Lug 27, 2008 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
In ‘viaggio’ verso l’altro Partendo da piccoli gesti di amicizia un giovane cattolico indonesiano si trova coinvolto in prima persona nella Conferenza mondiale delle religioni per la pace (WCRP) e nella Rete Asiatica Interreligiosa dei giovani Dal sospetto al dialogo che diventa vita Storia di un ragazzo indù e dei suoi amici cristiani. L’impegno comune a vivere la Regola d’oro si rivela un aiuto anche a crescere nella propria fede La pace comincia dentro di noi Una giovane insegnante musulmana racconta di quel ‘segreto’ che la aiuta ad accendere la pace, fino a diventare mediatrice nei conflitti relazionali
Apr 27, 2006 | Dialogo Interreligioso
“Tra buddismo e cristianesimo c’è un profondo fossato. Nonostante ciò, come buddista della tradizione Mahayana, ho potuto capire molti aspetti del significato profondo del dolore di Gesù crocefisso. C’è una convergenza sul piano esistenziale tra l’esperienza buddhista della compassione e quella cristiana dell’amore”. Così il dott. Tomonobu Shinozaki, rettore del Gakurin Seminary della Rissho Kosei-kai, nella sessione dedicata alla sofferenza, nel corso del II Simposio buddista-cristiano, ospitato ad Osaka, nel centro della Rissho Kosei-Kai, dal 24 al 27 aprile 2006. Aveva infatti suscitato profondo interesse tra i partecipanti la relazione che aveva approfondito il centro del mistero cristiano: Gesù che sulla croce giunge a gridare l’abbandono del Padre, cardine della spiritualità dei Focolari. Al secondo Simposio, dal titolo “Dharma e compassione buddista-Agape cristiana” hanno partecipato 90 persone. Erano rappresentate le antiche scuole tradizionali del buddismo giapponese e le giovani organizzazioni laicali; per il buddismo Theravada, erano presenti monaci e laici provenienti dalla Thailandia. Il Movimento dei Focolari era rappresentato, da un gruppo del Centro per il Dialogo interreligioso e del Centro Studi, insieme a membri provenienti dalla Thailandia, Corea, Filippine, Stati Uniti e Giappone. Sul monte Hiei, culla del buddis
mo giapponese – Per le conclusioni del Simposio, i partecipanti sono stati accolti dai monaci della Tendai-shu, nei luoghi dove, 1200 anni fa, ha avuto inizio la scuola Tendai: il Monte Hiei. Hanno visitato la tomba del loro fondatore, Saicho, e vi hanno appreso un suo insegnamento: “L’apice della compassione è dimenticare se stessi e servire gli altri”. Uno dei frutti emersi dal Simposio è stato il veder fiorire un dialogo infra-buddista, tra monaci del Theravada, monaci di varie scuole giapponesi e laici, come quelli della Rissho Ko-sei-kai e della Myochikai. Phramaha Boonchuay, Rettore dell’Università buddista Chulalon-korn di Chiangmai (in Thailandia) diceva: “Abbiamo fatto un nuovo passo avanti in tutti i sensi. Sono stato colpito anche dal fatto che il buddismo in Giappone ha tanti servizi concreti promossi dai templi o dai monasteri, cosa che possiamo imparare da loro”. Il Rev. Masami-chi Kamiya, Direttore del gruppo per il dialogo interreligioso della Rissho Kosei-kai, ha affermato che la RKk voleva trovare un rapporto di dialogo con i buddisti del Theravada e ha potuto realizzarlo, grazie a quest’incontro. Verso una fraternità spirituale sempre più profonda – È risaltato in modo particolare quanto l’amore vissuto fra tutti fosse il miglior terreno per sviluppare una conoscenza reciproca ed un autentico dialogo. Si è sentito un forte impulso dello Spirito ad andare avanti verso una fraternità sempre più profonda. (altro…)
Nov 10, 2001 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Senza categoria
- Thomas Klestil – Presidente della Repubblica Austriaca
- Jos Chabert – Presidente della Camera delle Regioni alla UE
- Chiara Lubich – Fondatrice del Movimento dei Focolari
Trasmissione Internet E’ un avvenimento progettato da tempo. Dopo l’11 settembre rivela una particolare attualità e significato. La tragedia che ha colpito gli Stati Uniti, ha posto la comunità mondiale di fronte alla necessità di una risposta politica di tipo nuovo. Nell’opinione pubblica mondiale cresce la coscienza di appartenere ad un’unica famiglia umana. L’Europa ha un ruolo importante da giocare nella ricerca di vie e strumenti che possano far crescere una nuova cultura di giustizia sociale e cooperazione su percorsi di pace e di fraternità tra i popoli, uniche vie praticabili nell’attuale drammatica situazione mondiale. “Ai comuni – ha dichiarato il sindaco van Staa – viene richiesto coraggio, apertura, senso di responsabilità”. I comuni possono contribuire all’unità europea con un processo dal basso: questa prima assemblea dei poteri locali dell’Europa unita mostrerà quanto le amministrazioni locali siano in grado di agire nel “costruire” i cittadini d’Europa, nel contribuire a comporre e ricomporre diversità delle culture e delle religioni, da sempre ricchezza del vecchio continente, nell’aprire sfide di fraternità intrecciando rapporti stretti e diretti con comunità locali dei paesi poveri degli altri continenti. Il convegno si propone così di “dare un’anima” al processo di integrazione e di allargamento dell’Europa. Oltre alla presenza del Presidente austriaco Thomas Klestil, spiccano i due interventi centrali: quello del Presidente della Commissione europea Romano Prodi su “le grandi opportunità dell’attuale fase storica dell’Europa” e quello di Chiara Lubich su “la fraternità in politica come chiave dell’unità d’Europa e del mondo”. Hanno confermato la loro adesione sindaci da tutta Europa, dall’Atlantico agli Urali, spalancando i confini dell’Europa unita. Significativa, in questa proiezione al futuro, la partecipazione anche di oltre 200 giovani, studenti in scienze politiche o comunque attenti al futuro politico del continente. Sindaci e giovani lavoreranno insieme in quattro gruppi tematici di lavoro, finalizzati alla redazione di un “appello per l’unità europea” rivolto ai governi dei paesi rappresentati, per una autentica “Europa – comunità di popoli”. Il Consiglio Europeo, tenutosi a Nizza nel dicembre scorso, aveva chiesto alle istituzioni europee, governi e parlamenti nazionali, di aprire sull’Europa un dibattito ampio ed aperto per una vasta sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Il Convegno di Innsbruck sarà una tappa importante e forse unica per la sua rilevanza in questo progetto: il documento finale sarà consegnato nelle mani del presidente della commissione che sta preparando il prossimo appuntamento del Consiglio, fissato per dicembre a Laeken, in Belgio. Le premesse ci sono tutte, come lascia presagire la dichiarazione del Presidente Prodi: “Il convegno costituirà un significativo momento, indispensabile per aiutare a creare un Europa in cui tutti i cittadini si sentano protagonisti”. Chiara Lubich, da parte sua, ha affermato: “L’unità d’Europa: un ideale, un impegno, quello di dare al nostro continente un supplemento d’anima che rinnovi i suoi cittadini e le sue grandi o piccole istituzioni”. Ufficio Stampa Innsbruck Responsabile: Mr. W. Weger – Mail: w.weger@magibk.at Tel: 0043 512 5360 1930 – Fax: 0043 512 5360 1757 Portatile: 0043 664 14 02 761 Fax diretto: 0043 512 58 24 93 (altro…)
Nov 13, 2000 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Musulmani e cristiani, andiamo in fondo al cuore, dove è presente Dio e diciamo a Lui il nostro impegno: vogliamo essere dei soggetti che portano avanti questa rivoluzione pacifica, la fraternità universale”. Chiara Lubich “Chiediamo a Dio di essere non solo buoni in cuore ma anche nelle nostre azioni. Ringraziamo Dio di averci dato Chiara. La vedo come una leader per tutti noi. Lo dico sul serio. E’ una leader per tutti noi”. W.D. Mohammed “Il dialogo infrange le barriere e i pregiudizi. Ci scopriamo membri dell’unica famiglia umana con le ricchezze della propria cultura e storia”. Così il messaggio del Papa a firma del card. Sodano. Mostrare un esempio di fraternità tra cristiani e musulmani. Questo l’obiettivo della grande Convention che si è tenuta a Washington, alla quale hanno partecipato oltre 5 mila tra musulmani, cristiani e membri di altre religioni. Sono intervenuti la fondatrice dei focolari, Chiara Lubich, l’arcivescovo di Baltimora, card. William Keeler, e l’Imam W.D. Mohammed, leader dei moderati musulmani afroamericani. “E’ l’inizio della guarigione delle tante divisioni dell’America”: questa l’impressione a caldo dell’Imam Daud del Maryland. “E’ qualcosa attesa da tempo – dice una donna musulmana – Questo incontro oggi è qualcosa che avrà un futuro. Ci dà la forza e il coraggio per costruire un mondo di unità e di pace”. L’aveva augurato il Papa stesso, in un messaggio molto applaudito letto dal cardinal Keeler, arcivescovo di Baltimora. “Che in questo momento di forti tensioni, le grandi tradizioni religiose portino la pace attraverso un dialogo autentico”: dalle parole del leader degli afro-americani Mohammed trasparivano le sofferenze del razzismo, che ha tentato persino di cancellare l’idendità, la natura stessa del suo popolo. Ma erano rapidi accenni. Emergeva la liberazione, il recupero dell’identità che “fa sentire parte dell’unica famiglia universale, così come è stata creata dal Padre comune”. E del Corano ha messo in luce l’unità e la dimensione trascendente, “senza cui – ha detto – non possiamo essere uomini”. Proprio su queste due dimensioni ha posto l’accento Chiara Lubich, invitata a comunicare la spiritualità dell’unità, sgorgata dal Vangelo. “Dio, che guida la storia, manda di tempo in tempo – ha detto – doni speciali, i Carismi. L’umanità è chiamata da Dio a formare un’unica famiglia. Questo carisma ci è donato proprio per contribuire ad attuare questo disegno divino”. Con molti paralleli tra i versetti del Corano e il Vangelo, ha evidenziato l’esigenza del comandamento dell’amore. “Mettendo in pratica questi insegnamenti – diceva – è in atto qualcosa di più del dialogo: l’esperienza di uno comunione in Dio”. Ed è proprio questa l’esperienza vissuta a Washington. (altro…)
Mag 3, 2000 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
E’ stato con una grande festa che i popoli Bangwa e Nweh-Mundani hanno accolto Chiara Lubich a Fontem (Camerun) nel cuore della foresta, a oltre 30 anni dalla sua ultima visita nel 1969. La grande spianata e la collinetta soprastante erano gremite. Una festa di canti e danze che esaltavano il valore della vita: la danza della fecondità della terra, poi delle madri dei gemelli e infine quella del Fon con tutti i capi tribù. In segno di riconoscenza per i valori spirituali portati dal Movimento, la Mafua (regina) di Fontem, Cristina, ha fatto indossare a Chiara un vestito africano simile al suo e il Fon, dott. Lucas Njifua, le ha posto sul capo un caratteristico copricapo ornato con penne di uccello. Le parole del Fon, sottolineate da un lungo applauso, esprimevano gratitudine per il contributo spirituale dato alla popolazione, più ancora che per le molte opere realizzate dal Movimento a Fontem. “Quando abbiamo il timore di Dio allora siamo in pace. Ci aiuta ad avere una buona morale. Anche per la lotta alla piaga dell’Aids è importante questa coscienza morale“. Le parole di Chiara e la sua proposta finale sono state accolte da tutti con immediatezza: la grande festa è stata suggellata da un patto di amore scambievole tra tutta la popolazione, forte e vincolante, espresso con una stretta di mano: “E’ come un giuramento in cui ci impegniamo ad essere sempre nella piena pace fra noi e a ricomporla sempre, ogni volta si fosse incrinata. Solo se l’amore continuerà a brillare in questa città, la benedizione continuerà a scendere dal Cielo per voi, per i vostri figli, per i vostri nipoti.”
E’ infatti proprio l’esperienza di “una benedizione dal Cielo” che segna la storia della cittadina di Fontem: ha preso forma, in poco più di 30 anni, a partire da un piccolo villaggio sperduto nel cuore della foresta, dove la tribù dei Bangwa rischiava l’estinzione per l’altissima mortalità infantile che aveva superato il 90 per cento. Chiara ne ripercorre le tappe: “Siamo nel 1964. Mons. Peeters, il vescovo di una cittadina vicina, riceve una delegazione mandata dal Fon di Fontem, che porta un’offerta. Chiede al vescovo di far pregare i cristiani perché Dio mandi loro aiuto. Il vescovo si rivolge ai focolarini. I primi medici e infermieri arrivano a Fontem agli inizi del ’66. Inizia il primo dispensario in una capanna”. Pochi mesi dopo Chiara visita Fontem. “Ricordo, e lo racconto spesso, come la prima volta io avessi sentito, al momento del raduno nella grande spianata, la presenza di Dio, quasi un sole che tutti ci avvolgeva. E come quella presenza ci avesse dato la forza, l’entusiasmo, la luce per incominciare insieme quest’avventura divina“. Ora si vede apparire un’armoniosa cittadina, con case, chiesa, ospedale, college, scuole elementari e materne, attività lavorative. E’ stato costruito l’acquedotto, arriva l’energia elettrica, strade collegano Fontem con villaggi vicini. Chiara esprime una grande gioia, “soprattutto perché posso costatare che quanto ci aveva fatto prevedere il Signore, durante la seconda visita, nel lontano ’69, si è realizzato“. Suscita commozione in tutti il ricordo di quelle sue parole: “Vedo sorgere in questo posto una grande città che diverrà famosa in tutto il mondo, non tanto perché avrà ricchezze materiali, ma perché in essa brillerà una luce che illuminerà; è la luce che scaturisce dall’amore fraterno tenuto acceso fra noi, in nome di Dio. E qui accorrerà tanta gente per imparare come si fa ad amare“. Da allora questa città è stata meta di molti, da tutta l’Africa, così segnata da conflitti etnici. “Fontem è divenuta centro di irradiazione dell’amore evangelico nel resto dell’Africa e nel mondo”. In questi anni il popolo Bangwa e i popoli vicini Nweh-Mundani, di religione animista, hanno conosciuto il cristianesimo. Chiara, nel suo saluto, richiama il grande messaggio del Giubileo, anno della riconciliazione e del perdono. Ma non tutti sono cristiani. Rivolgendosi a chi è di altre chiese o di altre religioni, ricorda la cosiddetta “regola d’oro“, presente in tutte le religioni del mondo: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te“. “Perciò tutti – aggiunge – possiamo e dobbiamo continuare ad amarci“. Questa la vocazione di Fontem. Quel patto dell’amore scambievole ha avuto la nota di una grande solennità. Viva la consapevolezza che è la garanzia perché “anche in futuro, la vocazione di Fontem possa continuare ad essere – come dice Gesù – ‘città sul monte’ perché tutti la possano vedere ed imitare“. L’eco di Fontem in questi anni ha raggiunto il mondo, proprio perché lo sviluppo della città è dovuto agli aiuti giunti dal movimento, da tutti i continenti. Chiara infatti nel ’68 lanciava l’Operazione Africa, rivolgendosi soprattutto ai giovani. Ed ha avuto il via una mobilitazione mondiale di comunione di beni durata vari anni, animata dalla presa di coscienza di “dover far giustizia” e contribuire “a colmare il debito che il mondo occidentale ha verso quel continente“. E, insieme a questa grande mobilitazione di solidarietà, di pari passo si sono scoperte le ricchezze dei valori e tradizioni africane. (altro…)