1 Ago 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
N
el 2012, mentre ero ospite della famiglia di un amico, sono entrati in casa tre uomini armati. Dopo averci malmenati e costretti a terra, puntandoci le pistole continuavano ad urlare: “dove sono i soldi?” Il padrone di casa, rivolto ad uno di loro ha provato a dirgli che lo perdonava, ma che quello non era il modo di fare le cose. A queste parole egli si è arrabbiato ancora di più e tutti noi avevamo paura che facesse qualcosa di terribile. Invece, sorprendentemente, il rapinatore si è messo a piangere e a chiedere scusa. Gli altri due, che nel frattempo avevano messo insieme il bottino, sono usciti per scappare con l’automobile di famiglia. L’uomo – che sembrava essere il capo del gruppo – prima di raggiungerli ha chiesto se fra quanto avevano preso ci fosse stato qualcosa di importante perché, nel caso, l’avrebbe riportato. Il papà ha detto di tenere pure tutto, che andava bene così, ma che aveva bisogno della macchina per lavorare. Al che il ladro ha promesso che l’avrebbero presto restituita. Prima di scappare ha chiesto perdono ad ognuno. Mezz’ora dopo la macchina è apparsa intatta riportata dalla polizia. Personalmente, anche se quell’uomo aveva chiesto scusa, avevo una certa difficoltà a perdonare. Non mi andava di accettare che al mondo ci fossero delle persone che possono decidere della mia vita o di quella di gente a me cara. Probabilmente avevo bisogno di tempo. Contemporaneamente però sentivo di dover fare qualcosa, quantomeno cercare di capire la radice di tanta violenza. Con alcuni amici dei Giovani per un mondo unito (GMU) ho cominciato a frequentare un asilo di uomini senza tetto. Forse il condividere il dolore e le difficoltà di chi si trova nelle periferie del mondo poteva aiutarmi a ‘capire’. A questo asilo ci stiamo andando tutti i sabati: facciamo dei giochi, suoniamo la chitarra, guardiamo una partita di calcio (la Coppa del Mondo è stata incredibile!) a volte ceniamo insieme. Così conosciamo le loro storie, alcune veramente allucinanti. Sono persone che hanno bisogno di tanta forza, sia per perdonare chi ha fatto loro del male sia per perdonare loro stesse. Ma più di tutto sono persone che hanno bisogno di ricominciare. Un gruppo di specialisti le aiuta nel processo di recupero mentre il nostro ruolo è di crescere con loro, senza smettere mai di far loro sentire l’affetto. Che ormai, lo sperimentiamo, è diventato reciproco. Stando con loro mi sono resa conto che per tanti di essi, rubare è l’ultima risorsa, da sempre trattati come persone che non esistono. Io stessa mi sono domandata: «Cosa farei io al loro posto, se – come accade a loro – nessuno ti guarda, nessuno ti risponde, nessuno ti considera?». Ed è stato così che ho sentito di perdonare i tre rapinatori di quella sera. E mi sono accorta che questo mio riconciliarmi con loro, metteva un mattone per la costruzione della pace del mio paese. A dicembre 2013, a causa di uno sciopero della Polizia, tante persone hanno approfittato per saccheggiare aziende e negozi. Hanno rubato perfino in una ONG che raccoglie e distribuisce cibo per i poveri. È stata una piccola guerra tra la gente, con disordini e caos. Il giorno dopo, attraverso le reti sociali, con i GMU abbiamo mobilitato gli amici per pulire la città e anche per raccogliere cibo per la ONG. Da 15 che eravamo all’inizio siamo diventati più di 100 persone (oltre a quelle che hanno portato cibo). La sera i media TV, che erano venuti a riprendere l’iniziativa, hanno detto che c’è anche un’altra faccia della cronaca e che non solo era stato tutto ripulito, ma che anche i bambini di un quartiere molto povero avevano potuto mangiare. https://www.youtube.com/watch?v=9WX_TbWHvVw&feature=youtu.be Da allora, mentre noi continuiamo ad andare all’asilo di uomini di strada, un altro gruppo di GMU ha fatto amicizia con l’asilo ‘Angolo di luce’ cui erano andati gli alimenti che avevamo raccolto. Per cominciare, data l’imminenza del Natale, i GMU hanno procurato regalini per tutti i bimbi e organizzato un presepe vivente. Poi c’era da pensare al miglioramento dell’infrastruttura, precaria e insufficiente. Così hanno promosso una raccolta fondi presso amici, colleghi di università, la propria famiglia e organizzato varie attività e vendite di torte. Alcuni dei giovani stanno aiutando anche nei workshop di igiene orale e di ortocultura, mentre il progetto continua con la costruzione dei bagni e il rifacimento dell’impianto elettrico. I GMU si stanno davvero dando da fare. Ma anche l’asilo sta facendo la sua parte, almeno così affermano loro stessi: «L’asilo ci ha dato la possibilità di sognare grandi cose e di credere che attorno a noi ci sono tutte le mani di cui abbiamo bisogno per portare avanti le cose. Basta fare il primo passo». Fonte: United World Project (altro…)
28 Lug 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://vimeo.com/133758828 Il campo, da alcuni anni doveva essere sgomberato per seri motivi sanitari e ambientali, ma non era lavoro semplice, dato che lì abitava una comunità di trenta famiglie. Mario Bruno, sindaco di Alghero, ha deciso di farlo, nell’attenzione di coinvolgere le stesse famiglie rom nella scelta del luogo dove trasferirsi. Ad Alghero ci sono tanti disoccupati e c’è anche tanta gente in lista di attesa per avere una casa. Quindi, come diceva il sindaco, può essere difficile far capire ai cittadini «che ci sono finanziamenti ad hoc, che dobbiamo tutti avere a cuore l’inclusione sociale e a volte prendere anche delle decisioni che sono impopolari, che a volte non si capiscono». «I 30 minori rom, per me sono importanti come ciascun algherese proprio nello stesso modo, e devo cercare di mostrarlo con i fatti che questo è possibile», continua il sindaco Bruno «e aiutare anche gli algheresi a fare questo passo sapendo benissimo che io ho a cuore tutti i problemi e non solo quelli di una parte». Concretamente, trovare soluzioni per gli algheresi è un modo di dimostrare questo stesso valore per le persone. E l’ha fatto annunciando un finanziamento di 3 milioni e seicentomila euro per realizzare 28 alloggi per cittadini algheresi. Bruno, come uomo politico, si trova a volte anche in situazioni difficili che, ci racconta, cerca di affrontare «con buon senso, entrando dentro proprio nei provvedimenti amministrativi, senza sorvolare perché davvero ci troviamo a difendere i beni che sono di tutti non sono i nostri, noi siamo soltanto amministratori». Nel sindaco c’è l’«esigenza proprio di fare sintesi di fronte alla complessità del momento in cui viviamo (…) dove tu puoi essere parte di una risposta, e io credo che questa risposta la possiamo dare singolarmente ma anche collettivamente e dare una risposta collettiva significa vivere per un bene che vada al di là di noi». Risposte che, lui dice, gli sono state ispirate da Chiara Lubich e dal suo pensiero politico. (altro…)
23 Lug 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Dare risposta a una situazione di violenza che si vive nei Paesi Baschi a causa della lotta armata dell’ETA. Obiettivo: cercare di sanare ferite ancora aperte e tentare di assicurare un futuro di pace. C’è questo alla base del percorso del Movimento politico per l’Unità in Spagna. «Questa è un’utopia, ma è forse l’unica soluzione per il nostro popolo». È l’accorato moto di speranza di alcuni membri del Consiglio Provinciale di Gipuzkoa quando, una decina di anni orsono, alcuni esponenti del Movimento Politico per l’Unità (MppU) venuti dall’Italia, parlano loro della fraternità come categoria politica. Una prospettiva che, per il clima che si respira nei Paesi Baschi ad opera dell’ETA, risulta quasi uno shock. Con l’obiettivo di ottenere l’indipendenza per il popolo basco, i gruppi armati dell’ETA seminano in continuazione un’atmosfera di violenza e terrore. La tensione, infatti, è altissima. In quell’epoca – primi mesi del 2005 – un gruppo di politici, appartenenti non solo a partiti diversi, ma anche a ideologie diverse, si uniscono per iniziare insieme una strada che cerca la rigenerazione politica, basata sull’accoglienza reciproca dei popoli, senza esclusioni. Si apre così uno spazio di dibattito, di accettazione dell’altro, coinvolgendo politici di diverse sensibilità, lavoratori dello Stato, sindacalisti, cittadini… assetati di una convivenza normalizzata, di una pace vera. Gli incontri si tengono ogni due mesi, scegliendo ogni volta una sede diversa, alternando fra i diversi partiti. Fra i partecipanti c’è chi ha subito delle minacce per la sua appartenenza partitica e arriva sotto scorta, chi teme di non essere capito nel proprio partito o, addirittura, di essere estromesso; ma tutti si fanno coraggio e,
superando ogni diffidenza, vogliono testimoniare che la fraternità è possibile, a cominciare da loro. Col passare del tempo si vede opportuno lo scambio di esperienze con politici di altri territori, di altre comunità. E così alcuni del gruppo vanno a Madrid. Partecipano a una serie di incontri in cui conoscono altre esperienze e invitano tutti a riunirsi a Euskadi col gruppo di Gipuzkoa. È un momento storico: quattro ore di dialogo (dopo un pranzo insieme) per conoscersi, ascoltarsi, chiedersi perdono. In seguito nasce il bisogno di elaborare un documento come alternativa alla crisi, che ciascuno poi porta nel proprio partito per studiarlo. Tanti sentono ancora il bisogno di condividere il contenuto del documento e di indire seminari e tavole rotonde in altre comunità autonome, presentando anche l’esperienza della fraternità e di pacifica convivenza basata appunto, sulla fraternità. Con la cessazione dell’attività armata dell’ETA (2011) inizia un processo nuovo, anche se non semplice, che porta tanta speranza. Sono ancora molte le persone, famiglie, gruppi che pur condividendo la stessa identità, sono divisi, con continui scontri e serie difficoltà a dialogare. Il laboratorio politico che si era generato nei tempi duri – familiarmente denominato ‘laboratorio per imparare la pace’ – continua il suo cammino di pacificazione e di ricerca della pace, affrontando i diversi punti di vista sui fatti storici, risanando ferite ancora aperte. Elaborano un documento denominato “Per la via della riconciliazione della società basca” (gennaio 2013), che descrive le basi su cui camminare da quel momento in poi; questo documento è conosciuto informalmente come “I nostri confini etici”.
Ogni volta che il dialogo sembra bloccarsi, si cerca di riavviarlo aiutandosi a credere che ogni uomo è un fratello e che si può costruire qualcosa con tutti. Ciò non significa non riconoscere i delitti e il gran numero di persone che hanno pagato con la vita. Al contrario, accettando il passato e riconoscendo l’ingiusto e inesplicabile della violenza sofferta, si cerca di guardare alla storia come un lento e faticoso cammino verso la riconciliazione, verso la pace, in cui ciascuno può e deve dare il proprio contributo. Il 13 marzo, proprio alla vigilia dell’anniversario di Chiara Lubich in cui si approfondiva in tutto il mondo la sua visione della politica, questo gruppo si è riunito a “Las Juntas Generales de Gipuzkoa” (parlamento provinciale) a San Sebastian, invitando vari esperti, intellettuali, personalità politiche. Il dibattito era sul ‘Rapporto tra il bene comune e i beni comuni nella globalizzazione’, il cui documento base, mandato in anticipo a tutti e molto apprezzato, era stato predisposto dal ‘laboratorio per imparare la pace’. In un clima di accoglienza reciproca sono emersi validi contributi che sono poi stati integrati nel documento stesso e che verrà poi divulgato per promuovere a tutti i livelli il valore della fraternità. (altro…)
12 Giu 2015 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
La riunione con i leader religiosi avrà luogo il 16 giugno prossimo al palazzo Berlaymont di Bruxelles, sede della Commissione europea. Riunioni ad alto livello e dibattiti di carattere operativo si svolgono regolarmente tra organi dell’Unione Europea e chiese, religioni, organizzazioni filosofiche e non confessionali, come previsto dall’articolo 17 del trattato di Lisbona.
I risultati del dibattito con i leader religiosi contribuiranno alla preparazione del primo Convegno Annuale sui Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, che si terrà a Bruxelles i giorni 1 e 2 ottobre 2015, sul tema “Tolleranza e rispetto: prevenire e combattere l’odio antisemita e antimusulmano in Europa”.

Frans Timmermans, Primo Vice Presidente designato della Commissione Europea
L’argomento scelto per il confronto, “Vivere insieme e accettare le diversità”, sottolinea – come ha dichiarato il nuovo Primo Vice Presidente designato della Commissione Europea Frans Timmermans, – che “nelle nostre eterogenee società europee, il dialogo è essenziale al fine di creare una comunità in cui ognuno possa sentirsi a casa. Vivere insieme significa riuscire ad accettare le differenze anche quando vi è un profondo disaccordo”. Tra gli invitati – una quindicina di leader religiosi – per la Chiesa cattolica partecipano il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE), e Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari. Altri partecipanti sono il rev. Christopher Hill presidente della Conference of European Churches (CEC), il metropolita Emmanuel del Patriarcato Ecumenico, l’arcivescovo Antje Jackelén primate della Chiesa luterana di Svezia, il rabbino capo del Belgio Albert Guigui, l’imam Khalid Hajji segretario generale del Conseil Européen des Ouléma Marocains. Lo sviluppo dello spirito comunitario mediante il dialogo è uno degli obiettivi della Commissione che, nell’ambito del programma “Europa per i cittadini” 2014-2020, ha destinato 185,5 milioni di Euro per cofinanziare progetti destinati a sensibilizzare a valori come la tolleranza e il rispetto reciproco. E a creare una migliore comprensione interculturale e interreligiosa tra i cittadini. Nel rispondere all’invito la presidente dei Focolari Maria Voce ha sottolineato come l’impegno prioritario del Movimento da lei rappresentato, e in collaborazione con altri Movimenti, sia «costruire ponti attraverso un rispettoso dialogo ai più vari livelli, per contribuire alla convivenza di pace e di fraternità tra persone di diverse fedi e delle più varie provenienze etniche e sociali». Comunicato stampa (altro…)
25 Apr 2015 | Focolari nel Mondo

Foto: Francesco Pecoraro/AP
Il Movimento politico per l’unità (MPPU), espressione in ambito politico del Movimento dei Focolari, fa sentire la sua voce di fronte al dramma migratorio verso l’Europa, voce che si aggiunge a quelle di tante associazioni e gente sensibile di tutto il mondo. «Il piano varato dal vertice europeo sull’immigrazione – scrivono – convocato d’urgenza dopo l’ennesima tragedia avvenuta nel Canale di Sicilia con il suo pesantissimo bilancio di vite, estende l’area di intervento di Triton e di Poseidon, in modo che le navi, aumentate grazie al triplicamento del finanziamento, possano spingersi oltre le 30 miglia dalle coste dei paesi Ue. Rimangono pur sempre azioni all’interno di Frontex la cui logica è la difesa dei confini europei e non una complessiva politica migratoria». Il MPPU denuncia che il piano contiene in se una forte contraddizione: «Gli Stati dell’Unione, infatti, non hanno assolutamente dimostrato la stessa disponibilità nell’accoglienza dei migranti, come se non ne dovessero arrivare più. Eppure è noto a tutti che distruggere i barconi, se (forse) disincentiverà in parte i trafficanti di esseri umani, non servirà certo né a salvare tutte le vittime delle migrazioni illegali, né a fermarne i flussi». È, infatti notizia di questi giorni che in Macedonia, nelle rotte via terra, un treno ha investito e ucciso 14 migranti che camminavano lungo i binari. «Una politica seria dell’Unione Europea (e non solo) in materia di migrazione – continua l’appello – dovrebbe avere ben altra prospettiva e distinguere tre diversi ambiti di iniziativa e di azione pubblica e politica. In primo luogo occorre dare un segnale forte di attivazione di tutte le risorse istituzionali, infrastrutturali, umane e finanziarie disponibili nei Paesi di accoglienza al fine di avviare una vasta mobilitazione per rispondere all’emergenza con strumenti adeguati e in modo fattivo, immediato, efficace. L’accoglienza temporanea dei migranti e dei rifugiati deve essere equamente ripartita sul territorio, tenendo conto delle strutture disponibili, della composizione e consistenza della popolazione residente e della presenza di reti locali di intervento solidale, organizzato, responsabile». L’appello continua con degli esempi già in atto di accoglienza e solidarietà e afferma che «il Movimento politico per l’unità assicura il suo pieno sostegno umano e politico a tutti quegli amministratori chiamati in questo periodo ad assumere decisioni difficili, spesso impopolari (…) È dovere di ogni amministratore pubblico, a livello locale come a quello nazionale e internazionale, far comprendere le ragioni di misure emergenziali di ospitalità, adottate nel pieno rispetto dei diritti e delle aspettative delle comunità politiche, senza tuttavia sottrarsi ai doveri di umanità e di risposta a esigenze immediate ed elementari di altri esseri umani». «In secondo luogo – continua il testo del MPPU, occorre che l’Unione Europea chiarisca l’equivoco fondamentale che mina alle fondamenta qualunque seria politica di gestione dei flussi migratori. Non si può infatti invocare un ruolo più incisivo delle istituzioni di Bruxelles senza al contempo fornire l’Unione Europea delle necessarie competenze e delle correlate risorse umane e finanziarie per svolgere funzioni che gli Stati membri, compresi quelli mediterranei, non hanno voluto condividere in una prospettiva di vera integrazione». «In terzo luogo – conclude l’appello –, i fenomeni migratori che si manifestano nel Mediterraneo hanno cause geograficamente e politicamente più ampie, coinvolgendo l’estesa ingovernabilità della Libia, della Somalia, di ampie regioni dell’Africa sud sahariana, senza contare la destrutturazione in atto dei contesti regionali del Medio Oriente, e in particolare della Siria e dell’Iraq. La vastità e complessità delle questioni politiche, economiche, sociali e culturali che caratterizzano tali aree richiederebbe una mobilitazione della comunità internazionale, a cominciare dalle Nazioni Unite, per attuare un vasto piano di interventi e di misure d’urgenza, superando le contrapposizioni e i veti incrociati». Appello del Movimento Politico per l’Unità (testo integrale) www.mppu.org (altro…)