Feb 10, 2015 | Chiesa, Cultura, Sociale
Un patto educativo da ricostruire armonicamente: tra famiglia, scuola, istituzioni civili, cultura. È l’idea che sta alla base del progetto delle Scholas Occurrentes, [le scuole che vengono incontro, scuole vicine] nate in Argentina su iniziativa dell’allora arcivescovo di Buenos Aires J.M. Bergoglio e rilanciate oggi a livello internazionale. «Scholas vuole in qualche modo reintegrare lo sforzo di tutti per l’educazione, vuole rifare armonicamente il patto educativo, perché solo così, se tutti noi responsabili dell’educazione dei nostri ragazzi e giovani ci armonizzeremo, l’educazione potrà cambiare. Per questo Scholas cerca la cultura, lo sport, la scienza; per questo Scholas cerca i ponti, esce dal “piccolo” e va a cercarli più lontano. Oggi sta attuando in tutti i continenti questa interazione, questa conoscenza», ribadisce papa Francesco, a conclusione del 4° congresso mondiale che si è svolto in Vaticano dal 2 al 5 febbraio scorsi. Momento culmine di questi giorni, il collegamento in video conferenza con alcuni ragazzi diversamente abili che partecipano ai programmi di inclusione scolastica delle 400.000 scuole legate dal progetto. Tra loro Isabel di 13 anni, non vedente, che ama l’atletica e chiede al Papa di dire a chi è in difficoltà «di non arrendersi, perché con un po’ di sforzo si può arrivare dove si vuole». Sì, perché «in tutti voi c’è uno scrigno», ha detto Francesco nel video messaggio ai ragazzi, «e dentro c’è un tesoro. Il vostro lavoro è aprire lo scrigno, tirare fuori il tesoro, farlo crescere, darlo agli altri e ricevere il tesoro degli altri». Erano presenti in oltre 250, tra i maggiori esperti in materia di educazione e di responsabilità sociale, di credi e culture diverse, e delegazioni di organizzazioni sportive, così come rappresentanti del mondo dell’arte, dello spettacolo e della cultura, e di società di Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ITC) che, attraverso le tecnologie più avanzate, permettono di «costruire un’aula dove tutti abbiano posto», come ha dichiarato José María del Corral, direttore delle Scholas.
Riscoprire, quindi, il gioco come cammino educativo, educare alla bellezza, ritrovare l’armonia tra il “linguaggio della testa” e il “linguaggio del cuore” sono le piste di lavoro per l’educazione delineate dal Papa nel suo intervento. Miccia per gli attori in gioco, presenti al convegno di Scholas, che nei giorni precedenti avevano portato esperienze, ricerche e progetti educativi in cui l’apprendimento e la solidarietà si fondono in una linea pedagogica inclusiva: alunni con bisogni educativi speciali, dipendenze, povertà, cura dell’ambiente. A riguardo sono stati presentati, tra gli altri, alcuni progetti nati nell’ambito dei Focolari, come il progetto Udisha in India, la mobilitazione contro il gioco d’azzardo di Slot Mob in Italia, il progetto Living Peace in Egitto. Due mattinate sono state dedicate inoltre ad approfondire la pedagogia dell’Apprendimento e Servizio Solidale: essa, sviluppatasi negli Stati Uniti a partire dagli anni ’60, negli ultimi 20 anni è stata promossa da Maria Nieves Tapia dei Focolari, insieme a tanti altri delle più diverse reti ed organizzazioni. Col CLAYSS (Centro Latinoamericano di Apprendimento e Servizio Solidale, ) si cerca anche di metterla in dialogo con le ricerche su fraternità e prosocialità. Al convegno è stata presentata nei suoi principi teorici da Carina Rossa, di Educare all’Incontro e la Solidarietà (EIS) LUMSA e di Educazione e Unità (EDU); e la rete di Scholas si è impegnata ad implementarla. «A guadagnarci in tutto questo sono i ragazzi», ha concluso papa Francesco, sottolineando così l’importanza di questo lavoro che porta a costruire ponti tra giovani di ogni nazione e credo, educando alla pace e alla fraternità. Anzi, ha affermato ancora: «Non cambieremo il mondo, se non cambiamo l’educazione». Un vero e proprio «piano di salvataggio» in atto, come lo ha definito in altre occasioni, per arginare quella cultura dello scarto che non sta lasciando posto nella società per tutta una generazione di bambini e giovani. E continuare a credere che «la vita è un bel tesoro, ma che ha senso solamente se la doniamo». Info per aderire al progetto: www.scholasoccurrentes.org Discorso integrale del Papa (altro…)
Feb 4, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://www.youtube.com/watch?v=bMsJ52gIL_s Un’anticipazione sui temi del musical, dal sito della band internazionale. A partire dal tema difficile dell’integrazione. L’amore sa capire e sollevare I tuoi pesi soavemente Sente suo il tuo destino, Per te offre cuore e mente. (Da “L’arte universale” / Campus: The Musical ) Info prevendita www.genrosso.com www.loppiano.it (altro…)
Feb 2, 2015 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Il prof. Sergio Mattarella è dal 31 gennaio 2015 il nuovo Presidente della Repubblica italiana. Politico siciliano, di anima cristiana, la sua storia è legata alla lotta alla mafia e alle battaglie per la giustizia. Più volte ha detto di essere ispirato nelle sue scelte anche dal fratello Piersanti, presidente della Regione Sicilia, ucciso dalla mafia nel 1980. «Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. È sufficiente questo», sono state le sue prime parole. E a lui Maria Voce nel suo messaggio assicura «di poter contare sull’impegno del Movimento dei Focolari in Italia, che è proiettato ogni giorno, su tanti fronti, a dare il proprio contributo al bene del Paese». A nome dei Focolari gli rivolge «i più sentiti e calorosi auguri per l’alto compito a cui è stato chiamato, in una cruciale stagione della nostra comunità nazionale». La notizia dell’elezione di Sergio Mattarella è stata accolta «con grande gioia», «certi che le Sue riconosciute doti politiche, umane, culturali e spirituali Le permetteranno di essere vicino “alle difficoltà e alle speranze” di tutti i cittadini e di servire in modo straordinario il Paese». Il Movimento dei Focolari in Italia – dove è nato – è attivo in vari campi: dal cantiere legalità, al lavoro sull’emergenza educativa, dal fronte dell’immigrazione e del dialogo interreligioso a quello dei diversi ambiti della cultura. In campo politico la riflessione e l’azione si esprimono attraverso il Movimento Politico per l’Unità. Ed è «sulla scia di quel patto di fraternità per l’Italia» proposto da Chiara Lubich ai parlamentari italiani nel palazzo di San Macuto il 15 dicembre 2000, che Maria Voce conclude il suo messaggio al Presidente della Repubblica, assicurando l’impegno dei Focolari, insieme ai cordialissimi «auguri di buon lavoro!».
Feb 2, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Famiglie, Spiritualità
«La spiritualità di Chiara Lubich ci dice di aprirci alla comunione prima di tutto in famiglia e, costruita l’unità, aprirla ad altre famiglie. Nessuna famiglia è un’isola. Abbiamo bisogno di condividere beni spirituali e materiali, propositi, conoscenze, tempo, competenze, per costruire reti in grado di porsi a servizio del mondo, il quale aspetta di vedere testimoniato un amore che può sempre ricominciare». È con gioia che Anna e Alberto Friso commentano l’apertura della causa di beatificazione di Chiara Lubich, martedì scorso [27 gennaio] a Frascati. Hanno conosciuto personalmente la fondatrice del Movimento dei Focolari (e nel 1967 di “Famiglie nuove”, una delle prime realtà associative per la famiglia, di cui loro sono stati responsabili per 12 anni) quando erano ancora freschi di matrimonio: da Padova hanno raggiunto Rocca di Papa per partecipare a un congresso di famiglie con il loro primo figlio neonato. «Ci ha colpito il fatto che una consacrata avesse così tanto a cuore la famiglia e che il suo ideale potesse essere applicato anche alla nostra vocazione di sposi», ricordano. Non solo: «Chiara era una donna moderna, bella senza essere appariscente, elegante ma non affettata, con un parlare accattivante e armonioso – fanno notare i Friso –. Noi venivamo dalla provincia, due semplici impiegati, abbastanza imbranati. Con semplicità e convinzione ci ha detto che Gesù contava anche su di noi, come persone e come famiglia». La Lubich, infatti, era convinta che la spiritualità dell’unità fosse particolarmente adatta alla famiglia, perché, nel suo disegno originario, è una piccola comunità di persone unite dall’amore». Oggi Alberto e Anna si occupano della onlus “Azione per famiglie nuove“, impegnata nel Sud del mondo e nelle adozioni a distanza. Quando erano responsabili di “Famiglie nuove”, incontravano periodicamente la fondatrice: «Ascoltava difficoltà e progetti, ma soprattutto ci dava quel coraggio senza il quale sarebbe troppo complicato per due povere creature portare avanti un movimento di famiglie così numeroso e a dimensione mondiale. Lei ci orientava, ci confermava, sognava con noi. Ma più spesso esprimeva la sua fiducia in noi sposati». Membri del Pontificio Consiglio per la famiglia, i coniugi Friso erano invitati dalla Lubich all’attenzione verso i separati, i divorziati e i risposati, definiti da lei stessa «il volto di Gesù crocifisso e abbandonato». Il carisma di Chiara continua ad annunciare alla famiglia e alle famiglie del Movimento l’amore divino per ciascuno, «una convinzione che scaturisce non solo dalla Scrittura, ma per averlo provato personalmente, nel nostro vissuto. Un annuncio che risulta efficace anche per chi ormai non spera più o ha perso la fede, o pensa che la separazione sia ormai inevitabile. E se Dio ama me, se ha dato la vita per me, anch’io devo – posso! – rispondere a questo amore, amando il prossimo che mi sta accanto. E chi più prossimo del coniuge, dei figli, dei familiari?», si chiedono Alberto e Anna, argomentando: «Se con onestà ci mettiamo nel raggio di un amore che attinge all’Assoluto, tutto diventa possibile: accoglienza, servizio, ascolto, amore disinteressato, gratuità, perdono…». Fonte: La scuola di Chiara Lubich: nessuna famiglia è un’isola (altro…)
Feb 1, 2015 | Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Le due voci si intrecciano in un crescendo di sofferenza e di speranza, di commozione e di meraviglia. Fino a farci scoprire il segreto che li ha portati a ricomporre quell’unità che sembrava irrimediabilmente spezzata. Ad iniziare il racconto è Fili: «Con Nacho siamo sposati da 24 anni e abbiamo due figli. Io sono la sesta di undici fratelli. C’erano dei dolori nella mia famiglia, come il sapere che mio padre aveva un’altra moglie ed altri figli e questo mi faceva tanto soffrire». «Anch’io da piccolo – interviene Nacho – ho sofferto per l’assenza di mio padre e la poca attenzione di mia madre. A prendersi cura di me è stata la mia nonna materna. Con Fili ci siamo sposati innamorati, ma con un vuoto esistenziale molto grande nel quale ciascuno di noi si identificava con l’altro. Abbiamo unito le nostre solitudini, ma non ci conoscevamo interiormente e presto ci siamo accorti di non saper amare e neppure cos’è l’amore». «I nostri problemi sono cominciati fin dall’inizio del matrimonio – prosegue Fili –. Io ero molto gelosa e possessiva, al punto da far sì che Nacho cambiasse continuamente lavoro». «Un atteggiamento il suo – prosegue Nacho – che provocava in me rancore, ira e frustrazione e le discussioni fra noi non finivano mai. In questo ambiente così poco ospitale sono nati i nostri figli. Sia io che Fili avevamo un amore molto forte per loro, ma non essendoci amore fra noi due, pensavamo di sopperire con cose materiali, invece avremmo dovuto dare loro ascolto, tenerezza. Così sono passati 15 anni. Deluso da questa situazione, sono andato via di casa. L’avevo fatto altre volte, ma ogni tentativo di tornare e ricostruire il nostro rapporto falliva. Come fare, mi domandavo, quando una relazione è completamente spezzata?». Riprende Fili: «Infatti per me era impossibile ricostruirla, tant’è vero che ho accettato che tornasse, soltanto perchè vedevo la sofferenza dei figli che avevano bisogno di lui». «Un sabato sera – riprende Nacho – guardavo alla TV un programma di boxe. Non mi sembrava così interessante così ho cambiato canale. Sono capitato in un programma religioso e per curiosità sono rimasto a guardare. C’era una donna (dopo ho saputo che era Chiara Lubich) che parlava dell’Amore. Le sue parole hanno avuto un forte impatto su di me. Alla fine del suo discorso, hanno fatto scorrere alcune immagini della cittadella del Movimento dei Focolari in Messico, che si trovava vicina al nostro paese, ma che non conoscevo». «Così, all’indomani – incalza Fili – siamo andati a Messa a El Diamante (è questo il nome della cittadella) con tutta la famiglia. Ci ha colpito il modo in cui ci hanno ricevuto, era come se ci avessero conosciuti da sempre. Mancava soltanto una settimana alla Mariapoli, un convegno che si sarebbe svolto proprio lì, e abbiamo deciso di andarci. La proposta del primo giorno era la frase del Vangelo: “Perdona fino a settanta volte sette”. Mi sono chiesta: ma come è possibile perdonare sempre? La spiegazione l’ho avuta quando ci hanno parlato di Gesù nel suo abbandono: Egli non solo perdonò, ma diede la sua vita per noi. Mi sono accorta che di fronte ad un tale amore, i miei dolori erano molto piccoli. Non è stato facile ricominciare, ma la Parola “Perdona settanta volte sette” mi ha sempre aiutata a farlo». «Anche a me – confida Nacho – quella Mariapoli ha capovolto la vita. Ho imparato ad avere fiducia in quel Dio a cui tutto è possibile. Con Fili abbiamo imparato ad amarci nella diversità. Poco a poco ci siamo innamorati l’uno dell’altro. Abbiano scoperto una pienezza d’amore mai sperimentata, neanche quando eravamo fidanzati, perché ora ci amiamo nella libertà, in Dio». (altro…)
Gen 31, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Teresa Ganzon e il marito hanno acquistato le azioni di maggioranza del Bangko Kabayan nel 1989, quando la banca aveva una sola filiale, mentre ora si posiziona come una delle più grandi banche rurali nelle Filippine. I Ganzon hanno dovuto affrontare l’alto “rischio aziendale” tipico di un Paese in via di sviluppo in un modo inusuale, perché fanno parte dell’Economia di Comunione: una rete internazionale di oltre 800 imprese impegnate a mettere in pratica la Dottrina Sociale della Chiesa. In una conferenza stampa durante il suo recente viaggio nelle Filippine, il Papa ha condannato la corruzione, parlando perfino di dare un calcio “dove non batte il sole”ai funzionari corrotti. La signora Ganzon ha parlato con il Risk & Compliance Journal su come il Bangko Kabayan sia cresciuto pur rimanendo fedele a questa dottrina, in una delle nazioni più corrotte del mondo. Quali sono i principali punti di frizione per un’impresa condotta secondo i principi della Dottrina Sociale cattolica nelle Filippine? «Il rispetto alle leggi è il primo punto di cui parliamo. Per esempio, la gente giustifica l’evasione dicendo che abbiamo politici corrotti che rubano, oppure che non si vedono benefici proporzionati per i cittadini, e quindi perché si dovrebbe sostenere il Governo con le proprie tasse? Pagare le tasse da noi è un segno di contraddizione, specialmente tra le piccole e medie imprese. Concussione e corruzione sono crescenti e purtroppo sono diventate prassi in alcuni uffici pubblici; così per un imprenditore sembra che l’unico modo per far sopravvivere la propria impresa sia fare come tutti e semplicemente considerare la tangente tra i “costi normali”». Questo contraddice la Dottrina Sociale e Papa Francesco. Come affrontate la corruzione congenita? «Un’azienda di Economia di Comunione sostiene l’adesione a standard etici ed è cosciente di avere una vocazione a cambiare il modo in cui le cose vengono fatte, per essere più in linea con i valori cristiani. Per esempio, alcuni anni fa, eravamo pronti per offrire un certo tipo di prestito che, eravamo sicuri, avrebbe avuto una grande domanda, buoni margini di guadagno, facile riscossione ecc… Ma quando ci siamo trovati davanti ad un burocrate del Governo la cui firma e collaborazione erano indispensabili per il processo di riscossione, e lui ci ha chiesto una percentuale sugli interessi che avremmo riscosso, abbiamo dovuto pensare ad un altro tipo di prestito. Inoltre, nelle Filippine, il pagamento delle tasse per le imprese grandi e piccole è sempre stato quasi inesistente. Abbiamo ricevuto un premio che ci certifica come una delle prime 5 aziende contribuenti, in una regione dove ci sono alcune industrie manifatturiere molto più grandi della nostra banca». Quindi avete rinunciato ad una opportunità di affair piuttosto che cedere alla corruzione? «Sì, ma allora abbiamo scoperto la microfinanza. Ci si orienta ai bisogni finanziari di un segmento della società considerato “fuori dal giro delle banche” e degli istituti di credito. Abbiamo sviluppato così un programma di microcredito e scoperto un segmento ancora più largo da servire, sebbene non così facile come il precedente. Spesso abbiamo dovuto rinunciare ad un’idea originale o ad un servizio che ci avrebbe dato buoni risultati solo perché qualcosa nel processo (come una “insignificante mazzetta”) sarebbe stata necessaria perché il prestito garantito fosse registrato. Ma così abbiamo avuto idee più originali su altri servizi in cui non è necessario corrompere qualcuno, finendo col servire un settore che altrimenti sarebbe rimasto scoperto. E questo solo perché abbiamo cercato a fondo altre alternative». Le critiche del Papa sulla finanza speculativa come hanno toccato la vostra impresa? «Lui parla di avere maggiore empatia per le persone più bisognose della società, e per noi, nell’area del microcredito, ci aiuta ad avere maggiore determinazione. È un campo di affari molto difficile, perché comporta molto lavoro sul campo e di solito i giovani, quando fanno domanda di lavoro in una banca, immaginano di venire a lavorare in un ambiente molto comodo, in una filiale con l’aria condizionata. Dopo alcuni mesi, decidono che non vogliono fare un lavoro così impegnativo. Così per noi, trovare le persone giuste che rimangano e amino il loro lavoro, proprio per l’empatia con i poveri, è una grande sfida. Non raggiungiamo gli standard di efficienza così facilmente ma, se si vuole rimanere nel mercato, non possiamo fare a meno di cercare almeno gli standard di una buona prestazione. Ma il messaggio del Papa è molto chiaro: il vero affare a cui non possiamo rinunciare è il servizio vitale per i poveri». Fonte: Wall Street Journal, dal blog di Gregory Millman Traduzione nostra (altro…)