Gen 18, 2018 | Cultura
A cento anni dalla frattura epocale della Grande Guerra (1914-1918), primo eccidio industriale di massa, l’umanità assiste ad una crescita costante delle spese in armamenti. L’instabilità mondiale, dalla scarsità delle risorse al fenomeno delle migrazioni, sposta le frontiere oltre i confini tradizionali degli stati alimentando la “terza guerra mondiale a pezzi” evocata da papa Francesco. Chi ricerca ancora la pace secondo giustizia non può ignorare il decisivo ruolo esercitato dalle industrie delle armi. Dal monito del presidente statunitense Eisenhower nel 1961 all’export italiano dei nostri giorni. GLI AUTORI Maurizio Simoncelli storico ed esperto di geopolitica, è vicepresidente e cofondatore dell’Istituto di ricerche internazionali archivio disarmo (IRIAD), partner italiano del network ICAN (Campagna internazionale per la messa al bando delle armi nucleari), premio Nobel per la pace 2017. Vincenzo Camporini, vicepresidente dell’Istituto affari internazionali. Già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica (2006-2008), Capo di Stato Maggiore della Difesa (2008-2011) e Presidente del Centro Alti Studi della Difesa (2004-2006). Gianandrea Gaiani, direttore di Analisidifesa.it., collabora con numerose testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore, Il Foglio, Panorama, Limes) occupandosi di analisi storico-strategiche e studio dei conflitti. Carlo Cefaloni, redattore di Città Nuova, si occupa in particolare temi di politica, lavoro, economia, cittadinanza e diritti umani. Collana Dossier Città Nuova Ed.
Gen 10, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
La calda estate dell’emisfero australe ha da poco fatto da cornice ad un incontro con la sociologia latinoamericana, che i partecipanti hanno definito “folgorante”. «Every time we love, every time we give, it’s Christmas» sintetizza a nome della segreteria di Social-One Silvia Cataldi, ricercatrice all’Università “La Sapienza” di Roma e autrice, insieme a Vera Araujo e Gennaro Iorio, del volume “L’amore al tempo della globalizzazione. Verso un nuovo concetto sociologico” (Città Nuova, 2015), che scandaglia la dimensione “pubblica” e “sociale” dell’amore come forza trasformativa nella vita delle comunità e nei comportamenti collettivi. La stessa dimensione “agapica” su cui il gruppo di sociologi si è interrogato con momenti di studio e laboratorio.

Vera Araujo
«In Uruguay – spiega la Cataldi – abbiamo partecipato ad un Convegno internazionale di 5mila sociologi, organizzato dell’Associazione Latinoamericana di Sociologia (Alas) con la presentazione di una ricerca sulla raccolta e meta-analisi di casi di “agire agapico” nel mondo. Quindi ad una tavola rotonda sul manifesto del Convivialismo, firmato nel 2013 da filosofi, sociologi, economisti e antropologi di tutto il mondo, quale contributo delle scienze umane all’arte del vivere insieme. Un’occasione per conoscere la sociologia latinoamericana e rimettere a fuoco ciò che l’America Latina può donare al mondo: una visione molto vitale della cultura in cui lo studio, l’intervento e la trasformazione sociale sono un tutt’uno, al servizio dell’umanità». Successivamente, il gruppo di Social-One – 60 studenti e docenti provenienti da Brasile, Colombia, Argentina, Cile e Italia – si è spostato a Recife, in Brasile, dove ha partecipato ad un seminario presso l’Università Federale del Pernambuco, quindi nella cittadella Santa Maria dove si è svolta la summer school dal titolo “Agire agapico e realtà sociale: Immaginazione sociologica per promuovere sviluppo, per costruire futuro”: «Una scuola di apprendimento reciproco sul tema dell’agape in azione nel sociale, cui è seguito un workshop nelle comunità delle favelas vicine. Le impressioni raccolte alla fine parlavano di un profondo rinnovamento personale, comunitario e spirituale. Abbiamo parlato sempre e solo di sociologia, ma l’amore tra noi e le idee di Chiara Lubich hanno toccato non solo le menti, ma anche i cuori».
Una studentessa brasiliana, assistente sociale, ha commentato: «La summer school è stata per me la conferma dell’importanza della interdisciplinarietà. Lavoro come assistente sociale a contatto con la sofferenza di persone che hanno perso la loro dignità. Una nuova comprensione dell’essere persona genera nuove pratiche che attivano aspetti latenti della natura umana». Un professore di Recife: «L’agape non è solo un concetto sociologico, ma attraversa i campi della filosofia e della metafisica. Ho visto che l’amore agisce anche nel vostro gruppo. In questa prospettiva, si apre un dialogo amorevole e generoso». Giuseppe Pellegrini, dell’Università di Padova: «L’incontro con le culture latinoamericane è sempre arricchente. Per me è un modo per conoscere meglio il mio Paese. La necessità di mettere alla prova categorie e concetti, la capacità di leggere la realtà sociale e i suoi mutamenti sono alcuni tra gli elementi più stimolanti che ho trovato. A distanza di trent’anni dalla mia prima esperienza in Brasile, ho sentito le stesse vibrazioni, la stessa energia che anima questo popolo così vario nei modi e nelle manifestazioni di vita comunitaria. Lo sforzo compiuto da molte persone che vivono secondo l’ideale di Chiara Lubich ha dato frutti genuini e rispettosi della vita latinoamericana. L’agire agapico è una delle manifestazioni dell’amore scambievole, un elemento generativo e contagioso, insieme teorico e pratico, in grado di influire nel mutamento sociale, culturale e politico». Prossima tappa di Social One il convegno del 7 e 8 giugno all’Università italiana di Salerno. Per continuare il dialogo con la sociologia contemporanea, ma anche per ospitare una “social” Expo con le buone pratiche di associazioni e istituzioni che operano nel sociale. (altro…)
Gen 9, 2018 | Cultura

Nel 1523, i principati di Mirandola e Concordia sono sconvolti da una intensa campagna persecutoria anti-stregonesca, che conduce al rogo, con l’accusa di illecito commercio con il demonio, 7 uomini e 3 donne. Pochi mesi dopo, Gianfrancesco Pico, che da signore di Mirandola aveva incoraggiato le persecuzioni (servendosi del braccio armato degli inquisitori domenicani), pubblica la Strix sive de ludificatione daemonum, scritto allo scopo di giustificare le condanne comminate. Inserendosi nel genere della letteratura demonologica seguita al Malleus Maleficarum, la Strix offre la possibilità di esplorare i nessi tra il fenomeno della caccia alle streghe e alcuni temi fondamentali del pensiero rinascimentale (la crisi della gnoseologia aristotelica, il ritorno dello scetticismo pirroniano, la riflessione sulla potenza dell’immaginazione), e permette di considerare l’ossessione demonologica che caratterizza la prima modernità non più al modo del residuo irrazionale di un’età di trionfo della ragione, ma come snodo concettuale imprescindibile per comprendere la filosofia del Cinquecento.
Gen 9, 2018 | Cultura, Focolari nel Mondo
Nell’anno del 50° del Gen Verde, la band internazionale ha pubblicato TURN IT UP! «Un invito – dicono – ad “alzare il volume dell’unità”. E ciò richiede un amore concreto, universale e che sa prendere l’iniziativa». L’idea ha viaggiato insieme al gruppo per il mondo, è riecheggiata nelle piazze, nelle scuole e nelle case. Ha contagiato tanti ed è diventato un impegno di vita. «Ora che l’anno si chiude – aggiungono le artiste – l’idea ci ritorna “vestita di mille colori”, cantata da innumerevoli voci, danzata con la fantasia di popoli diversi. Sono 465 ragazzi e ragazze, di 31 città, di 21 Paesi dei 5 continenti, i protagonisti del video montaggio TURN IT UP!, con la loro passione, entusiasmo e gioia». https://youtu.be/DKoodP6IYqg?t=40 (altro…)
Gen 8, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
È stata una “foto di Gruppo” molto particolare quella scattata in occasione della presentazione pubblica, alla presenza delle autorità e dei protagonisti, del bilancio sociale del Gruppo Tassano, che nel tempo si è trasformato da cooperativa a consorzio, e da consorzio a gruppo di consorzi. Una realtà composita, formata attualmente da 33 cooperative, che offrono servizi diversificati rivolti complessivamente a 4.700 utenti diretti e a 100 mila indiretti, in una regione del Nord Ovest d’Italia che, in un breve tratto, arriva rapidamente dal mare e dalla vegetazione a macchia mediterranea fino alle montagne, d’inverno sempre innevate. Quasi 700 i dipendenti, formati prima di tutto allo spirito dell’economia di comunione. «È una legge dell’economia che il mondo non utilizza – ha spiegato in quell’occasione Luigino Bruni – ma che esiste. Vi aderiscono le aziende che si impegnano a destinare i profitti in tre direzioni: una parte per creare posti di lavoro, una parte per aiutare i poveri e una parte per diffondere questa cultura. Lavoro vero, che dà dignità: la storia del Tassano è una storia d’amore fatta di lavoro e lavoratori che ha generato valore e valori».
Una storia che parte da lontano. Da quando, nel 1989, due amici, piccoli imprenditori locali, Giacomo Linaro e Piero Cattani, insieme ad altri 24 soci volontari aderenti al Movimento dei Focolari, danno vita ad una cooperativa per rispondere ai numerosi casi di disagio sociale presenti sul territorio. La cooperativa cresce e gradualmente si conquista la fiducia di vari interlocutori, anche pubblici, acquisendo nuovi servizi. Due anni dopo, i membri di Tassano sentirono che i loro obiettivi erano in prefetta sintonia con il Progetto di Economia di Comunione iniziato da Chiara Lubich in Brasile, così da diffondere solidarietà a livello globale. Hanno subito aderito al progetto. A poco a poco, la crescita delle diverse attività e il conseguente sviluppo di nuove cooperative hanno dato vita a un consorzio di imprese che rimangono amministrativamente indipendenti, ma unite nell’esperienza, tutte operanti con lo stesso spirito nel sociale, nell’educativo e nell’ambito assistenziale, con servizi rivolti ai gruppi più deboli della popolazione: gli anziani soli, i disabili, i malati di mente, i disoccupati, ma anche le famiglie, i bambini e i giovani, senza dimenticare l’attenzione alla salvaguardia e alla cura del territorio. Nel 1997, Tassano si trasforma in Gruppo di Imprese Cooperative, con l’intento di unificare le diverse esperienze imprenditoriali e sociali già esistenti, ma anche per fungere da “incubatore” a realtà produttive nuove. Nel futuro, tutti gli ambiti strategici confluiranno in consorzi che potranno consolidare la crescita e favorire un ulteriore sviluppo.
Spiega Maurizio Cantamessa, presidente del Gruppo: «La nostra è una realtà molto coesa, con una totale condivisione dei valori ed anche una comprensione a livello di lavoro quotidiano: era il momento di raggrupparci, consolidarci e ripartire. Il fatto di esserci concentrati sul territorio è molto importante, perché favorisce le relazioni. Con le istituzioni lavoriamo ogni giorno gomito a gomito. Avendo a che fare con servizi alla persona è importante “esserci di persona”». Pur con tutte le trasformazioni, la “mission” del Gruppo è rimasta sempre la stessa: favorire una concezione dell’agire economico teso alla promozione integrale e solidale dell’uomo e della società, senza rinunciare ad un forte orientamento al mercato, mediante l’individuazione di obiettivi e piani di sviluppo aziendale che possono portare alla creazione di nuove imprese e quindi alla formazione di nuovi posti di lavoro. A dimostrazione del fatto che le idee, i principi e i valori della cooperazione possono tradursi efficacemente in azioni concrete a vantaggio del lavoro, del territorio e dei suoi abitanti. Impresa e solidarietà, insieme. Chiara Favotti (altro…)
Gen 5, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Da una piccola città del Nord Italia ai cinque continenti. Un ampio dossier di taglio sociologico delinea la storia dei Focolari, dalla nascita fino all’approvazione definitiva da parte della Chiesa nel 1965. Una ricostruzione dettagliata, incoraggiata dalla stessa fondatrice dei Focolari già dagli anni ‘80, pubblicata per la prima volta nel 2010 in un’edizione francese, è stata ultimamente tradotta in italiano da Città Nuova. Piero Coda, rettore dello IUS, nella prefazione, introduce lo studio di Callebaut con queste parole: «Un approccio scientifico complessivo alla storia dei Focolari sino ad oggi ancora non esisteva. […] la presente ricerca, per la prima volta, costruisce e istruisce un dossier storico e interpretativo del rilevante fenomeno rappresentato dal Movimento dei Focolari […] Il lavoro è accurato, puntuale, per quanto possibile esaustivo […] ineccepibile ed eccellente sotto il profilo storico». Intervistato da Lorenzo Prezzi per settimananews.it, Bernhard Callebaut (Bruges, 1953), studi di diritto, filosofia e sociologia all’Università Cattolica di Lovanio, attualmente professore all’Istituto Universitario Sophia, presso Firenze, di cui è anche Program Director del Gruppo di ricerca Religions in a Global World, spiega il senso dell’opera: «Penso che il puro racconto testimoniale, nel quale si sente molto viva la persona, rimanga valido sempre. Non penso che un libro come il mio possa cancellare dalla mia storia lo choc benefico provato alla lettura di alcune pagine del primo libro della Lubich (Meditazioni), pagine che stimolavano a vivere i messaggi che contenevano. Ciò premesso, credo che, in un secondo momento, vadano rispettate quelle esigenze di capire, di contestualizzare, di legare il fenomeno in sé a una storia pregressa e coglierne almeno un po’ la prospettiva futura».
I primi vent’anni della storia dei Focolari sono scandagliati a partire dalle “illuminazioni” di Chiara Lubich, diventate in seguito nuclei centrali della sua spiritualità. «Il carisma è sempre concesso a qualcuno in particolare, anche qui» spiega Callebaut. «Solo dopo un certo tempo la Lubich si rese conto che in verità quel dono era dato a lei e a nessun’altra, almeno non in questa forma forte, limpida, travolgente. Ma, col tempo, s’accorse anche che i suoi primi compagni, che erano mandati altrove – in Italia prima, poi in Europa e nei continenti – diventavano anche loro in qualche modo portatori, moltiplicatori del carisma, “fontanelle” a loro volta». «Oggi come oggi – e nel mio libro viene documentato ampiamente – il cuore del carisma della Lubich è legato all’avere individuato – per dono – e poi sviscerato, come non mai nella storia di due millenni di vita cristiana, il significato di quel culmine della passione che costituisce il momento del grido d’abbandono di un uomo-Dio». Quella dei Focolari è, all’inizio, una storia fatta anche di una lunga e sofferta attesa del riconoscimento formale da parte della Chiesa. «All’inizio degli anni Cinquanta il Sant’Uffizio esamina le carte sui Focolari e avvia una serie di confronti con la giovane fondatrice. Per mettere alla prova lei e i suoi e misurare la loro fedeltà alla Chiesa, le chiede di fare un passo indietro, di non fare più da responsabile del Movimento. Il suo entourage non occulterà mai chi è veramente l’anima del Movimento e non ci fu crisi di leadership durante tutti quegli anni, fino a quando Paolo VI risolse definitivamente la questione. Nel 1965 la Lubich firmerà la sua prima lettera come presidente dei Focolari. Oggi, a distanza di tempo, si inizia a cogliere che dietro la sua statura di portatrice di spiritualità, c’era anche una densità di pensiero poco comune». In anni più recenti, l’intuizione carismatica della fondatrice si traduce anche in una serie di proposte concrete quale contributo alla risoluzione di questioni sociali o culturali. Come l’Economia di Comunione, «che realizza la scelta preferenziale per i poveri e, nello stesso tempo, valorizza chi sa contribuire alla vita economica con il talento non comune dell’intraprendenza», o la fondazione dell’Istituto Sophia, «come apporto interessante ai dibattiti e al travaglio del pensiero contemporaneo». Oggi, tutti i membri dei Focolari in qualche modo portano e moltiplicano» il carisma di Chiara Lubich «per realizzare l’ut omnes». E conclude Callebaut: «C’è lavoro per qualche secolo, mi sembra».
Callebaut Bernhard, Tradition, charisme et prophétie dans le Mouvement international des Focolari. Analyse sociologique, Paris, Nouvelle Cité, 2010, LXXXIII + 537 p. Trad. it. La nascita dei Focolari. Storia e sociologia di un carisma (1943-1965), Città Nuova – Sophia, Roma 2017, pp. 640. Leggi l’intervista completa di Lorenzo Prezzi (altro…)