Gen 31, 2014 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria
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Preparado por: Ana Hidalgo Contenido Presentamos las 26 catequesis del papa Francisco sobre la fe, pronunciadas en sus audiencias de los miércoles entre abril y diciembre de 2013. Con ellas cerramos el ciclo de las catequesis para el Año de la fe que inició Benedicto XVI y que habían quedado interrumpidas a raíz de su renuncia, publicadas por Ciudad Nueva bajo el título Deseo de Dios Siguiendo la estela de su antecesor, en estas catequesis Francisco ha recorrido el Credo, se ha detenido en el misterio de la Iglesia a la luz del Vaticano II y se ha fijado en María como imagen y modelo de la Iglesia. El Papa establece en cada audiencia un diálogo directo con las personas reunidas en la Plaza de San Pedro, en particular con los jóvenes, a los que interpela y cuya respuesta espera. A partir de ahí, describe y profundiza en una fe que se apoya en el amor y la confianza, que requiere paciencia y misericordia con uno mismo y con los demás y que construye una Iglesia «de puertas abiertas». «La fe es un acto personal –dice el Papa–. Pero la fe la recibo de otros, en una familia, en una comunidad… La fe es un regalo de Dios que se nos da en la Iglesia y a través de la Iglesia. […] Amo una Iglesia no cerrada en su recinto, sino capaz de salir, de moverse, incluso con algún riesgo, para llevar a Cristo… a los extremos confines de la tierra». Sobre el autor Francisco, papa Francisco, primer papa latinoamericano, nació en Buenos Aires en el año 1936. Jorge Mario Bergoglio, jesuita, fue ordenado obispo el 27 de junio de 1992 y años más tarde, fue nombrado (1998) Arzobispo de Buenos Aires. Juan Pablo II lo creó Cardenal con el título de San Roberto Bellarmino en el año 2001. Participó en el cónclave que eligió como sumo pontífice a Benedicto XVI y en el último Cónclave, salió elegido como sucesor, tomando para sí el emblemático nombre de Francisco. Editorial Ciudad Nueva – Madrid[:fr]
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Gen 30, 2014 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
È un anno speciale per l’ecumenismo il 2014: sono passati infatti 50 anni dalla pubblicazione della Unitatis Redintegratio, il documento del Concilio Vaticano II che promuove l’unità fra tutti i cristiani. In esso si denuncia la divisione, che “non solo si oppone apertamente alla volontà di Cristo, ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura”. 50 anni in cui tanti passi sono stati fatti da parte delle Chiese cristiane: nel chiedersi scusa, nel riconoscersi fratelli, nel provare a superare – anche dal punto di vista teologico – le questioni più spinose. 50 anni di dialogo della vita. E così, la Settimana di Preghiera 2014 – preparata dai cristiani del Canada – assume un significato speciale, dove anche le piccole manifestazioni, lette in questo orizzonte più grande, acquistano e danno potenza al cammino comune.
“A Cáceres abbiamo vissuto un’ora di preghiera con i fratelli della Chiesa evangelica”, scrivono Paco e Pilar, cattolici, dalla Spagna. “È stato bello pregare in unità il Padre Nostro. Una grande esperienza”. “Anche in Ecuador”, scrive Jackeline Reyes, “abbiamo partecipato ad un ottavario di celebrazioni ecumeniche. Si sente un forte spirito di fraternità e gioia profonda. È un cammino di speranza”. A Pozzuoli (NA), si è vissuto un intenso momento ecumenico tra cattolici ed evangelici della Chiesa battista, con un’inaspettata partecipazione. Maria Clara Tortorelli racconta: “Per la prima volta c’era non solo il Pastore, ma il “popolo”. Eravamo tante “persone della porta accanto”. E ci siamo riconosciuti, poi, nel posto di lavoro, nel proprio rione, al mercato, in ospedale…e tutto è stato più semplice. È scattato un rapporto di fiducia. I canti sono stati animati dai musicisti dei vari gruppi. Un’orchestra improvvisata, ma affiatata perché ognuno aveva imparato i canti dell’altro. Momento suggestivo è stato la presentazione dei doni: la Bibbia come segno della Parola, un fascio di fiori esprimenti la bellezza e l’armonia dell’unità nella diversità, una pergamena con il testamento di Gesù, il TAO e un grembiule come segno del servizio”.
E restando in Italia, in Sardegna, nella chiesa greco ortodossa di Quartu Sant’Elena, erano presenti, per l’occasione, contemporaneamente i pastori e i rappresentanti di tutte le chiese di Cagliari: la chiesa luterana, la chiesa battista, la chiesa avventista, e i sacerdoti della chiesa greco ortodossa, della chiesa russa ortodossa e di quella rumena ortodossa. Durante l’ottavario le varie chiese hanno promosso incontri di preghiera secondo il proprio stile: i battisti hanno realizzato uno studio biblico della lettera di Paolo ai Corinzi, gli avventisti un momento di riflessione e canti sui testi suggeriti per la settimana di Preghiera, così pure i seminaristi cattolici del seminario regionale di Cagliari. Gli ortodossi hanno proposto i vespri, mentre domenica 19 si è svolta la celebrazione ecumenica, preparata da una commissione mista delle varie chiese e animata da un coro ecumenico. Una settimana, scrivono Anna e Vittorio, “in cui sono cresciuti moltissimo i rapporti personali con i rappresentanti delle chiese, rapporti che pure vanno avanti fraternamente da tanti anni”. E chissà ancora quanti fatti di (stra)ordinaria fraternità si sono vissuti in tutto il mondo durante la Settimana Ecumenica. Ti invitiamo a raccontare la tua storia di ecumenismo inviando un commento a www.focolare.org! (altro…)
Lug 8, 2013 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Parte 1 
In un ricco scambio di visioni, si guardano le criticità di quattro continenti. Per l’Asia parla Andrew Recepcion, filippino, presidente dell’Associazione dei missiologi cattolici. In un continente dove risiede il 58,8% del totale della popolazione mondiale, e solo il 13,2% è cristiano, le sfide principali che la chiesa affronta partono dall’annuncio del Vangelo – sconosciuto dai più – realizzato attraverso il dialogo con le culture, che rende la Chiesa locale realmente presente nella vita del popolo; con le grandi religioni asiatiche; con i poveri, per unirsi con loro nella lotta per un mondo più umano.
Altra voce, altro continente: Martin Nizigiyimana, sacerdote di origine ruandese, spiega l’oggi della chiesa in Africa, partendo da uno sfondo storico, in cui «leggere, anche nelle vicende dolorose, una crisi di crescita, che chiede umiltà e collaborazione per assumersi la responsabilità storica del regno di Dio nel mondo». In questo contesto la chiesa è chiamata a porsi al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. L’Africa è conosciuta per i suoi problemi, ma adesso c’è uno sguardo nuovo sul continente, quello indicato da Benedetto XVI nel sinodo del 2009: l’Africa come «un immenso “polmone” spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza». E in questo senso cita tre esperienze significative dei Focolari in Africa: l’azione di nuova evangelizzazione a Fontem in Camerun, la scuola per l’inculturazione a Nairobi in Kenya e la testimonianza della Mariapoli permanente di Man in Costa d’Avorio durante la guerra civile.
Dall’America Latina, in collegamento skype da Buenos Aires, José Maria Poirier, direttore della rivista Criterio, offre uno sguardo sul card. Bergoglio prima dell’elezione: «Poco conosciuto dai mezzi di comunicazione, attento ai rapporti personali. Uomo abituato al governo e al tempo stesso molto fraterno sia con i sacerdoti che con i laici. Uomo della cultura dell’incontro, quindi del dialogo». Intuizioni sulle linee guida del papato? Continua Poirier: «Tolleranza zero per la questione abusi, chiarezza sull’economia e sulle finanze vaticane, cambiamenti nello stile della Curia romana. Propensione per il rapporto pastorale tra il Papa e i vescovi di tutto il mondo. Preoccupazione per i poveri, gli ultimi, coloro che soffrono per squilibri sociali».
Interessanti le voci di tre Paesi europei: Germania, Irlanda, Spagna, ciascuno attraversato da particolari sfide sul fronte chiesa-società. Christian Hennecke, incaricato per il settore pastorale missionaria nella diocesi di Hildesheim, nel nord della Germania, evidenzia le difficoltà economiche, la necessità di crescere nella fede, la diminuzione delle vocazioni di ogni tipo. Ma è proprio in questa situazione che si fanno strada modi nuovi e promettenti di essere Chiesa. Tra le piste indicate da Hennecke, frutto di un cammino condiviso tra chiesa cattolica e protestante, c’è quella di rinforzare l’aspetto della Parola di Dio vissuta comunitariamente.
Che cosa accade oggi alla chiesa in Spagna? si chiede Manuel Bru, sacerdote giornalista a Madrid. Anche lui individua punti di attenzione: la diminuzione della presenza pubblica della chiesa, in un contesto di scelte legislative contrarie alla dottrina della Chiesa cattolica; la riduzione dei membri anche tra i movimenti; l’abbandono della pratica religiosa sia dei giovani che delle donne; la perdita di entusiasmo nei sacerdoti, con un senso di affaticamento. Come servire di più la chiesa in Spagna? «Inserirci nella nuova onda di radicalità evangelica di Papa Francesco, puntando al primato dell’amore concreto».
Mons. Brendan Leahy, di recente consacrato vescovo di Limerick (Irlanda), traccia alcune linee riguardanti il mondo anglosassone. Il riferimento all’impatto degli scandali degli ultimi anni è d’obbligo. «A volte nelle chiese succedono cose che ci fanno fare passi, che altrimenti non avremmo mai fatto: in questo caso è nata una scoperta del ruolo dei bambini e ragazzi nella Chiesa, non tanto come oggetto dell’azione pastorale quanto piuttosto soggetti attivi nella vita della comunità». Di fronte alla cultura sempre più secolarizzata si sente una certa polarità di posizioni dentro la Chiesa: c’è chi cerca la via del dialogo e chi segue una difesa della fede senza compromessi. Occorre trascendere le visioni ideologiche. Come fa Papa Francesco: il suo stile, la spontaneità nei gesti e la sua libertà nel dire le cose colpiscono anche chi non frequenta la Chiesa.
Sono tutte sfide ma anche opportunità, nelle quali si intravede una strada da percorrere, riconoscendo i “segni dei tempi”. Si tratta di ripensare la storia dunque, «con uno sguardo grato allo Spirito Santo che l’ha portata avanti nel tempo» – come ha affermato Maria Voce in apertura dei lavori del laboratorio di riflessione del 12-13 giugno. Dietro gli importanti cambiamenti cui stiamo assistendo, la presidente dei Focolari invita a «sottolineare la regia dello Spirito Santo, la continua capacità della chiesa di rispondere a sfide sempre nuove». (altro…)
Giu 14, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sembra ieri quando abbiamo iniziato a collaborare con il progetto Fraternità con l’Africa – racconta un gruppo di volontari dei Focolari della Spagna -. Era l’aprile 2009 e per la diffusione del progetto abbiamo organizzato diverse attività nel nostro paese, Aljucer (Murcia), che si sono concluse con una cena di beneficenza. Ora siamo già alla quinta edizione». Il progetto nasce nel 2006 a Budapest: nel corso del Volontarifest, evento internazionale che raccolse migliaia di persone nella capitale ungherese, col motto “La terra è un solo paese. Siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino”, si lanciò un progetto che promuove borse di studio per i giovani africani in diversi ambiti, insieme all’idea di fare delle proprie città, posti nei quali “brilli” la cultura della fraternità. Un gruppo di volontari di Aljucer, lì presente, decide di aderire alla proposta.
«Ci siamo sentiti chiamati in causa, e nel 2007 abbiamo iniziato a dare forma legale ad un’associazione che ci aiutasse a raggiungere l’obiettivo: Aljucer, un paese che promuova la cultura della fraternità. Molte le attività realizzate da allora, anche con altre associazioni, ma la nostra attività principale continua ad essere il progetto Fraternità con l’Africa». Ogni anno affisioni di manifesti, coinvolgimento degli esercizi commerciali, che spesso collaborano nella diffusione del progetto donando prodotti per il sorteggio alla cena di beneficenza, dalla quale ricavare fondi per le borse di studio.
«La cena annuale per il progetto Fraternità con l’Africa è un appuntamento atteso. Si aggiungono sempre nuove persone. Non avevamo mai superato le 90 persone ma questo anno eravamo 125, un numero “importante” per un paese come il nostro, colpito come molti altri dalla crisi». Si spiega il funzionamento del progetto: il numero delle borse di studio assegnate, i fondi raccolti, gli ambiti educativi promossi e le esperienze degli studenti. Alla fine, in un clima di festa, sorteggio dei regali, e conclusione con la collaborazione artistica di alcuni artisti locali. Con una novità: la gradita presenza di Carlos Piñana di Cartagena, chitarrista di “flamenco” e professore del Conservatorio Superiore di Murcia, che insieme a quattro suoi alunni ha dato vita ad un recital di chitarra “flamenca”. «Siamo contenti – continuano i protagonisti della vicenda – perché crediamo che questi eventi siano serviti per promuovere un po’ di più la cultura della fraternità. Cultura che ci fa uguali, che ci fa sentire fratelli, motivo più che sufficiente per lavorare gli uni per gli altri, gli uni con gli altri.» Fonte: www.amu-it.eu Aljucer, un paese che promuove la cultura della fraternità (altro…)
Mag 13, 2013 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo
Certamente non è la prima volta che l’Editrice “Ciudad Nueva”(Buenos Aires), si occupa di dialogo interreligioso: infatti, alcuni anni fa pubblicò “Ecumenismo e dialogo interreligioso in Argentina”. In quell’occasione il prologo lo firmò il cardinale Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco. Fra le altre cose, scriveva: “Questo libro cerca di aiutarci nel cammino, nell’adorazione dell’unico Dio, nella ricerca quotidiana per essere migliori: è un anello in più nella catena del dialogo. Questo libro cerca di aumentare ancora di più la nostra fraterna sete di incontro”.
Il testo di Silvina Chemen e Francisco Canzani, del quale stiamo parlando con loro, rappresenta una proposta ed una testimonianza di questo tipo di incontro. Come è nata l’idea di scrivere insieme “Un dialogo per la vita”? Silvina Chemen:« In realtà non ci siano incontrati per scrivere: il libro è stato il frutto di un incontro “di vita”, che si è arricchito con il trascorrere del tempo. Mentre stavamo scrivendo, abbiamo deciso di aggiungere una piccola appendice ad ogni capitolo, con il titolo: “Imparando nel cammino”, perché avevamo capito che era un’esperienza anche il fatto di scriverlo insieme». Francisco Canzani: «È stata un’esperienza comunitaria nel contesto di un dialogo del quale eravamo partecipi. Non volevamo cadere nei soliti luoghi comuni, in questioni tecniche, accademiche o “politicamente corrette. Non abbiamo pensato ad un libro di buoni consigli su come dialogare, ma partire da un’esperienza personale e comunitaria che, a sua volta, presentasse i fondamenti teorici sufficienti per dare gli elementi necessari per entrare nel dialogo ebraico-cristiano e, anche se sembra un po’ pretenzioso, in qualunque forma di dialogo».
Qual’è l’obiettivo principale del libro? Silvina Chemen: «La nostra idea è generare la coscienza che il dialogo è una opportunità per vivere meglio, perché se la religione deve fare qualcosa in questo mondo globalizzato, è preservare il senso etico, la speranza, dare un senso all’esistenza. (…)». Ritornando sul concetto di convivenza, il documento della Chiesa cattolica Lumen gentium parla della “costruzione della famiglia umana”. Francisco Canzani:«Non bisogna aver paura delle identità: identità solide aiutano il dialogo. Più forte l’identità, più forte è il vincolo. Inoltre, l’identità comprende la trasparenza intellettuale e la trasparenza spirituale». Per accedere alla versione integrale dell’intervista di José Maria Poirier e Santiago Durante (Buenos Aires), entrare al sito della rivista Ciudad Nueva. (altro…)