Gen 6, 2015 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
La stella ci invita a metterci in cammino, la stella vuole liberarci dalle catene che ci tengono avvinti a noi stessi o a un puro e semplice sistema, vuole spronarci ad andare, vuole farci incamminare verso un luogo in cui non eravamo mai stati. Questo vuole la stella. E la natura di questa stella è che essa va oltre, ma si ferma anche. Attraversa il deserto e si spinge sino alle più remote distanze, ma poi si ferma sopra la casa. E su quale casa? Sulla mia scuola, per esempio, o sul mio ufficio, o comunque là dov’è il mio posto di lavoro abituale. Lì la stella si ferma e dice: «Ecco il posto: qui!». E quando poi torno a casa, si ferma sulla mia casa, sul mio piccolo mondo: là si ferma, la stella. È nel luogo dove sono che devo trovare ciò che è prezioso, ciò che conta. Ma ciò che è prezioso, che conta, lo trovo qui presso di me soltanto quando scopro che la stella si ferma anche sopra la casa del mio prossimo. Là troverò Gesù. (K. Hemmerle, La luce dentro le cose. Meditazioni per ogni giorno. Città Nuova, Roma 1998). (altro…)
Gen 5, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
“Misericordia”, e cioè perdono, che porta alla pace, “per un mondo nuovo”: è l’invito rivolto ai giovani della diocesi di Bobo-Dioulasso – la seconda città del Paese – come riflessione per il prossimo anno. Il Burkina Faso vive una fase importante di transizione, dopo i disordini registrati a fine ottobre, quando la capitale Ouagadougou era stata investita da manifestazioni dell’opposizione e della società civile, tanto da far parlare di “primavera burkinabé”. Ed è un’esperienza di perdono quella che viene offerta da Fidèle nel corso della giornata dei giovani del 7 dicembre: mentre andava in giro a cercare lavoro, si lascia convincere da un amico a raccogliere della frutta da un albero per una signora anziana e inferma, suscitando così l’ira di chi aveva preso possesso indebitamente dell’albero. La vicenda si conclude per Fidèle con il naso rotto da un colpo di bastone in faccia. «La rabbia dentro di me cresceva, e meditavo la vendetta. Stavo andando a casa a curarmi la ferita quando si avvicina il ragazzo che mi aveva colpito. Con lui c’era anche la mamma, molto dispiaciuta. Non volevo cedere, ma poi mi sono ricordato la frase del Vangelo dove Gesù dice che dobbiamo perdonare 70 volte 7… Il giorno dopo l’ho incontrato al negozio e l’ho salutato per primo, facendogli così capire di averlo perdonato. Da quel giorno siamo diventati buoni amici». A raccontarci dell’iniziativa sono David e Laetitia, a nome dei Giovani per un Mondo Unito di Bobo-Dioulasso: «Quest’anno ci siamo decisi a uscire dal nostro stile abituale per favorire il lavoro insieme ad altri. Ci siamo impegnati così nel coordinamento delle attività della Cappellania dei Giovani. Meravigliati dalla precedente esperienza del Festival dei Giovani, i responsabili della Cappellania ci hanno chiesto di organizzare una giornata di amicizia tra tutti i movimenti giovanili della città, sul tema scelto per quest’anno: “Giovani, siate misericordiosi per un mondo nuovo”».
«Il tempo era poco – continuano – e la cosa più difficile era lavorare con persone che hanno un modo diverso di vedere le cose. Le difficoltà nel mettersi d’accordo non sono mancate, soprattutto per la stesura del programma della giornata; ma il nostro obiettivo era soprattutto stabilire l’unità fra tutti, anche a discapito della qualità dell’organizzazione. Ha vinto il desiderio comune di collaborare, di conoscersi, di stimarsi… E siamo arrivati alla fatidica giornata!». Testimonianze sul perdono, fra cui quella di Fidèle, danze, canti: «Questa giornata ci ha permesso di conoscerci meglio. Ci sono stati molti scambi di contatti e abbiamo capito come il contributo di ciascuno, molto diverso, era necessario. Abbiamo capito come i movimenti sono complementari e chiamati a lavorare insieme per la realizzazione dell’unità, la stessa che Gesù non smette di insegnarci». «Questo – concludono – ci incoraggia e ci dà la voglia di lavorare ancora insieme. Fra un anno la prossima edizione!». (altro…)
Dic 29, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Che significato ha la consacrazione di un laico, per te che vieni dall’America latina, ricca di Paesi con grande diversità culturale, sociale e religiosa? «Il laico consacrato mette l’accento sulla quotidianità della vita, che parte da ciò che è proprio a tutti gli esseri umani: il desiderio di raggiungere una realizzazione integrale. Allora la consacrazione a Dio ha senso se ci rende più umani, capaci di vivere una vita in pienezza. La fonte della consacrazione sta nel giorno in cui Dio ci ha conquistati: sta lì la nostra “Galilea” – come direbbe Papa Francesco -, quel momento dove vogliamo tornare per incontrare il Signore. Perciò mi sembra che la consacrazione non consista tanto nell’aderire ad un ideale, ma piuttosto ad essere fedeli a quel rapporto vitale. Una pienezza di vita che, ovviamente, non è monopolio dei “consacrati”. È piuttosto il contrario: ogni vita di consacrazione è autentica donazione a Dio nella misura in cui è dono totale della propria vita. Perciò, per me, la consacrazione è tale solo se aiuta ad umanizzare me stesso, gli altri e il corpo sociale. Altrimenti è un’altra cosa: evasione dalla cruda realtà, ripiegamento narcisista, rifugio comodo e tranquillo. La consacrazione ha poco a che fare con la funzione che uno svolge; ha poco a che vedere con uno stato di vita o il vincolo con un’istituzione, che vengono dopo. Essa riguarda la voglia matta di donarsi a Dio e agli altri: corpo, mente e spirito, per trovarsi in quella Presenza d’amore che è la fonte di ogni vita degna». Come focolarino, cosa metteresti in evidenza riguardo la scelta della consacrazione? «La ricerca del Mistero. Quando avevo 17 anni Dio mi si è manifestato come Amore. Sono un assetato della sua Presenza. È dal quel tempo che Lo cerco e ricerco, rimanendo Dio sempre un Mistero. Una Presenza molto vicina eppure, come sabbia tra le mani, scivola dalle nostre comprensioni. La ricerca s’alimenta dell’anelito per quella Luce che sembra sparire quando la trovi. Che va e ritorna mostrandosi e nascondendosi anche attraverso dei volti, circostanze e anche delle trasformazioni sociali. Come dice il poeta León Felipe: “Nessuno andò ieri/né va oggi/né andrà domani/verso Dio/per questa strada per la quale vado io. Per ciascun uomo conserva/un raggio nuovo di luce il Sole…/e una strada vergine /Dio”. A quanta responsabilità, libertà e creatività sono invitato da Dio! Ogni giorno sono chiamato a intuire, scoprire e percorrere, nelle mille circostanze della vita, quel “raggio nuovo di luce”, quella strada vergine che “Quel Mistero” amoroso conserva per me. Perciò ogni giorno è consacrazione».
Come definisci la tua consacrazione, in rapporto al mondo di oggi in continuo cambiamento? «Una volta Chiara Lubich parlò di “focolari ambulanti per il mondo”. Mi piace utilizzare l’immagine del nomade per raccontare la mia vita di consacrazione. Un nomade che, nella sua ricerca del Mistero, cerca di consacrare la vita. Uno che si mette in moto ogni volta alla ricerca di terre fertili che scopre, però, come temporanee. La terra fertile dell’Assoluto, è invece sempre inesauribile. In mezzo alle minacce sconosciute, il nomade si sposta e l’ignoto diventa fonte di nuovi rapporti di vita: con gli altri, la natura, Dio. La terra fertile è uno spazio che sorge dai rapporti. Il sacro non sono le cose, ma le relazioni. Il nomade alle volte cammina nella solitudine ma, in genere, lo fa in gruppo. La mia ricerca del Mistero s’intreccia con rapporti di comunione. C’è una priorità delle relazioni interpersonali, intrisi d’amore che si fa accoglienza e dono reciproco, spogliazione dell’io. La definirei come “personalmente comunitaria”, dove si generano delle terre fertili, con gli altri e per gli altri. Dinamica dell’unità sempre nuova, fragile e in trasformazione, per creare e ricreare spazi vitali della Sua Presenza. E, come accade per il nomade, è in quegli spazi vitali che sorge la sapienza della vita, quella che serve a promuovere più vita. Come i nomadi che incrociano e condividono il cammino con altri gruppi, la mia donazione a Dio si nutre e si arricchisce dallo scambio vitale di esperienze in diversi ambienti culturali, religiosi, sociali ed esistenziali. La vita dei nomadi è carica di un bagaglio leggero, dove la sobrietà è un principio per sopravvivere. La mia consacrazione ha da crescere per essere radicata nell’essenziale, spoglia e libera di tanto peso materiale, intellettuale, culturale, sentimentale e religioso; facendo della sobrietà una chiave di discernimento di essa».
Dic 20, 2014 | Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Povertà in Centro America e nel Sud del continente, giovani, cultura digitale, la donna, le culture originarie, gli afrodiscendenti, movimenti sociali, le nuove prospettive teologiche del continente. Alcuni degli argomenti trattati durante il II Seminario di Antropologia Trinitaria, promosso dal Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), e che si é realizzato ad ottobre scorso a Cochabamba (Bolivia). Sotto il titolo “Una Antropologia Trinitaria da e per i nostri popoli. Alterità e pluralità”, il simposio è stato portato avanti da una équipe composta da teologi esperti dell’America Latina (gesuiti, conventuali, sacerdoti del clero e laici) e la presenza del teologo italiano Piero Coda, preside dell’Istituto Universitario Sophia (IUS), ateneo internazionale dei Focolari, con sede presso la cittadella di Loppiano (Firenze). Da evidenziare la partecipazione attiva di 4 studenti dello IUS provenienti dalla Bolivia, Colombia e Argentina. Infatti, l’ateneo sta muovendo i primi passi per radicarsi anche in America Latina. Il primo giorno, si è tenuta una conferenza stampa online con giornalisti per presentare il primo libro dell’équipe che già ha lavorato l’anno scorso nel seminario realizzato nella cittadella argentina dei Focolari “Mariápolis Lia”. Presenti giornalisti di Brasile, Colombia, Paraguay, Cile, Ecuador, Perù, Bolivia e Argentina. Una nota singolare è stata la visita realizzata all’Istituto di Missionologia, di cui il direttore dott. Roberto Tomichá, aborigene francescano, è membro dell’équipe centrale di Antropologia Trinitaria. I congressisti hanno visitato il centro di studio che è stato pensato secondo categorie e parametri indigeni. Il quell’occasione il direttore, ha espresso la sua convinzione di trovare nell’antropologia trinitaria “il fondamento per la teologia dei popoli originari”. Affinché questo itinerario di riflessione comune, di pensiero e vita continui, si è deciso che sia il nascente Istituto Universitario Sophia latinoamericano a rappresentarli davanti al CELAM. In questo accordo ci sono i diversi atenei a cui appartengono i vari partecipanti. Trattandosi di teologi riconosciuti a livello latinoamericano e anche mondiale, hanno sorpreso tutti le loro impressioni che sottolineano “la profonda libertà e feconda creatività che sperimentiamo nell’équipe di lavoro, nella metodologia stabilita, e nell’orizzonte verso il futuro”. Il prossimo appuntamento sarà in Argentina nel 2015. (altro…)
Dic 20, 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Dopo l’apertura a Roma, a fine novembre, dell’Anno della Vita Consacrata, ovunque nella Chiesa sono emersi sentimenti di riconoscenza a Dio per i carismi suscitati dallo Spirito e per il contributo che i consacrati danno alla Chiesa e al mondo. È quanto è accaduto nella diocesi di “Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino” (Italia centrale), l’11 dicembre nella nota città di Assisi. Circa 300 consacrati si sono dati appuntamento per un incontro di dialogo, di preghiera, di festa e di fraternità attorno al vescovo. Tutte le comunità religiose maschili e femminili hanno risposto all’invito, ad esclusione delle claustrali dei 9 monasteri presenti in diocesi che erano unite con la preghiera. L’incontro si è suddiviso in tre momenti: uno scambio di testimonianze e di prospettive, un partecipato momento di preghiera e un momento gioioso di festa. «Riunirsi in Assisi, patria di S. Francesco, di S. Chiara e del francescanesimo con tutte le sue diverse espressioni – racconta P. Egidio, segretario CISM e coordinatore dell’incontro –, è sempre arricchente e suggestivo: il luogo stesso parla. La risposta dei religiosi e delle religiose all’invito del vescovo è stata massiccia: provenivano da 98 comunità e monasteri disseminati sul territorio della diocesi. Tutti molto impegnati su vari fronti: luoghi di preghiera, centri culturali, nella pastorale in molti santuari e parrocchie, in luoghi formativi, educativi e sociali, come scuole, ospedali, assistenza ai poveri, centri di ospitalità …). Anche Mons. Sorrentino era sorpreso dalla grande vitalità e varietà di carismi presente nella sua diocesi! Il clima era gioioso e bello. L’incontro è terminato con il desiderio di incontrarsi più spesso».
P. Egidio Canil, francescano conventuale, Superiore al “Franciscanum” di Assisi, da anni condivide con tanti religiosi e religiose del mondo, di diversi ordini, la spiritualità dell’unità dei Focolari. Ha così introdotto l’incontro: «Siamo grati al nostro vescovo per l’iniziativa di averci riunito e di mostrare questa sera tutta la ricchezza e la varietà dei carismi presenti non solo in questa chiesa locale, ma in tutta la Regione. L’Umbria è infatti una piccola regione, ma particolarmente benedetta da Dio. Vi sono 8 diocesi con una grande presenza di comunità religiose. In tutto 321 comunità e monasteri per un totale di 2.174 persone consacrate. È bello ritrovarci oggi e vedere nella nostra diocesi la ricchezza dei consacrati e vivere insieme il primo punto della lettera di papa Francesco nell’indire l’anno della vita consacrata con il quale ci invita a guardare al passato con gratitudine! Infatti, lungo i secoli questa nostra terra ha dato in natali a numerosi fondatori (S. Benedetto, San Francesco, Santa Chiara …) che hanno dato vita a grandi spiritualità e famiglie religiose». Fra le religiose è intervenuta suor Elisa Carta, nuovo direttore della Caritas diocesana. Una donna di vasta esperienza al servizio dei poveri, prima suora a rivestire questo incarico diocesano in Italia. «La mia esperienza passata – confida –, fatta nelle periferie di altre città italiane ed in altri Paesi poveri del mondo, mi facilita in questo compito che mi è stato affidato. La mia disponibilità a pormi al servizio degli ultimi in questa chiesa locale, servizio che mi è così congeniale come figlia di S. Francesco, mi vede sostenuta dalla collaborazione di altri religiosi e religiose, già operativi nelle molteplici attività caritative promosse dalla diocesi». Infine, è intervenuto Mons. Domenico Sorrentino, ben noto per la sua attenzione verso la vita consacrata: «Questo non è solo un anno dei Consacrati, – ha affermato – ma di tutta la Chiesa. Con il vostro prezioso apporto alla chiesa locale, proprio perché coinvolti come siete nel dare gioia e speranza al mondo con la vostra scelta di vita, siete promotori ed esperti di comunione. Ogni carisma infatti, è voi siete espressione di molti carismi, viene suscitato dallo Spirito a beneficio e a servizio dell’intera Chiesa di Cristo, che per sua natura è universale». Conclude P. Egidio: «L’incontro ha suscitato in tutti una grande fiducia per il futuro. Infatti, quando i religiosi sono ben motivati, trovano in se stessi la forza di essere attivi e di andare verso le numerose “periferie esistenziali” che non mancano certo nel nostro territorio. I rapporti di comunione che si sono stabiliti tra noi, saranno di sprone per dare risposte concrete al mondo d’oggi».
Dic 19, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Sociale
http://vimeo.com/114439048 La grave epidemia dell’Ebola si è diffusa in particolare in Guinea Conakry, Liberia e Sierra Leone, con gravi perdite tra la popolazione locale, come ampiamente diffuso dai mezzi di comunicazione. L’AMU, ong legata al Movimento dei Focolari, è impegnata nella lotta al virus in vari modi. Chiediamo a Stefano Comazzi, uno dei responsabili, di parlarcene. «In realtà la situazione sembra essere ben più drammatica di quanto generalmente viene comunicato, con l’epidemia tuttora fuori controllo. Tutto questo ha un impatto molto grave sulla vita di milioni di persone, a causa della restrizione dei viaggi, riduzione del commercio con la conseguente scarsezza dei generi alimentari, impedimenti allo studio ed alle attività lavorative… Senza parlare dei lutti nelle famiglie colpite, dove spesso vengono a mancare le forze per il sostentamento dei membri più deboli». L’epidemia in numeri? «Ad oggi – afferma Stefano –, un conteggio preciso non risulta possibile perché molti casi sfuggono alle statistiche, ed anche perché l’epidemia è arrivata dalle zone rurali fino alle grandi città, dove l’alta densità della popolazione e la miseria delle condizioni di vita, favoriscono in grande misura la diffusione del contagio». Dramma nel dramma. Come si sa, «tra i primi a pagare in prima persona ci sono proprio gli operatori sanitari che, nel prodigarsi per contenere l’infezione, ne sono stati a loro volta colpiti, spesso con esiti letali, impoverendo quindi le strutture sanitarie, che già prima erano molto limitate nelle loro risorse; ed oggi spesso si trovano incapaci di affrontare questa calamità. Inoltre, anche la povertà dei mezzi e la mancanza di adeguati equipaggiamenti e materiale sanitario, hanno portato alla decisione di chiudere molte strutture sanitarie che, anziché essere una barriera alla diffusione dell’epidemia, ne erano diventati paradossalmente un motivo di incremento». Sierra Leone. Una simile sorte è toccata anche all’ospedale diocesano cattolico di Makeni “Holy Spirit” in Sierra Leone, località dove lavora da anni padre Carlo Di Sopra, saveriano, pioniere della spiritualità dell’unità nel Paese africano e della viva comunità dei Focolari. Padre Carlo, con gli altri religiosi della sua congregazione e con tutta la diocesi di Makeni, è impegnato per fare riprendere piena operatività all’ospedale. «Al momento – racconta – la nostra struttura arriva ad offrire solo un limitato servizio ambulatoriale. Stiamo, però, adoperandoci per fare degli urgenti lavori di ristrutturazione che lo rendano adatto alle nuove sfide, in particolare con l’acquisto e l’installazione in ambienti rinnovati di un apposito laboratorio medico specializzato per la lotta alle malattie infettive. Con la speranza che presto l’emergenza dell’Ebola abbia termine, tale laboratorio potrà comunque continuare a servire la popolazione locale nella prevenzione e cura di numerose altre malattie infettive che si riscontrano localmente (AIDS, epatite C, malaria, ecc.)». Progetto. Questa azione si inserisce in un più ampio progetto coordinato dalla Caritas e con il sostegno di altre associazioni in un progetto integrato di assistenza attivo, oltre che in Sierra Leone, anche in Guinea Conakry e Liberia. I giovani sono in prima linea. «Ci sono altre attività di aiuto concreto ed immediato sostenute dalla comunità del Movimento dei Focolari, per i malati ed i loro famigliari – conclude Stefano Comazzi –. In particolare per coloro che si trovano in quarantena e che riceveranno sostegno con i contributi raccolti per questa emergenza». Per dare il proprio contributo si può utilizzare il conto corrente seguente, presso Banca Popolare Etica – Filiale di Roma codice IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434 codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D intestato a Associazione Azione per un Mondo Unito Onlus Causale: Emergenza Ebola (altro…)