Gen 30, 2013 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Da un po’ di tempo ormai faccio parte del Centro Igino Giordani. Dopo tanti anni di servizio al Movimento dei Focolari, ho avuto il dono di lavorare ancora direttamente per Foco, anzi direi di lavorare con lui. Io sono l’ultimo arrivato, ma ho avuto la fortuna di una lunga frequentazione con lui fin dai primi tempi della mia entrata nel Movimento dei Focolari. L’ho conosciuto alla fine del ’57 in occasione di una sua venuta a Milano, la mia città, per una conferenza, e ho avuto subito la possibilità di passare qualche ora con lui e incominciare a rendermi conto della sua straordinaria personalità, fatta di affabilità, semplicità, simpatia e nel contempo ricca di un’immensa cultura e trasparenza spirituale.
E poi aveva un segreto, che feci presto a scoprire: la sua adesione all’Ideale di Chiara Lubich e la particolare unità con lei. Questo fu il primo impatto che ebbi con lui insieme a Mariele, mia moglie: un momento decisivo per il nostro futuro impegno e per la vocazione a cui scopriremo essere chiamati sulle sue orme. Ci è stato fatto il dono inestimabile di poter collaborare strettamente con lui, il che ha voluto dire soprattutto respirare la sua atmosfera, essere alla scuola della sua carità squisita, attingere alla sua competenza e alle sue intuizioni sulla famiglia e partecipare alla sua apertura su tutta la realtà umana e sociale. “Fu per Giordani, – sono parole di Chiara – che il Movimento dei Focolari sentì la particolare chiamata a dedicarsi a portare Cristo nel mondo, a permeare cioè le realtà di questa terra dello spirito di Dio.” Adesso, lavorare per il Centro Igino Giordani, dove è custodito tutto il suo patrimonio di opere e di testimonianze, entrare in questa realtà come in uno scrigno prezioso che lo custodisce vivo per tutti noi, ha significato per me entrare in un rapporto ancora molto più intimo con lui, e sentirlo ancor più vicino come maestro, amico e anche compagno di viaggio per questo particolare tempo della mia vita: tempo di bilanci e di preparazione…! L’ultimo dono: poter attingere alle sue riflessioni e alle sue parole che gettano luce sapienziale sull’ultimo percorso che ci attende e in cui qualcuno di noi si è già avviato: la vecchiaia: “Che pare una perdita – afferma Foco – ed è un guadagno; pare un tramonto ed è l’alba. Il suo è il silenzio, in cui Dio parla; la calma in cui Dio cala la certezza, che scalza ogni paura…Nella solitudine che si dilata per l’imminente inverno, viene in rilievo Dio: avanza Dio; e con Lui il rapporto si fa più intimo e immediato. Di quanto perdo nell’economia umana di tanto acquisto nell’economia divina…E quando la morte viene, allora non rattrista: apre il varco all’eterno Amore: all’incontro con Dio, viso a viso; fine del patire e inizio del godere.” Perché : “La vita non è che un processo di maturazione, mediante la purificazione che ne fa il dolore: quando il frutto è maturo, lo coglie Dio che trapianta l’albero in Paradiso”. A cura del Centro Igino Giordani Tratto dallo scritto inedito di Pino Quartana: “Il mio rapporto con Foco” (3 marzo 2011) (altro…)
Gen 30, 2013 | Centro internazionale, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Terra di nuova evangelizzazione, l’Australia? Non pochi lo credono, per diversi motivi: l’eccezionale multiculturalità del Paese, che continua con gli ultimi flussi d’immigrazione provenienti in particolare dai Paesi asiatici; la crisi della Chiesa cattolica, dovuta in primis ai recenti scandali sugli abusi sessuali sui minori; la straordinaria forza di persuasione del consumismo; la presenza di tanti giovani provenienti dal mondo intero, non solo figli delle famiglie locali; i numerosissimi matrimoni misti; la sfida ecumenica e quella interreligiosa… E si potrebbe continuare, senza lasciare perciò alcun dubbio sulla necessità, anche in queste terre, di un’evangelizzazione che sia al contempo e prima di tutto rievangelizzazione della propria vita cristiana. In occasione della visita in Oceania della presidente dei Focolari, Maria Voce, e del copresidente, Giancarlo Faletti, la comunità locale ha voluto interrogarsi pubblicamente sulle nuove frontiere dell’evangelizzazione in Australia, dando il proprio contributo. Innanzitutto offrendo “buone pratiche”: piccole-grandi testimonianze di vita ecclesiale, di lavoro negli uffici pubblici, di licenziamento, di impegno negli ospedali, di rifiuto del clientelismo, di insegnamento pur in condizioni sfavorevoli, nella vita di coppia e di famiglia… Semplice Vangelo vissuto, in una società dal carattere competitivo assai spinto, in cui spesso l’individualismo vince sull’altruismo e l’interesse corporativo sul bene comune.
Alla presenza di docenti e giornalisti, esponenti religiosi e professionisti, Maria Voce è intervenuta sottolineando i capisaldi dell’evangelizzazione “alla focolarina”: vivere il Vangelo, rievangelizzarsi costantemente, comunicarsi reciprocamente quanto tale vita evangelica provoca nella propria vita, trovare momenti più lunghi in cui sperimentare assieme la potenza dell’amore di Dio. Così facendo si riesce alla fine ad incidere anche in profondità in ambienti che a priori possono sembrare poco permeabili al Vangelo, dai parlamenti alle fabbriche, dai campi sportivi ai patronati. Un’evangelizzazione che esce dalle chiese, quindi. Un esempio convincente è stato quello proposto da Giancarlo Faletti sul caso di Roma, dove per iniziativa di Chiara Lubich, già nel 2000, dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria, venne avviata un’azione – denominata RomaAmor –, per una rivitalizzazione della vita urbana.
Non ha nascosto, Maria Voce, la paura che ha colto il movimento nel momento della morte della sua fondatrice. Ma i frutti dell’evangelizzazione, che non è altro quindi che Vangelo vissuto, hanno ben presto scacciato la paura, mostrando come lo spirito focolarino abbia ancora molto da dare alle società di oggi. Come ha potuto notare al recente sinodo sulla nuova evangelizzazione, in cui partecipava come uditrice, in cui numerosi vescovi le comunicavano loro stessi i frutti evangelici portati dal movimento. Tra i presenti, il prof. James Bowler, geologo, noto in Australia e nel mondo per aver scoperto i resti del più vecchio uomo e della più vecchia donna del continente, noti comeMungo lady e Mungo man. Sorpreso dall’ampia partecipazione, commenta: «Momento di grande spiritualità e di apertura. Il riconoscimento dell’altro è la giusta via per una vita sociale giusta e coerente». Mentre la professoressa Anne Hunt, decano della facoltà di teologia dell’Università cattolica di Melbourne, ha sottolineato «l’importanza per la nuova evangelizzazione della presenza di nuovi movimenti, che possono aprire orizzonti originali per la fede e per la Chiesa cattolica in campi altrimenti disertati, in particolare nelle professioni e nei media». Di Michele Zanzucchi Fonte: Città Nuova (altro…)
Gen 29, 2013 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
Se c’è una caratteristica indiscutibile dei giovani australiani, questa è la spontaneità. Quella stessa che porta i rappresentanti delle nuove generazioni presenti al meeting dei Focolari di Melbourne, in occasione della visita di Maria Voce e Giancarlo Faletti, ad accogliere i due ospiti in un cerchio danzante ai ritmi della loro musica. Due sedie poste sulla moquette, al centro di un’immaginaria circonferenza, e basta, voglia di muoversi e, soprattutto di comunicare. In T-shirt o in canottiera (nonostante il freddo “estivo”), neri o coloratissimi, con i tagli più originali, piercing, tatuaggi e piedi nudi. E poi il racconto delle loro vicende, belle e meno belle, la ricerca della felicità e di una vita vivibile, tra amicizie che deludono e altre che riempiono il cuore. E allo stesso modo si rivolgono agli ospiti con le loro domande sincere e impegnative: sul significato del dolore, sulla necessità di non perdere il contatto con coloro che cercano di vivere nello stesso spirito, sulla diversità di vedute con gli adulti. Una domanda sembra trasparire al di sotto di tutte le domande: come riuscire ad ascoltare la voce di Gesù? Spiega Maria Voce: «Non so quello che Gesù vi dice, ma vi posso assicurare che ascoltare la sua voce è la cosa più intelligente che potete fare». Applausi. «Gesù – continua – vuole grandi cose per noi. Nella creazione, Dio ha detto una Parola e ha creato te. Potrebbe farlo anche ora, ma ha voluto scendere con suo Figlio sulla Terra perché tutti collaborino con Lui. Ed è così che
Gesù parla con ognuno. Ma la sua voce è sottile e tanti rumori la coprono, ci distruggono e ci lasciano inerti». Ed ecco la via giusta: «Se noi amiamo, ecco che l’amore diventa l’altoparlante di questa voce. Quanto più amiamo, tanto più chiaramente sentiamo la sua voce. Magari sembrerà una voce che chiede cose troppo grandi, ma dobbiamo avere il coraggio, e lui stesso ci aiuterà a compiere quanto ci chiede. E alla fine la nostra vita sarà meravigliosa». Ad un ragazzo che le chiede ancora cosa pensi quando incontra dei giovani in giro per il mondo, risponde che si sente realmente confortata, perché «dovunque ci sono giovani che vivono lo stesso ideale di Chiara Lubich, anche se non hanno ancora manifestato appieno le loro potenzialità, hanno comunque quella forza, quella speranza e quella vita che prima o poi scoppierà». E conclude: «Perciò, felice Australia, felice Nuova Zelanda, felici isole del Pacifico! E come far scoppiare queste potenzialità? By loving, amando farete cose grandi. E noi vi verremo dietro!». di Michele Zanzucchi, inviato (altro…)
Gen 28, 2013 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Si sono presentati a modo loro, con un video di pochi minuti la cui prima prerogativa non era quella della qualità, ma che era egualmente accattivante: nei contesti più vari – il parco dinanzi all’Opera House di Sydney, una stanza a Wellington, una spiaggia in qualche isola del Pacifico… –, le locali comunità dei Focolari hanno improvvisato una danza della loro tradizione. Nulla di straordinario, eppure con un risultato simpaticissimo, a tratti esilarante, espressione della solarità delle culture dell’Oceania, della gioia e della naturalità della vita di queste parti. Weekend del 26 e 27 gennaio. Diverse etnie, culture, tradizioni, chiese e religioni. L’Oceania è il continente più cosmopolita che esista al mondo, senza possibilità di smentita. La sala “The Spot” dell’università di Melbourne, è uno spettacolo non tanto per l’originale architettura a cubi luminosi, ma anche e soprattutto per la varietà dei presenti: ci sono immigrati recenti e meno recenti, ma in qualche modo qui tutti sono immigrati, salvo i nativi delle isole del Pacifico e qualche aborigeno. A ricordare le ferite inferte dal colonialismo alle popolazioni locali, in particolare dell’Australia, dove più grave è stato l’affronto patito dagli aborigeni. Ma a ricordare anche straordinarie vie di conciliazione riconciliazione, come quella neozelandese, che ha portato alla creazione di organismi efficaci di armonia etnica e culturale.
Oggi è l’Australia Day, la festa nazionale. Anche se non per tutti: gli aborigeni preferiscono di gran lunga il Sorry Day che si celebra in maggio, il “giorno delle scuse”, istituito per riparare in qualche modo il debito nei loro confronti. Non a caso, allora, prima della messa domenicale, viene organizzata una cerimonia aborigena, in cui si ricorda la wairua tapu, cioè la madre terra, a cui si deve non culto ma riconoscenza e rispetto assoluto. La celebrazione consiste nel porre la mano su un mucchietto di terra distribuito nell’incavo di una corteccia ampia e accogliente. Lo fanno i giovanissimi presenti in sala, lo fanno Maria Voce e Giancarlo Faletti. Quindi la presidente riceve dalle mani della celebrante aborigena un message stick, una lama di legno su cui è disegnata la terra australiana, i nove territori in cui è da antica data suddivisa, secondo la geografia cosmogonica aborigena. Un dono per tutto il Movimento nel mondo.
C’è la lunga storia delle terre dell’Oceania e c’è la storia intensa del Movimento dei Focolari locale. Un lungo, appassionante filmato ne ripropone le tappe, dall’arrivo di Rita Muccio nel 1967 – aveva un posto da segretaria all’Istituto italiano di cultura –, e poco dopo di Maddalena Cariolato, ai primi che hanno accolto lo “spirito di Chiara”, singoli e famiglie, giovani e meno giovani, a Melbourne e Perth. E più tardi lo “sbarco” in Nuova Zelanda, Wallis e Futuna, Nuova Caledonia e Isole Fiji… Ci sono quelli che sono ancora vivi, e quelli già “arrivati”, tra tutti l’australiana Margaret Linard e il neozelandese Terry Gunn. Testimonianze di gente che, quasi unanimemente, dice di aver incontrato con il carisma di Chiara Lubich la possibilità di vivere il Vangelo. E che, con la semplicità e la radicalità caratteristiche di questo “nuovissimo mondo”, grazie all’amore per il fratello hanno mutato la loro vita, in un modo o in un altro, in maniera definitiva. Ed è proprio questo amore evangelico che cambia la vita della gente che è al centro della conversazione di Maria Voce sul fratello: come i re magi hanno riconosciuto la grandezza del Figlio di Dio in un bambinello, così c’è da riconoscere Gesù in qualunque fratello, anche al di là delle apparenze che paiono renderlo irriconoscibile. La sessione di domande e risposte tra la comunità e Maria Voce e Giancarlo Faletti assume da subito un carattere esistenziale, quando un bambino chiede come si possa credere in un Dio che non vediamo! E poi i giovani chiedono come resistere alle tante sollecitazioni della società contemporanea, che rischiano di portarci alla deriva. E non mancano gli anziani che vogliono il loro ruolo, nella comunione tra generazioni, e chi chiede come avanzare nel dialogo ecumenico o in quello interreligioso. Non si evitano i problemi più gravi, come la questione degli abusi sessuali sui minori nella Chiesa cattolica, lo stress che cresce nelle nostre città e che sembra impedire il cammino verso la santità, la tentazione consumistica che spegne la capacità di testimoniare il Vangelo, l’assenza di Dio nella vita della gente che domanda a noi coraggio nel prendere l’iniziativa per testimoniare il suo amore. Ed è questa la “consegna” che Maria Voce lascia ai presenti: «L’Australia è grande, bisogna portarle amore e unità. La nostra grande famiglia non può vivere di un album di bei ricordi, bisogna andare fuori. E scriveremo così un nuovo album». Di Michele Zanzucchi, inviato (altro…)
Gen 26, 2013 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Dopo la visita alle comunità dell’Indonesia, Singapore e Malesia, il viaggio di Maria Voce e Giancarlo Faletti prosegue con l’Oceania. Nella prima tappa che è già in corso dal 22 gennaio e che si protrarrà fino al 31 gennaio, sono previsti diversi appuntamenti a Melbourne: con i focolarini e le focolarine per il loro ritiro annuale; con tutte le persone vicine ai Focolari dell’Australia e delle Isole, tra le quali particolarmente vivaci e pieni di iniziative sono i giovani (26/27 gennaio); con un gruppo di vescovi e sacerdoti australiani (30 gennaio). (altro…)
Gen 21, 2013 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Per giungere dall’aeroporto di Singapore alla città di Johor, appena un’ora di percorso, c’è però un confine da superare, a Woodlands, un fiume che è in realtà un braccio di mare, quello che isola Singapore dalla Malesia. C’è una lunga coda, nel weekend i malesi tornano a casa e molti abitanti di Singapore varcano la frontiera per andar a far shopping nei mall di Johor, molto più economici dei loro. Poco male, nel van che ci trasporta sono in ottima e giovane compagnia. C’è Sophie che è appena arrivata da Jakarta, la capitale dell’Indonesia, 43 anni, due figli di 11 e 14 anni, lavora in una compagnia aerea araba. Mi racconta della sua decisione di vivere da cristiana in un ambiente professionale non sempre facile, non solo e non tanto per motivi religiosi, quanto di qualità del lavoro: «Spesso sono obbligata a non accettare doni e bustarelle che qualcuno vorrebbe darmi, perché purtroppo in Indonesia la corruzione è molto forte». Accanto a lei, sullo sfondo delle highway battute dalla pioggia, si staglia il bellissimo sorriso di Heyliy, un altro mondo, viene da Mumbai, in India, da sette anni a Singapore, dove ha trovato lavoro come hostess in un’altra compagnia aerea. Fa parte di un gruppo di giovani del Movimento dei Focolari composto da otto persone: lei è indiana, una viene dal Brasile, due da Singapore, un’altra alle isole Mauritius, una dalla Malesia, una da Macao e, infine, una dalla Corea! «Il mio lavoro è faticoso, e sottoposto a continue sollecitazioni. Non poche volte debbo muovermi controcorrente, rispettare le diverse culture, cercare di rimanere libera. Mi piace viaggiare e stabilire nuove relazioni. Quindi il lavoro mi piace, ma non i compromessi». Latando ha 26 anni e Oktav 28, sono appena arrivati con un volo da Yogiakarta, capitale culturale dell’Indonesia, dove stanno studiando la lingua italiana con impegno, per il desiderio di trascorrere un periodo di formazione spirituale e professionale in Italia. Hanno una grande speranza: quella di far sì che i loro amici musulmani di Bantul, coi quali hanno a lungo lavorato dopo il gravissimo terremoto del 2009, trovino una via di sviluppo adeguata. Me ne parlano a lungo, due anni di impegno non si dimenticano tanto facilmente.
Ancora, c’è Ince, viene dall’isola Indonesiana di Sumatra, più precisamente da Medan. 35enne, amministrativa, non nasconde le difficoltà della vita economica della sua città, ma non cessa di sperare: «La mia gente è naturalmente ottimista. Dio non ci abbandona mai, e non ci abbandonerà oggi come non ci ha abbandonato durante lo tsunami». Anna, 22 anni, è la nostra autista. Abita a Johor, assieme alla sua famiglia, unita al punto da cimentarsi come un coro, e pure di valore. Studia management applicato alla sanità. Positiva e ottimista per natura, lo è anche per volontà: «Credo che la criminalità che colpisce la mia città debba essere sconfitta da buone misure di polizia, ma ancor più da opere di giustizia sociale e politica». Dulcis in fundo, Nicolas, 22enne, singaporiano collo smartphone sempre pronto e perennemente in allarme. Fa il controllore di conti, qui i soldi contano: «Ma io cerco sempre di vedere dietro ai soldi dei volti, delle persone. Non è sempre facile, qui pare che si debba vivere per il denaro. Non ci sto». È questa gente, assieme a 300 altre persone provenienti da Singapore, Indonesia e Malesia, che si raduna quest’oggi, 20 gennaio, nella sale della Cathedral of the Sacred Heart in piena città di Johor, per incontrare Maria Voce e Giancarlo Faletti in visita nella regione. Tanti di loro non si sono mai conosciuti, perché le distanze qui sono non da poco, e non ci sono frequenti occasioni per vedersi. È più facile che si riuniscano tra indonesiani, tra singaporiani, tra malesi… I giovani e giovanissimi sono la stragrande maggioranza, ma non mancano gli “operai della prima ora”, cioè degli anni Ottanta, quando la notizia della maestrina di Trento era arrivata quaggiù. Tanti colori, tanti pensieri, tante attese. Palpabile emozione. Gente diversissima ma comunque accomunata dall’amore evangelico e da quello di Chiara Lubich.
Caratteri di popoli diversi che si esprimono cromaticamente, emotivamente e artisticamente in numeri di danza, musica, teatro, rappresentazioni sceniche… Un festival di popoli, un’expo di questa parte del mondo così varia e ricca. «Mi ha colpito la ricchezza di questa gente, che ha mille diverse potenzialità espressive e anche spirituali», commenta Maria Voce. E un giovane di Penang, in Malesia: «Non sapevo che le comunità dei Focolari dei Paesi vicini fossero così diverse, complementari direi. Ho visto che noi malesi da soli non sapremmo essere così ricchi». È un colloquio personale quello che si instaura tra gli ospiti di Roma e i tanti presenti. Domande intime e risposte, in qualche modo altrettanto intime. Un richiamo costante all’amore di Dio e alla coscienza personale. Con l’invito ad una sorta di “anno giubilare”, nel quale dar spazio al perdono, al “ricominciare”, al guardare alla grazia di Dio che arriva… Domande in qualche modo universali, mondializzate, che varrebbero anche se pronunciate a Colonia o a Buenos Aires. Ma con un afflato locale, magari sotto traccia, quello della situazione sociale, religiosa e politica: la difficoltà di impegnarsi per lo stress della vita quotidiana, in cui il lavoro è il valore più importante; il contesto interreligioso, musulmano in particolare; la difficoltà di un vero altruismo; i rapporti intergenerazionali; le leggi non sempre favorevoli a una adeguata convivenza civile…
«Solo Dio resta… Dio non ha bisogno di difensori ma di testimoni», conclude Maria Voce. Ed è questo il senso della vita del movimento in queste terre: rinnovarsi sempre nell’amore evangelico e testimoniarlo con la propria vita. Per giungere, poco alla volta, all’unità voluta da Gesù. Selamat Datang è scritto sullo sfondo della sala dell’incontro. Vuol dire “benvenuto”. poche ore insieme ed è già una certezza». Di Michele Zanzucchi, inviato (altro…)