10 Giu 2016 | Centro internazionale, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Igino Giordani (1942)
«Nonostante il suo girovagare per il mondo, il suo radicamento romano e, in un certo senso, vaticano, il suo perlustrare dottrine politiche e sociali, Igino Giordani non ha mai reciso il cordone ombelicale con la propria città natia: Tivoli. È sufficiente scorrere le pagine nelle quali Giordani racconta della sua città, o leggere il romanzo La città murata, idealmente ambientato a Tivoli, per constatare quanto Giordani abbia amato la sua Tivoli. Nelle Memorie di un cristiano ingenuo raffigura l’ambiente della sua città con parole che ne lasciano trapelare l’intenso rapporto e, in un certo senso, sembra quasi che giustifichi se stesso e le sue scelte fondamentali, riportandole all’interno del carattere tipicamente tiburtino: giocoso e indomabile, coraggioso e coerente, a tratti aggressivo, ma sollecitato dall’amore per Dio e la sapienza. Igino Giordani nasce in una famiglia di umili origini. Igino ha più volte testimoniato la sua venerazione per entrambi i genitori, per la dignità con cui vivevano le loro giornate, per la fede cristiana che ne scandiva le tappe fondamentali della vita. A Tivoli Giordani è cresciuto umanamente e intellettualmente. Non ha certo avuto le opportunità che un bambino intelligente come lui avrebbe potuto sperare di avere: gli studi se li conquista. Infatti è avviato dal padre al lavoro manuale, quale muratorino. Nel frattempo, ancora bambino, rimane affascinato, durante le funzioni religiose, dalla celebrazione della Messa, e, sebbene questa si esprima in lingua latina, il piccolo Giordani ne manda a mente alcune parti, e quando è solo, pure durante il lavoro, invece di fischiettare qualche motivetto mondano, lui si mette a declamare a memoria frasi latine della Messa. La provvidenza si serve di Sor Facchini (l’impresario per cui lavoravano i Giordani) che comprende che Igino non è certo fatto per la cazzuola e il secchio di cemento, ma per lo studio. Il Sor Facchini decise di finanziare gli studi di Igino nel Seminario, a Tivoli, a quel tempo l’istituzione che poteva meglio provvedere alla formazione intellettuale e spirituale di un giovinetto di tredici anni. Qui stette fino al 1912, quando avrebbe dovuto spostarsi nel Seminario di Anagni. Ma Igino sceglie la sua Tivoli e si iscrive al liceo classico, dove si diploma nel 1914. È probabile che la passione per l’argomentazione forbita e incisiva, per la declamazione intellettuale delle ragioni della fede cristiana si siano scolpite nell’esperienza giordaniana già in tenerissima età, quando dal pulpito della Chiesa di S. Andrea di Tivoli padre Mancini, gesuita, “tonava avvincendo l’uditorio”. Padre Mancini è descritto da Giordani come uomo di una fede irresistibile e inattaccabile. Era un divulgatore del Vangelo combattivo; era per Giordani un vero e proprio modello. Così in questa primaria formazione possiamo ravvisare già alcuni tratti di quello che sarà il carattere che porterà Giordani ad affermarsi come polemista e difensore della fede. Poco tempo dopo il suo diploma al liceo, anche l’Italia entra in guerra. Igino si affaccia alle vicende della vita pubblica italiana nel clima del dibattito controverso della guerra e della pace: è un pacifista convinto e risoluto, in tempi non facili per coloro che propugnavano idee pacifiste. È probabile che dalla figura carismatica di padre Mancini alla salda esperienza di fede maturata in seminario, fino alla plurale concezione politica e ideologica respirata nel liceo, Giordani – che pur in quegli anni sembrava intiepidito dal punto di vista religioso – non abbia perso la dimensione dell’amore per il prossimo, che lo portò ad escludere ogni forma di comportamento violento nei confronti di qualsiasi altro uomo. Lo dirà con semplicità luminosa, qualche anno più tardi, quando esprimerà la sua avversione per la guerra vissuta in quegli anni: “Quando nella prima guerra mondiale vigilavo durante la notte in trincea, mi torturava sempre il pensiero del comandamento divino: “Quinto: non ammazzare”. Una formazione alla pace, dunque, maturata nella sua Tivoli. E in un brano scritto da Giordani molti anni più tardi, intriso dell’esperienza devastante della guerra, ma anche della fede e speranza scaturita dall’incontro con la spiritualità dell’unità: “Il disprezzo dell’uomo e il suo deprezzamento derivano dal fatto che non si vede più in lui il Cristo; e allora all’amore è sostituito l’odio, la spiritualità del principe della morte. Non vale la protesta: e neppure valgono le armi, da quanto la storia incisa sulle nostre carni dimostra. Contro l’odio vale la carità: contro il disprezzo della persona vale solo il valutarla un altro Cristo; contro l’eliminazione, la deportazione, il genocidio, vale solo l’amore, per cui si ama il fratello come si ama se stesso, sino all’unità, onde si fa uno con lui, qualunque sia il suo nome”». Alberto Lo Presti Cfr. Igino Giordani, La divina avventura, Città Nuova, Roma, 1993, p. 141. (altro…)
3 Giu 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Prof. Adam Biela
Adam Biela – allora preside della facoltà di Scienze Sociali dell’Università Cattolica di Lublino – è all’origine del conferimento del primo dottorato h.c. alla fondatrice dei Focolari Chiara Lubich (1920-2008). A quella di Lublino ne sarebbero seguiti infatti altri 15 in tutto il mondo e nelle più diverse discipline. Nella Laudatio il prof. Biela aveva parlato di “rivoluzione copernicana”, introducendo l’idea di un nuovo paradigma per le scienze sociali. A lui abbiamo chiesto le motivazioni che lo spinsero a promuovere il dottorato. «Nella mia Laudatio avevo spiegato le principali motivazioni del conferimento del Dottorato Honoris Causa in Scienze Sociali alla fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, da parte dell’Università Cattolica di Lublino nel giugno 1996. Un filosofo americano della scienza, Thomas Kuhn (1962), vedeva la rivoluzione copernicana come quella che meglio in tutta la storia della scienza illustra la natura della rivoluzione scientifica. L’essenza del paradigma nella visione di Kuhn è un cambiamento di mentalità nella sua stessa natura. Copernico dovette cambiare il sistema geocentrico consolidato che funzionava non solo nella scienza della sua epoca, ma anche nella cultura, tradizione, percezione sociale, pure nella mentalità delle autorità religiose e politiche. E lo fece per una via ben preparata, empirica, metodologica e psicologica. In modo simile Chiara Lubich ha creato attraverso la sua attività sociale un’ispirazione rivoluzionaria per costruire un paradigma nelle scienze sociali. In una situazione estremamente difficile e rischiosa nel 1943 a Trento ha deciso non solo di scappare dall’emergenza della propria vita, ma insieme agli amici ha deciso di aiutare altre persone che erano in condizioni molto più difficili per sopravvivere. Ha deciso di affrontare il rischio dei bombardamenti della guerra per stare con bambini soli e anziani bisognosi di aiuto. Un tale tipo di esperienza ha fatto riscoprire la comunità in quanto modello di vita reale e ha permesso di realizzare e chiarire il carisma dell’unità. Comunque lo sviluppo di questo carisma dimostra che esso è un’attualizzazione concreta e pratica di una nuova visione delle strutture sociali, economiche, politiche, di educazione e dei rapporti religiosi, che consiglia, raccomanda, suggerisce, educa e promuove l’unità con altre persone. Nella mia laudatio ho usato il concetto di paradigma dell’unità per sottolineare l’attività sociale di Chiara Lubich e del Movimento dei Focolari nel costruire delle strutture psicosociali per l’unità in vari ambiti. Per esempio, nell’Economia di comunione, nella politica (Movimento Politico per l’Unità), nei mass media (giornalisti per l’unità – Net One ndr), nei rapporti ecumenici e interreligiosi (i centri per l’ecumenismo e per il dialogo interreligioso)». Il 3 e 4 giugno a Lublino, nell’Università oggi intitolata a Giovanni Paolo II, si svolge un congresso accademico dal titolo “Conflitto, dialogo e cultura dell’unità”. Quale il suo scopo? «L’Università Cattolica Giovanni Paolo II di Lublino nel giugno 1996 ha davvero trovato una via metodologica per esprimere la novità, l’originalità, il valore euristico e applicato del carisma dell’unità non solo nelle scienze sociali ma anche in altre discipline. Siamo veramente felici che il nostro messaggio sul valore metodologico del carisma dell’unità abbia trovato comprensione in così tanti centri accademici nel mondo che hanno conferito a Chiara Lubich delle lauree honoris causa. Il concetto del paradigma dell’unità è una grande ispirazione che inciterà le scienze sociali a costruire un proprio paradigma di ricerca con una forza e potenzialità mentale e metodologica da poter donare una nuova visione del mondo sociale. Pertanto il Congresso Conflicts, Dialogue and Culture of Unity analizzerà quanto la ricerca e la pratica ispirate dal paradigma dell’unità che è fondato sulla spiritualità dell’unità possono risolvere le questioni concettuali e applicate riguardanti la costruzione dell’integrazione sociale, economica e politica nell’Europa contemporanea e nel mondo». (altro…)
3 Giu 2016 | Centro internazionale
«Chiara Lubich, attraverso l’azione del Movimento dei Focolari, ha creato un nuovo fenomeno di integrazione sociale ispirato dal carisma dell’unità evangelica che mostra nuove dimensioni psicologiche, sociali, economiche e religioso-spirituali», affermava il prof. Adam Biela nella Laudatio per il conferimento alla Lubich del dottorato h.c. in Scienze Sociali all’Università Cattolica di Lublino Giovanni Paolo II nel giugno 1996. Spiegò allora come tale messaggio «costituisce un vivo esempio di come un nuovo paradigma nelle scienze sociali non solo è possibile, ma si deve necessariamente costruire». Lo definì «paradigma dell’unità» attribuendogli un ruolo ispiratore per le scienze sociali paragonato «alla rivoluzione copernicana per le scienze naturali». A quel primo riconoscimento ne seguirono altri 15 da parte di varie università nel mondo. 20 anni dopo l’Università Cattolica di Lublino Giovanni Paolo II vuole fare il punto e, in partenariato con il Centro per il Dialogo con la Cultura dei Focolari e l’Istituto Universitario Sophia, organizza un convegno di riflessione e di ricerca su “Conflitto, dialogo e cultura dell’unità”. Dalle prospettive disciplinari della psicologia, economia, pedagogia, politologia, sociologia e comunicazione, il presente convegno, dichiara oggi il prof. Adam Biela, «analizzerà quanto la ricerca e la pratica ispirate dal paradigma dell’unità, che è fondato sulla spiritualità dell’unità, possono offrire alle questioni concettuali e applicate riguardanti la costruzione dell’integrazione sociale, economica e politica nell’Europa contemporanea e nel mondo». Sotto particolare osservazione, afferma ancora il prof. Biela, «l’attività sociale di Chiara Lubich e del Movimento dei Focolari nel costruire strutture psicosociali per l’unità in vari ambiti sociali».
Ad un call for papers hanno risposto oltre 90 ricercatori e studiosi di molte parti del mondo, inviando i propri abstract in relazione alle cinque aree tematiche in cui si articolerà il convegno: dialogo nelle comunità: tra carisma e istituzione; risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo; attori del cambiamento politico e processi di partecipazione; processi individuali, interpersonali e intergruppo nella gestione e nella prevenzione dei conflitti; dialogo tra le discipline e transdisciplinarietà. Relatori principali, oltre al prof. Adam Biela e Jesús Morán, copresidente dei Focolari che offre la relazione iniziale, sono i professori Bernhard Callebaut (Istituto Universitario Sophia Loppiano, Italia), Mauro Magatti (Università Cattolica di Milano, Italia), Bogusław Śliwerski (Università di Lodz, Polonia), Marek Rembierz (Università di Slesia, Polonia), Stefano Zamagni, (Università di Bologna, Italia), Krzysztof Wielecki (Università Wyszynski di Varsavia, Polonia), Catherine Belzung (Università di Tours, Francia), John Raven (Università di Manchester, Regno Unito). Il convegno ha inizio il giorno del Sacro Cuore di Gesù, patrono dell’Università. Lo precederà la Cerimonia ufficiale con cui l’Ateneo celebra questa festa, presieduta dal Magnifico Rettore prof. Antoni Dębiński, con la partecipazione del Nunzio apostolico arcivescovo Celestino Migliore e di altre personalità civili e religiose. Info: http://psychointerwencja.wix.com/congress Fonte: Comunicato stampa SIF (altro…)
2 Giu 2016 | Centro internazionale, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Un dialogo tra appartenenti a due gruppi etnici in permanente conflitto: ne è artifice Johnson Duba, che vive a Marsabit, nel nord del Kenya. Johnson ha cercato di convincere gli anziani del villaggio a dialogare per riportare la pace nella comunità. I giovani, invece, li unisce attraverso lo sport. Un torneo di calcio senza vincitori per rinforzare la coabitazione pacifica. È uno dei frutti di riconciliazione maturati dal carisma dell’unità, che anche Johnson vive da anni nel suo villaggio. È stato presentato insieme ad altre esperienze lo scorso 27 maggio ai delegati di diverse Chiese dell’Africa dell’Est e dell’Europa riuniti per la conferenza regionale dell’International Ecumenical Movement – Kenya (IEM-K). Tra i guest-speaker il dr. Samuel Kobia, già Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ed ex presidente di IEM-K, e Maria Voce, presidente dei Focolari, in visita in Kenya dal 14 maggio al 1° giugno.
«Il Movimento dei Focolari è per sua natura ecumenico», ha affermato Kobia, sottolineando i suoi buoni rapporti con Chiara Lubich, che ha conosciuto di persona, e con la famiglia del Focolare. Nel suo intervento ha incoraggiato, inoltre, a perdonare sempre, per non lasciarsi imprigionare dal passato, e non trasmettere il conflitto alle nuove generazioni. Ha poi esortato il Movimento Ecumenico a sostenere i progetti di pace, dialogo e riconciliazione portati avanti dai rispettivi governi. Anche nel cuore di Chiara Lubich ardeva un desiderio: «rispondere al bisogno più urgente e drammatico dell’umanità, il bisogno di pace», ricorda Maria Voce nelle prime battute del suo discorso. E così, continua, «ci siamo trovati a costruire luoghi ed occasioni di incontro all’interno delle Chiese a cui apparteniamo, perché ci sia sempre di più “comunione”. Abbiamo poi fatto un’esperienza di popolo unito tra i cristiani di diverse denominazioni nella condivisione dei doni specifici di ciascuna Chiesa, nella speranza, un giorno, di arrivare anche ad una unità dottrinale». I
l dialogo, dunque, come via privilegiata da percorrere. È l’esperienza del Movimento dei Focolari in questi 73 anni: «Un dialogo della vita, che non mette in opposizione gli uomini, ma fa incontrare persone anche di confessioni o di fedi diverse e le rende capaci di aprirsi reciprocamente, di trovare punti in comune e di viverli insieme». Ricordando che l’unità (il « che tutti siano uno » di Gesù) è l’orizzonte e lo scopo specifico dei Focolari, Maria Voce ha confermato come il dialogo sia uno stile di vita, una nuova cultura, che il Movimento desidera offrire alle donne e agli uomini di oggi. «Lo Spirito Santo, vincolo d’amore, farà accrescere nel popolo cristiano la consapevolezza di vivere un momento prezioso e indispensabile – conclude Maria Voce –: un passaggio dal buio verso la luce della risurrezione, verso una pienezza più grande, in cui la diversità significa arricchimento ed è capace di generare comunione: dove le ferite degli uni saranno le ferite degli altri; dove insieme, con umiltà e distacco, si cercherà di andare alla sostanza e alle origini dell’unica fede in Gesù, nell’ascolto della Sua Parola».
Willy Niyonsaba
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30 Mag 2016 | Centro internazionale, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Nunzio in Kenya dal gennaio 2013, mons. Balvo è anche il primo nunzio apostolico nominato per il Sud Sudan, stato indipendente solo dal 2011, provato da guerra, povertà e migrazioni. Lo scorso 20 maggio Maria Voce e Jesús Morán, presidente e copresidente del Movimento dei Focolari, lo hanno incontrato alla sede della Nunziatura a Nairobi, nel corso della loro visita in Kenya (14 maggio-1° giugno). Un incontro cordiale, con un’immediata atmosfera di famiglia, che fa da sfondo allo scambio di una varietà di notizie, ma anche alla condivisione di preoccupazioni e speranze sulle sfide della regione, soprattutto nella zona del Sud Sudan. Tra gli argomenti trattati, la sua conoscenza con Chiara Lubich, che risale al suo viaggio in Medio Oriente nel 1999 quando mons. Balvo prestava servizio in Giordania; la scuola di inculturazione alla Mariapoli Piero, in corso in quei giorni; l’avventura di aver dato il suo benvenuto al Papa in Kenya, e poi la sua visita nella Repubblica Centrafricana, dove “cristiani e non cristiani”, ha detto, “sono rimasti impressionati perché il Papa non è corso via dalle loro difficoltà, e, a dispetto delle sfide per la sicurezza, ha trascorso una notte in questo Paese”. E ancora, l’aggiornamento su alcune notizie riguardanti i Focolari, come la recente visita a sorpresa di papa Francesco alla Mariapoli di Roma. “Papa Francesco è il Papa delle sorprese”, ha commentato mons. Balvo. Ma il focus si sposta presto sul dramma del Sud Sudan. Parlando della crisi di questa regione il Nunzio ha sottolineato le tante sfide: povertà e analfabetismo, tra le altre, peggiorate dalla mancanza di pace. Nel 2007, il Movimento dei Focolari attraverso l’AMU, aveva dato il via ad un progetto nel deserto intorno a Khartum per la costruzione di una scuola destinata proprio ai figli degli sfollati provenienti dal Sud Sudan, che abitavano in un campo nella parrocchia di Omdurman. Il progetto, durato alcuni anni, era inserito in un’azione della diocesi chiamata “Salvare il salvabile”; la scuola è stata costruita, ma in seguito molte delle famiglie sono rientrate in Sud Sudan, prima che diventasse uno stato autonomo.
“In una regione così ricca di risorse, sarà difficile poterle sviluppare fin quando non si arriverà a una pace stabile”, ha affermato mons. Balvo. “È veramente difficile promuovere la società, con generazioni di persone che hanno conosciuto solo la violenza”. Da lì è spaziato sulla storia di questo Paese, nel quale viaggia spesso, a dimostrazione di quanto gli stia a cuore la sorte del popolo sud sudanese. Il Sud si è separato dal Nord il 9 luglio 2011, in seguito al referendum del gennaio dello stesso anno, vinto con larga maggioranza dei sì dei sud sudanesi. Il referendum era uno dei punti chiave dell’accordo di pace che nel 2005 pose formalmente fine ai 21 anni di guerra civile tra il governo di Khartoum e il gruppo che lottava per l’indipendenza del Sudan del Sud. La separazione del Sud rimane carica di tensioni e punti critici. Tra questi la linea di demarcazione al confine nord-sud, lo status della regione di Abyei, ricca di petrolio e contesa da entrambi i Paesi, e tensioni continue sull’esportazione del petrolio. All’interno del Sud Sudan poi, gruppi armati minacciano la pace, e scontri etnici per questioni di terra, acqua, bestiame, sono all’ordine del giorno. Nel Dicembre 2013 è scoppiato un conflitto tra le forze governative e le forze leali all’ex vicepresidente Riek Machar. Nel gennaio 2014 si è firmato il primo cessate il fuoco e il 26 aprile 2016 Riek Machar è ritornato nella capitale e ha giurato come vicepresidente. Maria Voce ha espresso la sua grande speranza che questo passo riporti il Sud Sudan sul sentiero dell’unità e della prosperità. (altro…)
29 Mag 2016 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Dare alla Legge un volto umano e di ricerca di una giustizia basata sul valore della fraternità, sono il forte messaggio che Maria Voce, avvocato e presidente del Movimento dei Focolari, ha dato ad un pubblico di 300 persone riunite lo scorso 25 maggio alla Facoltà di Giurisprudenza della Catholic University of Eastern Africa (CUEA), a Nairobi (Kenya). Erano studenti di diritto e scienze sociali, professori, membri della Facoltà, staff dell’università. Nel suo discorso dal titolo “Il Diritto nella società contemporanea”, Maria Voce spiega come con l’evoluzione della società, la correttezza dei comportamenti è stata sistematizzata nella comunità, e col raggiungimento dell’identità politica di uno Stato è stata incorporata nelle Costituzioni, nei suoi codici o in altre leggi. Con l’avvento del Cristianesimo, secondo la presidente dei Focolari, «emerge, come valore di riferimento, una legge superiore che viene da Dio, il solo Giusto e che è comunicata all’umanità in Gesù: la legge dell’amore».

© CSC Audiovisivi – Verônica Farias
Maria Voce si sofferma, poi, sullo sviluppo del sistema legislativo in Africa dove costata che «è molto forte la tendenza comunitaria per cui l’individuo non è mai considerato in modo isolato, ma sempre come membro di una comunità (famiglia, clan, stirpe, tribù), verso la quale ha doveri e responsabilità e dalla quale riceve aiuto, sostegno e protezione». Sostiene, inoltre, che la spiritualità di comunione vissuta dai membri dei Focolari, sta cominciando ad influenzare la costruzione del tessuto sociale e quindi le regole che governano ogni comunità umana. E per spiegarlo, si rifà ad alcuni punti della spiritualità dell’unità Il primo: la scoperta di Dio come Amore. «Questa comprensione ci porta a vivere la “maggiore giustizia”. Se giustizia è dare a ciascuno il suo – ci dicevamo -, poiché tutto è di Dio, dà tutto a Dio e sarai giusto!». Il secondo: l’impegno ad adempiere la Volontà di Dio «conduce alla scoperta del fondamento della legalità, intesa come coerenza fra il nostro agire e la scelta fondamentale che abbiamo fatto, cioè la scelta di Dio-Amore». E il terzo: l’amore al prossimo. Per Maria Voce «non si può prescindere da esso per riconoscere efficacemente la dignità di ogni uomo (di ogni donna) ed i suoi diritti inviolabili». 
© CSC Audiovisivi – Verônica Farias
E parlando dell’amore reciproco, ricorda che «l’uomo nasce sociale per natura ed ha bisogno degli altri, come gli altri hanno bisogno di lui». E aggiunge che «l’amore reciproco è legge di collaborazione che, facendo scoprire in ognuno un dono d’amore, è il cemento della società e l’equilibrio del diritto». «Ci dà coraggio l’esperienza del Movimento che ci appare come la verifica di una ipotesi di vita intessuta di rapporti personali basati sul principio dell’unità, testimonianza che è possibile una giuridicità impostata sul comandamento nuovo quale norma fondamentale della vita di relazione», ha concluso. Dopo il suo intervento, il Decano della Facoltà di Legge, Dott. Maurice Owuor, sottolinea l’attualità del discorso di Maria Voce, perché “l’amore è un valore capace di sorreggere le nostre leggi”. E afferma che “dovremmo mettere più enfasi nell’educare i cittadini ai valori come l’amore, la fraternità, l’adempimento delle leggi non per paura delle sanzioni ma perché è una cosa buona in sé”. A conclusione, segue un forum aperto a commenti e domande. Rispondendo a chi le chiede sugli effetti della giustizia sul bene comune, Maria Voce afferma che «non è la legge che contribuisce al bene comune, ma la persona, contribuendo a promuovere leggi giuste». E lascia una sfida agli studenti: «Mi auguro che da tanti di voi possano nascere molte buone leggi».
Willy Niyansaba
Testo dell’intervento di Maria Voce: “Il diritto nella società contemporanea”
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