Dedicato a Chiara

In un periodo in cui fine vita, testamento biologico, diritto alla morte sono parole ricorrenti nell’agenda dei politici di varie nazioni, “Vivere” la morte è stato proprio l’argomento del seminario promosso dall’Associazione Medicina Dialogo Comunione (MDC), che si è svolto lo scorso 14 giugno a Palazzo San Macuto, a Roma. Fin dal titolo, il seminario si proponeva di sottolineare che anche quando la malattia è inguaribile, la persona malata è sempre curabile, perchè la vita è tale fino all’ultimo istante. Oltre un centinaio gli specialisti in ambito medico e bioetico intervenuti all’appuntamento. Il dibattito, sul tema dell’assistenza nelle fasi terminali della vita, moderato dalla dr.ssa Francesca Giordano, (Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma), è stato aperto dal prof. Roberto Bernabei, direttore del Dipartimento di Scienze Geriatriche del Policlinico Universitario A.Gemelli e membro del Consiglio Superiore di Sanità. «La morte fa parte della vita e la società oggi si deve riappropriare del significato profondo del morire. Anche i medici sono “programmati” per guarire, non per accompagnare il paziente alla morte, che viene spesso vissuta come una sconfitta, se non come un fallimento professionale».
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Servizio fotografico: T. Arzuffi «La politica è fatta per il popolo e non il popolo per la politica. Essa è un mezzo, non è un fine. Prima la morale, prima l’uomo, prima la collettività, poi il partito, poi le tavole del programma, poi le teorie di governo». Esordisce con questa citazione di Giordani, Gianfranco Fini, presidente della Camera del Parlamento italiano, aprendo l’incontro dedicato al deputato popolare, che ha ben conosciuto i tempi difficili delle persecuzioni fasciste, le atrocità della guerra, l’incertezza della ricostruzione.
Siamo nella Sala della Lupa, il 14 giugno 2011, affollata da 200 persone. Davanti a questo pubblico Fini ha poi individuato tre capisaldi nell’agire di Giordani: dignità dell’uomo, libertà, lavoro. Battaglie da lui condotte talvolta in anticipo sui tempi e a rischio incomprensioni come per la legge sull’obiezione di coscienza. Il presidente della camera ricorda anche una sua battaglia personale andata a vuoto: la richiesta al Parlamento europeo di non disconoscere il ruolo del cristianesimo nelle radici dell’Europa. La sconfitta politica, le incomprensioni hanno un gusto amaro, certo, ma Giordani, in momenti critici della storia parlamentare pur tra urla e contrasti ideologi fortissimi riesce a far primeggiare ragionevolezza, umanesimo, spirito cristiano che convince anche i marxisti. Lo ricorda in vari passaggi, Alberto Lo Presti, direttore del Centro Giordani che ne tratteggia la figura, lasciandogli in più momenti la parola attraverso filmati di suoi interventi. Da Montecitorio al mondo era il titolo scelto per il momento commemorativo ad indicare l’universalità del messaggio di Giordani, ma al contempo la particolarità di un incontro che svoltosi proprio a Montecitorio, capovolse letteralmente la sua vita, rendendolo irriconoscibile agli stessi compagni di partito.
I particolari di questo incontro con Chiara Lubich fondatrice del Movimento dei focolari, che trasmise a Giordani la passione per l’unità e per un vangelo che entra nella storia e può risolvere anche per le problematiche sociali più complesse, li racconta Maria Voce, attuale presidente del movimento. «(Chiara) avvicinava Dio: lo faceva sentire Padre, fratello, amico, presente all’umanità» cita Maria Voce che esplicita la visione politica di Chiara Lubich, centrata sul principio di fraternità che «consente di comprendere e far proprio il punto di vista dell’altro così che nessun interesse e nessuna esigenza rimangano estranei».«Ci vuole un patto di fraternità per l’Italia – è l’auspicio della presidente dei Focolari, perché il bene del Paese ha bisogno dell’opera di tutti». L’eredità della Lubich e di Giordani, raccolte dall’Mppu (Movimento politico per l’unità), propone a parlamentari e politici, amministratori e funzionari, studiosi in tutto il mondo,di declinare il principio di fraternità, all’interno dell’agire politico. Come si applica praticamente lo spiegano appunto due parlamentari italiani, di opposte parti politiche che hanno accolto questa sfida. Giacomo Santini, senatore del Popolo delle libertà, ammette la difficoltà nel «considerare fratello chi dall’altra parte dell’emiciclo ti ha insultato pochi minuti prima, come provocatoriamente la Lubich invita a fare» eppure è possibile e Giordani lo ha dimostrato restando nella trincea politica, nelle contrapposizioni ideologiche, ma nel rispetto della diversità. Letizia De Torre, deputato del Partito democratico ricorda un Giordani «sicuro delle proprie convinzioni, ma non arroccato, capace di vedere il positivo, capace di dialogo». Ora raccogliere la sua eredità significa per la De Torre «ricostruire una democrazia della comunità e non del 50 per cento più uno, una democrazia della reciprocità nel Parlamento e nel Paese».
La parola passa poi agli studenti delle scuole di partecipazione animate in tutto il mondo dal movimento politico, che aprono gli orizzonti della speranza e del rinnovamento, partendo magari da situazioni di crisi estrema come ad esempio in Argentina. Carlos, in Italia per conseguire una specializzazione in diritto del lavoro racconta che durante la crisi del 2000, quando il suo paese era sul lastrico, la scelta di investire in formazione politica poteva sembrare utopica e non certamente risolutiva dei drammi quotidiani: oggi ha fruttato 200 amministratori locali che nell’ottica della fraternità provano a dare risposta ai problemi del Paese, mentre le scuole si sono moltiplicate fino alla Terra del fuoco.
Anche in Brasile, la denuncia delle diseguaglianze sociali e dell’opprimente povertà non è stata ritenuta sufficiente da Daniel, giornalista che sta frequentando un master di Scienza politica all’Università Sophia di Loppiano. Ritornare alla logica del servizio, di una coscienza formata al bene comune, di un chinarsi fino in fondo sui problemi del proprio paese sono state le linee guida della sua scelta di impegno mutuate proprio dall’esperienza del movimento politico e dal pensiero di Giordani, che dalla piccola aula di Montecitorio, in modo magari da lui stesso mai immaginato, è ora un maestro di vita e di impegno in tutto il mondo. (altro…)
A conclusione del suo intervento durante il convegno promosso dal centro dei Focolari per il dialogo con persone di convinzioni non religiose nell’aprile 2011, così racconta Lancerotto: «Mio nonno insieme ad un suo figlioletto stava partecipando ad uno sciopero di braccianti agricoli nella campagne della bassa veneta, nell’Italia del nord, all’inizio degli anni venti, quando, sotto una grande quercia ancora esistente, veniva ucciso con una fucilata da un agguerrito proprietario terriero. Mia nonna Maria, detta “la riccia”, si trovò da sola ad accudire sette bambini in condizioni di estrema povertà, vivendo un lunghissimo periodo di dolore e di grandi sacrifici senza tuttavia trasmettere ai figli alcun sentimento di rivalsa. Un suo figlio, mio zio, di nome Libero, alla fine della seconda guerra mondiale, mosso da spirito di vendetta covato in tutti quegli anni di sofferenza, cercò e trovò l’assassino, ma ne ebbe pietà vedendolo povero e con la famiglia allo sbando. Se ne andò risparmiandogli la vita.
Silvano Lancerotto
9 giugno 2011 – «Scriviamo queste note mentre siamo sul volo di ritorno da Strasburgo. Appena qualche ora fa, eravamo nella sala ‘Low N 3.4’ del Parlamento europeo, dove si svolgeva un Seminario dal titolo “Europa e dialogo. Un valore politico per un mondo globalizzato”, promosso dal Movimento politico per l’unità (Mppu). 32 i partecipanti, fra i quali sette euro-parlamentari di tre diversi partiti (PPE, S&D, Verdi) – cinque italiani, un tedesco, una austriaca – accanto a tre rappresentanti di Ong presso il Consiglio d’Europa e ad alcuni assistenti parlamentari. L’incontro ha avuto il suo significato: tenendo conto del tipico “nomadismo” dei parlamentari europei, quanti ci hanno raggiunto in quella piccola sala (appena 40 posti), l’hanno fatto davvero con convinzione, ed altri deputati di varie nazioni hanno voluto ugualmente farsi presenti, via email o per sms, rammaricandosi di non poter partecipare per concomitanti altri impegni: e questo ci dice la loro ricerca e la loro stima della politica di comunione ispirata dal carisma di Chiara Lubich. Ora ci appare possibile avviare una piccola rete di parlamentari anche a livello europeo, che si affianca a quella dei deputati di vari parlamenti nazionali, in particolare nella prospettiva del progetto di ‘Insieme per l’Europa’. Ogni parte del programma è stata importante per offrire il senso del dialogo fra diverse identità, sostenuto dalla categoria della fraternità, che è il dono del Mppu alla politica.
Paolo Giusta (funzionario UE a Bruxelles) ha moderato l’incontro, introducendolo e presentando le linee guida del Mppu, di cui, successivamente, Marco Fatuzzo ha comunicato alcune concrete attuazioni, soffermandosi in particolare sui “laboratori di fraternità” avviati da tempo nei parlamenti nazionali in Italia, in Brasile, in Corea del Sud. La relazione principale ha visto il contributo di Jesús Morán – responsabile delle attività culturali del Movimento dei focolari – su alcuni aspetti antropologici e culturali del dialogo. Altro dono di valore la presenza di Gérard Testard e di Severin Schmidt – del Comitato di orientamento di ‘Insieme per l’Europa’ -, che hanno presentato il cammino di “IpE” e l’appuntamento di Bruxelles, tracciando il filo di questa straordinaria esperienza, le cui tappe fondamentali sono state gli eventi di Stoccarda 2004 e Stoccarda 2007. La deputata italiana Silvia Costa (S&D) affermava in conclusione: “…siamo molto interessati a questo dialogo e sono certa che anche quanti sono ‘non credenti’ si sentano interpellati dal Progetto che ci è stato presentato”. La deputata austriaca Ulrike Lunacek, del partito dei Verdi, a sua volta, diceva di avere già avuto occasione di conoscere il progetto di ‘Insieme per l’Europa’ nella sua nazione e che si considerava già invitata alla Giornata del 12 maggio 2012 a Bruxelles. Torneremo al Parlamento di Strasburgo, puntando unicamente all’unità come traguardo possibile, perché le istituzioni politiche in Europa si aprano sempre di più alla forza dei “carismi”, certi che questo incontro sarà uno di quei motori della fraternità universale per cui Chiara Lubich ha speso la vita. Davvero, come lei era solita dire, “se un piccolo gruppo di persone saranno uno, il mondo sarà uno!”». Marco Fatuzzo – Presidente internazionale Movimento politico per l’unità (altro…)
“Igino Giordani was a giant among 20th century Italian religious and civic writers, with over 100 books and some 4000 published articles. The eminent Dominican theologian, Garrigou-Lagrange OP, acclaimed Giordani as “a master among Italian writers”. Important as his theological writings are, even more important is the story of Giordani’s personal journey to God. Giordani’s true genius is that he imbibed the words of Scripture and the reflections of the patristic writers, treasured their words in his heart, and endeavoured to live them heroically in the ordinary occurrences of daily life: as a soldier on the front line; as a journalist in Fascist Italy; as a parliamentarian; as a husband and father; and in his work with the Focolare Movement building unity especially in ecumenical and inter-religious dialogue. Giordani witnessed to the fact that, by loving in each present moment, any lay person can transform their day into a liturgy and their human existence into a divine activity. I see Christ in my neighbour; I unite myself with him in the name of Christ, and Christ sits in our midst.” With the process of Giordani’s beatification underway it is most timely that this biography is made available in English. A valuable addition to this translation are expanded footnotes which give the historical context to persons or events which, whilst well known in continental Europe, are largely unknown in the Anglo-Celtic world. The author of the book, Tommaso Sorgi, is the foremost expert on the thought and life of Igino Giordani having published, aside from a number of essays and articles about him, the biography “Giordani, Segno di Tempi Nuovi” (1994) and “Un’anima di Fuoco” (2003) of which this volume is its English translation.”
— Keith Linard, MTheol (JPII Inst, Melbourne)
Paperback: 144 pages Language: English (translation by Margaret Linard) Publisher: Focolare Movement ISBN-13: 978-0975025215 Copies available from the Focolare Movement’s Igino Giordani Centre Email: info@iginogiordani.info