Set 11, 2014 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Parla lentamente d. Justin Nary, 42 anni, della Repubblica Centrafricana a Net-working, il recente appuntamento per sacerdoti e seminaristi svoltosi a Loppiano, mentre racconta del suo Paese, balzato agli onori delle cronache da poco più di un anno in seguito alla sanguinosa guerra civile tra musulmani, cristiani e animisti. Un conflitto semi dimenticato che non fa più audience, ma che continua ad avere tutt’oggi pesanti risvolti quotidiani sulla popolazione. «Da tre anni ero parroco in una grande città che, come tutto il Paese, viveva con la psicosi di un imminente conflitto etnico-religioso. Tutto è iniziato quando mi sono reso conto con dolore che tra noi sacerdoti, Pastori e Imam non ci conoscevamo neppure. Dovevo fare qualcosa perché era in gioco la vita della nostra gente». E’ stato così che d. Justin ha coinvolto gli altri leader religiosi in appuntamenti periodici di condivisione, per trovare insieme il modo di indirizzare i fedeli verso uno stile di vita pacifico. Il colpo di stato ad opera di una minoranza musulmana ha fatto velocemente precipitare la situazione e sono iniziati i massacri a danno della popolazione non musulmana. Ma non era finita: una fazione ribelle composta da cristiani e militari di tradizione religiosa locale ha rovesciato nuovamente la situazione, prendendo il potere e mettendo in atto una feroce vendetta verso i musulmani. Chi poteva lasciava la città, ma circa 2.000 musulmani sono corsi a chiedere rifugio in parrocchia e d. Justin ha aperto loro le porte. Non è passato molto tempo che, saputa la cosa, i ribelli vi si sono recati con l’intento di uccidere tutti, a meno che d. Justin avesse trovato una soluzione, prima dello scadere del loro ultimatum.
Il sacerdote continua il racconto: «Avevo fatto il possibile per cercare aiuto presso i militari e le autorità, ma invano. E’ stato mentre celebravo la messa, che ho capito che Dio mi chiedeva di donargli la cosa più grande che avevo, la mia vita. Ho così deciso che sarei rimasto con la mia gente musulmani e non, fino alla fine, cosciente che stavo rischiando con loro di essere massacrato. Di fronte alla mia determinazione anche i miei confratelli, che erano venuti per portarmi via, hanno deciso di fare lo stesso». Mancavano ormai pochissime ore allo scadere dell’ultimatum, quando, all’improvviso, ha squillato il cellulare di d. Justin: era il capo dell’esercito dell’Unione africana che assicurava il suo aiuto con l’invio dell’esercito, arrivato precisamente 17 minuti prima dei ribelli, salvando la vita di tutti. «Dopo un fallito tentativo d’assalto, la maggior parte dei rifugiati è riuscita ad emigrare in Camerun – conclude d. Justin –, mentre circa 800 di loro si trovano ancora in parrocchia. Ciò che mi ha dato la forza nei momenti più difficili è stato domandarmi cosa avrebbero fatto gli amici dei Focolari e Chiara Lubich al mio posto. Mi sono ricordato i suoi incontri con gli amici musulmani, quanto lei li amasse ed è stato subito chiaro: avrebbe dato la sua vita per loro». (altro…)
Set 9, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Danielle viene dal Brasile, dal grande Stato di S. Paolo. Per arrivare in Italia, la sua comunità si è organizzata in mille modi per trovare fondi per il biglietto aereo. È qui in rappresentanza di tanti giovani del Brasile che non sono potuti venire ma che, come lei, sono impegnati a servire la Chiesa locale, nel suo caso la parrocchia, con la spiritualità dell’unità. Natalia invece viene dal Portogallo. Ha conosciuto la spiritualità grazie al suo parroco che l’accompagna, assieme ad altri 5 giovani. Sono qui perché da alcuni anni hanno iniziato una esperienza di comunione tra di loro che li ha visti crescere come gruppo e che ora si estende ad altre 3 parrocchie, radunando decine di altri giovani. Anche un gruppo di 7 giovani slovacchi sono qui col parroco: il gruppo è di 50 ma hanno dovuto scegliere chi potesse venire per questa prima esperienza perché non c’erano i fondi per tutti. Gli Sloveni sono a quota 14. Tra di loro, Lucka, un giovanissimo pianista con un futuro promettente che ad un certo punto della sua vita ha capito che la musica non era la cosa più importante. Ha messo Dio al primo posto della vita e da lì tutto è cambiato, i rapporti con colleghi, famiglia, e soprattutto con se stesso: è molto più felice.
L’Italia è rappresentata da Nord a Sud. Vivacissimi quelli di Gaeta che, nati come gruppo una decina di anni fa, hanno esteso la loro rete ad altre città vicine. Non possono mancare quelli di Vallo Torinese, sulla scia della serva di Dio, Maria Orsola Bussone, giovane del Movimento dei Focolari impegnata in parrocchia. Non tutti sono impegnati solo a livello parrocchiale, una grande parte si impegnano a livello diocesano, tessendo una rete di rapporti all’interno della diocesi che la vivifica dal di dentro. Una settimana insieme, nell’agosto scorso, promossa dal Movimento parrocchiale e del Movimento diocesano dei Focolari, al Centro Mariapoli di Benevento, con un programma variegato, di momenti di riflessione, preghiera, momenti di svago, giochi, passeggiate ed anche di impegno sociale nelle attività della Caritas della città di Benevento. La Tv regionale ha fatto un servizio, che ha poi portato diversi cittadini a salire al Centro per saperne di più. A conclusione, una domanda pratica: come fare a declinare l’esperienza vissuta a Benevento nella quotidianità e nella pianificazione delle attività delle parrocchie e diocesi? Molte sono state le proposte: periodici collegamenti telematici, più momenti da vivere insieme, calare l’operato nelle “periferie esistenziali”, aiutare il proprio territorio con iniziative ambientali, l’impegno per la pace e molto altro. La responsabilità è affidata alla creatività di tutti che, insieme alla comunità parrocchiale o diocesana dove sono inseriti, si riconoscono compagni di viaggio per dare vita ad una Chiesa più viva ed ad un’umanità più fraterna. (altro…)
Set 6, 2014 | Chiesa, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Poco dopo la mia elezione a Vescovo della Diocesi di Skara (Svezia), nel 2012, abbiamo deciso di tenere un incontro ecumenico nella sede vescovile in occasione della Pentecoste di quest’anno, giorno in cui ricorrono i 1000 anni della fondazione della diocesi. L’idea, ispirata da Papa Giovanni Paolo II e sollecitata diverse volte anche dal vescovo cattolico Mons. Anders, aveva come scopo di riunire i rappresentanti delle varie chiese e movimenti cristiani, presenti nella diocesi, sull’esempio di ciò che era stato realizzato nel passato nella diocesi cattolica, proprio durante la Pentecoste. Quando ho avanzato la proposta, sono rimasto piacevolmente sorpreso di come nessuno, nel mio nuovo team, si esprimesse negativamente; al contrario – tutti i dirigenti sentivano che questa esperienza sarebbe stata un complemento indispensabile alla nostra celebrazione del millenario. Le reazioni dei membri delle diverse Chiese mostravano, tuttavia, una strada tutta in salita. Molti erano occupati, magari fuori città, inoltre la celebrazione sarebbe coincisa con la Giornata Nazionale Svedese. Una scoperta, per me, è stata che il giorno di Pentecoste riveste un ruolo importante nella tradizione ortodossa, una sorta di “All Souls Day“. Ciò significava che solo un singolo ortodosso avrebbe avuto modo di rappresentare tutta la famiglia della sua chiesa. Abbiamo spedito gli inviti con largo anticipo e richiamato l´attenzione a questo avvenimento diverse volte. Lo sforzo fatto ha prodotto risultati decisamente buoni. L´incontro che ha avuto luogo quest´anno, ha riunito più di 300 cristiani di diverse chiese e diversi Movimenti tra i quali il Movimento dei Focolari. Il tema è stato “Lasciate che parlino mille lingue” (alludendo al libro degli Atti cap. 2 e al nostro 1000° anniversario). Due degli interventi principali sono stati tenuti da teologi svedesi come Ylva Eggehorn e Magnus Malm. La mattina di Pentecoste, quando sono arrivato nella cattedrale in anticipo rispetto all’inizio del programma, c´era già molta gente in chiesa. Con mia grande gioia ho avuto così l’opportunità di salutare conoscenti e persone nuove, compagni di fede. Dopo una breve spiegazione sulla mattinata, ci siamo suddivisi in diversi gruppi, misti, per discutere e riflettere circa l’importanza della preghiera. Così nel pomeriggio, questa volta in base alla città di provenienza. La giornata si è conclusa con una celebrazione nella cattedrale di Skara. Molti sono stati colpiti dalla opportunità di incontrarsi oltre i confini confessionali e constatare che abbiamo veramente tanto in comune. Si può tranquillamente dire che abbiamo bisogno di comunicare di più gli uni con gli altri. Le comunità rappresentate erano: la chiesa luterana svedese, la chiesa cattolica, la chiesa ortodossa, e alcune chiese libere. Ma a quale chiesa appartenessimo non era importante, l´importante era incontrarsi, stare insieme e condividere le nostre esperienze sulla preghiera e non solo. È stato fondamentale trascorrere questa giornata come fratelli e sorelle e, a prescindere da tutto, con Gesù in mezzo a noi. La giornata ha generato in me nuovi impulsi per il futuro e si può dire che abbiamo fatto un passo, nel cammino verso l’unità e che possiamo continuare a camminare con il Signore crocifisso e risorto! Ribadisco il motto di questa giornata, per raggiungere l´unità della Chiesa, unità nella diversità: “Lasciate che parlino mille lingue”». (altro…)
Set 2, 2014 | Chiesa, Cultura

In udienza con Papa Francesco
«Assist di Maradona… e gol di Baggio!». No, non era solo nostalgia. Ieri sera allo Stadio Olimpico di Roma, la Partita Interreligiosa per la Pace voluta da Papa Francesco ha regalato non solo sprazzi di magia calcistica, ma un’occasione senza precedenti per veicolare un messaggio capace di intercettare decine di paesi collegati. «La gente, specialmente i giovani, vi guarda con ammirazione per le vostre capacità atletiche» – ha dichiarato Francesco ricevendo in udienza gli atleti prima dell’evento: «anche con i vostri atteggiamenti quotidiani, carichi di fede e di spiritualità, di umanità e di altruismo, potete rendere una testimonianza in favore degli ideali di pacifica convivenza civile e sociale, per l’edificazione di una civiltà fondata sull’amore, sulla solidarietà e sulla pace». Un messaggio di stringente attualità, in un momento di gravissime tensioni in molteplici aree del mondo, che ha ben espresso le numerose organizzazioni che hanno aderito e sostenuto l’iniziativa, tra cui i Focolari che nelle parole di Maria Voce, attuale presidente, l’aveva definita: «Un prezioso contributo alla formazione di una mentalità nuova, aperta all’accoglienza e al dialogo. La sua realizzazione – continuava – sarà segno di speranza e getterà nel cuore di tanti nuovi semi di pace». Il match promuoveva gli sforzi di due associazioni impegnate nel supporto diretto alle fasce più̀ deboli della società̀, in Europa, in Sudamerica e nel resto del mondo, che hanno dato i nomi alle squadre contendenti e beneficiato degli incassi. Da una parte Scholas Occurrentes, ente educativo promosso dallo stesso pontefice, con sede presso la Pontificia delle Scienze nel Vaticano, dall’altra la Fondazione P.U.P.I. Onlus, creata da Paula e Javier Zanetti, ex leggendario capitano dell’Inter campione d’Europa nel 2010 e della Nazionale argentina, che da oltre dieci anni promuove e sostiene programmi di adozione a distanza e assistenza per alleviare le diverse condizioni di disagio attraverso il progetto “Un’alternativa di Vita”, rivolto ai bambini dai 3 ai 13 anni che vivono in contesti socioeconomici svantaggiati.
Dopo un momento musicale condotto dall’attrice e cantante argentina Tini Stoessel, popolare per il suo ruolo Disney di Violetta, la gara ha preso il via contando su 52 atleti, alcuni dei quali vere e proprie stelle del pallone. Volenteroso il mitico Diego Armando Maradona, capace di restare in campo 90 minuti a 53 anni; sempre emozionante il tocco di Roberto Baggio, che non calcava il terreno di gioco dal Maggio 2004, ma ha accettato per l’occasione di tornare a indossare gli scarpini. In campo anche Shevchenko, Trezeguet e Del Piero, indimenticati campionissimi di Milan, il primo, e Juventus, oltre a tanti altri giocatori attualmente in attività, provenienti da ogni angolo del globo. Ampia anche la copertura mediatica: 12 le TV estere presenti, oltre alla RAI. Per la cronaca, la gara si è conclusa con il risultato di 6-3 per la squadra di P.U.P.I.: ma a vincere è stata il messaggio di pace che dall’Olimpico è partito verso il mondo: una partita difficile, appena iniziata, ma che è possibile vincere. (altro…)
Ago 28, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
“Networking – Chiesa nei rapporti”: quattro giornate di vita insieme, incontri, confronti, testimonianze, laboratori dedicati a giovani sacerdoti e seminaristi che vogliono essere uomini di Dio partecipi e attivi nelle sfide della gente e del proprio tempo. Don Justin Nary ha 42 anni e viene dalla Repubblica Centrafricana. Inizia a parlare con calma e sembra si riferisca a qualcun altro quando racconta di quegli oltre 2.000 musulmani a cui ha dato ospitalità per salvarli dalla violenza omicida che ha insanguinato recentemente il suo Paese, a rischio della sua stessa vita. Poco prima è stata la volta di don Josef Pal, rumeno, che ha raccontato uno dopo l’altro fatti del dialogo che ha saputo intessere nella sua città a livello ecumenico, sociale, con persone di convinzioni non religiose, sia nelle comunità parrocchiali che con le istituzioni civili. Sono brani di vita, storie di sacerdoti “appassionati di umanità”, col desiderio di contagiare i 268 partecipanti di “Net-working – Chiesa nei rapporti”, l’appuntamento che si è tenuto a Loppiano dal 19 al 22 agosto scorso per sacerdoti, seminaristi e persone orientate al sacerdozio. “Ci siamo rivolti alla nuova generazione sacerdotale – spiega don Alexander Duno del Centro sacerdotale dei Focolari, per i sacerdoti e seminaristi diocesani, organizzatore dell’evento – e la risposta è stata massiccia: i partecipanti provenivano da 38 Paesi in maggioranza europei, con rappresentanze da Africa, Asia, Americhe e parlavano 12 lingue. Grandi le aspettative su questa quattro giorni all’insegna dell’immagine della “rete”: desiderio di comprendere, partecipare e condividere vita e drammi della gente e dei propri popoli.
Caratteristica dell’intero meeting è stato il binomio dialogo – comunione, sostenuto anche dal Centro internazionale di Loppiano che ha accolto i partecipanti e che da 50 anni fa della fraternità il proprio segno distintivo. Si è così dato vita ad un cantiere in cui esperti, docenti e partecipanti costituivano un unico team di lavoro che, oltre alle plenarie, ha affollato i 27 workshop tematici animati da professionisti internazionali. Si sono affrontate tematiche come famiglia, economia, politica, pluralismo culturale e religioso, dialogo con l’Islam e le grandi religioni. Ci si è confrontati su di una Chiesa “in uscita verso le periferie esistenziali e sul profilo della parrocchia oggi come “rete di comunità”. Grande l’attenzione a questioni cruciali per la vita dei sacerdoti oggi: equilibrio della vita, il dono e la sfida del celibato, solitudine e forme di vita comune, capacità di dialogo nei conflitti e sfide sociali. Una prima serie di questi laboratori ha messo a fuoco gli scenari del mondo di oggi scoprendovi, al di là delle crisi, squarci di fraternità già in atto e abbozzi di risposte carichi di speranza. Molto partecipati anche i laboratori successivi sulle diverse realtà dell’attualità ecclesiale. Si è così stagliata l’immagine di una Chiesa vivace, dialogante, che non indietreggia di fronte alle novità della contemporaneità, ma penetra nei punti di snodo della storia, per illuminarla dalla prospettiva della Parola evangelica dell’unità, vissuta attraverso rapporti e comunità che fanno della comunione il proprio punto di forza.
“In questi giorni – commentava don Stefano Isolan, giovane sacerdote di Fiesole – abbiamo vissuto la bellezza di essere presbiterio e non individui isolati pieni di impegni e riunioni: di essere davvero nodi di una rete, importanti l’uno per l’altro”. “Ho sperimentato – così un pastore evangelico della Serbia – la gioia di avere tanti fratelli e di sentire l’amore che ci lega pur di Chiese diverse”. “L’idea della comunione non resta nella testa ma entra nella vita”, ha affermato un giovane avviato al seminario. E un altro: “Pur diversi fra noi, c’è stata fra noi grande confidenza. I workshop ci hanno veramente aiutati”. Nota comune, la gioia e la rinnovata speranza per aver vissuto, come augurato da Papa Francesco ai Vescovi dell’Asia nel recente viaggio in Corea del Sud, un’esperienza di “dialogo autentico”, quello che nasce da “una capacità di empatia (…) frutto del nostro sguardo spirituale e dell’esperienza personale, che ci porta a vedere gli altri come fratelli e sorelle”. Ora, a convegno concluso, la sfida continua su scala nazionale, europea ed extra continentale: nelle parrocchie, nelle comunità, a fianco della gente, nelle città in cui i sacerdoti e seminaristi sono tornati col desiderio di continuare a concretizzare il motto paolino scelto per il convegno: «Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi». Visita sito web networking2014.focolare.org Fotogallery: Loppiano (altro…)
Ago 19, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Seoul, 14 agosto 2014. Da oggi il Papa è in terra coreana. Fin dal suo arrivo ha dato a tutti l’impressione di una persona che vive profondamente quello che dice. Lungo la strada verso la Nunziatura, un mondo di gente. C’eravamo anche noi, circa un centinaio del Movimento dei Focolari, e ne abbiamo riportato una emozione profonda. In Nunziatura, un piccolo fatto ci colpisce: “Lasciando una sala dove non rimaneva più nessuno, spegne lui le luci…”. All’omelia della messa celebrata in forma privata, parla del perdono come condizione necessaria per costruire rapporti fraterni e risolvere conflitti anche su larga scala. Nella residenza della Presidente parla al corpo diplomatico sulla pace e della necessità della riunificazione della Corea. Domani lo aspetta la messa nel grande stadio dei mondiali di Daejeon, poi il dialogo con i giovani della “Giornata asiatica della Gioventù” (AYD). Si respira ovunque un clima di gioia per la sua presenza e di grande attesa per la svolta che può dare alla società tutta. Daejeon, 15 agosto 2014. A causa dell’instabilità del tempo il Papa arriva in treno ed esce dalla stazione come un normale viaggiatore, sulla scala mobile, tra la sorpresa e la gioia di tutti. Come prima cosa incontra alcuni superstiti e parenti delle vittime del naufragio del traghetto Sewol, dove nell’aprile scorso morirono più di trecento persone. Quindi la messa dell’Assunta alla presenza di 50.000 fedeli che riempiono il World Cup Stadium. Le sue parole suonano con forza: «Respingano i modelli economici disumani che creano nuove forme di povertà ed emarginano i lavoratori, e la cultura della morte che svaluta l’immagine di Dio, il Dio della vita, e viola la dignità di ogni uomo, donna e bambino”. E chiede “un’intensa sollecitudine per i poveri, i bisognosi e i deboli in mezzo a noi”. I coreani sono sempre più conquistati da questo Papa che li capisce ed indica loro motivi concreti di speranza. Nel pomeriggio l’atteso dialogo con i giovani all’AYD. Al Santuario di Solmoe 6.000 giovani arrivati da 23 Paesi dell’Asia lo accolgono con canti, danze, rappresentazioni teatrali e le loro testimonianze. Francesco li esorta: “Insieme ai giovani di ogni luogo, voi volete adoperarvi ad edificare un mondo in cui tutti vivano insieme in pace ed amicizia, superando le barriere, ricomponendo le divisioni, rifiutando la violenza e i pregiudizi”, e invita a “pregare insieme in silenzio per l’unità delle due Coree”. Dopo la preghiera afferma a braccio: “La Corea è una, è una famiglia, voi siete fratelli che parlate la stessa lingua”. Adesso fervono i preparativi per la messa di domani alla Porta di Gwanghwamun, a Seul, per la beatificazione di Paul Yun Ji-Chung e 123 compagni martiri. In soli due giorni il Papa ha infiammato il cuore di tutti i coreani, non solo cattolici.
Seoul, 16 agosto 2014. Oggi giornata intensissima. Un milione di persone capaci di restare in silenzio assoluto dopo l’omelia e la comunione, inchinandosi all’unisono al suono del gong. Papa Francesco si sofferma in particolare sul ruolo dei laici, che in Corea hanno diffuso il cristianesimo anticipando i missionari. «I martiri ci richiamano a mettere Cristo al di sopra di tutto – ricorda – e a vedere tutto il resto in relazione a Lui e al suo Regno eterno. Essi ci provocano a domandarci se vi sia qualcosa per cui saremmo disposti a morire». La visita pomeridiana al centro per disabili “House of Hope”, a Kkottongnae, è forse il momento più commovente del viaggio. Anche il Papa ha lo sguardo lucido, mentre i bimbi cantano e danzano per lui fino a circondario e ad abbracciarlo. Nell’incontro con i religiosi e le religiose coreane ringrazia «…i superiori generali perché hanno parlato chiaramente del pericolo che la globalizzazione e il consumismo rappresentano per la vita religiosa». Infine, l’incontro con i leader dell’Apostolato laico, al quale partecipiamo anche alcuni membri del Movimento, tra cui due focolarini sposati i quali rivolgono delle parole al Santo Padre a nome di tutti. Domani il Papa si trasferisce ad Haemi per l’incontro con i vescovi dell’Asia; quindi, la messa conclusiva della 6° Giornata asiatica della Gioventù, che i giovani aspettano con cuore trepidante. Seoul, 17 agosto 2014. “Spero fermamente – dice Francesco ai vescovi asiatici – che i Paesi del vostro continente con i quali la Santa Sede non ha ancora una relazione piena non esiteranno a promuovere un dialogo a beneficio di tutti. Non mi riferisco solo al dialogo politico ma anche al dialogo fraterno”. Poi, nel pomeriggio, l’attesa messa conclusiva dell’AYD in un’atmosfera di entusiasmo giovanile e caloroso slancio. Il Papa mette “fuoco sul fuoco”, spingendo con vigore i giovani a “non dormire, a svegliarsi ed andare verso il mondo”. Il Papa è partito, lasciando nei cuori un grande calore, speranza e coraggio nuovissimi. Si può dire che la Chiesa e tutta la società coreana hanno avuto una salutare scossa, il “wake up” rivolto ai giovani è sentito da ciascuno rivolto a se stesso ed i coreani non vogliono deludere la fiducia di questo Papa, che, hanno capito, li ama molto. Dalla Corea, Won-Ju Moon e Alberto Kim (altro…)