Haiti. Verso una cultura dell’incontro
“Desde la vida de la Palabra la urgencia de comunicar. Hacia una verdadera cultura del encuentro”. Con este lema, del 17 al 23 de febrero se desarrolló en la diócesis de Anse à Veau- et Miragoane, Haití, el Seminario Interdiocesano de Comunicación, organizado por el Departamento de Comunicación del CELAM (Consejo Episcopal Latinoamericano). Los participantes, 79 en total, llegaron de ocho de las diez diócesis haitianas: Les Cayes, Gonaïves, Cap-Haitien, Jeremie, Hinche, Port-aut-Prince, Port-de-Paix y de la diócesis sede. El Seminario, que había sido pedido por Mons. Pierre A. Dumas, obispo de Anse à Veau et Miragoane, fue desarrollado por un equipo de 5 comunicadores de distintos países de América Latina y el Caribe (Argentina, Perú y Cuba) pertenecientes a Netone de América Latina. Los profesores, después de un año de trabajo a distancia para preparar juntos el programa y cada uno de los temas, llegaron a Haití con algunos días de anticipación, lo que les permitió sumergirse en la realidad del pueblo y la Iglesia local.
“Visitamos Radio-Tele Soleil -cuentan- que está funcionando en una sede provisoria en Puerto Príncipe ya que el edificio del Arzobispado donde tenía sus estudios, fue destruído durante el terremoto y murieron varios de sus colaboradores. Es la más importante emisora de la Iglesia católica con cobertura nacional. También pudimos recorrer el centro de Puerto Príncipe, con la Catedral destruida por el terremoto del 2010, casi como un símbolo del dolor de este pueblo”.
El seminario superó todas las expectativas: en 5 jornadas intensas se partió desde la visión trinitaria de la comunicación con la propuesta de la vida de la Palabra, aún antes del hecho comunicativo. Así cada mañana se iniciaba con intercambio de experiencias sobre cómo cada uno había tratado de vivir la frase del Evangelio propuesta el día anterior y la meditación de una nueva frase para ese día. Cada día eran muchos los que contaban a todos cómo habían tratado de poner en práctica el Evangelio. Después se fueron afrontando los distintos medios de comunicación con exposiciones teóricas y talleres: radio, prensa escrita, teatro, televisión e internet. El diálogo, las preguntas, los talleres contaban con muchísima participación e integración de todos. El idioma (se exponía en castellano, las diapositivas y los temas escritos estaban en francés y la traducción era en créole) no significó una barrera para nadie. La Eucaristía final, presidida por Mons. Pierre Dumas, fue un momento de mucha alegría y emoción. Se había construido entre todos un espacio de humanidad renovada.
“Para nosotros –dice el equipo de Netone– fue la posibilidad de cambiar la mirada sobre este pueblo maravilloso, que muchas veces no es reflejado así en los medios de comunicación de nuestros países. Nos hemos enamorado de la sencillez, la alegría, el entusiasmo y la esperanza de los haitianos. Constatamos ser una misma Iglesia, que comparte como hermanos la reciprocidad entre América Latina y el Caribe. Nos llevamos de Haití mucho más de lo que fuimos a dar”.
Italia: “Il visitatore” suscita il dialogo
“È stata una serata speciale e ricca di significati”; “Mi sono sentita avvolta da un clima di famiglia, anche nella semplicità della cena condivisa che mi faceva sentire a casa”; “È stato uno spettacolo molto bello, che risponde alle esigenze dei tempi di oggi”; “Mi dispiace solo di non aver invitato molte altre persone”; “Noi registriamo corti e un po’ ci intendiamo di recitazione. La regia è stata fenomenale: recitare questo testo con ritmi così veloci, ha contribuito a vivacizzarlo. Il tutto non è risultato per niente pesante, eppure i temi sono molto impegnativi!”. Solo alcune delle tante espressioni degli attori e di alcuni presenti alla serata in un teatro di Prato (vicino a Firenze), il 14 dicembre 2013. “La pièce che abbiamo scelto – spiegano gli attori e il regista– è molto particolare: ‘Il visitatore‘ del francese Eric-Emmanuel Schmitt, un testo che con leggerezza, ironia e originalità interpella ogni spettatore con le domande fondamentali dell’uomo. E quindi, molto adatto alle finalità del dialogo”. Lo spettacolo, ideato come ‘teatro forum’, è stato organizzato dal gruppo di Prato del dialogo tra persone di convinzioni diverse, legato al Movimento dei Focolari insieme alla compagnia senese “La Sveglia” Onlus, attiva da 35 anni, che l’ha portato in scena. “Il punto cruciale dello spettacolo, ambientato a Vienna nel 1938 – sottolineano – è il dialogo tra Sigmund Freud e un misterioso visitatore che si coglie essere Dio: un dialogo mai banale nel quale chiunque si può immedesimare”. Profonda infatti è stata l’attenzione delle circa 100 persone che per due ore sono rimaste inchiodate a seguirne le parole e l’appassionata interpretazione.
Conclusa la rappresentazione, si è aperto il “forum” che si è snodato spontaneamente in un clima familiare con le riflessioni suscitate dalla pièce. Sono intervenute persone già impegnate in questo dialogo ma anche altre, nuove a questa esperienza d’incontro. Gli stessi protagonisti della commedia hanno spiegato cosa significhi per loro quest’opera teatrale, la genesi della sua messa in scena e la loro gioia di rappresentarla in un simile contesto. L’iniziativa è stata costruita da tutti: davvero un gruppo di dialogo a tutto campo! Chi si è occupato degli inviti e dell’organizzazione; chi si è adoperato per la pubblicizzazione; chi per il pensiero di Chiara Lubich offerto ai presenti durante la cena comunitaria che ha concluso la serata; chi ha messo a disposizione il camion per il trasporto degli arredi di scena; uno chef, del gruppo del dialogo, ha preparato “la pasta alla sorrentina” per il pranzo della compagnia; un altro ha provveduto alle riprese video; altri ancora avevano provveduto ai contatti con il teatro e con la SIAE (per i diritti d’autore), oltre a coloro che hanno contribuito con la propria cultura e sensibilità alla riuscita della discussione finale. Unanime il consenso all’iniziativa: “Non solo un pomeriggio a teatro ma un’opportunità di incontro e ascolto, prima di tutto con se stessi, per poi aprirsi a dialoghi veri”. Dato che la compagnia si è resa disponibile ad altre rappresentazioni, uno dei presenti impegnato con i detenuti, ha addirittura proposto al regista una rappresentazione in un carcere e qualcuno ha suggerito a “La Sveglia” di portare in scena anche altri testi, altrettanto impegnati. “Il Visitatore” –
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Premio internazionale a New City Philippines
In una lettera del 24 giugno 2013, l‘Organizzazione cristiana Internazionale dei Media (ICOM), con sede a Ginevra, in Svizzera, comunica a Jose Aranas la “menzione d’onore nella categoria del Premio Internazionale per il dialogo interreligioso”. “La giuria – continua la lettera, firmata da Jean-Marie Scheerlink del Comitato direttivo ICOM – ha preso la decisione, considerando il valore e la rilevanza del tema che avete segnalato”.
Il premio internazionale per il dialogo interreligioso riconosce il contributo dei professionisti dei media nel campo della pace e della convivenza tra persone di varie religioni e culture. New City Magazine scrive articoli e affronta tematiche dal punto di vista della fraternità universale. È impegnata nel dialogo interreligioso, ecumenico e culturale. Offre interviste con persone che segnano una differenza nel campo dell’arte, dell’economia, della scienza, dell’educazione, medicina e mondo della cultura. Promuove la convivenza pacifica e il rispetto per le differenze di credo religioso e culturale. Svolge il ruolo di catalizzatore nel perseguire una società pacifica e armoniosa in particolare nel contesto delle Filippine e dell’Asia in generale. Per l’iscrizione al premio, Aranas ha presentato due riviste in e-book di New City: l’edizione di gennaio 2013, con il suo tema sul fragile processo di pace nel sud delle Filippine a Mindanao (per vedere gli articoli si possono visitare: http://newcityph.com/archive/1301/issues.asp), e il numero di giugno 2012, con il suo invito ad una educazione verso una cultura del dialogo: http://newcityph.com/archive/1206/issues.asp. Il premio triennale aiuta a garantire la libertà di espressione e dei media a tutti i livelli, soprattutto nei confronti delle pressioni politiche, economiche, di autorità religiose o civili. Le candidature erano oltre 2000, ma solo 25 sono i vincitori scelti nelle 8 categorie: Titus Brandsma; Cardinal Foley; fotogiornalismo; dialogo interreligioso; questione delle donne; solidarietà con i rifugiati; giornalismo d’eccellenza. Il conferimento dei premi avverrà durante il congresso internazionale dei media che si terrà per la prima volta in America Centrale, a Panama City, dal 29 settembre al 6 ottobre 2013. Per conoscere i vincitori di tutti i premi visita: http://www.icomworld.info/aw/2013/aa.htm Articolo originale in inglese a cura di Romeo Pelayo Vital Traduzione e adattamento a cura di redazione web (altro…)
Vivere il carisma: unità e mezzi di comunicazione
Un aspetto caratteristico del Movimento dei focolari è la comunione, l’unità. È la conseguenza della Parola vissuta e comunicata. Scriveva Chiara: «Il Movimento prima non c’era, poi c’è stato. E l’ha fatto nascere, lo sappiamo, lo Spirito Santo, che ha agito in un modo ben preciso. Ha messo le prime focolarine in condizione di prendere in grande, vorrei dire in unico rilievo, il Vangelo; ha illuminato loro le sue Parole e ha dato loro la spinta per viverle». «L’effetto? – si chiedeva ancora Chiara –. Lo sappiamo, impensato e meraviglioso: per la Parola vissuta radicalmente, per la Parola presa sul serio, è nata una comunità ben presto numerosa, ben presto diffusa in più di cento paesetti del Trentino: era il Movimento dei focolari. Gente che prima si ignorava è diventata famiglia; cristiani, prima indifferenti l’uno all’altro, si sono compaginati in uno. Dunque la Parola di Dio fa questo miracolo, può fare questo miracolo: dare origine ad una comunità visibile». “Unità” è la parola che più contraddistingue il Movimento dei focolari. Unità che è in sé comunione e comunicazione. Unità che ha bisogno di una continua comunicazione per rendersi ogni giorno attuale. Anche i mezzi di comunicazione sociale sono così al servizio dell’unità. Le 38 edizioni della rivista Città Nuova, in 24 lingue, assieme ad altre riviste, come Gen’s per il mondo sacerdotale e Unità e carismi per i religiosi, sono realizzazioni finalizzate all’unità. Così come i “Centri Santa Chiara” audiovisivi. Disse Chiara Lubich nel 2000, rivolgendosi ad un’assemblea di comunicatori e offrendo loro quattro “principi” della comunicazione mediatica: «Per essi il comunicare è essenziale. Il tendere a vivere nel quotidiano il Vangelo, l’esperienza stessa della Parola di vita, è sempre stata ed è unita indissolubilmente al comunicarla, al raccontarne i passi ed i frutti, dato che è legge amare l’altro come sé. Si pensa che ciò che non si comunica vada perduto. Così sul vissuto si accende la luce, per chi racconta e per chi ascolta, e l’esperienza pare fissarsi nell’eterno. Si ha quasi una vocazione al comunicare». Secondo principio: «Per comunicare, sentiamo di dover “farci uno” – come noi diciamo – con chi ascolta. Anche quando si parla o si svolge un tema, non ci si limita ad esporre il contenuto del nostro pensiero. Prima sentiamo l’esigenza di sapere chi abbiamo dinanzi, conoscere l’ascoltatore o il pubblico, le sue esigenze, i desideri, i problemi. Così pure farci conoscere, spiegare perché si desidera fare quel discorso, che cosa ci ha spinti, quali gli effetti di esso su noi stessi e creare con ciò una certa reciprocità. In tal modo il messaggio viene non solo intellettualmente recepito, ma anche partecipato e condiviso». Ancora: «Sottolineare il positivo. È sempre stato nel nostro stile mettere in luce ciò che è buono, convinti che sia infinitamente più costruttivo evidenziare il bene, insistere sulle cose buone e sulle prospettive positive, che non fermarsi al negativo, anche se la denuncia opportuna di errori, limiti e colpe, è doverosa per chi ha responsabilità». Infine: «Importa l’uomo, non il media, che è un semplice strumento. Per portare l’unità, occorre anzitutto quel mezzo imprescindibile che è l’uomo, un uomo nuovo per dirla con san Paolo, che ha accolto cioè il mandato di Cristo ad essere lievito, sale, luce del mondo». (altro…)