Mag 20, 2011 | Non categorizzato

Antonio Zanardi Landi, ambasciatore per l’Italia a Mosca
L’anno della cultura e della lingua italiana in Russia è stato fortemente voluto dall’ambasciatore Antonio Zanardi Landi, trasferitosi a Mosca insieme alla famiglia lo scorso dicembre, dopo una lunga esperienza diplomatica presso la Santa Sede. Con manifestazioni importanti come la mostra di Caravaggio a Mosca e iniziative disseminate nelle trenta principali città della federazione, l’ambasciatore vuole rafforzare i legami di stima e collaborazione tra i due Paesi. La cultura sarà collante e radice anche di progetti economici e industriali a cui l’Italia sta già lavorando e per nuovi investimenti in programma. Abbiamo raggiunto Zanardi Landi nell’antica villa Berg. Il calore e la cordialità dell’accoglienza sono tipicamente italiani, ma si potrebbe anche dire russi, perché sull’ospitalità i due popoli fanno a gara. Dottor Landi, da cinque mesi è passato dalla Santa Sede a Mosca: un cambiamento radicale… «Certo è cambiata la qualità del lavoro. La Santa Sede ha un approccio globale alla realtà ma è pur sempre uno Stato piccolo, bastava una passeggiata per percorrerlo. Ora sono nel Paese più grande del mondo e non è facile ad esempio raggiungere i posti dove ci sono le attività italiane, le distanze sono enormi e finora sono andato solo a san Pietroburgo. C’è però qualcosa di simile in entrambi i Paesi poiché hanno un approccio esteso nel considerare la realtà internazionale: la Russia in politica estera ha un approccio mondiale, come il Vaticano, ma certo le caratteristiche e gli scopi sono molto diversi». Dopo la Santa Sede si trova ad operare in un paese ortodosso, dove i cattolici sono una minoranza. Che idea si è fatta? «Finora ho avuto pochi rapporti con i cattolici, fatta eccezione per il Movimento dei focolari e per Comunione e liberazione. So che ci sono altri gruppi, ma non ho avuto tempo. Quello che stanno facendo i focolarini ad esempio è di importanza fondamentale, a mio parere, perché il rapporto tra i nostri mondi, tra le nostre società ha bisogno di iniezioni quotidiane di fiducia sia nella politica che nelle realtà quotidiane. Ci sono dei muri di diffidenza, è innegabile, ma quello che si sta facendo attraverso l’esperienza dei focolari è importantissimo: il dialogo tra questi due mondi – cattolico e ortodosso – può consentire alle nostre società di avvicinarsi». Mosca è un grande cantiere all’aperto, una capitale in crescita, che attira investimenti e che sta vorticosamente scoprendo il benessere. Ci sono elementi di criticità in questo modello di corsa al consumo? «La crescita economica per un Paese che si è trovato in crisi di produzione quando è finita l’Unione Sovietica è essenziale. Penso che il vero problema sia la separazione troppo netta tra chi sa gestire la crescita economica e chi rimane al palo, e in Russia è particolarmente forte la differenza tra i diversi strati della popolazione. Speriamo che il governo di oggi e quello di domani prenda coscienza di questo e faccia beneficiare larghe fasce della popolazione di questo benessere, anche se già si comincia. Certo non deve essere facile governare un paese che va dall’Europa alla Cina e si deve tener conto della difficoltà di gestire unitariamente un territorio che è un impero». Sono in molti a dire che Mosca non è la Russia… «È vero, lo hanno detto anche a me. Io voglio proprio vedere l’altra Russia, ma con le forze che abbiamo riuscire ad operare ad esempio nelle 30 città più importanti con risorse umane e finanziare limitate non è possibile come vorremmo. Per l’anno della cultura italiana in Russia allestiremo a Mosca una mostra di Caravaggio, che è un grande impegno finanziario, organizzativo e politico poiché ci vuole il coinvolgimento del governo. Nelle altre città programmiamo un calendario importante, ma più modesto: mostre fotografiche, festival di cinema, tournée di compagnie teatrali, concerti. Facciamo percepire un’Italia amica e aperta». Un’Italia che in Russia è molto amata… «Non posso non rallegrarmi dell’accoglienza ricevuta. C’è apertura, amicizia, interessa ciò che è italiano e questi sono elementi su cui lavorare bene. Per cercare di dare un messaggio di amicizia ad esempio abbiamo usato molto gli strumenti dei visti, naturalmente nei limiti consentiti da Schengen. Abbiamo facilitato la concessione di oltre 600 mila visti, e Mosca da sola copre la maggioranza di visti al mondo. Poi ci sono visti gratuiti a chi viene in Russia o in Italia per attività connesse all’anno della cultura italiana. Ho avviato una campagna particolare: abbiamo identificato i leader culturali in Russia – direttori di musei, orchestre, presidi, sindaci di certe città – e offerto loro un visto gratuito in occasione dell’anno della cultura. Questo per far capire che con questo Paese possiamo costruire uno spazio comune, in prospettiva di altri sviluppi. Non dobbiamo dimenticare che la cultura e l’arte italiana sono entrati nella formazione dell’uomo russo e quindi è un patrimonio comune». Eppure proprio al salone del libro di Torino una scrittrice russa ha dichiarato che la letteratura non ha potere e la cultura sembra altrettanto debole… «La cultura e la letteratura non hanno quasi mai un potere immediato, ma mettono le basi per un potere futuro. Poi influenzano giornalisti e carta stampata, ma con i tempi del libro, e quindi più lenti di quelli di un quotidiano o di un blog. Questi sono strumenti di maggiore impatto sulla gente, ma ciò non vuol dire che le case si costruiscono senza fondamenta: ecco, la cultura costituisce sempre le fondamenta di un progetto solido». Che contributo fattivo può dare l’Italia alla modernizzazione di questo Paese? «L’Italia può presentare un volto d’Europa non antagonista e che ispira fiducia. Il nostro Paese ha operazioni industriali in cui russi e italiani lavorano a fianco con reciproca soddisfazione, e i legami di fiducia si sviluppano facilmente quando si lavora insieme. Possiamo aiutare certi aspetti della modernizzazione del sistema economico russo ed esportare alcune caratteristiche delle nostre piccole e medie imprese. Stiamo poi facendo progetti di ricerca nel campo della fisica e dell’astrofisica, e naturalmente aspettiamo un buon ritorno anche da questo impegno. Tante imprese italiane lavorano solo per il mercato russo e la loro sopravvivenza è legata a questo: le nostre industrie fanno fatica ad adattarsi alla globalizzazione e quindi c’è la necessita di crescita, e la Russia costituisce in questo senso un grande mercato. Alcune nostre imprese che producono ceramica e elettrodomestici sono tra le prime di questo Paese». La parola “dialogo” torna spesso nei suoi discorsi. Che valore vi attribuisce in questo contesto? «Nel mio lavoro c’è un imperativo: capire le situazioni attorno, capire dove siamo, conoscere lo spirito del Paese dove siamo accreditati e per farlo non ci si può limitare ai contatti ufficiali e alle cerimonie. C’è bisogno di parlare con la gente, uomini d’affari, insegnanti o giornalisti per comprendere e interpretare. Chi fa il mio lavoro ha bisogno di lavorare con la gente del Paese, per mettere su iniziative culturali, programmi di ricerca, dibattiti. Lavorando insieme si diventa veramente amici e questo è un vincolo maggiore di aver pranzato insieme: il lavoro pratico è un modo per crearmi alleati. Le relazioni internazionali moderne, poi, sono fatte molto più di comunicazioni televisive e informatiche, e quindi un ambasciatore non ha il monopolio della comunicazione tra governi: deve basare la propria azione su più gambe, e per far questo il dialogo è una strada maestra». di Maddalena Maltese Fonte: Città Nuova
Mag 19, 2011 | Focolari nel Mondo
Nel 1986 una famiglia ungherese del Movimento dei focolari, i Fialowsky, si trasferisce per lavoro da Budapest a Dubna, a circa 130 Km da Mosca. Intorno a loro si radunano alcune famiglie e giovani. Nel 1989 prima e nel 1991 dopo, si aprono due centri del Movimento nella capitale. In quel periodo la comunità conta circa 40 persone. Nell’agosto del 1991 l’atteso primo incontro di Chiara Lubich con tutti i membri del Movimento dell’Europa Orientale, a Katowice (Polonia). È una tappa importante per la comunità presente in Russia che, per la prima volta, varca la frontiera per incontrare Chiara e gli altri membri del Movimento dei paesi dell’Est europeo. Nell’aprile del 1992 si svolge il primo incontro pubblico, la Mariapoli, con 220 partecipanti. Nel settembre dello stesso anno, si fa un primo viaggio a Celiabinsk, città oltre gli Urali, a circa 1900 km da Mosca, fino a poco tempo prima chiusa agli stranieri. Poco a poco si sviluppa una comunità del Movimento e, già nel 1995, si svolge sul posto la prima Mariapoli. Nascono in seguito le comunità a Novosibirsk e Omsk.
Nel 2001 si apre a Krasnoyarsk un focolare, che si dedica alla parte siberiana del Paese. Iniziano i primi contatti con le persone che ricevono da tempo la Parola di vita. La spiritualità viene accolta da persone nelle diverse città della Siberia. La prima Mariapoli siberiana si svolge nel 2004 a Divnogorsk, una città vicino a Krasnojarsk. I partecipanti provengono da varie città, alcuni dopo aver percorso 2000 km di distanza. Sono 90, di varie nazionalità e chiese. Dopo il crollo del regime sovietico, si avverte nella società russa una ricerca di identità. In questo cammino il modo di agire del Movimento è sempre stato apprezzato, in particolare nel rapporto con la Chiesa Ortodossa Russa. Nelle manifestazioni dei Focolari partecipano ogni tanto anche rappresentanti ufficiali del Patriarcato di Mosca. Molto importante per la comunità è stata la presenza di Giancarlo Faletti, copresidente del Movimento dei focolari, all’intronizzazione del patriarca Kirill, nel febbraio 2009. È seguito con grande interesse da parte di alcuni membri di associazioni ortodosse il progetto “Insieme per l’Europa”, al quale partecipano dal 2004. Fra i pionieri della storia dei Focolari nell’allora Unione Sovietica non possiamo non ricordare Eduardo Guedes, focolarino portoghese morto nel gennaio di quest’anno, e vissuto in Russia oltre 20 anni. La sua generosità e umiltà sono state caratteristiche molto apprezzate da questo popolo che ha ricambiato abbondantemente il suo amore in tanti modi, in particolare i molti amici ortodossi. E ancora Regina Betz, focolarina tedesca, che ha vissuto a Mosca dal 1990 a al 2008, intessendo rapporti veri e duraturi con tantissime persone. Un episodio da lei raccontato ci dà il timbro di questi anni spesi a costruire l’unità in Russia: «Insegnavo tedesco all’università Lomosonov di Mosca. Una collega, Alla, non stava bene di salute e pensava che si trattasse di una punizione di Dio perché non viveva più da cristiana. Mi raccontò che durante un corso di aggiornamento a Lipsia aveva frequentato spesso la Chiesa ma, tornando a Mosca, si era allontanata. Un giorno mi chiese se poteva venire con me alla Messa. Le spiegai che non ero ortodossa ma cattolica, cosa che non le creò alcun problema. Così la domenica seguente andammo insieme ad una Messa solenne a San Luigi nell’unica chiesa esistente allora a Mosca. Poi, per lungo tempo non ho più saputo nulla di lei. Quando ci siamo ritrovate mi ha raccontato che si era fatta battezzare e – quasi scusandosi – “come ortodossa”… Le dissi che aveva fatto bene, dato che è russa!».
Attualmente la maggioranza dei membri della comunità dei Focolari a Mosca è ortodossa. Una di loro, Nina Vyazovetskaya, in occasione del trigesimo della dipartita di Chiara Lubich, il 18 aprile 2008, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, così si esprimeva: “Vengo da Mosca, appartengo alla Chiesa Ortodossa Russa. Sono medico e ho lavorato per due anni come internista nell’ospedale di Mosca. Sono cresciuta in una famiglia non credente, come la maggior parte in Russia. Nel 1990 mi hanno battezzata un po’ “per caso” perché, con il crollo del comunismo, quello era un periodo dei grandi cambiamenti e tutti cercavano qualcosa di nuovo. Però, dopo quel giorno, non sono mai andata in chiesa. L’incontro con il Movimento dei focolari ha segnato una svolta: ho incontrato Dio e la mia vita è cambiata. Per conoscerlo mi sono rivolta alle focolarine, che sono cattoliche, e mi hanno portato nella mia chiesa ortodossa. Così ho cominciato a scoprire la bellezza e la ricchezza della chiesa, dell’essere cristiana, del vivere per Dio. E adesso ho preso la decisione di seguire Dio, dietro Chiara, nel focolare”. (altro…)
Mag 17, 2011 | Centro internazionale, Ecumenismo, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Varcata la soglia della chiesa di “Maria gioia degli infermi” è andare dritto al cuore della fede ortodossa. La lode espressa dagli inni e dalle preghiere, sin sulla soglia del tempio si snoda ininterrottamente per due ore, e crea tra tutti i fedeli un raccoglimento immediato. Attirano la solennità della liturgia, la ricchezza e lo splendore dei paramenti, tutti rossi perché tempo di Pasqua. Maria Voce, con un velo in testa, come tutte le donne russe assiste alla sacra liturgia assieme ai membri ortodossi del Movimento dei focolari, per vivere un momento di comunione fraterna, pur nel rispetto delle differenti chiese. A conclusione tre baci sigillano tra tutti un patto di amore scambievole, testimonianza di un legame d’unità saldo che non può non ricordare, per la commozione, quel «non c’è né giudeo né greco», di san Paolo e che davanti all’iconostasi, diventa «non c’è più ortodosso o cattolico, ma siamo uno in Cristo». Alla fine della celebrazione un saluto al metropolita Hilarion Alfeyev, presidente del dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, che si è mostrato particolarmente contento di vedere la presidente del Movimento e tutta la delegazione cattolica, insieme agli ortodossi che l’accompagnavano. Padre Dimitri Sizonenko, responsabile ad interim del Segretariato per i rapporti intercristiani, ha particolarmente gioito della testimonianza d’unità del Movimento e auspicava una maggiore diffusione del suo spirito.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, il 15 maggio, due appuntamenti attesi: le famiglie e i giovani. «Come trasmettere lo spirito del Movimento ai nostri figli», «come aiutare altre famiglie a comprendere l’importanza della fede», «come fare quando ci si sente deboli»: queste sono solo alcune delle domande espresse con semplicità dalle trenta persone presenti, molte coppie giovani. Alcune si sono sposate in chiesa dopo aver incontrato il carisma di Chiara Lubich e altre hanno compreso l’importanza della fedeltà coniugale dopo esperienze di ben altro tipo. Anni di ateismo hanno segnato l’istituto familiare: spesso le unioni non sono stabili e la scelta del matrimonio è legata più alla tradizione che alla convinzione; numerosi sono i divorzi, le convivenze, i problemi di alcolismo. «Il messaggio passa dalla testimonianza che date come famiglia – ha risposto Maria Voce – dalla capacità di chiedere scusa, di tornare a guardare l’altro con amore dopo un momento difficile. Tutto questo vale più di mille parole». «A nessuno piace soffrire – continua Giancarlo Faletti – ma nel dolore Dio ci incontra e si lascia incontrare per dirci e darci qualcosa per continuare ad amare». Con i giovani invece si comincia da un gesto informale: via le cravatte al collo, chitarra e foto, e dialogo aperto sulle sfide della società russa, dalla corruzione, all’eccesso di libertà, alla difficoltà di scegliere, al prossimo Genfest (Budapest, sett. 2012). Una giovane vorrebbe lasciare il suo lavoro, dopo aver dovuto avallare involontariamente un imbroglio. «Ci vuole un passo deciso nel dare testimonianza. In questi posti si può cambiare se ci sono persone come te», è l’incoraggiamento di Maria Voce. «Sei in una realtà da cristianizzare – ribadisce Giancarlo Faletti – e Gesù si serve di te per far passare un messaggio. Dentro l’economista senza scrupoli c’è sempre un uomo con un’anima. Noi non possiamo rinunciare, dobbiamo testimoniare». «Scegliere è l’occasione che Dio ci da per esercitare la nostra libertà», risponde la presidente a Liza che non sa capire che strada intraprendere nella sua vita. Il confronto con i fratelli è un aiuto ad amplificare quanto Dio ti chiede e a rispondere con decisione». C’è serietà, impegno e freschezza nelle due ore di colloquio, che si concludono con l’attestazione di fiducia di Maria Voce: «Io vi lascio fare, ho fiducia in Gesù in voi e fra voi. Il Genfest sarà una sorpresa e sarà il più bello perché lo farete voi». La testimonianza dal basso è la chiave di rinnovamento della società russa, ed è quella «veramente auspicabile», conferma l’arcivescovo cattolico Paolo Pezzi, particolarmente colpito da giovani che sanno «mettersi in gioco così radicalmente per il Vangelo». «I movimenti possono diventare un collante nel tessuto sociale – è la convinzione dell’ ambasciatore italiano in Russia Zanardi Landi –. Immettono iniezioni di speranza nella comunità e contribuiscono ad abbattere i muri di diffidenza». Dall’inviata Maddalena Maltese [nggallery id=40] (altro…)
Mag 16, 2011 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il viaggio prevede 3 tappe, che seguiremo su www.focolare.org con l’aiuto dei giornalisti di Città Nuova
- 13 – 19 maggio: Russia (Mosca)
- 19 – 25 maggio: Repubblica Ceca (Praga)
- 25 – 31 maggio: Ungheria (Budapest)
Maria Voce visiterà le diverse comunità dei Focolari in questi paesi. Di particolare rilievo l’incontro a Mosca con l’arcivescovo mons. Paolo Pezzi e con il Nunzio apostolico mons. Ivan Jurkovic. A Praga la presidente incontrerà l’arcivescovo, mons. Dominik Duka. Il 21 maggio si svolgerà un incontro aperto per ricordare i 10 anni dalla visita di Chiara Lubich nella Reppublica Ceca e il lancio dell’operazione “Praga d´Oro”, promossa da lei stessa in quell’occasione per attuare la “nuova evangelizzazione”. Il Movimento dei focolari è presente nei paesi dell’ex-blocco comunista dal 1961. Nel luglio del 1960 il vescovo di Lipsia mons. Otto Spulbek offrì a Chiara Lubich la possibilità di inviare focolarini medici a lavorare negli ospedali della diocesi, vista la mancanza di medici. 50 anni fa, precisamente il 13 maggio 1961, i primi focolarini arrivarono a Lipsia. Dalla Germania Orientale, attraverso contatti personali, il Movimento si diffuse subito dopo nella Cecoslovacchia, in Russia, Lituania e negli altri paesi del blocco comunista. Oggi il Movimento è presente in tutti i Paesi dell’area. (altro…)
Mag 16, 2011 | Centro internazionale, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Una coppia di sposi danno ufficialmente il benvenuto a Maria Voce e Giancarlo Faletti
Pane fragrante e sale sono i doni che la Russia offre a chi arriva in questa terra sconfinata che si stende dall’Europa all’Asia, dal mar glaciale Artico all’oceano Pacifico. Alla e Valodia, in blu e rosso, tradizionali colori dei costumi russi, porgono la pietanza a Maria Voce e Giancarlo Faletti, presidente e copresidente del Movimento dei focolari dando ufficialmente il benvenuto di tutta la comunità del Movimento. Da san Pietroburgo a Krasnoyarsk sono giunti a Mosca, affrontando anche viaggi di 42 ore come quelli di Celijabinsk che in treno hanno attraversato 3.500 km di steppe e foreste. Ad ospitare quest’appuntamento, definito da tanti storico, è la cattedrale cattolica dedicata a Maria immacolata. Convertita dal comunismo in una fabbrica di imballaggi per la vodka, ora, invece, è sede dell’episcopato. Le ferite della storia sovietica bruciano ancora: Anatolij, tra i primi ortodossi che hanno conosciuto la spiritualità dell’unità, ha ricordi vividi del socialismo e dei suoi tentativi di cancellare Dio, mentre Alla, più giovane, fa memoria del sangue versato dai cristiani ortodossi per restare fedeli alla loro fede. 
Regina Betz (a destra) è stata una pioniera del Focolare nella Russia
Eppure in questa cupa cortina, che sembrava impenetrabile al mondo, le visite turistiche di alcuni focolarini, il trasferimento di una famiglia ungherese, gli incontri in Occidente con alcuni sacerdoti, hanno silenziosamente diffuso la spiritualità di Chiara Lubich, proprio nella terra madre del comunismo. Le storie dei pionieri non sono note a tanti dei 200 presenti: è la prima volta che i membri del Movimento sparsi in questo territorio si incontrano. Ci sono i particolari rocamboleschi degli appuntamenti segreti, ma anche i ricordi delle persecuzioni, raccontati da Oleg, uno dei seguaci del sacerdote Alexander Men`, ucciso nel 1990. Men` aveva creato piccole comunità di studio del Vangelo, con grande apertura ecumenica e tanti dei suoi fedeli si sono avvicinati all’esperienza dei Focolari. Poi c’è la sorpresa della scoperta di una spiritualità evangelica che non guarda alla differenza e alla diffidenza tra le chiese. Padre Vladimir, sacerdote ortodosso di san Pietroburgo, ricorda che i suoi «pregiudizi sul cattolicesimo, sono stati cancellati dal fascino della vita spirituale del focolare che non conosce le frontiere confessionali e incarna il cristianesimo, l’amore scambievole nel quotidiano». Oggi che la libertà impera e le chiese tornano a popolarsi, mentre il materialismo e l’arrivismo economico conquistano ogni giorno terreno e persone, la Russia ha ancora una sua specificità, un contributo da dare anche all’Occidente? Maria Voce risponde a questa domanda, nel serrato dialogo con la sala, partendo dalla storia: «La Russia ha provato a costruire un’unità senza Dio, ha provato ad avere un popolo di uguali, ma non ci è riuscita. Questa nazione può dire al mondo, per la sua esperienza, che senza Dio non è possibile raggiungere questa meta e lo dice la drammaticità del martirio di chi ha resistito, a volte in modo pesante, a volte nel silenzio, ma è sempre stato martirio».
Poi si passa ad una confidenza spirituale: «Arrivata in Russia mi sono trovata immersa in un’unità più profonda con Dio – racconta la presidente dei Focolari – e ho ricordato un’espressione, forse studiata in letteratura che diceva: La santa Russia. Mi sono sentita portata da questa vita di santità che si respira in questa nazione, nella storia del suo cristianesimo. E ho capito che il dono per me e per l’umanità che la Russia può fare è questa santità, grazie anche ai martiri, di tutte le chiese». Giancarlo Faletti, riprendendo invece lo stile delle tante chiese ortodosse, le cui cupole sono dorate, ha sottolineato che «Dio è l’oro della città, è l’oro della chiesa ortodossa e di quella cattolica ed è garanzia di quel cammino di comunione che in questa terra ha testimoni importanti». Palese la commozione in tanti dei presenti, che hanno potuto dare un significato nuovo agli anni bui vissuti e nel contempo hanno avvertito la sfida di testimoniare l’antica e nuova “rivoluzione” del Vangelo. Tra i compagni di questa sfida anche chi in questo territorio ha speso forze, entusiasmo, intelligenza, come Eduardo Guedes, il focolarino portoghese, morto lo scorso gennaio e ricordato da tanti dei presenti: senza proclami, in modo mite aveva testimoniato un Dio che non abbandona e non dimentica, ma sa sempre accogliere derelitti e potenti e accrescere in questa “santa Russia”, il desiderio di una santità moderna e per tutti. Dall’inviata Maddalena Maltese [nggallery id=39] (altro…)