Giu 6, 2016 | Cultura, Focolari nel Mondo
«Un esperimento riuscito, che ha rivolto una parola di speranza: una persona aperta al dono di sé, infatti, può essere la risposta alle sfide ambientali epocali che l’umanità si trova a fronteggiare». A parlare, è Luca Fiorani, coordinatore internazionale di EcoOne, a conclusione del convegno “Relazionalità: tra consapevolezza ambientale e sfide sociali” (Budapest , Ungheria) tenutosi dal 27 al 29 maggio presso la Pázmány Péter Catholic University, con la partecipazione di 80 responsabili di ONG ambientali, docenti universitari, funzionari governativi, professionisti in campo ambientale, studenti delle scuole superiori e universitari di diversi paesi. Presentazioni scientifiche di alto livello hanno convissuto con esperienze pratiche e riflessioni transdisciplinari nel campo dell’economia, l’etica e la politica.
Vari contributi: da un ragazzo di 15 anni fino ad un’anziana dedita alla cura dell’ambiente nella cittadella olandese dei Focolari; tre studenti italiani hanno presentato la loro esperienza a cavallo tra risparmio energetico e “cultura del dare”; uno studente Erasmus a Budapest, uno di Roma e un brasiliano, hanno presentato le proprie esperienze. Il giovane venuto dal Brasile ha sostenuto il viaggio fabbricando e vendendo oggetti e ottenendo un contributo eccezionale dalla sua università. Cinque di loro, ricercatori, hanno ricevuto il “Premio Piero Pasolini” per la qualità della loro presentazione, grazie ai fondi messi a disposizione dall’Economia di comunione. Hanno collaborato, per la preparazione, in grande sinergia alcune agenzie del Movimento dei Focolari: Azione per un Mondo Unito, Economia di Comunione, Umanità Nuova, Giovani per un mondo unito, Movimento politico per l’unità, insieme a New Humanity e all’Istituto universitario Sophia, con “una logistica eccellente da parte del gruppo EcoOne ungherese», afferma Fiorani. Ha introdotto il convegno Zsusa Román, coordinatrice di EcoOne Ungheria, con la domanda: “Che tipo di persona è capace di aver cura dell’ambiente?”. Fiorani, invece, ha illustrato gli obiettivi e caratteristiche di EcoOne: «Un’iniziativa culturale su scala internazionale promossa da docenti, ricercatori e professionisti che operano nel settore delle scienze ambientali. Ci accomuna il desiderio di arricchire la nostra conoscenza scientifica con una lettura umanistica dei problemi ecologici e naturalistici. Insieme ad altri partner, con i quali persegue l’obiettivo della destinazione universale dei beni e della stretta interdipendenza tra i Paesi, EcoOne tenta di calare tali principi a livello sociale, politico, economico quali settori delle tematiche ambientali». Mons. János Székely, vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest, ha ricordato l’importanza della “sobrietà e del dono”, in linea con l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. Dopo l’intervento del prof. Miguel Panão, centrato su una nuova visione antropologica in cui la persona è colta nella sua donazione agli altri e alla natura, si è aperto un vivace dibattito. Particolarmente apprezzata la tavola rotonda in cui le sfide sociali poste dall’ambiente sono state affrontate dal punto di vista teologico, climatologico, economico e politico, sottolineando quanto la problematica ambientale richieda il contributo di molte discipline, in primo luogo la politica che guida le scelte e l’economia che imposta i paradigmi di sviluppo. «Il convegno non è un punto di arrivo ma di partenza – conclude Fiorani –. Occorre ora prepararsi a nuove sfide. Il prossimo convegno si svolgerà in Asia!». Info: EcoOne. (altro…)
Giu 6, 2016 | Cultura
La Chiesa ha una visione maschilista della donna? Come si è evoluto nel tempo il rapporto tra l’istituzione ecclesiale e le donne? Le sante sono veramente così docili e remissive, lontane dal nostro quotidiano, come l’iconografia cristiana le rappresenta? Le donne nei Paesi cattolici si sono emancipate più tardi (sempre che si siano emancipate davvero)? Quale è stata la vera novità prodotta dalla rivoluzione sessuale? Lucetta Scaraffia, docente universitaria di storia contemporanea convertitasi in età adulta, ha partecipato al femminismo degli anni Sessanta ed è oggi una delle voci cattoliche più autorevoli, nel presente volume in dialogo con Giulia Galeotti, risponde con schiettezza e lucidità a tali domande, imprescindibili per una reale comprensione della condizione femminile nella società occidentale contemporanea.
Giu 4, 2016 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Luigino Bruni
Le Filippine, teatro di un secolare divario tra ricchi e poveri, diventano un ottimo contesto per festeggiare i 25 anni dell’Economia di Comunione. Le celebrazioni prendono il via con un Forum di due giorni nell’Università di Santo Tomas (UST) di Manila, con 200 fra economisti e studenti di diversi Paesi, che si conclude con la firma di un Memorandum d’intesa per rafforzare la solidarietà fra l’Università e l’EdC. Si torna idealmente al 29 maggio 1991, quando 25 anni or sono, nasceva in Brasile l’iniziativa, ideata da Chiara Lubich proprio per concorrere a risolvere le disuguaglianze sociali, mettendo al centro di ogni progetto economico le persone, specialmente i più poveri. Un progetto che coinvolge nel mondo oltre 800 aziende. La celebrazione si sposta poi a Tagaytay City, presso la cittadella dei Focolari Mariapoli Pace, dove ha inizio un Congresso panasiatico con 300 partecipanti dal titolo: Economia di Comunione, un’economia per tutti. È l’occasione anche per la presentazione di alcune aziende che in Asia partecipano al progetto. Come il Bangko Kabayan, una banca rurale che nella provincia di Batangas (Filippine) assegna micro-credito ad oltre 11.000 clienti; la falegnameria dei Focolari a Manila; una ditta di consulenze per lo sviluppo aziendale; la Kalayaan Engineering, impresa costruttrice di condizionatori d’aria con oltre 2000 dipendenti. Si presenta anche il gruppo Sumsimidang che porta avanti uno dei migliori ristoranti e pasticcerie della Corea. Tutte realtà economiche dirette da imprenditori che intendono condurre la propria azienda nel rispetto della legalità e nella crescita sostenibile, mettendo al centro la persona e destinando liberamente parte degli utili ai poveri. A svolgere le varie relazioni sono diversi economisti fra cui la francese Anouk Grevin, Luca Crivelli della Svizzera italiana, Anette Pelksman-Balaoing, filippina che insegna in Olanda, l’irlandese Lorna Gold e altri, preceduti dal prof. Bruni, coordinatore internazionale del progetto, che ha il compito di riflettere sui 25 anni dell’EdC. Egli spiega che ogni carisma per prosperare deve restare fedele alle domande iniziali. Le aziende possono essere strumenti di comunione? Il mercato può essere un luogo di fraternità? Possiamo immaginare una società senza più poveri? Ricordando ciò che Chiara Lubich ha detto nel fondare EdC, Bruni rileva che le esigenze dei poveri non hanno ancora trovato soluzione e che quindi occorre continuare nell’EdC, un cammino che si presenta come una vera e propria vocazione. L’Asia, continua Bruni, è stata scelta come sede di questo evento internazionale per la presenza nella società degli stessi segmenti che avevano colpito Chiara quando era in Brasile nel 1991. «Fra quindici anni – egli osserva – il PIL dell’Asia sarà il doppio di quello degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale. Il futuro del mondo dipende quindi dal tipo di economia che si svilupperà in Asia. Celebrare qui il 25° anniversario dell’EdC significa riconoscere che la presenza nel continente asiatico di tale forma di economia è fondamentale». «Si tratta di un’economia – scrive Maria Voce nel suo messaggio dal Kenya – che riguarda il rapporto tra le persone, basata sull’amore reciproco per sanare le disuguaglianze». E continua la presidente: «È per questo che sostenuti anche dalla fiducia e dal coraggio di papa Francesco occorre ora risentire nostra l’urgenza che aveva spinto Chiara a costruire insieme una società dove la comunione dei beni nella libertà sia attuata e sempre più condivisa». Il congresso si conclude con tre importanti risoluzioni: 1. stabilire una rete internazionale di “incubatori d’impresa” a sostegno di giovani imprenditori e delle donne; 2. creare un osservatorio sulla povertà, per garantire che la lotta alla povertà sia sempre centrale e coerente con lo spirito dell’EdC; 3. moltiplicare le Lab-school, laboratori tecnici, professionali e imprenditoriali indirizzati particolarmente ai giovani. https://vimeo.com/168297829 (altro…)
Giu 3, 2016 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Sulla rivista bimestrale online del Centro Culturale Islamico britannico è stato pubblicato un breve resoconto della recente visita a Sophia del Dr. Mohammad Ali Shomali, Direttore dell’Istituto Internazionale per gli Studi Islamici di Qum in Iran. Shomali, che attualmente risiede a Londra ed è alla guida del Centro Islamico della Gran Bretagna, è una personalità ben conosciuta nel mondo sciita. Molto attivo nel campo del dialogo interreligioso, grazie a lui sono stati organizzati diversi momenti di incontro fra musulmani sciiti e monaci benedettini, e fra sciiti e mennoniti, che hanno permesso di stabilire rapporti di fiducia. La visita dello scorso 26 aprile a Sophia si inserisce in questo lungo e fecondo percorso di condivisione di esperienze spirituali e di cooperazione accademica, un percorso in cui Loppiano ha un rilievo particolare. Islam Today riporta la notizia di questa visita che dà atto di una straordinaria amicizia che cresce. Di seguito alcuni stralci: «Il rapporto fra l’Istituto Universitario Sophia e gli accademici sciiti è cominciato molto prima dell’inizio dell’università. La prima visita del Dr. Muhammad Ali Shomali del Hujjatul-Islam avvenne nel 1999. Questi incontri sono stati l’inizio di una lunga amicizia e di dialogo. Si spaziava dal parlare di Sophia al futuro dell’umanità. Queste conversazioni fra accademici e studiosi sciiti hanno rapidamente evidenziato numerose idee in comune, riguardo all’unità e al dialogo inter-religioso, che si potrebbero sviluppare in progetti concreti. L’ultima visita del Dr. Shomali all’Istituto era avvenuta nel febbraio 2015; in tale occasione egli aveva tenuto incontri sia pubblici che informali con gli studenti e lo staff universitario.
In seguito il Dr. Shomali era stato invitato dal preside prof. Piero Coda a ritornare all’università per tenere alcune lezioni agli studenti del corso di laurea programmato per il 2016. Soggetto del corso è il dialogo interreligioso, un tema affidato per la prima volta a docenti di varie tradizioni religiose, per condividere esperienze e riflessioni. Il Dr. Shomali ha svolto una sessione di 4 ore nel mese di aprile 2016. Ha parlato del suo personale impegno nel dialogo interreligioso, presentando una breve sintesi della sua ricca esperienza di vent’anni in questo ambito. Una parte della sua presentazione ha trattato l’Islam sciita e i fondamenti del dialogo secondo l’Islam sciita. Di seguito ha parlato dell’importanza del dialogo interreligioso e del futuro dell’umanità basato sull’unità. Al termine di questo impegno accademico, si è programmato un incontro di tre giorni nel prossimo luglio 2016 [dopo il mese di Ramadan]. Il preside Piero Coda e il Dr. Shomali parleranno di argomenti collegati alla ricerca dell’unità tra credenti di diversi fedi, in particolare tra musulmani e cristiani, e di altre idee che si potranno realizzare insieme nel prossimo futuro. Hujjatul-Islam Dr. Shomali accompagnerà anche altri studiosi al prossimo appuntamento per presentare la prospettiva dell’Islam sciita, mentre il prof. Piero Coda guiderà il gruppo cattolico del Movimento dei Focolari. “L’incontro di aprile è stato fruttuoso. Dopo tanti anni di amicizia e di conversazioni, i nostri due gruppi sono pronti a impegnarsi in un dialogo più specifico, di profilo accademico e allo stesso tempo spirituale, sull’unità e sulla cooperazione” – ha concluso il Dr. Shomali”.» Fonte: www.iu-sophia.org (altro…)
Giu 3, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Prof. Adam Biela
Adam Biela – allora preside della facoltà di Scienze Sociali dell’Università Cattolica di Lublino – è all’origine del conferimento del primo dottorato h.c. alla fondatrice dei Focolari Chiara Lubich (1920-2008). A quella di Lublino ne sarebbero seguiti infatti altri 15 in tutto il mondo e nelle più diverse discipline. Nella Laudatio il prof. Biela aveva parlato di “rivoluzione copernicana”, introducendo l’idea di un nuovo paradigma per le scienze sociali. A lui abbiamo chiesto le motivazioni che lo spinsero a promuovere il dottorato. «Nella mia Laudatio avevo spiegato le principali motivazioni del conferimento del Dottorato Honoris Causa in Scienze Sociali alla fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, da parte dell’Università Cattolica di Lublino nel giugno 1996. Un filosofo americano della scienza, Thomas Kuhn (1962), vedeva la rivoluzione copernicana come quella che meglio in tutta la storia della scienza illustra la natura della rivoluzione scientifica. L’essenza del paradigma nella visione di Kuhn è un cambiamento di mentalità nella sua stessa natura. Copernico dovette cambiare il sistema geocentrico consolidato che funzionava non solo nella scienza della sua epoca, ma anche nella cultura, tradizione, percezione sociale, pure nella mentalità delle autorità religiose e politiche. E lo fece per una via ben preparata, empirica, metodologica e psicologica. In modo simile Chiara Lubich ha creato attraverso la sua attività sociale un’ispirazione rivoluzionaria per costruire un paradigma nelle scienze sociali. In una situazione estremamente difficile e rischiosa nel 1943 a Trento ha deciso non solo di scappare dall’emergenza della propria vita, ma insieme agli amici ha deciso di aiutare altre persone che erano in condizioni molto più difficili per sopravvivere. Ha deciso di affrontare il rischio dei bombardamenti della guerra per stare con bambini soli e anziani bisognosi di aiuto. Un tale tipo di esperienza ha fatto riscoprire la comunità in quanto modello di vita reale e ha permesso di realizzare e chiarire il carisma dell’unità. Comunque lo sviluppo di questo carisma dimostra che esso è un’attualizzazione concreta e pratica di una nuova visione delle strutture sociali, economiche, politiche, di educazione e dei rapporti religiosi, che consiglia, raccomanda, suggerisce, educa e promuove l’unità con altre persone. Nella mia laudatio ho usato il concetto di paradigma dell’unità per sottolineare l’attività sociale di Chiara Lubich e del Movimento dei Focolari nel costruire delle strutture psicosociali per l’unità in vari ambiti. Per esempio, nell’Economia di comunione, nella politica (Movimento Politico per l’Unità), nei mass media (giornalisti per l’unità – Net One ndr), nei rapporti ecumenici e interreligiosi (i centri per l’ecumenismo e per il dialogo interreligioso)». Il 3 e 4 giugno a Lublino, nell’Università oggi intitolata a Giovanni Paolo II, si svolge un congresso accademico dal titolo “Conflitto, dialogo e cultura dell’unità”. Quale il suo scopo? «L’Università Cattolica Giovanni Paolo II di Lublino nel giugno 1996 ha davvero trovato una via metodologica per esprimere la novità, l’originalità, il valore euristico e applicato del carisma dell’unità non solo nelle scienze sociali ma anche in altre discipline. Siamo veramente felici che il nostro messaggio sul valore metodologico del carisma dell’unità abbia trovato comprensione in così tanti centri accademici nel mondo che hanno conferito a Chiara Lubich delle lauree honoris causa. Il concetto del paradigma dell’unità è una grande ispirazione che inciterà le scienze sociali a costruire un proprio paradigma di ricerca con una forza e potenzialità mentale e metodologica da poter donare una nuova visione del mondo sociale. Pertanto il Congresso Conflicts, Dialogue and Culture of Unity analizzerà quanto la ricerca e la pratica ispirate dal paradigma dell’unità che è fondato sulla spiritualità dell’unità possono risolvere le questioni concettuali e applicate riguardanti la costruzione dell’integrazione sociale, economica e politica nell’Europa contemporanea e nel mondo». (altro…)
Giu 1, 2016 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«L’esperienza più importante vissuta in questi due giorni con il Gen Rosso è stata vedere realizzarsi il mio sogno: sentirmi forte, carica, senza bisogno di usare la violenza», è l’impressione di Veronica, una dei 200 ragazzi che hanno partecipato ai tre giorni di workshop organizzati dalla band internazionale, nel suo passaggio per Montevideo (Uruguay), in una tournée che include anche l’Argentina, Bolivia e Paraguay. Promotore dell’iniziativa la Fazenda da Esperança. «“Forti senza violenza” – spiegano gli artisti del Gen Rosso – è un progetto indirizzato a ragazzi e giovani per una formazione alla cultura della pace, della legalità; prevenzione al dilagante fenomeno della violenza nelle scuole in varie sue forme, della vendetta, del bullismo, del suicidio e del disagio giovanile, della dispersione scolastica». Già sperimentato con esito positivo in varie nazioni, questo progetto anche a Montevideo ha coinvolto circa 200 ragazzi e giovani di zone a rischio della capitale uruguaiana. Una di queste associazioni è il Centro Nueva Vida: «Ricordo quando siamo arrivati in questa zona periferica, nel marzo del 2001– racconta Luis Mayobre, presente dagli inizi e attuale direttore –; siamo stati ricevuti con il lancio di sassi da parte di ragazzi. Vedere i nostri giovani oggi sul palco in piena azione, insieme a tanti altri coetanei e lanciando un messaggio di non violenza, mi ha commosso». Infatti la grande novità del progetto artistico “Forti senza violenza” sta proprio nel coinvolgimento di ragazzi e giovani che, dopo i workshop di danza, musica, scenografia e preparazione insieme agli artisti, salgono insieme sulla scena e diventano tutti protagonisti.
«Impressionante! È stato coinvolgente – confida Inés, ancora presa dalla commozione –. Si sono realizzati due concerti, il 21 e 22 maggio, con la sala del Teatro Clara Jackson (1.200 posti) strapiena, una quantità molto significativa dalle nostre parti; e non si distinguevano i nostri ragazzi dagli artisti del Gen Rosso: erano pienamente integrati». Tutti questi centri che lavorano in questa zona a rischio, come il Centro Nueva Vida dei Focolari fanno crescere i giovani dando loro prospettive di un futuro positivo, lontano dalle droghe ed altri pericoli. Lo spettacolo “Streetlight”, ambientato nella Chicago degli anni ‘60, racconta la storia vera di Charles Moats, giovane afroamericano dei Focolari ucciso da una banda rivale a causa del suo impegno per la costruzione di un mondo più unito. Charles con la sua scelta della non-violenza segnerà il suo destino. Però la sua coerenza fino all’estremo farà scoprire agli amici orizzonti nuovi e impensati per la loro vita. «Dal mio punto di vista, forse il concerto più riuscito del Gen Rosso», sottolinea ancora Luis. «Frasi del tipo “se tu lo vuoi, lo puoi”, “tutto vince l’amore”, “se vuoi conquistare una città all’amore, raduna gli amici che la pensano come te …” – osserva un altro dei partecipanti – sembrava che cadessero come piccole gocce che irroravano i cuori dei presenti. Il tutto espresso con una tale forza che ti scuoteva. C’era grande empatia tra il palco ed il pubblico. Avevo invitato un’amica che, dopo un po’ piangeva commossa. Credo che Dio abbia bussato forte alle nostre porte». La stampa uruguaiana, di forte impronta laica, si è fatta eco dell’insolito evento. “200 giovani uruguaiani si preparano in intensi workshop per una presentazione musicale, insieme al gruppo internazionale Gen Rosso”, il titolo non privo di orgoglio di uno dei tanti giornali della capitale. «Felice di vedere mio figlio sul palco! – scrive la madre di uno dei ragazzi diventati artisti –. Ringrazio il Centro Nueva Vida che ha sempre puntato a dargli le opportunità per farlo crescere come persona». E Patty: «Quel “se lo vuoi, tu lo puoi” resterà segnato a fuoco in ciascuno di questi ragazzi e di tutti i presenti. Grazie! Ci avete caricato le pile e trasmesso un’energia contagiosa». https://www.youtube.com/watch?v=s5eR25VL53M&feature=youtu.be (altro…)