
Da una mangiatoia alla Croce

Foto: Pixabay
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Una risposta immediata All’inizio dell’estate compravamo sempre la legna e il cherosene per l’inverno, ma era già autunno e non avevamo ancora i soldi per assicurarci il riscaldamento. Un giorno, parlandone in famiglia, ci siamo detti: “L’Eterno Padre conosce i nostri bisogni e l’importante è avere fiducia in lui”. Non avevamo neanche finito il discorso quando è arrivato un nostro amico con una busta contenente del denaro, frutto di una colletta. Mai c’era capitato di avere una risposta così immediata di Dio che provvede ai suoi figli! I.S. – Serbia Dalla dentista Un ragazzo della nostra comunità aveva i denti molto rovinati, ma essendo di famiglia povera non poteva curarsi. Un giorno l’abbiamo accompagnato da una dentista ma, arrivati nella clinica dove lavora, ci siamo accorti che era frequentata da persone ricche. Fiduciosi nella provvidenza, siamo entrati lo stesso. Dopo la visita la dottoressa ci ha chiesto se potevamo pagare un lavoro così costoso. Le abbiamo spiegato che, con gli amici, avremmo organizzato una vendita di oggetti e vestiti usati per coprire tutte le spese. La dottoressa, incuriosita, ha voluto saperne di più. “Mi pagherete con quello che avete” ha poi concluso. Mentre uscivamo ci ha richiamato, aggiungendo: “Sapete, ho tanti problemi e mi è venuto in mente che potrei farvi il lavoro gratis se voi in cambio pregherete per me”. Così abbiamo fatto. Tempo dopo la dottoressa ci ha detto che la nostra presenza aveva portato nel suo lavoro una nota di gioia e serenità. G.B. – Filippine Incontri nel carcere Sapendo che ci sono tante persone sole che hanno molto bisogno di qualcuno che stia loro accanto, abbiamo pensato di andare a visitare i malati di un ospedale, i carcerati e i ragazzi di un orfanotrofio. A questi ultimi abbiamo portato oggetti, giochi e vestiti. Poi ci siamo detti: perché non usiamo anche i mezzi di comunicazione per arrivare a più persone possibile? Dalla radio locale abbiamo ottenuto mezz’ora di programma tutto per noi. Tante persone hanno seguito la nostra trasmissione. Quando siamo tornati nel carcere, ci hanno accolto dicendo che, dopo aver sentito alla radio la nostra trasmissione, ci stavano aspettando. Di solito ai ragazzi della nostra età non è consentito di entrare nel carcere, ma per noi avevano fatto un’eccezione. Con canti ed esperienze sul Vangelo abbiamo parlato a un centinaio di detenuti, uomini e donne, e a una decina di guardie. Ci hanno chiesto di tornare. Anche il giornale locale ha dato notizia di questi incontri dentro al carcere. Un gruppo di amici – Uganda La malattia Quando ho saputo che Monique era stata colpita dalla Sla, anche se non ci vedevamo ormai da due anni, sono tornato a farmi vivo con lei per mettermi a sua disposizione. Il nostro era stato un grande amore, ma per vari motivi ci eravamo allontanati. La fede semplice di Monique si scontrava con il mio agnosticismo. Accanto a lei, che accettava serenamente la sua nuova situazione, ho vissuto un vero e proprio capovolgimento mentale. I cristiani lo definirebbero “conversione”. Quando la sua malattia ha raggiunto uno stadio terminale, mi sono trovato cambiato. Non dico di aver trovato la fede, ma il rispetto verso Monique ha creato in me uno spazio nuovo. J. M. – Francia (altro…)
Promulgato il decreto vaticano del martirio per i 7 monaci di Tibhirine, per mons. Pierre Claverie, vescovo di Orano, e per altri 11 religiosi e religiose, tutti uccisi fra il 1994 e il 1996 durante la guerra civile algerina, che causò la morte di migliaia di persone innocenti, tra cui giornalisti, scrittori, imam e gente comune. Alla vicenda dei 7 monaci, rapiti dal loro monastero di Nostra Signora dell’Atlante (a 80 km da Algeri) e massacrati in circostanze ancora oscure, è stato dedicato il film “Uomini di Dio”. La violenza ebbe il culmine nell’agosto 1996, quando il vescovo domenicano di Orano, fervido difensore del riavvicinamento tra islamici e cristiani, fu ucciso da una bomba all’ingresso della sua casa insieme all’autista musulmano. «Sono martiri dell’amore – ha detto il portavoce della Conferenza episcopale francese – perché hanno amato fino alla fine, dando la vita per i loro amici algerini. Per noi è un segno che l’amore non è vano e trionferà». «La nostra Chiesa è nella gioia» hanno commentato i vescovi algerini, associando al loro omaggio «le migliaia di persone che non hanno temuto di rischiare la propria vita per fedeltà alla fede in Dio, al loro Paese e alla loro coscienza». (altro…)
Nella vita di Giordani troviamo un avvenimento che ci stimola ad una particolare riflessione: il primo a scrivere la sua biografia nel 1985 non è stato un cattolico, ma un pastore battista, lo scozzese Edwin Robertson . Non possiamo limitarci a dire che è “ironia della storia” […] Giordani tale atto di amicizia se lo è meritato, davanti al Cielo e davanti alla storia umana. Giordani presiedette un convegno di ecumenisti già nell’autunno 1967 presso la sede del Movimento a Rocca di Papa. Vi partecipava l’archimandrita mons. Eleuterio Fortino, che anni dopo (2004), ha dato questa testimonianza: «Giordani in quel convegno era riuscito per la sua serenità interiore a placare i toni accesi del dibattito; ed aveva chiarito gli aspetti teologici e pastorali del decreto del Vaticano II Unitatis redintegratio (1964), facendo cadere le ultime resistenze degli oppositori italiani alla preghiera in comune fra tutti i cristiani nella Settimana per l’unità delle Chiese» . Per parte sua Giordani seguiva già dal 1940 questa Settimana, che ad essere precisi è un Ottavario: dal 18 gennaio (festa della cattedra di S. Pietro a Roma) al 25 gennaio (festa della conversione di san Paolo). Scrive Giordani nel 1940: “Durante i preparativi di questa Ottava s’è sparsa la notizia, al principio assai imprecisa, che in un monastero di monache trappiste presso Roma, si pregava con un’intensità particolare, per la cessazione delle divisioni tra cristiani. Io venivo a sapere che, in quella Trappa, un’umile monaca s’era offerta vittima per l’unità della Chiesa e che la sua immolazione aveva colpito profondamente una comunità di fratelli separati in Inghilterra. La notizia, pur così vaga, allargava immensamente – agli occhi miei almeno – l’orizzonte del movimento unitario e apriva prospettive nuove, in cui, come lembo d’azzurro tra fenditure di tempesta, si mostrava il volto del cielo sopra l’umanità rissosa. Metteva, insomma, nella sua vera luce l’Ottava e i suoi fini. Ora queste monache probabilmente non sapevano nulla di tutti i dibattiti e commissioni e comitati fatti attorno a questo tema. Poste di fronte al problema della scissione, esse l’avevano contemplato con semplicità, al lume della Regola, che mai devia: e cioè avevano visto che l’unità andava cercata dove sta, cioé alla fonte, alla matrice: doveva in altri termini, chiedersi al Padre, nel quale e solo nel quale i fratelli si unificano. Ciò vuol dire che queste umili creature, che non incontreremo in nessun congresso, han visto subito il da farsi e han messo sulla strada diritta il movimento per l’unità. Qualcuno può essere tentato di domandarla a Hegel, a Loisy e magari a Marx; e nei giornali e nei convegni sono venuti fuori nomi di uomini, i quali non han dato e non possono dare che soluzioni incomplete: l’unità non è opera di uomini ma di Dio: non di studio, ma di grazia. Accetta, Padre, queste offerte pure, anzitutto per la tua Chiesa, perché ti degni di purificarla, custodirla, e unificarla…” .
L’ecumenismo, impostato da Chiara Lubich come «ecumenismo della vita» e vissuto nel Movimento dei Focolari con sue proprie esperienze, maturato alla luce delle anime grandi di Giovanni XXIII e Paolo VI e dello spirito del Vaticano II, diventa l’impegno centrale di Giordani negli ultimi anni della sua vita. Si può dire che per lui ormai tutti i cristiani sono veramente fratelli ritrovati. Egli vive e diffonde il nuovo spirito ecumenico fatto essenzialmente di amore e teso alla comunione delle anime, nella certezza che «dall’unità dei cuori si svolge quella delle menti» . È commovente pensare che l’ultimo articolo sull’ecumenismo, Il viaggio verso l’unità, lo ha scritto nel dicembre 1979, quattro mesi prima della sua partenza per il Cielo. Anche qui coltiva tenacemente una visione profetica, in cui pone l’unità dei cristiani come base e lievito per «imprimere uno slancio all’ideale d’unità universale tra i popoli» . (Tratto da: Tommaso Sorgi, Il percorso ecumenico di Igino Giordani, «Nuova Umanità» n.199). (altro…)