Apr 26, 2013 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Il Peace Center si trova nel cuore politico e multi religioso di Betlemme. Nella stessa piazza, un quadrato di pietra bianca delimitato da palme, ci sono la basilica della natività e la moschea: una convivenza che non ha nulla di scontro o di intolleranza. A fianco c’è il comune, mentre tutt’attorno ci sono i colori del mercato. E poi c’è il muro che il governo israeliano ha deciso di costruire a difesa del suo territorio.
I Giovani per un Mondo Unito del Movimento dei Focolari, 130 da 25 nazioni diverse hanno voluto iniziare dal Peace Center a rinforzare i ponti di fraternità che a partire dal Genfest, la manifestazione partita a Budapest nel settembre 2012, hanno continuato a gettare in tante parti del mondo. Se lo slogan ungherese era Let’s bridge – neologismo che invitata a costruire legami e a superare barriere tra popoli, fedi, culture – ora è Be the bridge – essere ponti, il progetto che si lancerà proprio dalla Terra Santa, con una banca dati che si impegnerà a catalogare le buone pratiche ispirate alla fraternità messe in atto da singoli, gruppi, organizzazioni e stati. Vera Baboun, prima donna sindaco di Betlemme e dei territori palestinesi ha accolto la proposta di questo start, «felice e orgogliosa, perché credo nella forza e nella capacità del dialogo proprio in una terra ferita dall’assenza di fraternità». Cristiana, docente universitario, vedova e con cinque figli, per quaranta minuti ha raccontato la sua esperienza di sindaco-donna e risposto alle incalzanti domande dei giovani presenti. Entusiasta sostenitrice del cambiamento e delle nuove generazioni ha ribadito più volte: “Sta a noi fare i passi per creare il nuovo. Per costruire i ponti servono tre cose: il coraggio, la buona volontà e la verità. Bisogna confidare in se stessi e credere che si può cambiare“.
A conferma della novità che contraddistingue la sua amministrazione ha illustrato il progetto di un consiglio consultivo fatto da giovani che affiancherà quello eletto dalla città. Nel saluto conclusivo non poteva mancare un riferimento ai muri che circondano la sua città: “Il muro è stato costruito da mani d’uomo. Chi lo abbatterà? Mani d’uomo. Facciamo un vantaggio del non vantaggio e lavoriamo per un sogno comune: fare del mondo una casa comune dove gli uomini sono davvero una sola umanità. E i palestinesi sono questa umanità”. Intanto, a Gerusalemme, prosegue l’ultima tappa del Genfest, col cantiere di fraternità dei giovani dei Focolari in Terra Santa, iniziato il 24 aprile. Diversi gli appuntamenti previsti, con ebrei, arabi, musulmani e cristiani per continuare a gettare ponti come ci si era impegnati sin da Budapest. Con duecento studenti musulmani e cristiani all’università di Betlemme per un laboratorio sulla riconciliazione e la pace, mentre insieme ai complessi internazionali Gen Rosso e Gen Verde e ad artisti locali si percorre la strada dell’arte e della musica. Il 1° maggio un collegamento internazionale da Gerusalemme con Italia, Ungheria ed India siglerà un patto mondiale di fraternità e rilancerà lo United World Project, il progetto che mira ad incrementare l’unità tra popoli, persone, istituzioni anche attraverso la creazione di una banca dati di tutte le iniziative che negli anni hanno operato in questa direzione. Fonte: Città Nuova online Leggi anche: Gerusalemme, ultima tappa del Genfest “Be the Bridge” website www.unitedworldproject.org (altro…)
Apr 17, 2013 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Il giovane pakistano raggiunto da una pallottola vagante durante gli scontri a Karachi. “Andate avanti, decisi più che mai a vivere con radicalità il nostro grande Ideale, per offrire alla società che vi circonda l’amore che splende nei vostri cuori e che anche Muneeb avrebbe voluto donare a molti. Lui dal cielo continuerà senz’altro a vivere e a lavorare con voi e con tutto il Movimento per costruire, giorno dopo giorno, un popolo nuovo, unito, pacifico, solidale”. Con queste parole la presidente Maria Voce, incoraggiava i gen (giovani dei Focolari) del Pakistan a proseguire la corsa di Muneeb Sohail che il 17 gennaio scorso, mentre tornava da una lezione di inglese insieme ad un altro gen, è stato colpito a morte da una pallottola durante i gravi e violenti scontri, purtroppo frequenti a Karachi, metropoli del sud del Paese. Avrebbe compiuto vent’anni il prossimo maggio, Muneeb, che in famiglia aveva cominciato fin da piccolo a vivere ed apprezzare la spiritualità dell’unità. Aveva perduto il papà quando era ancora bambino, e, più grande, si prendeva cura lui stesso di trasmettere a giovani, ma anche a bambini più piccoli lo stile di vita che aveva scoperto. Per “approfondirlo e comprenderlo meglio” – diceva – era andato ad abitare, nella primavera del 2012 insieme ad altri gen, nei quali ha lasciato una traccia indelebile. Dicono di lui: “per me è stato un angelo, mi ha insegnato a vivere con Dio. Era un vero amico per noi ragazzi”; “quando l’ho incontrato per la prima volta subito ha condiviso con me le sue esperienze e la sua vita, e non perdeva occasione di amare concretamente”. Lo scorso 7 ottobre – un mese dopo la grande manifestazione internazionale a Budapest– nonostante le gravi tensioni che si respirano in città, si svolge anche a Karachi il Genfest, e Muneeb partecipa in prima persona alla preparazione ed al programma, aderendo e diffondendo l’ideale del Mondo Unito. Il 17 gennaio, salutando la mamma, Muneeb le dice: “Sono felice di dare la mia vita a Gesù”. Ora il testimone passa a tutti i gen del mondo, a tutti coloro che sostengono l’United World Project – UWP (Progetto Mondo Unito), e a chiunque si senta chiamato a costruire ponti di pace e fraternità ovunque (altro…)
Nov 7, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
È il 1967: Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, si rivolge ai giovani con queste parole “Giovani di tutto il mondo unitevi!”. Una frase, la sua, che segnerà, nell’anno successivo, l’atto di nascita del Movimento Gen (Generazione nuova): la prima generazione lasciava il testimone alla nuova; è l’immagine di una cordata che insieme, ma attraverso esperienze diverse, vuole realizzare il testamento di Gesù: “che tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21). Nel 1985 sarà il momento dei Giovani per un Mondo Unito: il loro obiettivo è costruire la fraternità universale, attraverso iniziative concrete quali raccolte fondi per progetti di solidarietà e attività di valorizzazione del territorio. In tutto il mondo ci sono tantissimi giovani che vivono per questo ideale, ma hanno l’opportunità di incontrarsi tutti insieme? Chiara aveva pensato a tutto: il Genfest. La prima edizione si tenne nel 1973 a Loppiano (Toscana) con circa 8000 giovani. Soltanto due anni dopo ben 20000 giovani si ritrovarono al PalaEur di Roma alla presenza del papa Paolo VI che li salutò dicendo: «Nasce un mondo nuovo». Seguirono altre edizioni del Genfest, fino all’ultima, la decima, che si è svolta quest’anno dal 31 agosto al 2 settembre. I giovani di Chiara, ben 12500 provenienti dai 5 continenti, hanno potuto ritrovarsi a Budapest, che per 3 giorni si è trasformata in “capitale della cultura dell’unità”. Il titolo del Genfest 2012 “Let’s Bridge!” è esplicativo dell’esperienza vissuta; tre giorni trascorsi a costruire ponti di condivisione tra giovani diversi per culture e tradizioni religiose e no, ma tutti mossi dallo stesso desiderio di vivere seguendo la Regola d’Oro, “Fai all’altro quel che vorresti fosse fatto a te” trasversale ad ogni credo, accogliere il prossimo che ci passa accanto come un fratello da amare senza riserva alcuna.
Su questa scia, il 3 novembre circa 200 Giovani per un Mondo Unito si sono ritrovati presso l’istituto Don Luigi Guanella di Scampia (NA). Hanno così dato inizio al loro Let’s bridge… NOW!!! È lì che vogliono far sentire la loro presenza, portare la fiamma viva del loro amore. Il parroco ha messo a disposizione la struttura, il suo tempo; il presidente della municipalità, ha accolto con entusiasmo questa presenza. «Noi volevamo fare qualcosa per i giovani di quel quartiere (raccontano i GMU). Ci siamo organizzati con attività di animazione nelle piazze, abbiamo dato vita ad un’attività ecologica per ripulire un campo da basket e permettere ai bambini di tornare a giocare; alcuni di noi sono stati con un padre gesuita, nel campo rom, per riparare una tettoia e costruire un muretto per impedire all’acqua di entrare in una baracca. Il tutto accompagnato da canzoni e musiche di un gruppo di ragazzi che ha allietato noi e le persone che, curiose, si affacciavano dai balconi. Un pomeriggio per colorare Scampia, per rendere la città più accogliente. Siamo entrati lì in punta di piedi, non volevamo che la nostra fosse un’iniziativa isolata che diventasse una vetrina da mostrare ai media o alle istituzioni, vogliamo che sia il punto di partenza di una serie di iniziative che matureranno nel tempo e con i rapporti». Al termine della giornata i piedi erano ancorati a terra: lì abbiamo trovato una famiglia nelle persone, nei bambini che salutandoci ci hanno detto: “Ritornate presto ché vi aspettiamo”. Le fondamenta del ponte sono state gettate; la strada è lunga, ma noi ci crediamo! Il 1° dicembre ci troveremo ancora a Scampia. Un popolo di santi? Sì, se viviamo la santità come Chiara ci ha insegnato: pensare e agire con amore». Fonte: La discussione (altro…)
Ott 27, 2012 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Lanciato durante il Genfest di Budapest alla fine di questa estate, l’obiettivo che lo United World Project (UWP) si pone è ambizioso: riprendendo il compito che Chiara Lubich ha affidato ai Giovani per un Mondo Unito (GMU), intende promuovere la cultura della fraternità universale, affinché “il mondo unito sia sulla bocca di tutti”, come lei diceva. Suddiviso in tre parti (United World Watch, United World Workshop e United World Network), il progetto mira a coinvolgere più persone possibili, chiedendo d’impegnarsi in prima persona a vivere per la fraternità, fino a coinvolgere anche i grandi organismi internazionali. United World Watch. E cioè, dare vita ad un Osservatorio internazionale e permanente sulla fraternità universale. Per questo, i GMU si impegnano a sviluppare con le iniziative più varie “frammenti di fraternità” in tutto il mondo, ad approfondire il principio della fraternità universale nelle sue varie declinazioni mediante studi e forum e a raccogliere e monitorare azioni fraterne di singoli, gruppi e popoli. United World Workshop. I giovani si impegnano inoltre a dar seguito all’attuazione di quelle che l’UNESCO chiama “buone pratiche”: attraverso le molteplici attività che li vede impegnati in tutto il pianeta proseguiranno a lavorare concretamente alla realizzazione della fraternità universale. Inoltre, attraverso l’ONG New Humanity, propongono alle Nazione Unite il riconoscimento a livello internazionale della “Settimana Mondo Unito” che promuovono in tanti paesi dal 1996. [slideshare id=14920918&doc=presentazioneuwp-121028114610-phpapp02] United World Network. Per arrivare al mondo unito, non basta il coinvolgimento delle istituzioni internazionali. Attraverso una raccolta di firme (obiettivo, consegnare all’ONU 500.000 firme entro maggio 2013) i GMU propongono a giovani, adulti e ragazzi, d’impegnarsi a vivere la regola d’oro “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” e a contribuire al “Watch”, rimanendo “sentinelle” attente ai “segni di fraternità” che chiamano il mondo all’unità. Per firmare:www.unitedworldproject.org Momento centrale del progetto sarà nel maggio 2013 a Gerusalemme quando, a conclusione dell’anno del Genfest, si chiuderà la raccolta di adesioni al “Network” e si lancerà ufficialmente il “Watch”, l’Osservatorio, in collegamento con tutto il mondo. Il progetto mostra una grande attenzione al tema della fraternità in quel “delicato cantiere” che è attualmente il Medio Oriente; ma in esso si inserisce anche “Sharing with Africa”, una proposta di reciprocità rivolta all’intero popolo africano per riscoprire ed attuare l’ideale tradizionale dell’Ubuntu (la visione di unità alla base delle società africane). United World Project diventerà così un grande contenitore dove confluiranno tante attività dei Giovani per un Mondo Unito. Tomaso Comazzi
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Lug 18, 2012 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale

Il logo del progetto (spiegazione sotto)
Quale futuro ci attende? È la domanda aperta di milioni di giovani che dall’Asia al Medio Oriente non vogliono stare a guardare. Il Genfest può segnare un’opportunità, per molti di loro: allargare l’orizzonte oltre le guerre civili e rivoluzioni fallite, crisi globalizzata e cultura della paura, e tentare anche proposte ardite. Come quella di costituire un gruppo di ricerca per studiare se e come il “principio dimenticato” della storia moderna, la fraternità, sia in grado di incidere nelle scelte individuali e collettive.
United World Project (UWP) è il nome del progetto, ideato dai Giovani per un Mondo Unito dei Focolari (www.y4uw.org) e aperto alla collaborazione di tutti gruppi giovanili e reti internazionali, appartenenti ad altre culture e fedi religiose, con cui si è cooperato su temi diversi negli anni passati. Una riflessione ispiratrice: «La fraternità può realizzare nella città libertà e uguaglianza, che consiste nel creare le condizioni perché ciascuno, cittadino, famiglia, associazione, azienda, scuola, possa esprimere la propria personalità e dare il meglio di sé», come affermava Chiara Lubich nel 2001. Ai giovani il compito di tradurre in scelte concrete questo pensiero. Con un supporto di esperti e di giovani professionisti, il progetto ha preso forma, e si articolerà in tre fasi: Network (la rete), Watch (l’osservatorio), Workshop (il laboratorio).
United World NETWORK: il comporsi di una rete di giovani in tutto il mondo ai quali si chiede di prendere un impegno personale con la propria firma. Ha come finalità approfondire le esigenze di una cultura di fraternità universale e l’impegno a vivere la “regola d’oro”: fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. Questa prima fase del progetto inizierà durante il Genfest, con la prima raccolta di firme, e si svolgerà fino all’avvio della prossima Settimana Mondo Unito, il 1° maggio 2013, quando si costituirà ufficialmente l’Osservatorio permanente.
- United World WATCH: la costituzione di un Osservatorio internazionale permanente per prendere in esame azioni e iniziative che di fatto sono state in grado di generare un “incremento di fraternità” nel tessuto sociale, economico, culturale e politico del pianeta. Valuterà indicatori di coesione sociale, di pace, di accoglienza e dialogo tra persone di diverse fedi e culture, di interdipendenza, di riconoscimento di diritti, di perdono e riconciliazione, di inclusione e integrazione, di riduzione di disuguaglianze, di rispetto e attenzione dell’ambiente… L’Osservatorio dovrà inoltre promuovere iniziative culturali specifiche.
- United World WORKSHOP: la richiesta all’ONU di riconoscere l’interesse internazionale della Settimana Mondo Unito, confermando e allargando ancora di più l’appuntamento annuale che da più di quindici anni vede i giovani dei Focolari – assieme a tanti altri – impegnati a dare voce alla fraternità universale. Il processo di riconoscimento presso l’ONU è già avviato.
United World Project è indirizzato a tutti i Paesi, a tutti i popoli, con un posto privilegiato per l’Africa, che da tempo (a partire dagli anni ’60) accoglie i cantieri di fraternità dei Giovani per un Mondo Unito. In questo percorso comune si è imparato, nella condivisione delle sofferenze, anche il forte senso di comunità, i nuovi modelli di partecipazione e il possibile cambiamento. Ark Tabin, delle Filippine fa parte del gruppo di lavoro UWP, e si è occupato in particolare della mappatura che servirà come base per l’osservatorio, sulle iniziative già in atto nei vari Paesi. Nella sua città, ad esempio, un programma alimentare per i bambini più poveri, e una raccolta di vestiario per i pazienti di un ospedale, provenienti dai villaggi lontani. Per lui la firma significa “non solo sposare un’idea, ma impegnarsi a vivere bene, a guardarsi attorno, a intervenire. Quando hai firmato, vuol dire che vuoi impegnarti a cambiare il mondo a partire da dove sei”. Appuntamento al 1° settembre, quindi, dove la raccolta delle firma sarà parte del Let’s bridge, la costruzione di ponti, metafora sostanziale del Genfest. www.genfest.org Altre info su: https://www.focolare.org/area-press-focus/it/ Logo: Il logo, realizzato da un giovane grafico italiano, si compone da due cerchi. Quello interno – tratteggiato a matita, a dire la sua vulnerabilità – rappresenta il mondo. Quello esterno – di colore blu, a significare l’universalità del cielo – rappresenta un manto che protegge. Sono esclusi altri significati religiosi o politici.
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The Genfest 2012 project has been funded with support from the European Commission.
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