Il 30 settembre 2024 il Focolare Meeting Point ha ospitato la delegazione coreana della Lee Tae Seok Foudation, insieme al regista Soo-Hwan Goo che ha presentato ai partecipanti il documentario intitolato “Resurrection”. “Resurrezione” racconta la storia di John Lee Tae Seok, noto anche come “Fr. Jolly” (don Allegro), salesiano coreano che ha dedicato la sua vita alla cura dei più poveri e sofferenti, specialmente in Sud Sudan, e la storia di una settantina dei suoi studenti a un decennio dopo la sua morte. Nonostante la sua vita purtroppo breve, Fr. John Lee, ha lasciato un segno indelebile nel cuore delle persone che ha incontrato, grazie al suo impegno come medico, educatore e uomo di fede. La sua eredità continua a ispirare migliaia di persone in tutto il mondo.
Vivere la Chiesa nella sua dimensione comunitaria attraverso il metodo sinodale. Questo uno dei messaggi scaturiti dal Convegno ecclesiale organizzato dal Movimento dei Focolari di Italia e Albania che si è tenuto a inizio novembre presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo in Italia. Un evento che ha visto la partecipazione di un migliaio di persone, di diverse età e vocazioni, che aderiscono alla spiritualità dei Focolari, ma anche referenti di altre associazioni.
Cristiana Formosa e Gabriele Bardo, responsabili dei Focolari in Italia e Albania hanno messo in luce il percorso compiuto finora insieme ad altre realtà della Chiesa italiana. È nato tutto da “un profondo dialogo cresciuto nel tempo, tra sacerdoti e laici; un lavorare insieme, persone di tutte le diramazioni dell’Opera di Maria (ovvero Mov. dei Focolari); una valorizzazione crescente di tutti quelli che a vario titolo operano nella chiesa locale e negli organismi diocesani e nazionali. […] Sentiamo che in questi ultimi anni è molto cresciuta questa sensibilità all’interno del Movimento e sia a livello nazionale che locale si collabora molto di più con altri Movimenti e Associazioni ecclesiali”.
Nella prima giornata, il prof. Vincenzo Di Pilato, docente di Teologia fondamentale e coordinatore Accademico del Centro Evangelii Gaudium ha messo in rilievo (testo) la figura di Maria come Madre di Dio e Madre dell’umanità, evidenziando la radice trinitaria dell’incarnazione e la dimensione sociale di Maria.
A seguire il Card. Giuseppe Petrocchi ha approfondito la realtà dell’essere Chiesa oggi, sottolineando come occorre avere una bussola valoriale per capire come muoversi, quale chiesa essere e come essere chiesa. Bisogna studiare e amare il contesto socioculturale del territorio in cui si agisce e guardare i segni dei tempi: cosa il Signore ci chiede oggi.
Spazio quindi a varie esperienze su progetti educativi rivolti alle persone emarginate, sulle nuove generazioni, la fraternità universale, l’opzione dei “poveri” per una sinodalità inclusiva.
La seconda giornata si è arricchita con la presenza della Dott.ssa Linda Ghisoni, Sottosegretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia, Vita, la quale ha portato il saluto e l’incoraggiamento del Prefetto del Dicastero il Card. Kevin Joseph Farrell. La dott.ssa Ghisoni ha donato una riflessione meditativa dal titolo “Dimensione mariana: una Chiesa dal volto sinodale”. Ripercorrendo la vita di Maria ha affermato che anche noi dobbiamo “fidarci di Dio che è fedele. A noi, lontano da ogni trionfalismo, stare in piedi davanti alle situazioni più dure della nostra società, della nostra famiglia, del nostro movimento. A noi non vergognarci se sembriamo appartenenti ad un gruppo di falliti, se abbiamo tra noi dei pusillanimi, e accogliere la chiamata ad una sempre nuova generatività, annunciando con la vicinanza, la cura, l’ascolto, con intelligenza, attenzione e dialogo, che Dio è fedele, è vicino, è misericordioso”.
E ha ricordato le parole che il Cardinale Farrell ha indirizzato al Movimento dei Focolari nell’80° della sua nascita: “L’ideale che Chiara (Lubich) vi ha trasmesso rimane sempre attuale, anche nel mondo secolarizzato di oggi, così diverso da quello degli inizi dell’Opera. Il vostro carisma contiene in sé una grande carica vitale, ma come dice spesso il Santo Padre: ‘non è un pezzo da museo… bisogna che entri in contatto con la realtà, con le persone, con le loro inquietudini e i loro problemi. E così, in questo incontro fecondo con la realtà, il carisma cresce, si rinnova e anche la realtà si trasforma, si trasfigura attraverso la forza spirituale che tale carisma porta con sé’”.
Con Marina Castellitto e Carlo Fusco si è approfondito il tema sull’universale vocazione alla santità, attraverso le figure di alcuni membri dei Focolari per i quali è stata avviata la causa di beatificazione.
A seguire l’esperienza della Settimana Sociale dei cattolici italiani tenutasi a Trento nel mese di luglio 2024. “Quei giorni sono stati un’esperienza di ascolto e approfondimento del qui ed ora del nostro tempo: interrogarci sul nostro essere comunità di credenti nella più vasta comunità ecclesiale e quindi politica come storia e trama di relazioni umane” ha affermatoArgia Albanese presidente del Movimento politico per l’unità (Mppu) Italia.
La giornata è proseguita con l’esperienza della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali (CNAL) alla presenza della segretaria dott.ssa Maddalena Pievaioli. La Consulta è il luogo nel quale esse vivono in forma unitaria il rapporto con l’Episcopato Italiano offrendo la ricchezza delle loro associazioni e accogliendone fattivamente i programmi e le indicazioni pastorali. L’augurio è che si possa sempre più diffondere questa realtà all’interno delle Associazioni.
A chiudere la condivisione di alcune buone pratiche come il Centro Evangelii Gaudium, le esperienze del Movimento Diocesano di Pesaro e Fermo e approfondimenti sul dialogo ecumenico e su quello interreligioso, sul dialogo con persone di convinzioni non religiose e su quello con il mondo della cultura.
L’ultimo giorno ha visto la partecipazione di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari. Margaret ha raccontato la sua recente esperienza al Sinodo in quanto convocata tra nove personalità in qualità di invitati speciali. “Il Sinodo, con i suoi 368 partecipanti, tra vescovi e laici, di cui 16 delegati fraterni di altre Chiese cristiane, ci ha offerto un esempio perfetto della dimensione universale di questa speranza – ha affermato Margaret –. Venivamo da 129 nazioni e ciascuno di noi era portatore della propria realtà: di pace, di guerra, di povertà, di benessere, di migrazione, di gioie e dolori di ogni genere. Per questo direi che il primo messaggio forse il più importante, è la dimensione profondamente missionaria del Sinodo. […] E la prima lezione che abbiamo imparato è: camminare insieme, testimoniare insieme, abbiamo bisogno gli uni degli altri. La seconda lezione è stata la pratica spirituale del discernimento che richiede: libertà interiore, umiltà, fiducia reciproca, apertura alla novità”. (…) La nostra responsabilità è “quella di farsi portatori di sinodalità in ogni ambito: quello ecclesiale in primis, basti pensare a quanti tra noi, e qui sarete moltissimi! sono impegnati nella propria Chiesa locale. Ma, noi membri dell’Opera di Maria, non possiamo limitarci solo a questo ambito, siamo un Movimento laico e questa laicità è essenziale, viene dal Carisma e non possiamo perderla. Il Sinodo ha sottolineato in moltissime occasioni che dobbiamo ‘allargare la nostra tenda’ per includere proprio tutti, specialmente quelli che si sentono fuori”.
Jesús Morán ha tenuto una meditazione-riflessione sull’essere oggi Chiesa di speranza. “La speranza – ha affermato – ci fa superare la paura. La speranza va unita alla fede e all’amore, le tre sorelle della vita teologale. La speranza è una virtù comunitaria, ci libera dall’isolamento dell’angoscia e ci lancia verso il “noi”; un “noi” che diviene amore concreto al fratello”.
“Dare un’anima all’Europa”. Questo in sintesi l’obiettivo di Insieme per l’Europa, la rete cristiana che oggi raggruppa più di 300 Movimenti, Organizzazioni e Comunità cristiane dell’Europa occidentale e orientale. Un segno di speranza soprattutto in tempi di conflitti e crisi.
Il 31 ottobre scorso Insieme per l’Europa(IpE) ha celebrato il suo 25° anniversario dalla nascita. Lo stesso giorno del 1999 ad Ausburg in Germania, ci fu l’evento capostipite con la firma congiunta cattolico-luterana della Dichiarazione sulla giustificazione che sanava una profonda spaccatura tra le due Chiese da oltre 500 anni. Negli anni a seguire si è costruito un dialogo sempre più profondo, basato sul perdono reciproco sino ad arrivare all’evento storico del patto di amore scambievole (dicembre 2001) nella chiesa luterana di Monaco gremita da oltre 600 persone.
Tra i primi promotori della rete IpE ci sono Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, altri fondatori di movimenti e comunità cattoliche italiane ed evangelico-luterane tedesche, decisi fin da subito a camminare insieme.
Quest’anno, dal 31 ottobre al 2 novembre più di 200 rappresentanti della rete IpE si sono riuniti a Graz-Seckau in Austria, per l’evento annuale dal titolo “Chiamati alla speranza”, in rappresentanza di 52 Movimenti, Comunità e Organizzazioni provenienti da 19 Paesi europei. Presenti cristiani ortodossi, cattolici, protestanti, riformati e membri delle Chiese libere, leader spirituali e laici, autorità civili e politiche.
Tra loro il Vescovo Wilhelm Krautwaschl della Diocesi ospitante, il Vescovo Joszef Pàl della Diocesi Timisoara (Romania), il Copresidente del Movimento dei Focolari Jesús Morán, Reinhardt Schink, responsabile dell’Alleanza Evangelica in Germania, Markus Marosch della Tavola Rotonda (Austria), Márk Aurél Erszegi del Ministero degli Esteri ungherese, il già Primo ministro della Slovenia Alojz Peterle e il già Primo ministro della Slovacchia Eduard Heger. Ha partecipato al convegno anche una delegazione dell’Interparliamentary Assembly on Orthodoxie con il Segretario generale Maximos Charakopoulos (Grecia) e l’Advisor Kostantinos Mygdalis.
Gerhard Pross (CVJM Esslingen), moderatore di Ipe e testimone dell’inizio, in occasione del 25°anniversario ha evidenziato nel suo discorso di apertura i tanti momenti di grazia vissuti in questi anni. Anche il vescovo Christian Krause, che nel 1999 era presidente della Federazione luterana mondiale e fu cofirmatario della “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione”, attraverso un messaggio ha sottolineato l’importanza di questo percorso insieme.
“Vista l’attuale situazione in Europa, sono arrivato qui scoraggiato e depresso – afferma uno dei presenti -. Ma questi giorni mi riempiono di nuovo coraggio e speranza”. Gli fa eco una signora ucraina: “Essere ambasciatori di riconciliazione, questo mi porto dall’incontro di Insieme per l’Europa. Vivo in un Paese in guerra, dove ancora non si può parlare di riconciliazione. Ma sento che si può essere ambasciatori, perché un ambasciatore è per definizione un diplomatico, non impone, porge e prepara… Questa è la missione che sento di dover portare lì dove vivo. E proverò a farlo cercando di essere, come ha detto Jesús Morán: “artigiano di una nuova cultura”.
Nel suo intervento,Jesús Morán aveva infatti affermato: “Le cose non cambiano da un giorno all’altro, sono importanti gli artigiani, gli agricoltori di una nuova cultura, che con pazienza lavorano e seminano, sperano. (…) L’insieme di cui stiamo parlando non è un insieme nel senso di un’unione. A differenza dell’unione, l’unità considera i partecipanti come persone. Il suo obiettivo è la comunità…. L’unità trasforma le persone coinvolte, perché le raggiunge nella loro essenza senza attaccare la loro individualità. L’unità è più di un impegno comune: è essere uniti, uno nell’impegno. Mentre nell’unione la diversità è fonte di conflitto, nell’unità è pegno di ricchezza. L’unità, in definitiva, si riferisce a qualcosa che sta al di là dei partecipanti, che li trascende e che quindi non è fatto, ma ricevuto come un dono”.
Durante l’incontro i partecipanti hanno solennemente rinnovato il Patto dell’amore reciproco, base dell’impegno comune, pregando in quattro lingue: “Gesù vogliamo amarci come tu ci hai amato”.
L’evento si è concluso con l’idea di poter svolgere un grande evento nel 2027 con lo scopo di inviare un potente segnale di unità e speranza all’Europa.
“Sono sicura che il lavoro, la vita, l’amore e la sofferenza porteranno il positivo in Europa – scrive una signora dall’Olanda a conclusione della manifestazione -. È molto importante essere ambasciatori di riconciliazione. (…) Gli artigiani sono importanti e gettano un seme della speranza””.
“Ikuméni ha trasformato il modo in cui noi giovani ci relazioniamo gli uni con gli altri, il modo in cui ci guardiamo, il modo in cui possiamo avere unità nella diversità”, dice dal palco del Genfest 2024 ad Aparecida, Edy, peruviano, cattolico, accompagnato di altri 13 giovani di varie Chiese cristiane e Paesi latinoamericani.
Ma cos’è Ikuméni? È un percorso di formazione di quattro mesi in uno stile di leadership basato sull’arte dell’ospitalità, della cooperazione e delle buone pratiche. “Un momento saliente è stato il nostro incontro conclusivo in presenza”, continua Edy. Subito interviene Pablo, salvadoregno, luterano: “Qualcosa che ci ha segnato è imparare a generare insieme iniziative di cooperazione che chiamiamo buone pratiche ecumeniche e interreligiose, lavorando insieme con persone di varie Chiese e di religioni diverse, disposte a servire nelle sfide che affrontiamo oggi nelle nostre città e nelle zone rurali”.
In effetti, Ikuméni offre ai giovani diversi percorsi per la realizzazione delle buone pratiche: è così che sono nate iniziative di cooperazione per la costruzione della pace, la risoluzione dei conflitti, l’ecologia integrale e lo sviluppo sostenibile, le questioni umanitarie e la resilienza, lavorando insieme non solo con persone di varie Chiese, ma anche con la società civile per prendersi cura insieme.
“Nel mio caso abbiamo avviato un’iniziativa per la costruzione della pace nella facoltà di scienze sociali dell’università in cui studio”, racconta Laura Camila, colombiana, che vive a Buenos Aires ed è membro di una comunità ecclesiale pentecostale. E ribadisce, “abbiamo bisogno di lavorare insieme per la pace, ne abbiamo davvero bisogno. Così, in collaborazione con varie Chiese, sono nate iniziative per rafforzare la resilienza creando reti ecumeniche e interreligiose e laboratori per il dialogo e la formazione alla risoluzione dei conflitti”.
L’Itinerario formativo Ikuméni è un programma di borse di studio e quindi non ha alcun costo per i partecipanti che vengono selezionati per partecipare al percorso. Richiede l’impegno di 4 ore settimanali e la partecipazione all’incontro regionale in presenza di Ikuméni. Possono partecipare giovani tra 18 e 35 anni che abbiano concluso l’istruzione secondaria. E’ organizzato da CREAS (Centro Regional Ecuménico de Asesoría y Servicio) con la collaborazione di diverse organizzazioni.
Sono attive le iscrizioni per il laboratorio del 2025. Trovate tutte le informazioni su: https://ikumeni.org/
Vi invitiamo a vedere il nostro servizio girato pochi mesi fa a Buenos Aires in occasione dell’incontro dell’équipe di lavoro.
Il 16 ottobre 2024 presso la sede Parlamento Europeo a Bruxelles (Belgio) si è tenuta la conferenza finale del progetto DialogUE, un’iniziativa volta a promuovere il dialogo interculturale e interreligioso in Europa. L’evento è stato ospitato dall’eurodeputata Catarina Martins (GUE-NGL) e ha visto la partecipazione di 50 rappresentanti dei partner del progetto, istituzioni europee, leader religiosi e membri della società civile.
Focus dell’evento è stata la presentazione delle raccomandazioni per l’Unione Europea del progetto DialogUE – “Diverse Identità Alleate, Aperte, per Generare un’Europa Unita” su temi cruciali per l’attuale situazione europea e mondiale, riassunti nella brochure “DialogUE Kit”.
“Si vede a occhio nudo che qualcosa succede quando parlano persone di pace”, ha detto l’eurodeputata Catarina Martins della Sinistra Europea, che ha aperto l’incontro in una sala del parlamento europeo. “E questo è proprio un momento di questo tipo. Il dialogo è uno strumento potente di pace”.
Il progetto nasce dall’impegno pluridecennale di New Humanity, espressione del Movimento dei Focolari, che ha promosso in modo significativo le buone pratiche di dialogo interreligioso e interculturale. L’approccio favorisce il rispetto reciproco e la fiducia, elementi essenziali per un dialogo proficuo e per sforzi collaborativi.
Francisco Canzani, consigliere generale per l’area di Cultura e Studio del Movimento dei Focolari ha sottolineato nel suo intervento che il dialogo è costruito da tre elementi: atteggiamenti, strumenti, metodo. Su quest’ultimo, il metodo del consenso differenziato e del dissenso qualificato, nato all’interno della piattaforma tra cristiani e marxisti DIALOP, è oggi fonte di ispirazione e pratica per altri gruppi di dialogo.
Nel 2023 e 2024, il progetto ha coinvolto 4 gruppi di dialogo in 3 aree principali: Comunicazione, Ecologia e Politiche Sociali. I gruppi di dialogo sono stati:
Tra cittadini cristiani attraverso la piattaforma Together4Europe
Tra cristiani e musulmani attraverso il Centro per il Dialogo Interreligioso del Movimento dei Focolari
Tra cristiani e persone che non si riconoscono in un credo religioso, attraverso la piattaforma DIALOP per un dialogo trasversale
Tra cittadini dell’Europa occidentale e orientale attraverso il gruppo di dialogo Multipolare.
Il progetto ha principalmente facilitato la diffusione del significato e delle metodologie necessarie per un dialogo efficace. Ha inoltre riunito esperti internazionali su queste tre sfide chiave, i quali hanno aiutato i partecipanti a comprendere i principali documenti dell’UE su questi argomenti e ad esplorare le diverse dimensioni di ciascun tema.
I gruppi hanno collaborato per identificare principi condivisi e proposte comuni. Il loro lavoro ha portato alla formulazione di raccomandazioni che sono state presentate al Parlamento Europeo.
Il progetto DialogUE –– è stato promosso da un consorzio di 14 organizzazioni della società civile provenienti da 9 Paesi membri dell’UE.
Tra i risultati principali raggiunti dal progetto: 12 incontri internazionali e una formazione per facilitatori ed esperti; il coinvolgimento diretto di 1.200 cittadini e oltre 10.000 indirettamente; la creazione del “Dialogue Kit”, destinato a educatori, ONG e decisori politici per promuovere il dialogo e la coesione sociale. Questi incontri hanno portato a raccomandazioni condivise per i decisori dell’Unione Europea, volte a promuovere politiche più inclusive e sostenibili.
Nel pomeriggio del 16 ottobre, si è tenuto un gruppo di discussione ospitato dalla KU Leuven (Università di Lovanio) a Bruxelles, durante il quale i partecipanti hanno analizzato alcune buone pratiche emerse dal progetto e hanno discusso su come diffondere ulteriormente queste iniziative attraverso il ‘Dialogue Kit’.
Paola Iaccarino Idelson è una biologa nutrizionista, esperta in alimentazione. Vive a Napoli, nel sud Italia. Da una segnalazione di una cara amica ho saputo che ha fatto un viaggio in Brasile durante l’estate di questo 2024. Incuriosito, ho provato a cercarla sui social. Sono rimasto meravigliato dalle bellissime foto scattate durante il soggiorno brasiliano e dai racconti intensi, che rivelano un’esperienza profonda. Decido quindi di contattarla per un’intervista.
Paola, da Napoli in Brasile: perché hai scelto di fare questo viaggio?
È una storia molto lunga. Sono stata in Brasile la prima volta quattordici anni fa a Florianópolis. E ci sono stata perché ho una passione per la lingua brasiliana. Non volevo andarci da turista per cui tramite un’amica medico, sono andata ad aiutare un suo collega da volontaria. Abbiamo affiancato un sacerdote nella sua missione quotidiana. Aveva aperto una scuola per aiutare i ragazzi contro la delinquenza, e avviato un’officina di riparazione per tavole da surf, per offrire un lavoro dignitoso ai giovani del posto. Per tre settimane ho pesato e misurato l’altezza ai bambini in quella scuola: è stata un’esperienza talmente forte, intensa e bella che quando sono poi tornata in Italia ho dovuto rimuoverla dalla mia mente per poter continuare a vivere la mia vita come prima.
E poi? Cos’è successo?
L’anno scorso mi sono lasciata con il mio fidanzato al quale non piaceva il Brasile. Così mi son detta: ecco, è arrivato il momento di riprendere questo sogno. Però anche stavolta volevo fare un’esperienza non da turista, ma aiutando in qualche modo la comunità locale. Ne ho parlato con un’amica focolarina, lei mi ha messo in contatto con la comunità dei Focolari in Amazzonia.
Avrei voluto fare volontariato come nutrizionista, il mio mestiere, ma comunque ero disponibile a tutto. Una delle focolarine in Brasile, Leda, mi ha parlato della nave-ospedale “Papa Francisco” nella quale poter lavorare. Quindi alla fine sono partita nell’agosto 2024. Leda è stata un angelo, ha organizzato tutto il mio itinerario mettendomi in contatto con la comunità dei Focolari e si è presa cura di me per tutto il periodo lì in Brasile.
Paola in BrasileNave-ospedale Papa FranciscoRio delle Amazzoni
La nave-ospedale Papa Francisco: cos’hai fatto lì?
Non c’era un compito ben specifico per me che sono esperta in alimentazione. C’erano una decina di medici, ognuno con il suo ambulatorio. Ho aiutato dove potevo. La sveglia suonava alle 6 del mattino perché già dalle 6,30 arrivavano persone dai villaggi vicini per essere curati. Bisognava fare accoglienza, registrare gli arrivi e gestire l’afflusso. Ho fatto consulenze nutrizionali e ho capito che c’era un problema di sovrappeso e obesità, soprattutto nelle donne. Mi sono interrogata molto sulle ragioni di quelle condizioni di obesità, era un problema abbastanza comune in quel posto. Parlando con qualcuno mi sono resa conto che c’è un problema di sedentarietà e di diffusione dell’uso di bevande zuccherate, dolci e carne.
Hai potuto toccare con mano anche tanta povertà…
Ho visto persone veramente povere ma molto dignitose, che riescono a far studiare i propri figli. Mi ha molto colpito una famiglia. Sono 10 figli, si vedeva che vivono in condizioni molto povere. Il papà ha anche qualche problema di salute. Nonostante ciò i genitori sono riusciti a far studiare i figli e una delle figlie sta per diventare fotografa. Una grande dignità nonostante quelle condizioni di vita.
Hai visto l’abbondanza della diversità, dalla natura ai colori della pelle delle persone, dai cibi agli odori ai sapori…
È stata una delle cose che mi ha colpito di più di questo viaggio e che mi porto dietro. Una diversità enorme nel modo di vivere, soprattutto nella varietà incredibile di frutta, verdura, cereali, fiori, piante, i colori dei fiumi, gli animali, le persone. Quando registravo gli arrivi per le visite, nel software c’era da scrivere il colore della pelle e avevo quattro opzioni legate alla diversità delle etnie, delle origini, del colore della pelle… Vivere questa diversità è stata un’esperienza forte e sono convinta che è solo una grande ricchezza.
Viaggio in naveUn villaggio in riva al Rio delle Amazzoni
Come la comunità dei Focolari ti ha accolta e aiutata in questa esperienza?
È stata fondamentale in tutta la mia esperienza in Brasile. Mi sono sentita accolta in ogni posto dove sono stata. L’arte di amare tutti l’ho toccata con mano. Ho sempre sentito un amore nei miei confronti, un’apertura molto grande e disinteressata. Mi ha fatto un gran bene, davvero un’accoglienza commovente.
Sei andata lì per donare tempo e professionalità ma hai ricevuto molto di più. Ti ha un po’ cambiato la vita questo viaggio?
Guarda, ho cinquant’anni, non venti. Ma questo perché lo dico? Perché a vent’anni, o anche forse a trenta, avevo ancora l’idea di andare in un posto per donare. Adesso mi è molto, molto chiaro che la possibilità di donarmi mi restituisce qualcosa. Sapevo benissimo che la parola “volontariato” includeva tanto. Donare il proprio tempo fa bene. Innanzitutto a chi lo dà. Io sicuramente ho fatto un’esperienza di condivisione con la comunità dei Focolari molto forte. Pur non essendo nelle mie conoscenze come spiritualità, apprezzo tantissimo tutte le altre sue forme di espressione dell’amore concreto. Ritengo sia stata un’esperienza veramente molto, molto, molto bella. Quest’idea di poter vivere insieme, mettendo in comune tutto quello che si ha, è l’idea appunto della comunità. Il poter fare del bene agli altri e vivere con gli altri è una cosa che mi piace veramente molto.
Questo viaggio mi ha arricchito molto. Ha avuto e avrà un grosso impatto nella mia vita. Mi ha fatto conoscere delle persone meravigliose, realtà completamente diverse dalla mia. Ho capito che la condivisione è realmente possibile.
Paola all’accoglienza“Donare il proprio tempo fa bene”Paola al lavoro nella nave-ospedale
Sei poi rientrata a Napoli e hai avuto un’accoglienza inaspettata!
Si, effettivamente tante persone che ho incontrato al mio ritorno e che incontro ancora oggi, mi dicono di aver letto i miei diari di viaggio sui social, ringraziandomi per aver condiviso quest’esperienza. Sto ricevendo tanti ringraziamenti e varie richieste di sapere di più di questo viaggio. Mi è quindi venuta l’idea di organizzare una riproduzione di fotografie e mostrarle in una serata evento, dove posso anche raccontare qualcosa in più. Questo mi ha colpito molto: viviamo in una società dove non c’è mai tempo per i rapporti. Sentirmi chiedere di trascorrere del tempo insieme per sapere di più della mia esperienza, è una cosa bellissima.
In chiusura, avvolgiamo il nastro indietro e guardiamo sia il primo che il secondo viaggio in Brasile: come vivi oggi la tua vita?
La mia prima esperienza brasiliana di tanti anni fa, come dicevo l’ho dovuta rimuovere. Adesso sto facendo un grande sforzo per non rimuovere quest’ultimo viaggio, per non dimenticare, per mantenere questa esperienza anche nella mia vita a Napoli e in Italia. Voglio mantenere vivo questo ricordo. Perché? Perché ha un senso della vita che mi dà molta forza e mi gratifica molto.
La prima cosa che ho fatto, tornata a Napoli è stato ricontattare la mia maestra di portoghese, che è brasiliana, per imparare meglio la lingua. Ma un’altra cosa che vorrei realizzare è un gemellaggio tra un asilo napoletano e uno brasiliano che è in fase di costruzione. Sarebbe bello aiutare quei bambini mandando zaini e tutto il materiale occorrente. Ma soprattutto vorrei cercare di far condividere le esperienze tra i bambini brasiliani e bambini napoletani.