Gen 1, 2016 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il messaggio di Papa Francesco, in quest’anno giubilare della Misericordia, sollecita più che mai a vivere per il dono immenso della Pace. Un appello forte, che scuote le coscienze e invita alla conversione. Pace e Misericordia: due elementi imprescindibili per la convivenza umana e per quella con il Creato. Due parole di cui prendiamo, oggi, maggiore consapevolezza per gli effetti della loro assenza. Nel messaggio papale, un brano che parlava di Gesù mi ha riportato nella mia Terra. È toccante per me – araba, cattolica, di origine palestinese – rivedere l’agire di Gesù seguendo il motto “Vinci l’indifferenza e conquista la Pace”. Ripercorrendo quei posti posso affermare che Egli ha vissuto come Persona tra persone e narrato parabole divine traendole dalla vita quotidiana. Purtroppo ancora oggi la mia è una Terra in cui la Pace non si conosce ancora nella sua interezza, eppure in essa sono nate le tre grandi religioni monoteiste. Nello Stato d’Israele vi abitano 8 milioni di persone e 4 nei Territori Palestinesi. Nelle due località i cristiani sono solo il 2% della popolazione, appartenenti a varie chiese: cattolica, ortodossa, armena, siro-ortodossa, copta, luterana e altre. Una Terra piccola ma vasta per le sue dimensioni multi-religiose, multi-culturali e multi-confessionali. Una Terra che ha visto tante invasioni, tante conquiste e tanti conflitti che tuttora continuano. La possibilità di vivere pacificamente è un cammino ancora tutto da percorrere. Anche se qua e là non mancano tentativi per trovare una soluzione politica giusta e duratura. Paure e sfiducia reciproca hanno innalzato muri di divisione tra l’una e l’altra parte della popolazione, ma sono soprattutto l’ostilità e la diffidenza dentro il cuore che sono difficili da abbattere. Mi colpiscono profondamente le parole del Papa: “A livello individuale e comunitario l’indifferenza verso il prossimo, figlia di quella verso Dio, assume l’aspetto dell’inerzia e del disimpegno, che alimentano il perdurare di situazioni di ingiustizia e grave squilibrio sociale, le quali, a loro volta, possono condurre a conflitti o, in ogni caso, generare un clima di insoddisfazione che rischia di sfociare, presto o tardi, in violenze e insicurezza”. Negli anni vissuti a Gerusalemme mi sono impegnata, con tanti altri, a diffondere lo spirito di dialogo vero e sincero tra il mondo arabo e quello ebraico, attraverso l’amicizia e l’affetto che solo i rapporti umani possono creare. Parlare di pace, infatti, solo in senso politico non è così efficace se prima non si costruisce il rapporto tra le persone. Da qui sono nati momenti di incontro tra giovani, famiglie, studiosi delle due parti che hanno prodotto gesti concreti di riavvicinamento, solidarietà e rispetto reciproco. “Vinci l’indifferenza e conquista la Pace”. Un messaggio che fa fiorire nell’anima una nuova speranza. Il Papa ci ammonisce dicendo: “Alcune persone preferiscono non cercare, non informarsi e vivono il loro benessere e la loro comodità sorde al grido di dolore dell’umanità sofferente. Quasi senza accorgersene, siamo diventati incapaci di provare compassione per gli altri, per i loro drammi, non ci interessa curarci di loro, come se ciò che accade ad essi fosse una responsabilità estranea a noi, che non ci compete”. Il messaggio di Papa Francesco ci sia di sprone per un reale cambiamento. Che il 2016 ci veda tutti fermamente e fiduciosamente impegnati, a diversi livelli, a realizzare la giustizia e operare per la pace. Sì, quest’ultima è dono di Dio ma è affidato a tutti gli uomini e a tutte le donne del mondo. Sta a ciascuno di noi realizzare questo traguardo. (altro…)
Dic 30, 2015 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo
«Bruni aveva ben chiaro dove l’avrebbe condotto a ragionare, al confine tra umano e disumano e purtroppo anche oltre, di organizzazioni complesse a movente (prevalentemente) materiale. Sapeva perfettamente che scrivere di esse, cioè delle organizzazioni della “produzione” e del “mercato” e, dunque, della creatività, delle relazioni e del lavoro, l’avrebbe portato a concentrarsi anche sulle organizzazioni a movente ideale e su altri movimenti dello spirito umano», ponendo ambedue «davanti alla stessa sfida: rinnovarsi senza perdere radici e anima». Così scrive Marco Tarquinio, direttore del quotidiano cattolico Avvenire, nell’introduzione del nuovo lavoro “La distruzione creatrice”, dell’economista e filosofo Luigino Bruni. Si tratta di una volumetto pubblicato dall’Editrice Città Nuova che raccoglie una selezione di articoli pubblicati durante il 2015 su Avvenire e tratti dalle serie “Le levatrici di Egitto” e “Rigenerazioni”. “È nelle periferie che s’impara a risorgere”, è il titolo dell’ultimo capitolo col quale Bruni approda alle conclusioni del suo lavoro e alle sfide della riflessione, durata alcuni mesi. La frase scelta per introdurre le sue proposte è del poeta tedesco Friedrich Hölderlin: “Dio ha creato l’uomo come il mare crea i continenti: ritirandosi”. A mo’ di presentazione, anticipiamo alcuni passaggi: «Un movimento diventato nel tempo organizzazione può conoscere una nuova primavera carismatica, può risorgere, se in qualche zona marginale del “regno” alcune minoranze creative iniziano a ricostituire le condizioni per rivivere lo stesso miracolo della prima fondazione del carisma: lo stesso entusiasmo, la stessa gioia, gli stessi frutti. Il vero processo che porta queste minoranze a diventare maggioranza si chiama riforma […]. Un processo decisivo che andrebbe fatto senza fretta e coinvolgendo e attivando i luoghi vivi della creatività, raggiungendoli “ai confini dell’impero”. Tutto ciò è certamente e prima di tutto dono (charis), ma è anche saggezza organizzativa, intelligenza spirituale e profonda, profetica e trasformatrice. […] Molte nuove “evangelizzazioni” accadono quando nel raccontare agli altri la buona novella riusciamo nuovamente e diversamente a risentirla viva anche in noi. È così che rinasce una nuova-antica storia di amore, un nuovo eros, nuovi desideri, nuova generatività, nuovi bambini. […] Il carisma allora può rifiorire tornando a incontrare le persone lungo le strade, dimenticando le proprie organizzazioni per occuparsi delle ferite e dei dolori degli uomini e delle donne di oggi, soprattutto dei più poveri […] interpretando creativamente la propria missione nel tempo presente». (altro…)
Dic 22, 2015 | Centro internazionale, Chiesa, Spiritualità
 |
«Auguro a tutti un Natale di condivisione, ricordando le parole di papa Francesco: giustizia, solidarietà e sobrietà.
Giustizia: cioè guardare a chi soffre, a chi manca del necessario, non come una categoria sociale da aiutare, ma come fratelli da amare.
Solidarietà: non aver paura di aprire il cuore, le tasche, i portafogli, per vivere come una sola famiglia.
Sobrietà: non sciupare quello che va messo a disposizione di tutti, a cominciare dalle cose belle del creato.
Lo spero, spero nella grazia del Natale!
È un tempo di misericordia che tutti possono vivere. Dio crede in noi e mette nel cuore di ognuno una scintilla del Suo amore. Allora il Natale può essere bellissimo per tutti: sarà bello se sarà un Natale d’amore».
Maria Voce
|
(altro…)
Dic 20, 2015 | Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Tra i primi a criticare la politica del Terzo Reich, Bonhoeffer si trova negli Stati Uniti mentre scoppia la Seconda Guerra mondiale. Rientra in patria per soffrire con la sua gente, pur conscio del rischio che affronta possedendo uno spirito libero e un forte senso di giustizia. Teologo e pastore luterano, muore in un campo di concentramento, a Flossenbürg, il 9 aprile 1945, condannato per la sua opposizione al regime nazista. Lo ricordiamo con questo breve pensiero sulla misericordia, pubblicato ne: “La fragilità del male, raccolta di scritti inediti”. «Ogni giorno la comunità cristiana canta: “Ho ricevuto misericordia”. Ho avuto questo dono anche quando ho chiuso il mio cuore a Dio; quando ho intrapreso la via del peccato; quando ho amato le mie colpe più di Lui; quando ho incontrato miseria e sofferenza in cambio di quello che ho commesso; quando mi sono smarrito e non ho trovato la via del ritorno. Allora è stata la parola del Signore a venirmi incontro. Allora ho capito: egli mi ama. Gesù mi ha trovato: mi è stato vicino, soltanto Lui. Mi ha dato conforto, ha perdonato tutti i miei errori e non mi ha incolpato del male. Quando ero suo nemico e non rispettavo i suoi comandamenti, mi ha trattato come un amico. Quando gli ho fatto del male, mi ha ricambiato solo con il bene. Non mi ha condannato per i misfatti compiuti, ma mi ha cercato incessantemente e senza rancore. Ha sofferto per me ed è morto per me. Ha sopportato tutto per me. Mi ha vinto. Il Padre ha ritrovato suo figlio. Pensiamo a tutto questo quando intoniamo quel canto. Fatico a comprendere perché il Signore mi ami così , perché io gli sia così caro. Non posso capire come egli sia riuscito e abbia voluto vincere il mio cuore con il suo amore, posso soltanto dire: “Ho ricevuto misericordia”». Dietrich Bonhoeffer, La fragilità del male, raccolta di scritti inediti (Piemme, 2015) (altro…)
Dic 19, 2015 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
https://vimeo.com/139352758 «Io avevo sentito parlare solo di Babbo Natale, ma nessuno mi aveva raccontato la storia vera del Natale, la storia di Gesù che nasce!», racconta una bambina. «Eh sì, la gente se l’era un po’ dimenticata, ma noi glielo possiamo ricordare! Come stanno già facendo tanti altri bambini in tutto il mondo», risponde un altro. Sono i gen4, bambini e bambine «che vogliono bene a tutti come ha fatto Gesù e fanno vedere a tutti che è Lui il dono più grande!», come loro stessi spiegano. Glielo ha insegnato Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, che aveva rivolto loro questo invito: «Fate nascere Gesù in mezzo a voi col vostro amore; così è sempre Natale! […] Possiamo offrire Gesù, Gesù in mezzo a noi a tutto il mondo, portare questo nostro amore, questa gioia nelle strade, nelle scuole, ai piccoli ed ai grandi… dovunque!». Anni fa, Chiara, passeggiando prima di Natale per le strade di Zurigo, in Svizzera, aveva visto le vetrine con luci, giocattoli, la neve sugli alberelli, Babbo Natale… e si era chiesta: Dov’è Gesù? Gesù non c’era. «Questo mondo ricco si è preso il Natale, ma ha sloggiato Gesù», scriveva. «Cosa vuol dire ‘sloggiato’?» Chiede una bambina. «Significa che Gesù non ha posto dove abitare, come quando è nato, e non trovavano un posto per Lui». «Allora Chiara ci ha detto: almeno noi facciamogli festa! Noi gen4 di tutto il mondo vorremo far così e invitare a tutti a farlo». Nasce in seguito l’idea di realizzare delle statuine di Gesù bambino e dei presepi e di offrirli alle persone che forse non sanno o non si ricordano che Gesù è più importante degli acquisti di Natale. «Vogliamo far ricordare che il Natale è la festa di Gesù. E diciamo alle persone: vuoi portarlo a casa tua? Qualcuno risponde di no, qualcuno passa e non si ferma neppure, ma altri si fermano e noi diamo queste statuine di Gesù o presepi, preparati da noi. Siamo nelle piazze principali, delle grandi città e nei centri commerciali, le diamo anche ai nostri sindaci e andiamo nelle case di riposo degli anziani;attiriamo l’attenzione con le nostre bancarelle, i concerti musicali; organizziamo feste di Natale per tanti bambini. È come un’onda di felicità che coinvolge tutti e riporta al centro del Natale il “festeggiato”». Domenica 20 dicembre in piazza San Pietro si celebra il Giubileo dei bambini, e Papa Francesco benedirà i bambinelli. Lo stesso giorno la trasmissione A Sua Immagine (Rai Uno ore 10.30), in una puntata dedicata ai bambini, manderà in onda un servizio sull’azione Hanno sloggiato Gesù. (altro…)
Dic 17, 2015 | Centro internazionale, Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://youtu.be/3NphCH00FrQ?t=24 “Bel tempo si spera”, trasmissione dell’emittente cattolica TV2000, ha dedicato la puntata del 14 dicembre ai temi del Giubileo. E lo ha fatto accompagnando i telespettatori in un viaggio fra le cattedrali del mondo, all’indomani dell’apertura delle Porte Sante. Maria Voce era in studio, invitata dalla conduttrice Lucia Ascione. Fra una tappa e l’altra di questo simbolico giro, si avvia un dialogo che spazia su temi più vari, a partire dal significato del Giubileo. «L’anno della misericordia – dichiara Maria Voce – riporta al coraggio di credere che Dio è Amore. Penso che in questo momento in cui sembra che tutto sia diventato relativo, ci sia bisogno proprio di un ritorno all’essenziale, di credere all’Amore». E in un altro passaggio: «Purtroppo la cultura attuale parla di rabbia, di rivendicazioni, di diritti lesi, tutte cose che accendono tristezza, avvilimento. Noi vogliamo portare fiducia, perdono, amore reciproco. Vogliamo guardare al mondo come una famiglia, la famiglia dei figli di Dio. E Dio è misericordia, Dio è Amore». «Mi piace ricordare – continua la presidente – che il Papa non ha spalancato ‘la’ Porta Santa, ma tante porte sante. Anche la porta della cella in un carcere, ha detto Francesco, può essere una Porta Santa. È proprio il segno dell’amore misericordioso del Padre che attende il ritorno di tutti, nessuno escluso». Lucia Ascione ricorda le parole di papa Francesco all’Angelus del giorno prima riguardo al dialogo dei Focolari coi musulmani, Maria Voce afferma: «Questa conciliazione tra persone di fedi diverse che noi sperimentiamo non è nata ieri, ma si costruisce giorno per giorno, nel tempo e dappertutto, attraverso rapporti di amicizia; nel rispetto delle differenze». «Se è così semplice per voi – incalza Ascione – perché è così difficile per il mondo? » Maria Voce: «Il papa ha detto che purtroppo c’è tanto amor proprio. Invece occorre saper andare al di là, essere pronti ad accogliere l’altro anche se è diverso. È un amore che si impara esercitandolo, andando incontro all’altro. Certo, la diversità fa paura, fa paura a tutti. Una paura che si può vincere soltanto con l’amore. Impugnare le armi non porta a nessun risultato». «Lei è stata all’ONU – domanda la conduttrice – e se li è visti tutti davanti. Che ha fatto, presidente? ». «Ho detto loro che bisogna convertirsi, ma non a parole. Che occorre considerare il dialogo non come una delle tante vie, ma come l’unica praticabile. E’ difficile accettare questa visione perché non si è capito lo ‘scandalo della croce’. La misericordia ci fa fare la parte dell’altro, come ha fatto Gesù che è morto per ciascuno di noi». «È l’esperienza – spiega Maria Voce a proposito dei rifugiati – che facciamo quotidianamente con tutti quelli che bussano alle nostre porte. Recentemente sono arrivati 170 minori non accompagnati nella nostra cittadella dell’Olanda e sono stati accolti». E ricordando le parole del comunicato che Maria Voce aveva diffuso dopo i fatti di Parigi, Ascione domanda: «Cosa voleva dire interrogandosi se davvero si era fatto tutto quello che si doveva, per evitare reazioni così violente? » «Tante volte siamo toccati dagli eventi più vicini, dimenticandone altri in luoghi dove la tragedia della guerra si vive quotidianamente. Lì abbiamo le nostre comunità e sappiamo che qualcosa è ancora possibile costruire. Abbiamo medici che di fronte ad un ferito non distinguono se sia cristiano o musulmano; se manca l’acqua chi ha un pozzo lo mette a disposizione di tutti, al di là della religione che praticano. Forse non sappiamo farci le domande giuste. Per questo noi per primi ci siamo interrogati. Forse negli anni non ci siamo interessati fino in fondo. Sapersi fare un esame di coscienza è ciò che può aprire alla speranza. E di fronte a chi soffre, a chi è povero, occorre non aver paura di aprire il cuore. Occorre non aver paura di aprire tasche e portafogli e, vivendo nella sobrietà e nel rispetto del creato, vedere gli altri come fratelli di una stessa famiglia». Rivedi la trasmissione (altro…)