Si è appena concluso con un pellegrinaggio di fraternità ad Assisi, il convegno internazionale interreligioso “One Human Family”, promosso dal Movimento dei Focolari. Presenti 480 persone di 40 Paesi; 12 le lingue parlate.
Nella città della pace, la preghiera per la fraternità, la giustizia e la riconciliazione per tutti i popoli in conflitto, è risuonata come un patto solenne, accolto e pronunciato dai partecipanti, ciascuno secondo la propria fede.
Tra loro rabbini e rabbine, imam, sacerdoti cattolici, monaci buddisti Theravada e Mahayana, oltre a laici ebrei, musulmani, cristiani, indù, buddisti, sikh, e baha’i e fedeli delle religioni tradizionali africane, di tutte le generazioni.
Il convegno è stato realizzato da un team interreligioso che ha concentrato il programma sul bene supremo della pace, oggi estremamente minacciata.
Incontro, ascolto, passi di riconciliazione, condivisione del dolore dei popoli sono stati la cifra di questo convegno che ha alternato panel condotti da esperti a gruppi di dialogo tra i partecipanti. Politica e azione diplomatica internazionale, economia, Intelligenza artificiale e ambiente sono state le tematiche trattate tutte nell’ottica della pace. Numerosi gli accademici e gli esperti di molte culture, religioni e provenienze, che sono intervenuti; ne citiamo solo alcuni: l’ambasciatore Pasquale Ferrara, Direttore Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Gran Rabbino Marc Raphaël Guedj, la teologa musulmana Shahrzad Houshmand Zadeh, la dott.ssa Kezevino Aram, Presidente dell’organizzazione indiana “Shanti Ashram”, la Rev. Kosho Niwano, Presidente designata del movimento buddista giapponese Risho Kossei Kai, l’ing. Fadi Shehadé, fondatore del Progetto RosettaNet, già CEO di ICANN. L’ economista Luigino Bruni, la filosofa indiana, prof.ssa Priya Vaidya, il teologo islamico Adnane Mokrani, il Prof. Dicky Sofjan, indonesiano, dell’International Center for Law and Religious Studies, il prof. Fabio Petito, docente di Religione e Affari Internazionali presso la Sussex University e tanti altri.
“Le religioni hanno una funzione fondamentale oggi”, ha ribadito l’Ambasciatore Ferrara. “Contrariamente a quello che dicono i realisti delle relazioni internazionali, la guerra non è la condizione normale dell’umanità. Le religioni possono svolgere il ruolo di ‘coscienza critica’ dell’umanità e rivolgersi alla politica, segnalando quali sono le priorità. C’è bisogno di immaginazione politica; di immaginare in un modo costruttivo, nuovo, creativo, il futuro di questo pianeta. Dobbiamo coltivare qualcosa che in questo momento manca nelle relazioni internazionali, che è la fiducia”.
Molto nutrite anche le sessioni dedicate a testimonianze personali, progetti, azioni incentrate sulla collaborazione tra persone e comunità appartenenti a fedi religiose diverse per la pace e a sostegno dei bisogni dei rispettivi popoli.
In udienza da Papa Francesco
Il 3 giugno una delegazione di 200 partecipanti è stata ricevuta in udienza da Papa Francesco che nel suo discorso ha definito il cammino iniziato da Chiara Lubich con persone di religioni diverse come: “Un cammino rivoluzionario che fa tanto bene alla Chiesa”. “Il fondamento su cui poggia questa esperienza – ha affermato ancora il Santo Padre – è l’Amore di Dio che si attua nell’amore reciproco, nell’ascolto, nella fiducia, nell’accoglienza e nella conoscenza gli uni degli altri, nel pieno rispetto delle rispettive identità”.
“Se da un lato queste parole ci danno profonda gioia – ha commentato Margaret Karram, Presidente dei Focolari – dall’altro sentiamo la responsabilità di fare molto di più per la pace. Per questo vogliamo lavorare per rafforzare e diffondere la cultura del dialogo e della “cura” delle persone e del creato. Il Papa ce l’ha confermato quando ha detto che il dialogo tra le religioni è una condizione necessaria per la pace nel mondo. In tempi terribilmente bui come questi l’umanità ha bisogno di uno spazio comune per dare concretezza alla speranza”.
Si è svolta venerdì, 17 maggio 2024, presso l’Auditorium del Centro Internazionale del Movimento dei Focolari (Rocca di Papa- Roma), la premiazione del Concorso nazionale per le scuole “Una città non basta. Chiara Lubich cittadina del mondo, promosso dal Centro Chiara Lubich, New Humanity, Fondazione Museo Storico del Trentino, con il sostegno del Ministero dell’Istruzione e del Merito italiano.
Giunto alla sua quarta edizione, il Concorso, aperto a tutte le scuole italiane, sul territorio nazionale e all’estero, è stato ancora una volta occasione per tantissimi bambini e ragazzi della scuola Primaria e Secondaria di primo e secondo grado, di riflettere su temi attualissimi come la pace, la sostenibilità ambientale e degli insediamenti umani, con riferimento agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e, soprattutto, alla luce del pensiero e della testimonianza di Chiara Lubich, Fondatrice del Movimento dei Focolari, promotrice di una cultura dell’unità e della fraternità tra i popoli.
A partecipare circa 330 allievi di 14 scuole che, dal sud al nord Italia, comprese le isole maggiori, hanno presentato 21 elaborati di differente natura, risultato di percorsi articolati e curati nel tempo, sostenuti dai loro insegnanti.
La premiazione, alla quale hanno preso parte, sia in presenza che tramite collegamento on line, le scuole vincitrici e quelle che, per la validità degli elaborati, hanno ricevuto una menzione di merito, è stato un momento di condivisione e scambio, che ha messo in luce non solo la creatività dei ragazzi, ma in particolare la loro grande attenzione per le tematiche proposte dal bando del Concorso. Un’idea, quella di queste nuove generazioni, che spesso ci sfugge, e cioè quella di immaginarle capaci di guardarsi intorno, di riflettere, ponendosi quesiti sulla possibilità di un futuro e un mondo migliore, ideando strade percorribili per raggiungerlo.
Tra le personalità presenti e tra coloro che hanno conferito i premi alle scuole vincitrici, il dott. Luca Tucci, Dirigente dell’ufficio III (Area del benessere bio-psichico-sociale, educazione trasversale e legalità) della Direzione Generale dello studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico del Ministero dell’Istruzione e Merito (MIM); il Dott. Fabrizio Bagnarini, dell’Ufficio Terzo del Ministero dell’Istruzione e del Merito; il Dott. Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo storico del Trentino; il Prof. Maurizio Gentilini, storico e ricercatore presso il CNR (Centro Nazionale Ricerche); il dott. Marco Desalvo, presidente di New Humanity.
Poco prima di entrare nel vivo della premiazione, nel suo saluto, il Dott. Tucci, collegato on line con la sala, nel riaffermare il sostegno che il Ministero garantisce a questa iniziativa, ha affermato: “portare avanti certi valori attraverso la sensibilizzazione dei ragazzi e degli studenti, credo sia un’operazione fondamentale non solo per la loro crescita ma più in generale per la nostra società”.
Ad aggiudicarsi il primo posto per la categoria Scuola primaria è stata la classe 4^ C dell’ I.C. 2° circolo “Garibaldi” plesso “A. Moro”, di Altamura (Bari), con l’elaborato Il paese di Fraternitè, un testo poetico che non solo esprime in maniera originale concetti chiave del pensiero di Chiara Lubich, ma propone una visione fiduciosa nel futuro del mondo.
Per la Scuola Secondaria di I grado invece il secondo posto va alla 1^ C del’’ I.C. “San Nilo” plesso “I. Croce”, Grottaferrata (Roma), con Costruiamo la pace! TgPeace, un telegiornale innovativo realizzato interamente dai ragazzi, immagine di un percorso articolato che restituisce l’esperienza concreta della classe e il loro impegno quotidiano per la pace. Il primo posto va invece alla 3^ D, dell’I.C. “Filippo Mazzei”, Poggio a Caiano (Prato) con il Gioco: origami per l’ambiente, un’attività che supera l’aspetto ludico e si propone come strumento di riflessione e azione concreta a favore dell’ambiente.
Per la categoriaScuola Secondaria di II grado al secondo posto un pari merito: le Classi 2^ e 3^ C del Liceo classico “A. Doria”, Genova con La casa comune, elaborato digitale che si propone come frutto di un lavoro di riflessione compiuto intorno alle tematiche già citate da poter restituire ai coetanei come proposta di percorso didattico; l’elaborato testuale L’amore che fa allargare cuore e braccia di Estelle Le Dauphiin, classe 5^ I dell’I.I.S . Liceo “A. Bafile”, L’Aquila, una riflessione, a partire da un’esperienza personale e concreta, sul pensierodi Chiara Lubich, focalizzando l’attenzione sul concetto di dono come espresso anche dall’antropologo e sociologo francese Marcel Mauss.
A vincere il primo premio l’elaborato Orizzonti, fotografia di Bilardello Giulia, Marino Sara, Parrinello Chiara, allieve della 3^ G del Liceo scientifico “P. Ruggeri”, Marsala (Trapani). Un messaggio di pace e la speranza di un orizzonte dove mare e cielo si uniscono e dove tutti, insieme, si possa collaborare per costruire un mondo più fraterno.
Le forti piogge che stanno sferzando il sud del Brasile dai primi giorni di maggio 2024 hanno causato pesanti inondazioni e frane in 425 comuni dello stato di Rio Grande do Sul, colpendo direttamente 1,5 milioni di persone e, per il momento, causando 108 morti e quasi 130 dispersi.Secondo l’ultimo bilancio ufficiale, 232.675 persone sono ancora sfollate dalle loro case, di cui 65.573 sono accolte in rifugi.La situazione più preoccupante è nell’area metropolitana di Porto Alegre, dove intere città e quartieri sono sott’acqua da venerdì 2 maggio, con problemi di approvvigionamento idrico e interruzioni di corrente. Secondo le previsioni meteorologiche, nei prossimi giorni sono attese forti piogge che aggraveranno ulteriormente la situazione di questo disastro naturale.
Il Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari ha avviato una raccolta fondi straordinaria in sostegno della popolazione dello Stato di Rio Grande del Sud, Brasile, attraverso Azione per un Mondo Unito ETS (AMU) e Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN). I contributi versati verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN in coordinamento con il Movimento dei Focolare in Brasile per far arrivare alle popolazioni colpite dalle forti inondazioni aiuti di prima necessità per l’alimentazione, le cure mediche, la casa.
In Brasile si può donare sul seguente conto: Banco do Brasil Agência: 2665-4 Conta Corrente: 39.322-3 Pix: acaoemergencial@anpecom.com.br Associação Nacional por uma Economia de Comunhão CNPJ: 07.638.735/0001-94
O anche attraverso bonifico sui seguenti conti correnti:
Azione per un Mondo Unito ETS (AMU) IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX
Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX
Causale: Emergenza inondazioni in Brasile
Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali.I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le Onlus(altro…)
L’augurio di Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari, a tutti coloro che si preparano a vivere il prossimo Genfest 2024, evento dei giovani del Movimento che si svolgerà ad Aparecida, in Brasile, e in diverse parti del mondo con vari Genfest locali.
Grazie alle donazioni di tanti si è riusciti a realizzare interventi per sollevare la sofferenza di popolazioni colpite da disastri naturali o guerre. Ill Coordinamento Emergenze dei Focolari fa il punto della situazione sulla raccolta fondi a favore di Siria, Turchia, Ucraina, Italia, Pakistan e Filippine. Conflitti armati, epidemie e catastrofi ambientali come alluvioni o terremoti possono mettere in gravi difficoltà intere popolazioni con effetti immediati e a lungo termine. Per andare incontro a queste gravi situazioni, in seno al Movimento dei Focolari, è nato il Coordinamento Emergenze che, in seguito a situazioni di emergenza umanitaria, lancia raccolte fondi per assistere le popolazioni colpite attraverso programmi sostenuti da membri dei Focolari o da organismi dei Focolari nel mondo, che operano in proprio o in partenariato con altri. Di recente, il Coordinamento delle Emergenze, ha presentato il Report 2023 dove si apprende che, dal 2016 fino alla fine del 2023, si sono raccolti in totale 5.361.505 di euro per le emergenze in Siria, Turchia, Ucraina, Italia, Pakistan e Filippine. In Siria, il progetto “Semi di Speranza”, iniziato a settembre del 2018, ha permesso di offrire assistenza sociosanitaria alle famiglie, accesso a medicinali essenziali, servizi sanitari e chirurgia di base per i pazienti di malattie croniche, sostegno educativo a bambini e adolescenti. Finora a beneficiare del programma sono stati 23.170 persone. Per il terremoto in Siria e Turchia, che ha avuto luogo nel febbraio del 2023, sono state soccorse 6.273 persone in varie forme: assistenza finanziaria a 405 famiglie, distribuzione di detersivi a 490 famiglie e di cibo e vestiario a 712 famiglie, oltre al supporto psicologico per anziani, adulti e giovani e assistenza medica. Inoltre, Work Empowerment (dare valore alle abilità lavorative che ognuno ha con l’incentivo di microcrediti) per 16 famiglie e 32 persone e interventi abitativi per 138 famiglie. È stato anche avviato un allevamento comunitario per la fornitura di latte e la generazione di reddito per le famiglie di un villaggio turco abitato da profughi afghani. In Ucraina invece la situazione di emergenza è in continua evoluzione: il conflitto si prolunga e le necessità della popolazione sono tante e crescenti. In questi anni si è provveduto ad assistenza sanitaria di base per circa 12.000 persone e supporto economico straordinario a più di 2000 famiglie. Diverse sono state le attività di accoglienza in Italia di famiglie e bambini sfollati da questo Paese. Si è realizzato anche un campo scuola in Austria con 30 bambini di una scuola primaria di Kiev. È stato inaugurato un centro protetto diurno per bambini e mamme. Un’altra emergenza quest’anno sono state le alluvioni che hanno colpito varie regioni del pianeta. In particolare, durante quella che ha colpito il Pakistan, è stato possibile contribuire con materiale di costruzione per il ripristino di 20 abitazioni distrutte e sostegno a 1.150 persone. Per l’alluvione in Emilia-Romagna (Italia) nel 2023 invece si sono potute aiutare 16 famiglie per l’acquisto o la riparazione di beni materiali danneggiati dall’acqua e sono stati effettuati interventi di ristrutturazione nelle case di 7 famiglie. Inoltre, è stato realizzato un Campo di lavoro e la ristrutturazione di una fattoria didattica. Il Coordinamento delle Emergenze del Movimento dei Focolari gestisce questi progetti attraverso Amu (Azione per un Mondo Unito) e AFN (Azione per Famiglie Nuove) , due ONG nate dal Movimento dei Focolari che operano nel sociale. Ad oggi continuano ad essere attive le raccolte fondi per le emergenze in Ucraina e dopo il terremoto in Siria e Turchia.
Il Movimento dei Focolari pubblica il resoconto riguardante le attività messe in atto a tutela della persona e i dati relativi ai casi di abuso nel 2023. Intervista a Catherine Belzung, docente di Neuroscienze e coordinatrice della Cattedra UNESCO sul maltrattamento infantile.
Esce il 1 marzo il secondo resoconto annuale del Movimento dei Focolari sulle attività e i dati relativi ai casi di abuso sessuale su minori, persone in condizione di vulnerabilità, abusi di coscienza, spirituali e di autorità. Abbiamo chiesto una lettura e una valutazione del documento a Catherine Belzung. Professore universitario ordinario di Neuroscienze in Francia, membro senior dell’Institut Universitaire de France (2014) e presidente del centro di ricerca multidisciplinare iBrain, dal 2022 coordina la Cattedra Unesco sul maltrattamento infantile, costituita da un partenariato di Università e istituzioni di 16 Paesi. È anche co- responsabile del Centro Internazionale per il Dialogo con la Cultura Contemporanea del Movimento dei Focolari.
Dal 2023 il Movimento dei Focolari ha fatto la scelta di pubblicare un resoconto annuale in materia di abusi sessuali su minori e anche su abusi di coscienza, spirituali e di autorità. Dal suo punto d’osservazione internazionale, cosa pensa di questa scelta? Quale valutazione dà di questo secondo resoconto?
Credo che questo resoconto rappresenti un vero passo avanti. Infatti, il resoconto del 2022 era stato criticato, soprattutto perché i luoghi e le date degli abusi sessuali non erano menzionati. Il nuovo resoconto riguarda i casi segnalati negli ultimi 10 anni e aggiunge queste precisazioni. Osserviamo che gli abusi sessuali sono stati perpetrati nei 5 continenti (in una ventina di Paesi), con un picco dei casi negli anni ’90-’99, così come nel decennio precedente e quello successivo. I fatti a volte si ripetono per diversi decenni, suggerendo che si tratta di autori plurirecidivi, il cui susseguirsi di abusi non è stato interrotto. Alcuni fatti sono accaduti e sono stati trattati verso il 2020, il che indica che le vittime hanno potuto segnalare gli abusi quasi in tempo reale e questo è un progresso. Tutti gli abusi sessuali indicati sono stati perpetrati da uomini. È il contrario per gli abusi di autorità, che nel 77% dei casi sono commessi da donne, il che è legato alla maggiore percentuale di donne tra i membri di questo Movimento. Il resoconto contiene anche una sezione dettagliata e chiara sulle misure attuate nel corso dell’anno, in particolare per quanto riguarda la formazione. Resta da capire quali siano le cause profonde di questi abusi: al di là delle misure di prevenzione e delle sanzioni bisognerebbe lavorare ulteriormente per individuare le cause sistemiche che potrebbero spiegare tali cifre, al fine di mettere in atto una strategia che consenta di porvi fine.
In questo secondo resoconto gli autori vengono identificati in base a criteri precisi, stabiliti dalla Information Policy pubblicata recentemente dai Focolari. Cosa pensa di questa scelta?
Si tratta di un conflitto etico. Da un lato, infatti, bisogna fidarsi dell’esperienza delle vittime e prendere sul serio le denunce che fanno e mettere rapidamente in atto misure che consentano di proteggerle. D’altra parte, si tratta di rispettare la presunzione di innocenza nei confronti dei presunti autori, di evitare la diffamazione, quando non sia stata pronunciata alcuna condanna penale definitiva. La questione è complessa e trovare una soluzione soddisfacente richiederà senza dubbio molto ascolto e dialogo.
La cattedra UNESCO sull’abuso nei confronti di minori che lei coordina è nata perché lei stessa è venuta in contatto con un caso di abuso su minori di cui conosceva sia una delle vittime, che l’autore. Si tratta di un caso accaduto nella Chiesa cattolica in Francia. La comunità sociale o religiosa viene definita come “vittima secondaria”. Cosa significa? Quali sono le ferite che le persone riportano, come aiutare a rimarginarle a livello sociale e comunitario?
Sì, infatti, questa cattedra è nata in seguito al contatto con una vittima, contatto che mi ha segnata molto profondamente: sono stata toccata nel profondo da questa sofferenza, e da questo è nato il desiderio di agire. Gli abusi colpiscono innanzitutto la vittima, che spesso continua a soffrire di conseguenze psicologiche durature. A volte rivelare dei fatti può aprire una finestra di grande vulnerabilità nella persona, che richiede un accompagnamento specifico. Di riflesso, ciò colpisce le persone vicine alla vittima, come il coniuge, i figli, ma anche i genitori che si sentono responsabili di aver affidato il figlio a un’istituzione che non lo ha protetto. Gli effetti devastanti colpiscono anche tutta la comunità, in quanto i membri spesso non sono a conoscenza che al suo interno si nascondeva un predatore plurirecidivo, con il quale potevano avere un legame di vicinanza, di amicizia. Sorge spontanea la domanda: perché non ho visto nulla? Un altro aspetto riguarda il legame con l’istituzione che può aver protetto l’aggressore, a volte in buona fede, suscitando un senso di tradimento e diffidenza. E infine, la comunità può anche dividersi, a seconda delle analisi divergenti degli uni e degli altri, tra coloro che si rifugiano nella negazione, e coloro che vogliono lottare per evitare che ciò accada di nuovo. Riparare a tutto questo richiede un vasto “arsenale” di misure: è fondamentale farsi carico dell’accompagnamento delle vittime e delle loro famiglie, ma è anche necessario ripristinare la fiducia nell’istituzione che si è rivelata carente, quando essa mostra una sincera volontà di imparare dai suoi errori passati. Per fare questo, contano solo gli atti: l’istituzione deve promuovere la trasparenza comunicando informazioni molto precise, mettere in atto procedure chiare, creare luoghi di ascolto, istituire procedure di riparazione e, per le comunità, spazi di dialogo dove scambiarsi opinioni anche contrapposte.
Il Movimento dei Focolari è un’organizzazione mondiale, i cui appartenenti sono di diverse culture, religioni, sottostanno a vari ordinamenti giuridici e adottano stili di vita diversi. Come è possibile mettere in atto pratiche contro l’abuso in un ambiente caratterizzato da una multiculturalità e diversità così vaste?
Innanzitutto, le conseguenze degli abusi sessuali sui minori esistono in tutte le culture, sono universali. Oltre alle conseguenze psicologiche e sociali, le vittime possono presentare conseguenze biologiche, come un aumento degli ormoni dello stress, un’alterazione dell’espressione di certi geni, nonché nella morfologia e nel funzionamento cerebrale: queste disfunzioni persistono per tutta l’esistenza del sopravvissuto e possono essere trasmesse alla generazione successiva. Quindi non si può dire che ci sono variazioni di tipo culturale per quanto riguarda la gravità delle conseguenze sulle vittime; che ci sono culture in cui le vittime soffrono meno: è devastante sempre e ovunque. È quindi necessario mettere in atto misure di prevenzione, ma anche di riparazione in tutto il mondo. Si può notare che la consapevolezza della gravità di queste situazioni sta crescendo: ad esempio nella Chiesa cattolica sono state istituite commissioni nazionali d’inchiesta in molti Paesi dell’Europa, del Nord America, dell’America Latina ma anche in Australia, India e Sudafrica. Se la sofferenza non cambia, ciò che può variare è la resistenza a denunciare i fatti e la capacità di mettere in atto misure di protezione e riparazione. Ciò può essere correlato al fatto che in alcune culture parlare di sessualità è tabù. Il primo passo è quello di sensibilizzare le popolazioni sulle conseguenze degli abusi: esistono già programmi promossi da diverse associazioni che tengono conto della rappresentazione della sessualità nelle varie culture. Ad esempio, proporre di ascoltare la sofferenza delle vittime che appartengono alla stessa cultura può suscitare empatia e incoraggiare ad agire. La prevenzione può anche essere indirizzata direttamente ai bambini attraverso un’educazione ai loro diritti: anche in questo caso esistono programmi basati, ad esempio, sulle canzoni. Un’altra cosa che varia è la capacità degli Stati e delle istituzioni di adottare misure di protezione e riparazione. Un dialogo rispettoso e non stigmatizzante con i protagonisti è la strada da seguire: ciò permetterà a ciascuno di comprendere la gravità degli abusi, ma anche di trovare le modalità specifiche di ogni cultura per liberare la parola, per concretizzare le riparazioni e formare i membri della comunità.
Sia all’interno del Movimento dei Focolari ma anche in altri contesti c’è chi esprime la convinzione che sia arrivato il momento di andare avanti; che non occorra, cioè, continuare a parlare solo di abusi, ma concentrarsi sulla “mission” del Movimento e su quanto di bello e positivo genera nel mondo l’attuazione di questo carisma. Qual è la sua opinione in merito?
Qual è la “mission” dei Focolari? Non è forse avanzare verso la fraternità universale, verso una cultura che metta al primo posto la sofferenza dei più deboli, una cultura del dialogo, dell’apertura, dell’umiltà? Mi sembra che la lotta contro gli abusi di ogni tipo sia proprio un modo per attuare questo desiderio di porre al primo posto chi ne soffre. Aiutare a risanare le ferite delle vittime è proprio un modo per avanzare verso la fraternità universale. Ciò implica anche accompagnare gli autori di abusi, al fine di evitare la recidiva. Riconoscere i propri errori, la propria vulnerabilità, per costruire soluzioni, tenendo conto delle opinioni degli esperti del settore è proprio un modo per costruire una cultura del dialogo. Lottare con determinazione contro gli abusi, accompagnare le vittime sono proprio al centro di questa “mission”. Non c’è quindi da scegliere tra la lotta contro gli abusi e la “mission”, perché questa lotta è un elemento centrale della “mission”. Si tratta di una priorità dolorosa ma necessaria nel contesto odierno.