Apr 9, 2017 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
In Gesù l’uomo si trova a partecipare della vita stessa trinitaria, della vita sociale di Dio. Questa socialità soprannaturale, che la vita della grazia porterà agli uomini, non distruggerà però la vita naturale. Vi sarà invece fra le due un meraviglioso intreccio. La socialità soprannaturale, la grazia, darà origine e permetterà una vita sociale anche naturalmente perfetta, giacché Cristo fonderà la Chiesa visibile. […] Ma qual è il punto di passaggio da Cristo alla Chiesa? Come si passa dalla presenza spirituale dell’umanità in Cristo alla presenza di Cristo nell’umanità? Per comprendere bene ciò, occorre contemplare la natura umana di Gesù, prima della sua morte e dopo la sua risurrezione. Occorre meditare sulla sua carne individua, ma che dopo l’esaltazione diventa vivificante. […] Prima della crocifissione, il raggio di azione dell’umanità di Cristo è circoscritto dai limiti della sua carne, passibile e mortale; con la sua morte e la risurrezione, essa diventa spirito vivificante. […] Per questo, il giorno glorioso della Domenica di Pasqua, quando lo Spirito penetra e illumina ogni parte del corpo di Gesù, anche la Chiesa riceve lo Spirito Santo: essa diventa il Corpo di Cristo. Si può dire: Cristo ha seminato un corpo particolare e risuscita Corpo mistico, risuscita Chiesa. Il mistero della socialità umana riaffiora perciò con evidenza anche in questi avvenimenti meravigliosi. Cristo, poiché volle essere membro della comunità umana, diventò Capo di essa. Per questo, patendo sulla croce, riscatta il genere umano, poiché esso è racchiuso spiritualmente in lui, e anche la sua carne individua, per mezzo della quale egli, appunto assumendola, aveva voluto operare la redenzione, acquista certe dimensioni dell’infinito: viene spiritualizzata e diventa l’immagine stessa della nuova umanità tutta. Quella carne che fu per l’uomo principio di limitazione, è per Gesù, dopo la risurrezione, principio di universalizzazione di vita. […] L’espressione «Corpo mistico di Cristo», con una significazione più precisa e determinata, indica la Chiesa, che continua qui in terra l’opera di Gesù stesso. […] Cristo, Figlio di Dio, era vero uomo, era perfetto uomo, così il Corpo mistico è pienamente umano, perfettamente umano, oltre che divino. L’incarnazione sta proseguendo quotidianamente la sua opera, sino alla fine dei secoli, nella Chiesa visibile. Pasquale Foresi Dal volume: Pasquale Foresi, “Teologia della Socialità”, Città Nuova 1963, pag.85 (altro…)
Mar 27, 2017 | Chiesa, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Foto: Thomas Klann
La sera dello scorso 24 marzo, alla Vigilia del 60° anniversario dei Trattati di Roma, la Basilica dei XII Apostoli a Roma è strapiena di persone raccolte in preghiera, presieduta dal card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei Cristiani. Cattolici, protestanti, ortodossi, anglicani, chierici e laici hanno risposto all’invito di Insieme per l’Europa: iniziativa di 300 Movimenti e Comunità cristiani. Ne è esempio il coro composto da 8 Movimenti presenti a Roma e dal coro della comunità rumeno-ortodossa. Il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha fatto giungere a tutti i «Sentimenti di ideale partecipazione, nella convinzione che momenti di incontro come questo diano un importante segno di speranza, necessaria per costruire un’Europa unita e solidale». Mons. Nunzio Galantino (segretario generale della conferenza dei vescovi italiani), Andrea Riccardi (fondatore della Comunità di Sant’Egidio), Gerhard Pross (attuale moderatore di Insieme per l’Europa), sono intervenuti in diversi momenti evidenziando i vari aspetti della crisi che attraversa l’Europa, provocata tra l’altro dagli egoismi nazionali, di gruppo ed individuali. Hanno lanciato sotto varie forme l’invito a credere ancora nel progetto dei Padri Fondatori dell’Europa: operare a favore della pace, della giustizia e della solidarietà nel mondo (cf. Preambolo del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, dichiarato dai Capi di Stato il 29.10.2004). Su questo sfondo, l’inno Trisaghion “Dio è Santo Dio, Santo e forte”, cantato insieme e con solennità, è risuonato particolarmente forte. 
Padre Heinrich Walter. Foto: Thomas Klann
P. Heinrich Walter, del Movimento di Schönstatt, ha sottolineato in un’intervista: «Ci sono due punti salienti nel cammino verso una nuova integrazione europea. Bisogna coltivare le radici cristiane dell’Europa: noi ci impegniamo in questo. E bisogna rispettare la libertà dell’altro: come Insieme per l’Europa proviamo a vivere così. Questa esperienza la vogliamo condividere con tutta l’Europa». Simeon Catsinas, parroco greco-ortodosso a Roma, dopo la Veglia ha voluto condividere la sua gioia: «Sono felice di questa serata. Dobbiamo lavorare insieme come cristiani e dare testimonianza comune». Alla domanda se il documento “Dal Conflitto alla comunione” sia un modello per l’Europa, il decano della Chiesa evangelica luterana in Italia, pastore Heiner Bludau, ha risposto: «Sicuramente il documento è un passo in avanti. Ora deve incidere sempre più nella vita. Così potrà diventare un modello convincente per tutta l’Europa». 
Foto: Thomas Klann
Durante la Veglia i vari interventi hanno trovato consonanza nei testi della Sacra Scrittura. Dal canto suo, Jesús Morán, copresidente dei Focolari, ha affermato che «L’Europa non si può pensare senza il cristianesimo. Il cristianesimo che l’ha formata è, però, quello della Chiesa unita. Quindi, la cattolicità ecumenica è una realtà fondamentale di essa. L’Europa deve ritrovare se stessa come civiltà del cristianesimo. I valori cristiani sono valori europei e viceversa. La cultura del dialogo, della tolleranza, dell’apertura, della fraternità, possono essere vissuti al di là della propria confessione, religione e di ogni credo. Mi auguro che questo momento di preghiera insieme serva a risvegliare questi grandi valori». Oltre 4.000 persone hanno seguito l’evento in diretta streaming, molte le condivisioni sui social media. Anche in 50 città europee si sono svolte simili veglie, con solennità e grande partecipazione.
Beatriz Lauenroth
Foto gallery (Flickr)
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Mar 26, 2017 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sono arrivato a Baghdad come Nunzio Apostolico in Iraq e Giordania, due settimane dopo il terribile attentato del 2010 nella cattedrale siro-cattolica che ha provocato la morte di 2 sacerdoti, 44 fedeli e 5 soldati. Nel visitare la cattedrale, si possono immaginare la desolazione e la percezione che ho avvertito nel profondo di essere stato inviato lì per condividere quel dolore. I rapporti tra cristiani e musulmani erano compromessi da anni, al punto che anche in Nunziatura per qualsiasi lavoro o acquisto si sceglievano solo cristiani. Sentivo di dover andare contro-corrente. Ho iniziato col cercare di imparare l’arabo (purtroppo con poco successo!) per poter salutare tutti. Quando mi era consentito, andavo ad intrattenermi con le guardie addette alla protezione della Nunziatura, a volte condividendo la cena preparata da loro, anche se i soldati non sono i cuochi migliori. La suora che mi faceva da interprete non era molto d’accordo, ma io ero convinto che qualcosa bisognava fare. Sentivo che dovevo “fidarmi”, anche se ciò mi creava qualche sorpresa. Una volta un barbiere musulmano da cui avevo cominciato ad andare, per togliermi i peli dalle orecchie mise un po’ di gas del suo accendino nell’orecchio e poi diede fuoco. Sapevo di essere ingenuo, ma era una ingenuità voluta, nella ricerca di cogliere le ragioni dell’altro. L’unico musulmano che lavorava in Nunziatura era il giardiniere. Quando sono partito mi ha detto: “Te ne vai, e io vorrei che mi lasciassi un po’ della tua pace”. Forse aveva colto che si trattava di quella pace interiore che solo Gesù può dare. Una volta, parlando con i gen (i giovani dei Focolari), Chiara Lubich – ricordando l’imperatore Costantino che aveva visto nel cielo una croce con su scritto: “In questo segno vincerai” – ha detto che la nostra arma è Gesù Abbandonato.e che non c’è altra via per l’unità che quella della croce. Lì Gesù ha preso su di sé ogni divisione, ogni separazione, ed è risorto. Anche per noi la sconfitta si trasformerà in vittoria. Nel maggio 2015 sono stato trasferito a Cuba. Erano in corso i preparativi per la visita di papa Francesco. Tutto procedeva molto bene, ma un piccolo incidente diplomatico all’ultimo momento ha turbato i preparativi. Ed io in un attimo ho perso la pace interiore, proprio mentre il Papa era presente. Entrando in piazza della Rivoluzione all’Avana per la Messa solenne, ho visto il ritratto stilizzato di Che Guevara, con la scritta: “Hasta la victoria, siempre!” (fino alla vittoria, sempre!). Ho subito pensato alla chiave della nostra vittoria: Gesù Abbandonato. E ho capito che non potevo arrivare alla vittoria se non passando per quella sconfitta. Gesù non poteva risorgere senza morire. Gesù Abbandonato non è lo strumento da usare in caso di necessità perché risolva i nostri problemi, è lo Sposo con cui essere “una carne sola”. E se mi lamento di qualcosa o di qualcuno, mi rendo conto che mi lamento di Lui. Non posso dire di averLo scelto se preferisco che non ci sia. Capisco che devo essere contento quando c’è, più di quando non c’è. Allora i problemi, le divisioni, le guerre, la povertà, etc., non mi spaventano più. Non vivo aspettando che passino presto, ma nella speranza che nasce dalla certezza che in Lui sono già risolti. Allora vivo sereno, e posso trasmettere la pace anche a chi non condivide la mia fede, come al giardiniere della Nunziatura di Baghdad. (altro…)
Mar 25, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo
Al funerale del card. Miloslav Vlk – Praga, 25 marzo 2017. «Porto un saluto a nome dei vescovi amici dei Focolari – vescovi cattolici e di altre Chiese in tante nazioni del mondo. Per noi il card. Miloslav è stato un amico, un fratello e anche un padre. «Egli ha incarnato Gesù in molti modi», ha scritto in questi giorni un vescovo luterano. Nei nostri incontri di vescovi ci ha fatto sperimentare la freschezza del Vangelo vissuto e la gioia di essere, attorno a Gesù, una famiglia di veri fratelli. Nello spirito del Concilio Vaticano II, ha promosso in maniera instancabile l’unità dei cristiani e la comunione tra i vescovi e col Papa. Grazie, Miloslav, per averci mostrato, con la tua testimonianza eroica, cosa vuol dire mettere Dio al primo posto e qual è il segreto per rendere la Chiesa sempre più bella, una e viva!» (altro…)
Mar 24, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nelle frontiere più aspre e rischiose, le consacrate sono là. I pericoli non le fermano, anche a costo della vita, confidando soltanto nello Sposo della loro anima. Presso l’Istituto Madonna del Carmine di Sassone (Roma), è in corso il ritiro annuale per donne così: religiose di varie congregazioni che nella spiritualità di comunione vedono rafforzata la loro donazione a Dio e valorizzato il servizio agli ultimi. Ciascuna ha una storia affascinante, che scaturisce dal carisma che ha suscitato la famiglia religiosa cui appartengono. A parlare è suor Viera, Francescana dei Poveri: «A 9 anni, insieme ai miei fratelli aiutavo papà a costruire la casa, e a 14 già lavoravo in uno stabilimento vinicolo dove regnavano ambiguità e volgarità, ben presto diventate mio stile di vita. Assetata di giustizia mi sono iscritta ad un partito estremista ma a 22 anni, stanca di tutto, mi sono trovata sul terrazzo al terzo piano per farla finita. A trattenermi, in extremis, il pensiero della disperazione in cui mia madre sarebbe piombata. Nei giorni seguenti, alla fermata del pullman, ho incontrato una suora mai vista prima che, intuito il mio malessere, mi ha invitata ad un incontro di giovani dei Focolari. Ci sono andata perché volevo vincere l’idea del suicidio che continuava a tormentarmi. Nel sentire le loro esperienze di Vangelo pensavo che erano matti, che stavano solo perdendo tempo. Ma alla sera ho sentito una gioia mai provata prima. Dio mi stava prendendo per mano manifestandosi per quello che veramente è: Amore. Al lavoro ho cominciato a mettere in pratica, non senza fatica, il comandamento dell’amore scambievole, ad usare frasi e toni pacati, a sorridere e ad avere più attenzione per le colleghe anziane. Nel continuare gli incontri con i giovani dei Focolari e con Cristina – la suora che me ne aveva parlato –, avvertivo sempre più l’esigenza di un cammino serio con Dio. Dopo un percorso di formazione, ho lasciato casa e lavoro per entrare fra le Suore Francescane dei Poveri, una congregazione a servizio dei più poveri, fra cui ragazze di strada avviate alla prostituzione, carcerati, ecc. Da quasi 23 mi occupo di pastorale carceraria, a contatto con i detenuti, indifferentemente dal loro credo e cultura, nel carcere di Rebibbia (Roma) e, ultimamente, anche in quello di Pistoia. Vado soltanto per ascoltarli, senza aspettarmi alcunché. Mi metto a loro disposizione per fare le telefonate ai loro familiari, agli avvocati; porto in carcere tutto l’occorrente per spedire lettere. Collaboro con gli educatori confrontandomi con loro, soprattutto quando ci sono problemi. Ogni volta che entro in quegli ambienti penso alle parole che Gesù ha rivolto ai farisei che volevano lapidare l’adultera: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Vivendo in prima persona la misericordia di Dio, cerco di avere un profondo senso di accoglienza verso ciascuno così com’è, nella piena fiducia. Chi giudica è solo Dio, un Dio che ama tutti. Spesso la fiducia diventa reciproca e allora si sentono spinti a parlare del loro vissuto, dei loro drammi, delle loro difficoltà di convivenza, della sofferenza per vedersi privati anche delle cose primarie. Questo atteggiamento del farsi uno che Chiara Lubich ci ha insegnato, è la chiave d’oro che mi permette di costruire un dialogo pacifico e rispettoso con tutti. A Pistoia i detenuti sono circa 200, tra adulti e giovani, più la sezione cosiddetta Minore di chi ha commesso crimini pesanti. All’inizio ho fatto fatica ad affrontarli, perché a Rebibbia incontravo solo donne. Ma poi ho visto che “Non c’è né uomo né donna”, come dice San Paolo, e che tutti sono candidati all’unità. Vado a trovarli tre-quattro volte la settimana. Ci parliamo in cappella, davanti a Gesù Eucaristia, e in genere tutti mi dicono che questi colloqui devono continuare, che mi aspettano ancora. Mi raccontano le loro angosce, le loro paure, sentimenti che cerco di alleviare ricordando loro che ciascuno di noi è al centro dell’amore di Dio. Qualcuno mi confida anche il suo ritorno a Dio, come ha fatto recentemente una detenuta di Rebibbia che poi mi ha scritto: “Vorrei recuperare tutto il tempo che ho buttato al vento. Spero che la vita mi dia una seconda possibilità per poter riscattare me stessa e la mia famiglia, per dimostrare che anch’io valgo, che anch’io posso fare qualcosa di buono. Carissima sr. Viera, spero che mi permetterà di continuare ad avere la sua amicizia, ringrazio Dio che ci ha fatte incontrare”. (altro…)
Mar 21, 2017 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Prezioso dono”, “vivo testimone del Carisma dell’unità” e “vera Parola vissuta”. Così definisce Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, il Cardinale Miloslav Vlk, deceduto sabato 18 marzo a Praga. In una comunicazione a tutti i membri del Movimento Maria Voce mette in rilievo quanto sia stato “edificante” il modo in cui Vlk ha vissuto l’ultimo periodo della sua vita, contrassegnato da un diminuire delle forze ma nello stesso tempo da “un continuo atteggiamento di gratitudine a Dio per i doni da Lui ricevuti”. Sottolinea il “profondissimo legame” del Cardinale con il Movimento dei Focolari “sin dagli inizi del suo ministero clandestino nell’allora Cecoslovacchia sotto il regime comunista”. Esprime la profonda gratitudine per il grande impegno e la dedizione con le quali per 18 anni ha svolto il compito di moderatore del gruppo dei Vescovi che si dichiarano “amici del Movimento”, le cui attività ha seguito con vivo interesse e partecipazione ancora dall’ospedale. Maria Voce ricorda che il Card. Miloslav era stato “circondato dalle preghiere, sia della sua Comunità diocesana che dei membri del Movimento e degli amici di altre denominazioni cristiane, sia di ebrei e musulmani con cui ha fatto per anni un cammino di dialogo”. Ed accenna alle “numerose testimonianze sul suo esempio di umiltà, di comunione e sapienza evangelica che sottolineano il suo farsi con semplicità ‘fratello’ accanto ai fratelli e anche la sua autorità di ‘padre’ che sapeva entusiasmare e motivare chi gli sta accanto”. “Siamo davanti a una grande eredità”, conclude Maria Voce. “Un’eredità da raccogliere e da scoprire più in profondità”. (altro…)