Movimento dei Focolari
«Voi stessi date loro da mangiare» (Lc 9,13).

«Voi stessi date loro da mangiare» (Lc 9,13).

Siamo in un luogo solitario nei pressi di Betsaida, in Galilea. Gesù sta parlando del Regno di Dio a una folla numerosa. Il maestro vi si era recato con gli apostoli per farli riposare dopo la lunga missione per quella regione, nella quale avevano predicato la conversione “annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni”[1]. Stanchi, ma col cuore pieno, raccontavano ciò che avevano vissuto.   

La gente, però, avendolo saputo, li raggiunge. Gesù accoglie tutti: ascolta, parla, cura. La folla aumenta. La sera si avvicina e la fame si fa sentire. Gli apostoli se ne preoccupano e propongono al maestro una soluzione logica e realistica: «Congeda la folla, perché vada nei villaggi per alloggiare e trovare cibo». Dopotutto Gesù aveva fatto già tanto… Ma egli risponde:

«Voi stessi date loro da mangiare».

Rimangono allibiti. È improponibile: hanno solo cinque pani e due pesci per alcune migliaia di persone; non è possibile trovare il necessario nella piccola Betsaida, e non ne avrebbero i soldi per comprarlo.  

Gesù vuole aprir loro gli occhi. I bisogni e i problemi delle persone lo toccano e si adopera per darne soluzione. Lo fa partendo dalla realtà e valorizzando quello che c’è. È vero, ciò che hanno è poco, ma li chiama a una missione: essere strumenti della misericordia di Dio che pensa ai suoi figli. Il Padre interviene, e tuttavia “ha bisogno” di loro.  

Il miracolo “ha bisogno” della nostra iniziativa e della nostra fede, e poi la farà crescere.  

«Voi stessi date loro da mangiare».

All’obiezione degli apostoli, quindi, Gesù risponde facendosi carico, ma chiede loro di fare tutta la propria parte, anche se piccola. Non la disdegna. Non risolve il problema al posto loro; il miracolo avviene, ma richiede la loro partecipazione con tutto quello che hanno e che hanno potuto procurare, messo a disposizione di Gesù per tutti. Questo implica un certo sacrificio e fiducia in lui.    

Il maestro parte da ciò che ci accade per insegnarci a occuparci insieme gli uni degli altri. Di fronte alle necessità degli altri non valgono le scuse (“non è compito nostro”, “non posso farci nulla”, “devono arrangiarsi come facciamo tutti…”). Nella società che Dio ha pensato sono beati coloro che danno da mangiare agli affamati, che vestono i poveri, che visitano chi è in necessità[2].

«Voi stessi date loro da mangiare».

La narrazione di questo episodio richiama l’immagine del banchetto descritto nel libro di Isaia, offerto da Dio stesso a tutte le genti, quando Egli «asciugherà le lacrime su ogni volto»[3]. Gesù fa sedere a gruppi di cinquanta, come nelle grandi occasioni. Da Figlio, si comporta come il Padre, e ciò sottolinea la sua divinità.  

Lui stesso darà tutto, fino a farsi cibo per noi, nell’eucarestia, il nuovo banchetto della condivisione.  

Di fronte alle tante necessità sorte durante la pandemia del covid-19, la comunità dei Focolari di Barcellona ha creato un gruppo, attraverso i social network, nel quale si condividono le necessità e si mettono in comune beni e risorse. Ed è impressionante vedere come circolano mobili, cibo, medicine, elettrodomestici… Perché «da soli possiamo fare poco», dicono, «ma insieme si può fare molto». Ancora oggi il gruppo “Fent família” aiuta a far sì che, come nelle prime comunità cristiane, nessuno tra loro sia bisognoso[4].  

A cura di Silvano Malini e del team della Parola di Vita


[1] Lc 9, 6.

[2]Cf. Mt 25, 35-40.   

[3]Is 25, 8.

[4]Cf. At 4, 34.

©Foto di Congerdesign – Pixabay

Vangelo vissuto: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene” (Gv 21,17).

Vangelo vissuto: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene” (Gv 21,17).

Un messaggio

È il compleanno di un amico molto caro con il quale abbiamo condiviso ideali, gioie e dolori. Ma è da molto tempo che non gli scrivo e che non ci vediamo. Sono un po’ titubante: potrei inviargli un messaggio, ma non so come lo prenderà. Mi incoraggia la Parola di Vita: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene” (Gv 21,17).  Poco dopo arriva la sua risposta: “Che gioia ricevere il tuo saluto”. E inizia un dialogo: i messaggi vanno e vengono. Mi racconta di lui. È soddisfatto del suo lavoro, ha un ottimo stipendio e  mi confida di avere il desiderio di venire a farmi visita. Lo incoraggio e mi metto a disposizione per accoglierlo e organizzare il suo soggiorno. Un motivo in più per averlo presente… e non attendere un altro anno per mandargli un messaggio.

(C. A.- Italia)

Schiacciata dall’orgoglio

A Miguel riuscivo a perdonare le serate trascorse in osteria, ma non l’infedeltà confessata un giorno. Io ero la brava moglie e madre, io la vittima. Da quando però frequentava padre Venancio e altre persone della parrocchia, mio marito sembrava un altro: era più presente in casa, più affettuoso con me, che invece rimanevo scostante ogni qualvolta mi proponeva di leggere insieme il Vangelo per provare a metterlo in pratica. Una volta però, perché era il suo compleanno, acconsentii ad accompagnarlo ad un incontro di famiglie. Fu il primo di altri. Un giorno una frase mi fece riflettere: «Costruire la pace». Come farlo io, che nel frattempo mi ero scoperta egoista, piena di miserie e di rancori? L’orgoglio m’impediva di chiedere perdono a Miguel, mentre lui in 28 anni di matrimonio me l’aveva chiesto più volte. Cercavo tuttavia il momento più adatto per farlo. Finché in un incontro col gruppo di famiglie, chiesto aiuto a Dio, riuscii raccontare la nostra esperienza di coppia e a chiedere perdono a Miguel. In quel giorno sentii rinascere un amore nuovo, vero, per lui.

(R. – Messico)

La cura per il prossimo

Da quando trascorro un periodo a L’Avana, immerso fino al collo nei problemi di sopravvivenza degli abitanti del nostro barrio alle prese con la grave crisi economica del Paese, non mi sono ancora abituato ai puntuali interventi della Provvidenza. Fra i tanti, questo che è l’ultimo. Precedentemente, da una persona che fa parte della nostra comunità ero stato avvisato dell’arrivo di una consistente donazione di farmaci validi, tutti relativi alla cura delle malattie nervose. Sono andato a ritirarli un po’ perplesso perché non rientravano nelle categorie di farmaci richiesti dai poveri che ci frequentano. Poi però mi sono ricordato che una volta al mese, il lunedì mattina, uno psichiatra viene a visitare gratis le persone del barrio che necessitano di cure. Così, alla prima occasione, l’ho contattato, portandogli l’elenco dei medicinali. Man mano che lo scorreva, il volto gli si illuminava: «Sono proprio quelli che cercavo!», ha esclamato stupefatto.

(R.Z. – Cuba)

 A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno X– n.1° maggio-giugno 2025)

Foto: ©Mohamed Hassan – Wälz / Pixabay