiglia umana. Il 20 marzo 2014, presso l’Università Urbaniana di Roma, si svolgerà un evento dedicato a “Chiara e le religioni: insieme verso l’unità della famiglia umana”. Vorrebbe evidenziare, a sei anni dalla sua scomparsa, il suo impegno per il dialogo interreligioso. La manifestazione coincide con il 50° della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sulla Chiesa e le religioni non cristiane. (altro…)
Mar 8, 2014 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
“Desde la vida de la Palabra la urgencia de comunicar. Hacia una verdadera cultura del encuentro”. Con este lema, del 17 al 23 de febrero se desarrolló en la diócesis de Anse à Veau- et Miragoane, Haití, el Seminario Interdiocesano de Comunicación, organizado por el Departamento de Comunicación del CELAM (Consejo Episcopal Latinoamericano). Los participantes, 79 en total, llegaron de ocho de las diez diócesis haitianas: Les Cayes, Gonaïves, Cap-Haitien, Jeremie, Hinche, Port-aut-Prince, Port-de-Paix y de la diócesis sede. El Seminario, que había sido pedido por Mons. Pierre A. Dumas, obispo de Anse à Veau et Miragoane, fue desarrollado por un equipo de 5 comunicadores de distintos países de América Latina y el Caribe (Argentina, Perú y Cuba) pertenecientes a Netone de América Latina. Los profesores, después de un año de trabajo a distancia para preparar juntos el programa y cada uno de los temas, llegaron a Haití con algunos días de anticipación, lo que les permitió sumergirse en la realidad del pueblo y la Iglesia local.
“Visitamos Radio-Tele Soleil -cuentan- que está funcionando en una sede provisoria en Puerto Príncipe ya que el edificio del Arzobispado donde tenía sus estudios, fue destruído durante el terremoto y murieron varios de sus colaboradores. Es la más importante emisora de la Iglesia católica con cobertura nacional. También pudimos recorrer el centro de Puerto Príncipe, con la Catedral destruida por el terremoto del 2010, casi como un símbolo del dolor de este pueblo”.
El seminario superó todas las expectativas: en 5 jornadas intensas se partió desde la visión trinitaria de la comunicación con la propuesta de la vida de la Palabra, aún antes del hecho comunicativo. Así cada mañana se iniciaba con intercambio de experiencias sobre cómo cada uno había tratado de vivir la frase del Evangelio propuesta el día anterior y la meditación de una nueva frase para ese día. Cada día eran muchos los que contaban a todos cómo habían tratado de poner en práctica el Evangelio. Después se fueron afrontando los distintos medios de comunicación con exposiciones teóricas y talleres: radio, prensa escrita, teatro, televisión e internet. El diálogo, las preguntas, los talleres contaban con muchísima participación e integración de todos. El idioma (se exponía en castellano, las diapositivas y los temas escritos estaban en francés y la traducción era en créole) no significó una barrera para nadie. La Eucaristía final, presidida por Mons. Pierre Dumas, fue un momento de mucha alegría y emoción. Se había construido entre todos un espacio de humanidad renovada.
“Para nosotros –dice el equipo de Netone– fue la posibilidad de cambiar la mirada sobre este pueblo maravilloso, que muchas veces no es reflejado así en los medios de comunicación de nuestros países. Nos hemos enamorado de la sencillez, la alegría, el entusiasmo y la esperanza de los haitianos. Constatamos ser una misma Iglesia, que comparte como hermanos la reciprocidad entre América Latina y el Caribe. Nos llevamos de Haití mucho más de lo que fuimos a dar”.
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