Nov 27, 2013 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Il 25 novembre, Maria Voce ha tenuto la Lectio Magistralis per l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Roberto Bellarmino” della città di Capua. Ha svolto uno dei punti basilari della spiritualità dell’unità “Gesù Abbandonato, luce per la teologia”, alla presenza di Vescovi di diverse diocesi della regione Campania ed il Sindaco della città, Carmine Antropoli. La presidente dei Focolari traccia “gli aspetti salienti”, giacché – come lei stessa afferma – “non si può esaurire in breve tempo tutta la ricchezza della dottrina contenuta su questo argomento nella spiritualità di Chiara Lubich”. Ecco un brano della sua Lectio: «Vorrei partire dallo stralcio di una lettera che Chiara scrive ad una amica ancora nel lontano 1946. Stralcio emblematico, dove si legge: “Vedi (…), io sono un’anima che passa per questo mondo. Ho visto tante cose belle e buone e son sempre stata attratta solo da quelle. Un giorno (indefinito giorno) ho visto una luce. Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii. M’accorsi che era la Verità”. Gesù sulla croce. Venuto sulla terra per ricondurre gli uomini (che si erano allontanati da Dio con il peccato) nella piena comunione con Lui, prende su di sé ogni aspetto negativo dell’uomo: i suoi dolori, le sue angosce, la sua disperazione, le sue pene, i suoi peccati…, rendendosi Lui stesso, che era l’Innocente, simile all’uomo peccatore. “Per riportare all’uomo il volto del Padre, Gesù ha dovuto non soltanto assumere il volto dell’uomo, ma caricarsi persino del ‘volto’ del peccato” , dice Giovanni Paolo II.
Siamo agli inizi del Movimento, nel 1944, ancora in piena guerra mondiale. In una circostanza particolare un sacerdote dice a Chiara che, a suo parere, il dolore più grande di Gesù è stato quando in croce ha gridato: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27, 46). È immediata la conclusione di Chiara: se è stato il culmine del dolore, è stato anche certamente il vertice del suo amore per noi. Da allora si sente chiamata ad essere, insieme alle sue prime compagne e, poi, a quanti avrebbero seguito il suo Ideale, la “risposta d’amore” a quel grido. Gesù Abbandonato le si manifesta, dunque, come “la viva dimostrazione dell’amore di Dio qui in terra”. Ben lo evidenzia un noto “canto” di lode e di gratitudine, sgorgato spontaneo dal suo cuore, dedicato proprio a Gesù Abbandonato: “Perché avessimo la Luce Ti facesti cieco. Perché avessimo l’unione provasti la separazione dal Padre. Perché possedessimo la Sapienza Ti facesti ‘ignoranza’. Perché ci rivestissimo dell’innocenza, divenisti ‘peccato’. Perché sperassimo quasi Ti disperasti… Perché Dio fosse in noi Lo provasti lontano da Te. Perché fosse nostro il Cielo sentisti l’Inferno. Per darci un lieto soggiorno sulla terra, tra cento fratelli e più, fosti estromesso dal Cielo e dalla terra, dagli uomini e dalla natura. Sei Dio, sei il mio Dio, il nostro Dio di amore infinito”.
Per questo amore infinito, che Gesù nell’abbandono in croce ha avuto per ogni uomo sulla terra, ogni nostro dolore è stato trasformato, ogni vuoto riempito, ogni peccato redento. La nostra lontananza da Dio è stata superata nella ritrovata comunione con Lui e fra noi. In Gesù Abbandonato è racchiusa, quindi, la chiave per penetrare e dare risposta al mistero più profondo che avvolge la vita dell’uomo e dell’intera umanità: il mistero del dolore, della sofferenza. E’ un grande mistero questo, che tocca profondamente il cuore di Chiara: “Gesù sulla terra… – scrive con commozione palpabile – Gesù nostro fratello… Gesù che muore fra ladri per noi: Lui, il Figlio di Dio, accomunato con gli altri. ‘(…) Se sei venuto fra noi, è perché la nostra debolezza ti ha attirato, la nostra miseria t’ha ferito a compassione’. Certo non c’è madre o padre terreno che attendano un figlio perduto e facciano ogni cosa per il suo ritorno come il Padre celeste”. Dal mistero vissuto da Gesù sulla croce, Chiara vede sprigionarsi una luce capace di illuminare e di dare senso ad ogni esperienza di dolore e di abbandono che l’uomo può vivere. E ne parla con semplicità, confidando che, da quando Gesù Abbandonato le si è manifestato, le è parso di scoprirlo dovunque: “Egli, il suo volto, il suo misterioso grido, sembrarono colorire ogni istante doloroso della nostra vita”. “Il buio, il senso di fallimento, l’aridità scomparivano – annota Chiara -. E si cominciava a capire quant’è dinamicamente divina la vita cristiana che non conosce noia, croce, dolore, se non di passaggio, e fa gustare la pienezza della vita, che vuole dire risurrezione, luce, speranza pur in mezzo alle tribolazioni”». A conclusione, l’arcivescovo di Capua, Salvatore Visco ha sottolineato “chi e cosa sia in realtà l’essenza di questa ricerca che (…) diventa personale cammino di scoperta, talvolta stupita, delle profondità di Dio. Credo che coloro che hanno proposto il tema (della Lectio Magistralis, NdR) abbiano tenuto conto non solo dello specifico dell’Opera di Maria (Movimento dei Focolari), ma anche il fine dello studio teologico che ha senso solo se viene illuminato dal mistero della morte e Risurrezione del Signore”. (Leggi il testo completo della Lectio in italiano) (altro…)
Nov 22, 2013 | Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Gabri Fallacara e Severin Schmid sono accolti nela sede del Movimento ACER-MJO dal presidente
Cyrille Sollogoub.
Confidenza spirituale, profondità dello scambio, scoperta di una reale amicizia in Cristo come seme di una coscienza europea cristiana; sono solo alcuni dei frutti della visita che rappresentanti dei Focolari hanno svolto il 6 novembre presso la sede del Movimento Acer-Mjo (Action Chrétienne des Etudiants Russes – Mouvement de Jeunesse Orthodoxe) a Parigi. Nella cornice dell’annuale incontro degli “Amici di Insieme per l’Europa”, svoltosi il 7-9 Novembre nella capitale francese, Gabri Fallacara, Severin Schmid e Maria Wienken a nome dei Focolari sono stati ospiti di Cyrille Sollogoub, presidente dell’associazione ortodossa. Il Movimento Acer è nato nel 1923 da alcuni russi espulsi dal paese durante gli anni tormentati della Rivoluzione. Tra i fondatori annovera personalità importanti come padre Sergio Bulgakov, padre Giorgio Florovsky e Nicolas Berdiaev. Il Presidente accompagnato da suo fratello Igor, incaricato per la sezione giovanile, ha condotto gli ospiti nella Chiesa-cappella, ricavata nel cortile in un’antica rimessa, coperta di vetro. Qui hanno celebratola Divina Liturgia sacerdoti e teologi ortodossi come Florovsky, Bulgakov e anche Alexander Men. “L’icona che più esprime il carisma del Movimento Acer – spiega Cyrille Sollogoub – è la presentazione di Maria al Tempio: lei contiene Gesù e con ciò contiene la Chiesa. Mentre in Russia le Chiese venivano distrutte e gli emigrati russi non avevano i mezzi per costruirne altre, è nata una nuova comprensione su cosa sia la Chiesa: non costruita da mattoni ma da persone vive, portatrici di Cristo e della sua Chiesa”. L’intento di sensibilizzare i laici ad “essere Chiesa” è dunque all’origine della nascita del Movimento Acer che ricevette l’approvazione del Patriarca della Russia, Tikon, poi assassinato e che giuridicamente dipende dal Patriarca di Costantinopoli. “Durante il regime – ricorda ancora il Presidente – un compito fondamentale dell’Acer era quello di stampare la Bibbia, letteratura spirituale e culturale e farla arrivare in Russia; inoltre si sostenevano le famiglie di dissidenti e altri bisognosi”. La stampa è tuttora un’attività importante. Il settore giovanile, molto vivace, coinvolge circa 200 ragazzi. Nonostante la difficoltà delle distanze, vengono organizzati, per loro, campi estivi in montagna, come opportunità di rievangelizzarsi; in tal modo cresce il senso della fede e dell’appartenenza alla Chiesa. Una volta, formati, i giovani si orientano all’impegno nella propria parrocchia. Questa bella occasione di incontro e di conoscenza reciproca lascia nel cuore di tutti gratitudine a Dio che permette di incontrarsi sulle vie dell’oggi con occhi di speranza, aperti ad un futuro di comunione. (altro…)
Nov 22, 2013 | Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
125 responsabili di 46 Movimenti e Comunità di diverse Chiese di 13 Paesi europei – dalla Russia al Portogallo, dalla Danimarca alla Slovenia: l’incontro ha costituito un’occasione di scambiare le esperienze fatte insieme e di tracciare prospettive per il futuro. Quest’anno è stato preso di mira uno dei punti programmatici del Messaggio finale di Stoccarda 2007, punti conosciuti come “I sette SÌ”, che, da allora, costituiscono linee guida per l’azione di Insieme per l’Europa: “Sì alla solidarietà con i poveri e gli emarginati vicini e lontani; sono i nostri fratelli e sorelle. Chiediamo ai nostri governi e all’Unione Europea, di impegnarsi con decisione per i poveri e per lo sviluppo dei paesi svantaggiati, in particolare dell’Africa”. Un punto di grande attualità anche per i recenti drammi avvenuti nel Mediterraneo, che hanno mostrato la solidarietà concreta di tanti cittadini e spinto le istituzioni nazionali ed europee a compiere dei passi avanti verso un mondo più fraterno. I vari contributi hanno mostrato quanto le Comunità e i Movimenti siano legati all’impegno verso e con i più bisognosi. Non si tratta solo di atti di solidarietà, ma di amicizia e di fraternità. Jean Vanier, fondatore della Comunità dell’Arche, facendo dono della sua esperienza, inizia con queste parole: «Gesù dice: “Il regno di Dio è come un pranzo di nozze” – ma tutti sono troppo occupati – e il re che ha invitato manda i suoi servi a cercare storpi e zoppi lungo le siepi e ai crocicchi delle strade – è questo che ho cercato di vivere nella mia vita». Jean Vanier si dedica in particolare ai disabili mentali «il popolo più oppresso». «Essi mi hanno cambiato, ho visto che il Regno di Dio è loro». Ora sono 140 le comunità, ecumeniche e interreligiose, in cui «fragili e forti» vivono insieme. Durante l’incontro parigino preghiere dei cattolici, degli evangelici, e dei russi ortodossi con il caratteristico coro, hanno sottolineato la varietà dell’espressione della fede. Gli “Amici” di Insieme per l’Europa ripercorrono il cammino fatto con i grandi eventi di Stoccarda 2004, 2007 e Bruxelles 2012. Eli Folonari del Movimento dei Focolari, afferma: «Ricordando l’espressione di Chiara Lubich “lo spartito è scritto in cielo”, si è colto nell’ascolto reciproco che l’esperienza più preziosa di questo cammino insieme è la comunione profonda che si è creata tra Movimenti di Chiese diverse. Ed è proprio questa testimonianza comune dei cristiani, che ha portato ad iniziative in campo politico e sociale, di cui l’Europa oggi ha bisogno affinché il mondo creda». P
rogetti per il futuro? «Si prevede di dare un proprio contributo nel 2016 – aggiunge Eli Folonari – in forma di un congresso, che si svolgerà probabilmente in una città della Germania, per rendere visibile il cammino di comunione percorso finora». A maggio 2014 il Comitato d’Orientamento si rivedrà in Germania a Dillingen per ritirare il Premio Europeo St. Ulrich edizione 2014, assegnato questa volta a “Insieme per l’Europa”. Variare il luogo degli incontri degli “Amici” di Insieme per l’Europa è anche un’occasione per approfondire la conoscenza reciproca: stavolta la Cappella della stazione metropolitana di Montparnasse, affidata alla Comunità di Sant’Egidio, per pregare insieme e conoscere la loro azione nel cuore di Parigi; la Comunità Emmanuël, e la sede di Acer-Mjo (Azione cristiana studenti russi – Movimento Gioventù Ortodossa), accolti dal giovane Presidente Cyrille Sollogoub. A cura di Gabri Fallacara (altro…)
Nov 15, 2013 | Centro internazionale, Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
La notizia della visita di papa Francesco allo Stato italiano, il 14 novembre 2013, dove è stato accolto dal presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, ha riempito le testate dei giornali di tutto il mondo. Anche il clima dell’incontro nel palazzo del Quirinale avvenuto nella semplicità, cordiale amicizia e valori condivisi evidenziati nei loro due discorsi, è stato sottolineato in toni diversi dai Media internazionali. Da evidenziare la partecipazione della società civile. Che questa visita abbia destato l’interesse dei cittadini lo dicono le centinaia di persone che hanno salutato festanti l’ingresso nel palazzo presidenziale dell’auto papale. All’interno, ad accogliere papa Francesco c’era una delegazione del governo, esponenti del mondo imprenditoriale, accademico e alcune personalità rappresentative del mondo della solidarietà attivi in progetti verso i poveri, i sofferenti, gli ultimi.
Per il Movimento dei Focolari erano presenti Maria Voce e Giancarlo Faletti. “Tutto si è svolto in maniera ufficiale e allo stesso tempo in un’atmosfera cordiale – ha detto a caldo Maria Voce -. Mi è piaciuto particolarmente il saluto del presidente Napolitano, sia per il suo esprimere gratitudine a papa Francesco per la sua particolare capacità di arrivare al cuore degli uomini, che per la dimensione personale dei rapporti che stabilisce. Ci ha tenuto a sottolineare anche il retaggio cristiano presente nei valori che hanno formato l’Europa, così come l’ammissione della tragica situazione che vive l’Italia nell’accentuarsi di una crisi che travolge la politica. Emergeva l’attesa fiduciosa che un messaggio del Papa avrebbe aiutato a oltrepassare i particolarismi in vista del bene comune. Da ambedue i discorsi, poi, era evidente che siamo dinanzi a domande che ci interpellano insieme e per le quali anche le risposte sono comuni, seppure in ambiti differenti e con metodi diversi”. Dal canto suo il copresidente Faletti ha sottolineato l’impressione di essersi trovato dentro “una pagina di storia dell’umanità, legata certamente alla storia italiana. Era evidente, come sottolineato dalle parole e dalla testimonianza di Napolitano e di papa Francesco, che a incidere nella storia è e sarà fondamentalmente la capacità di mettersi in dialogo”.
“Guardare le singole persone, una alla volta”, ha evidenziato il Capo di Stato nel riconoscere quale “carattere distintivo” della missione pastorale di papa Francesco una “forte considerazione per la persona”, il saper “comunicare con i semplici”, il trasmettere “a ciascuno e a tutti i valori del messaggio cristiano”, “innanzitutto quello dell’amore per gli altri”, per combattere “il dilagare dell’egoismo, dell’insensibilità sociale, del più spregiudicato culto del proprio tornaconto personale”. L’augurio, in conclusione, di papa Francesco per l’Italia: che il Paese “attingendo dal suo ricco patrimonio di valori civili e spirituali”, sappia trovare “la creatività e la concordia necessarie al suo armonioso sviluppo, a promuovere il bene comune e la dignità di ogni persona e ad offrire nel consesso internazionale il suo contributo per la pace e la giustizia”. Discorso di papa Francesco: leggi il testo integrale Discorso di Giorgio Napolitano: leggi il testo integrale (altro…)
Nov 13, 2013 | Centro internazionale, Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Donna del carisma o donna dell’azione. Eppure dovrebbe esserci posto anche per la donna del pensiero, mentre non viene avvertito come essenziale il suo contributo al magistero. Poche donne sono coinvolte nella pastorale familiare, poche hanno cattedre di teologia e rarissima è la loro presenza nella formazione dei sacerdoti. «La fotografia della situazione attuale è abbastanza esatta. La donna è poco considerata nel suo contributo di pensiero, anche perché ha avuto scarse possibilità di svilupparlo. Solo di recente è stata ammessa nei collegi pontifici, dove si studia la teologia. Certo, è vero che ci sono state donne sapienti e donne che hanno dato un contributo di pensiero, ma qualche volta più per ispirazione diretta dello Spirito Santo – come le grandi donne che sono state fatte dottori della Chiesa –, che non per aver sviluppato il loro pensiero attraverso lo studio e il confronto con altri pensatori. La donna ha dovuto sempre ricoprire altri ruoli nella Chiesa e nell’umanità». Sul tema della donna, Francesco ha offerto solo degli accenni. Lui si affida più che a momenti speculativi alla fecondità degli incontri. Come valuteresti una sua iniziativa che desse vita a un comitato permanente, un F8, formato da donne con grandi responsabilità nella Chiesa? «Reputo che ci sia ancora da aspettare per vedere un corpus solo femminile a disposizione del magistero della Chiesa. Preferisco comunque che la donna stia insieme con gli uomini, non staccata a manifestare la propria differenza. Serve perciò entrare negli organismi di consultazione, di pensiero o di decisione, che piano piano si stanno sviluppando nella Chiesa e far ascoltare la sua voce femminile. Non penso perciò a un F8 ma a un 8 di qualche tipo dove siano rappresentati uomini e donne, perché ognuno ha la sua peculiarità, ed è quella peculiarità che serve alla Chiesa. Un organismo del genere mi entusiasmerebbe». Come vedresti il conclave con la presenza di superiori e superiore generali di ordini religiosi e di presidenti di aggregazioni ecclesiali internazionali? Sarebbe un riconoscimento per la donna? «Vorrei distinguere il conclave come assise in cui si prepara l’elezione del papa e il conclave come momento di votazione per l’elezione del papa. Mi sembrerebbe particolarmente utile se nella prima fase ci fosse la presenza anche di persone che svolgono un ruolo nella Chiesa e possono apportare il contributo della loro esperienza, sicuramente diverso ma non meno importante di quello dei cardinali. «Da quello che riferisce papa Bergoglio, le riunioni precedenti l’elezione si sono rivelate determinanti per le sue attuali prese di posizione e per il suo modo di condurre la Chiesa verso determinati traguardi. Allora, se quelle analisi fossero maturate in un contesto ecclesiale più vasto di quello limitato ai soli cardinali, sono sicura che sarebbero stati offerti all’attuale papa contributi più preziosi. Poi, che queste persone siano ammesse a votare per l’elezione del papa, è al momento secondario. Vedremo gli sviluppi, la storia della Chiesa è guidata dallo Spirito Santo». Domani squilla il tuo cellulare. È papa Francesco che ti invita a raggiungerlo per un dialogo su donna e Chiesa. A quali argomenti porresti la priorità nell’incontro con lui? «Proprio a lui che ci ha parlato della sua nonna e di sua mamma, chiederei se questa esperienza con le donne della sua famiglia non lo aiuti a ispirare anche un’apertura alle donne nel magistero della Chiesa. Insomma, mi piacerebbe se si rifacesse a quegli esempi domestici per mettere in luce che le donne possono avere un’influenza pure maggiore di quella di un direttore spirituale o di un professore. Inoltre, nel suo lungo servizio pastorale in Argentina avrà pure conosciuto tante donne, anche responsabili di ordini religiosi. Il suo tratto, infatti, il suo modo di relazionarsi e di comportarsi mi fanno ritenere che abbia avuto contatti profondi e autentici con le donne. Si affidi a quelli oggi per tirare fuori il meglio dalle donne nella Chiesa». Leggi l’intervista integrale Intervista a Maria Voce pubblicata su Città Nuova n.21/2013 (altro…)
Nov 1, 2013 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«La vita è l’immagine del teatro. Nel teatro quel che più si vede sono i casi patologici: divorzi, adulteri, manie. Nella vita quel che più risalta sono le guerre, le sciagure, gli scempi con i loro protagonisti, demagoghi, ladri, pazzi… E uno crede di stare in un teatro, dove l’ispirazione sia sostituita dalla follia. Occorre una sensibilità e una visibilità dello spirito per avvertire di là dai problemi le virtù che fioriscono nell’ombra, l’eroismo che si consuma tra quattro mura, le resistenze di lavoratori e di madri, di studiosi e di maestri. Occorre ricreare in se il silenzio per sentire la corrente del bene, quella corrente in cui circola con la bontà degli uomini la grazia di Dio e di cui troppi hanno perduto la nozione e ignorano l’esperienza. Se attingiamo a questa fonte vediamo come diventa labile ombra l’immagine di uomini importanti, che fanno parlare di se i giornali e riempiono di frastuono le giornate. Altrimenti rischiamo di impoverirci, in solitudine, senza aiuto, ciascuno solo di fronte alla tragedia del mondo. Questa solitudine si annida dentro di noi, e l’anima richiede la solidarietà di altre anime, vuole la sua vita sociale. Le anime che amano, donando solidarietà, sono quelle dei santi, non solo di quelli cospicui, degli altari e del martirologio, ma anche le umili, le innumerevoli umili anime che in questo momento tribolano come noi per le azioni dannose degli uomini in ogni angolo del pianeta. Illusione?… Non più di quella per cui il nostro pensiero d’un balzo oltrepassa i termini del mondo. Vediamo le forze cosmiche dai loro effetti, sperimentiamo la comunione dei santi dai frutti. E prima di tutto dalle energie che porta alla nostra vita interiore, e poi dagli stessi aiuti che da ogni parte adduce alla nostra stessa esistenza esteriore. Se oggi tante creature usano ciò che a loro non è necessario per aiutare le popolazioni in difficoltà, se migliaia di missionari, infermieri, servitori volontari dell’umanità accorrono ad assistere esseri umani mai visti e si prodigano per loro sino al sacrificio della propria vita, se tante persone soffrono della sofferenza altrui e spendono la vita nel produrre il bene a vantaggio di figli d’altri, lo fanno seguendo la voce dell’amore che è la voce di Dio. Coi doni spirituali che derivano da queste azioni si opera una convivenza di anime, che è superiore alle divisioni politiche e territoriali, linguistiche e castali: una comunione che agisce nella sostanza ed è fatta della sostanza stessa delle nostre anime, quali uscirono dalle mani di Dio, sostanza divina dunque. Noi pensiamo a tutte queste umili creature che visitano tuguri, medicano piaghe, portano pane a famelici e speranze a tribolati. E dietro loro e con loro i grandi fratelli e le luminose sorelle che le precedettero in quella donazione e in quella fatica: i santi degli altari e quelli che, non segnati nel martirologio, sono iscritti nel libro della Vita. E infaticabilmente partecipano alla nostra esperienza, sorreggono la nostra pazienza e alimentano la nostra forza. Noi oggi pensiamo più particolarmente a loro per meglio inserirci nel circuito del loro amore, il quale è lo spirito stesso di Dio che per esso a noi si comunica». Igino Giordani in: Le Feste, Società Editrice Internazionale, 1954. (altro…)