Gen 20, 2018 | Chiesa, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Esiste una sola via, e io perlomeno non riesco a vederne nessun’altra, per poter avere qui e ora il massimo dell’unità e della comunione fra noi: quest’unica via coincide […] che tu e io, voi e io e noi tutti con passione giorno per giorno in ogni situazione della nostra vita e in ogni situazione che si frappone fra noi, ci ancoriamo in modo saldo solo alla Sua Parola. (pag 266). La Parola di Dio supera le barriere che ci sono fra noi e crea comunione. […] Questo non ce lo può togliere nessuno, non ce lo può proibire nessuno. Qui non si può tornare indietro: questo è il punto essenziale in cui si apre la strada per andare avanti. […] Se viviamo la Parola in una realtà di reciprocità e in maniera radicale, in modo tale che ciò che tu vivi e ciò che io vivo siano un’unica Parola, siano insieme la Sua Parola, allora cresce fra noi l’unità […] Possiamo chiederci: ma come facciamo a vivere nell’unico Spirito che è la realtà più profonda e intima di Dio, e che è la realtà più profonda e intima a me stesso? Nel fatto che in te ricerco con tenacia i doni dello Spirito, in te che sei cristiano e credente come me. Ti interrogo a lungo, finché in te non ho scoperto lo Spirito. Non mi accontento di un compromesso dicendo: “In fondo non sei male, e non lo sono nemmeno io: io posso trovare un punto di incontro a metà strada!”. Non dico nemmeno: “Prendo qualcosa di tuo e qualcosa di mio per concertare una formula sulla quale entrambi possiamo metterci d’accordo senza modificare i fondamenti”.
Io invece mi chiedo: “Dov’è lo Spirito in te?”. Nell’insistenza di questa domanda non ti costringo e non ti limito, ma ti rendo libero, perché tu possa donarmi i doni dello Spirito in te. Sono pronto a lasciarmi interrogare da te fino al punto ultimo ed estremo affinché, confidando nello Spirito, anch’io possa offrire e donare a te i miei doni come doni di Dio. Donarsi reciprocamente i doni, scoprire nella reciprocità i doni dello Spirito nell’altro: questa è la via per l’unico Spirito. (pag, 265,266) (15.6.79, dialogo col teologo evangelico Lukas Vischer) Chi vive da lungo tempo la spiritualità dell’unità non può fermarsi a dire: Cosa mi va bene di quello che sta dicendo l’altro? Cosa non mi va bene? Per quali versi è compatibile con la mia opinione? Riguardo a cosa non è compatibile? Io invece cerco di farmi uno con l’altro, cerco di pensare a partire dall’altro, non in maniera da rinnegare quello che affermo con sicurezza in base a Cristo, ma nel senso che davanti all’altro mi chiedo: Quale luce vuole darmi? Guardo quindi a me stesso partendo dall’altro. Mi faccio uno con l’altro e cercando di rileggere la mia verità attraverso la luce dell’altro. (pag, 268) (da Domande e risposte alla Scuola ecumenica di Ottmaring) Wilfried Hagemann: KLAUS HEMMERLE, innamorato della Parola di Dio – Città Nuova 2013. (altro…)
Gen 17, 2018 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Da due giorni Papa Francesco è nella “loro” terra, dove la sera del 15 gennaio, dopo l’atterraggio all’Aeroporto di Santiago, ha avuto inizio un viaggio che toccherà in una settimana due Paesi del Sudamerica. «Desidero incontrarvi, guardarvi negli occhi, vedere i vostri volti» aveva detto Papa Francesco prima di partire. Circa 15 mila volontari sono all’opera, offrendo i loro talenti, tempo e impegno per prestare un servizio fondamentale nei diversi eventi che avverranno durante la prima tappa in terra cilena. «Questa esperienza rompe i limiti di un compito affidatoci: è, infatti, l’espressione sincera di un impegno che segnerà per sempre la nostra vita», hanno detto alcuni di loro. «In controtendenza rispetto all’apatia espressa da alcuni mezzi di comunicazione, i giovani del Cile offrono una nota di entusiasmo ed emozione per la venuta del Papa», ben espressa dalla canzone composta per l’occasione da Claudio González Carrasco, della comunità dei Focolari di Temuco (sud del Cile). Accolto dalla Presidente uscente, Michelle Bachelet, il Papa ha poi proseguito verso la Nunziatura apostolica, dove soggiornerà in questa tappa. Tra i numerosi momenti fondamentali del viaggio in Cile vi sarà l’incontro con le popolazioni mapuches cilene, in lotta per la salvaguardia della propria identità, e la Messa del 17 gennaio per i popoli indigeni della regione. (altro…)
Gen 12, 2018 | Chiesa, Spiritualità

© Osservatore Romano
“Le donne, il futuro della Chiesa?” titola l’articolo-intervista di Alberto Chiara, a doppia pagina, corredato di ampie foto, nello speciale di fine anno della rivista edita dalla San Paolo. Ma nel corso dell’intervista il tema si allarga, passando dal ruolo della donna nella Chiesa alle sfide aperte dal pontificato di Francesco per andare incontro ai poveri e agli emarginati, fino all’impegno di dialogo con le nuove generazioni, cui in ottobre sarà dedicato un Sinodo dei vescovi, preceduto da una serie di eventi presinodali di grande rilievo. Le donne salveranno la Chiesa? «L’ha già salvata Gesù Cristo» risponde sinteticamente Maria Voce. «Conta ciò che fanno, insieme, gli uomini e le donne delle varie comunità». Il giornalista incalza, ricordando le recenti nomine di Papa Francesco, in due Dicasteri chiave – quello per i laici e quello per la famiglia e la vita – di due donne, entrambe sposate e con figli, Linda Ghisoni e Gabriella Gambino (docente universitaria e Giudice istruttore del Tribunale per le cause di nullità di matrimonio nel Lazio la prima, professore di Bioetica e Filosofia del Diritto all’Università romana di Tor Vergata e di Scienze del Matrimonio e della Famiglia al Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II la seconda). «Mi sembra che in papa Francesco ci sia l’intenzione di affermare un rapporto autentico, vero, di complementarietà fra la donna e l’uomo» replica Maria Voce. «Naturalmente questo rapporto è sempre esistito. All’inizio “Dio creò l’uomo maschio e femmina”. Creò due esseri differenziati i quali, insieme, costituiscono l’umanità». Dopo tanto maschilismo è tempo di rivincita per le donne? «Papa Francesco vuole che la donna abbia, come l’uomo, la possibilità di dire la sua all’interno della Chiesa, assumendo anche ruoli di responsabilità crescente, ma senza schiacciare l’uomo, semmai evidenziando le proprie doti, quella particolare capacità generativa e di maternità. Nessuna rivincita, dunque, anche se le donne fin qui non hanno avuto adeguato spazio. Nella Chiesa come nella società». Sullo stato di salute della Chiesa in questo tempo, Maria Voce commenta: «Sono molto felice di vivere in questo tempo, con questa Chiesa». «Non potremmo avere momento migliore». E aggiunge: il tratto caratteristico che più mi convince è la «la serenità di fondo che segna il rapporto fra il Pontefice e il popolo di Dio. Francesco è un Papa sempre generoso nell’accogliere, pronto ad aprire, attento a comprendere le difficoltà dell’umanità». Non nasconde le difficoltà del momento, anche interne alla Chiesa, ma «ogni tempo ha le sue difficoltà. I nostri giorni non si sottraggono alla regola. Tante volte penso a quanto deve soffrire papa Bergoglio per non sentirsi compreso, lapidato con giudizi severi per parole riportate fuori contesto…». Dovendo scegliere prima una, poi due parole che definiscano l’attuale pontefice, la presidente dei Focolari indica “carità” e “verità”, ma specifica: «L’una non esclude l’altra. Bergoglio sa che alcune cose che lui dice o che lui fa possono dare fastidio, possono non essere capite fino in fondo da tutti. Ma procede, mosso da amore, per migliorare, correggendole, certe situazioni». Sui settori di predilezione dell’attuale Pontefice, Emmaus osserva: «L’attenzione insistita del Papa verso i poveri, i malati, gli emarginati, la sua capacità di chinarsi su chi sbaglia, non gli fa dimenticare altre categorie». Davanti ad una Chiesa sempre più aperta al dialogo alla pari con tutti, Maria Voce esprime un sogno: «Che il Papa promuova una giornata di preghiera comune e inviti i capi delle altre Chiese, ortodossi, anglicani, luterani, metodisti, battisti… a pregare insieme una volta l’anno, durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani o in altro momento. Credo che se i credenti vedessero i loro capi pregare insieme con consuetudine scoprirebbero possibile l’unità nella diversità». La conclusione dell’intervista è dedicata, con una battuta, ai giovani, cui la Chiesa intende dedicarsi quest’anno con particolare attenzione: «Noi adulti dovremmo ascoltarli». Leggi il testo integrale (altro…)
Gen 12, 2018 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Vengo da voi come pellegrino della gioia del Vangelo, per condividere con tutti “la pace del Signore” e “confermarvi nella stessa speranza”». Inizia così il videomessaggio che Francesco rivolge a quanti lo accoglieranno nel prossimo viaggio in Sudamerica, dal 15 al 22 gennaio. «Desidero incontrarvi, guardarvi negli occhi, vedere i vostri volti e potere, tutti insieme, sperimentare la vicinanza di Dio, la Sua tenerezza e misericordia che ci abbraccia e consola». Il Papa conosce la storia di questi due Paesi «tessuta con impegno e dedizione», e desidera «rendere grazie a Dio per la fede e l’amore per Dio e per i fratelli più bisognosi, specialmente per l’amore che voi avete verso coloro che sono scartati dalla società». Papa Francesco esprime il suo desiderio di «condividere con voi le vostre gioie, tristezze, difficoltà e speranze», la pace che «solo Lui può dare». Una pace che «si basa sulla giustizia e ci permette di incontrare istanze di comunione e di armonia». Il Papa conclude il videomessaggio mettendo «nelle mani della Vergine Santa, Madre d’America, questo Viaggio Apostolico e tutte le intenzioni che portiamo nel nostro cuore, perché Lei, come buona Madre, possa accoglierle e insegnarci il cammino verso Suo Figlio». Ascolta il videomessaggio in spagnolo Leggi il testo completo in italiano (altro…)
Gen 1, 2018 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo
«Uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace. Per trovarlo, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta». Nel primo giorno di questo nuovo anno, l’augurio di pace di Papa Francesco è rivolto specialmente ai 250 milioni di migranti, dei quali 22 milioni e mezzo rifugiati. Un testo ricco di proposte, offerte all’analisi e allo studio della comunità internazionale. Perché vi sono nel mondo così tanti rifugiati e migranti? Ricorda Francesco: «San Giovanni Paolo II annoverò il crescente numero di profughi tra le conseguenze di una interminabile e orrenda sequela di guerre, di conflitti, di genocidi, di “pulizie etniche”, che avevano segnato il XX secolo. Quello nuovo non ha finora registrato una vera svolta: i conflitti armati e le altre forme di violenza organizzata continuano a provocare spostamenti di popolazione all’interno dei confini nazionali e oltre. Ma le persone migrano anche per altre ragioni, prima fra tutte il desiderio di una vita migliore». Quanti fomentano la paura nei confronti delle migrazioni globali, magari a fini politici anziché costruire la pace, seminano violenza. «Invece -afferma il Papa -, vi invito a guardarle come opportunità per costruire un futuro di pace». I migranti e i rifugiati non arrivano mai a mani vuote, perché «portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono». Nel suo stile, Francesco non si limita a una serie di generiche “linee guida”, ma indica una strategia complessiva, fatta di quattro azioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Accogliere, in primo luogo, significa «ampliare le possibilità di ingresso legale, non respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze, e bilanciare la preoccupazione per la sicurezza nazionale con la tutela dei diritti umani fondamentali». Sul tema del proteggere, Francesco raccomanda che, nel rispetto della dignità della persona, a migranti e rifugiati vengano concesse libertà di movimento, possibilità di lavorare e, in particolare, che sia impedito lo sfruttamento delle donne e dei bambini, i «più esposti ai rischi e agli abusi». Promuovere, nel messaggio del Papa, significa sostenere «lo sviluppo umano integrale». Tra i molti strumenti, viene sottolineata «l’importanza di assicurare ai bambini e ai giovani l’accesso a tutti i livelli di istruzione: in questo modo essi non solo potranno coltivare e mettere a frutto le proprie capacità, ma saranno anche maggiormente in grado di andare incontro agli altri, coltivando uno spirito di dialogo anziché di chiusura o di scontro». Integrare, infine, non è sinonimo di assimilazione, oblio delle proprie radici e perdita di identità, ma al contrario significa «permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione nella promozione dello sviluppo umano integrale delle comunità locali». Non manca un netto richiamo alla responsabilità degli Stati di tutto il mondo. Papa Francesco auspica che le Nazioni Unite raggiungano, entro il 2018, l’atteso duplice accordo a livello globale – per favorire migrazioni sicure, ordinate e regolari e per tutelare i rifugiati – ispirato «da compassione, lungimiranza e coraggio, in modo da cogliere ogni occasione per far avanzare la costruzione della pace: solo così il necessario realismo della politica internazionale non diventerà una resa al cinismo e alla globalizzazione dell’indifferenza». Anche in tempi difficili, Papa Francesco, ricordando le parole di San Giovanni Paolo II, intende affidare al mondo un nuovo messaggio di speranza: «Se il “sogno” di un mondo in pace è condiviso da tanti, e si valorizza l’apporto dei migranti e dei rifugiati, l’umanità può divenire sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una reale “casa comune”». Chiara Favotti Leggi il messaggio integrale (altro…)
Dic 23, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Quando un bambino si perde va a finire dove non è di casa. Sì, a Natale Dio si è perduto – non solo come un bambino, ma da bambino – là dove non era “di casa”. Non è rimasto nella chiusa beatitudine del suo cielo o dentro lo spazio della nostra devozione, ma si è perduto per i piccoli e i poveri, per coloro che sono malati e in lutto, per i peccatori, per coloro che noi riteniamo lontani da Dio, di cui pensiamo che non abbiano niente a che fare con lui. Dio si è perduto là dove si è perduto il figliol prodigo, lontano dalla casa paterna, per poi tornare dal Padre, in lui e con lui. Dio si è perduto come un bambino, e non si è trattato di un errore, ma dell’azione più divina che Dio potesse fare. Dio è il Dio di tutti o non è Dio. Dio è il Dio dei piccoli e dei lontani o non è Dio. Troviamo Dio là dove si è “perduto” o non lo troviamo affatto. “Fatti trovare dove tu, Dio, ti sei perduto come un bambino. Sì, lascia che diventiamo noi stessi bambino, nel quale tu ti perdi per gli altri, per tutti!”. Klaus Hemmerle – La luce dentro le cose – Città Nuova 1998 p. 395 (altro…)