Nov 26, 2016 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
L’evento ha riunito 90 partecipanti, fra musulmani e cristiani, provenienti dalla Giordania, Siria, Libano, Grecia, Tunisia, Francia, Italia, Svizzera, Burkina Faso, Canada e Algeria. Sono stati affrontati quattro temi: la sofferenza vista alla luce di Dio; l’ispirazione divina sull’Unità in Chiara Lubich; le difficoltà e le sfide odierne per i musulmani; essere costruttori della fraternità universale. “Insieme” è stato il termine più usato durante il Congresso, evidenziando l’esperienza maturata in seno al Movimento dei Focolari: vivere insieme l’ideale dell’unità, cristiani e musulmani, secondo il carisma che Dio ha dato a Chiara Lubich, nella piena coscienza delle rispettive identità e nel rispetto e accoglienza delle differenze. La profonda esperienza spirituale che lei fece nell’estate 1949, introdotta da Jésus Morán (copresidente del Movimento dei Focolari), è stata accolta dai presenti in un clima di grande fraternità:“Chiara ci porta in Dio Uno, al di là delle singole religioni”, ha detto Jalleh, sciita, d’origine iraniana. E un altro:“Chiara usa immagini comprensibili per parlare della Trinità”. In questo contesto, Rita Moussallem e Roberto Catalano (corresponsabili del dialogo interreligioso dei Focolari), hanno illustrato l’esperienza del Movimento a contatto con le diverse religioni in diverse parti del mondo. “Si potrebbe dire che Dio si è manifestato e ci ha dato un po’ della sua luce”, il commento di uno dei partecipanti. Dopo essere stati immersi nella dimensione dell’unità nata nel contesto cristiano, lo sguardo si è rivolto alla realtà musulmana. Lo studioso Adnane Mokrani, algero-tunisino, professore al PISAI (Pontifico Istituto di Studi arabi e d’Islamistica a Roma), ha parlato della crisi che attraversa oggi l’Islam. Ha invitato il pubblico a non lasciarsi prendere dalle diverse teorie del complotto, a non attribuire la colpa ad altri, a rimettersi in discussione, senza però cadere nello scoraggiamento, perché «la maggioranza delle persone desiderano la pace, forse una maggioranza inattiva … Ma siamo noi, invece – ha affermato con forza – una minoranza attiva che deve fare di tutto affinché questa maggioranza si svegli. È nostro compito».
Amer el Hafi, professore di Religioni comparate all’Università di Amman (Giordania), in collegamento skype, ha detto:“Dio è grande, vuol dire che è più grande delle nostre paure, dei nostri problemi e delle nostre disgrazie: è la chiave della nostra speranza e della nostra vita. Ma purtroppo questa espressione oggi è diventata segno di morte”. Insieme al prof. Adnane Mokrani, hanno risposto ad alcune domande spontanee della sala. Molto apprezzata la presenza dell’arcivescovo emerito d’Algeri, Mons. Henri Teissier, profondo conoscitore della cultura algerina e dell’Islam, e di Mons. Jean Paul Vesco, vescovo di Orano. Questi ha spiegato che «l’amicizia fondata sulla comunione spirituale è l’apice del dialogo fra le religioni, con le loro differenze». I giovani musulmani algerini del Movimento hanno animato l’assemblea con musiche e canti. La visita al mausoleo del mistico Sidi Boumediène, introdotta magistralmente dallo studioso algerino Dr Sari-Ali Hikmet, ha offerto ai congressisti un’immersione nella spiritualità, nell’arte e nella cultura musulmana. Poi è stata la volta della visita al museo El Mechouar, palazzo della dinastia zianide, alla grande Moschea e al moderno Centro Studi Andalusi. Prima di lasciare Tlemcen, Jesús Morán, ha riassunto l’esperienza vissuta: «Si è trattato non solo di andare d’accordo ma di essere uno, di vivere la stessa esperienza di Dio, di condividere ciò che abbiamo di più profondo». Jean-Louis Marechal (altro…)
Nov 22, 2016 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Accompagniamo nella gioia e con immensa gratitudine il ritorno di Aletta alla casa del Padre. Non potremmo avere un modello migliore di chi “dà la vita senza risparmio”, come il passaparola di oggi ci suggerisce». Maria Voce annuncia così ai membri del Movimento la scomparsa di Vittoria Salizzoni, che si è spenta serenamente questa mattina, 22 novembre, pochi giorni prima di compiere 92 anni. Vittoria Salizzoni nasce a Martignano (Trento) il 27 novembre 1924, terza degli otto figli di Maria e Davide Salizzoni. Per 12 anni vive in Francia, dove è emigrata con la famiglia. Nel 1941 ritorna a Trento e, in piena seconda guerra mondiale, il 7 gennaio 1945 conosce Chiara Lubich, restandole accanto per tanti anni.

Aletta Salizzoni, a destra, con alcune delle prime focolarine
Insieme ad altri Aletta porta “l’ideale dell’unità” in Medio Oriente, dove oggi ci sono tante comunità che vivono la spiritualità dell’unità in dialogo e amicizia anche con persone di altre religioni. Una lunga vita “senza risparmio”. Maria Voce, nel suo messaggio, invita a continuare a mettere in pratica il comandamento di Gesù, l’amore reciproco, perché ci sia sempre “Gesù in mezzo/la pace” presente spiritualmente tra tutti, una caratteristica che ha sempre evidenziato Aletta con la sua sola presenza. Il funerale sarà celebrato giovedì 24 novembre, alle ore 15.00 (ora italiana) nel Centro Mariapoli di Castel Gandolfo.
Saluto di Aletta ail Congresso Gen, 17 novembre 2016 https://vimeo.com/192919547 (altro…)
Nov 21, 2016 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Una terra dove i cristiani sono meno dell’1%, l’Algeria è il primo Paese musulmano ad aver accolto la spiritualità dell’unità a partire dalla metà degli anni ‘60. Anni non facili di transizione e sviluppo in quest’area strategica: è ancora vivo il ricordo dei monaci di Tiberine, il cui esempio trascende le differenze religiose e riporta all’essenza della fraternità dell’unico genere umano. “ «Chiara Lubich ci invitava a non fermarci alle difficoltà del presente – ricorda Rosi Bertolasi, per 13 anni nel Focolare di Algeri –. Vista con i suoi occhi, l’esperienza che stavamo facendo, era piena di speranza. Intravedeva già la vita che si sarebbe sviluppata in futuro». «Anche il card. Duval, allora arcivescovo di Algeri – continua – ci ha sempre incoraggiati, ed oggi con gioia possiamo affermare che in Algeria, uomini e donne musulmani, grazie alla fedeltà nel dialogo della vita e della presenza anche in momenti difficili, hanno sviluppato un’esperienza propria di appartenenza al Movimento dei Focolari». Come quella di Rosi, si susseguono le voci di chi è testimone dell’inizio di quest’avventura. Siamo a Tlemcen, (ovest-Algeria, a circa 60 km dal Marocco), dove lo scorso 1-2 novembre si è festeggiato il 50° del Movimento dei Focolari, che dall’Algeria ha aperto le porte a tanti Paesi del nord-Africa e Medio Oriente, presenti mons. Tessier, arcivescovo emerito di Algeri e mons. Vesco, attuale vescovo di Orano, Jesús Morán, copresidente dei Focolari, i responsabili dei Focolari in varie regioni del Medio Oriente, fra cui la Siria, e naturalmente persone da ogni parte del Paese. Proprio a Tlemcen, nell’odierno “Centro Mariapoli Ulisse” – chiamato così in ricordo di Ulisse Caglioni (5 marzo 1943 – 1 settembre 2003) tra i focolarini che hanno speso la loro esistenza per testimoniare la fraternità senza risparmiarsi – il 15 ottobre 1966, su una Citroën, è arrivato il primo gruppo, viaggiando in macchina da Parigi. Lo ricorda come fosse ieri Pierre Le Vaslot, focolarino francese oggi in Italia.
Al loro arrivo i tre – Pierre, Ulisse e Salvatore Strippoli – si trovano davanti un monastero benedettino da rimettere in funzione, costruito negli anni ‘50 da don Walzer, abate tedesco cacciato dalla Germania per essersi rifiutato di accogliere Hitler nell’abazia di Beuron. Il monastero è addossato alla montagna, a 900 mt di altezza, a pochi passi dalla tomba del mistico sufi Sidi Boumedienne, che ha lasciato una forte impronta spirituale nella regione e oltre. Il posto si presta perfettamente agli incontri, all’accoglienza e al dialogo. Vi si respira pace e serenità. Al Centro “Dar es Salam”, così è conosciuto a Tlem-cen, inizia allora un’avventura di presenza e di vita condivisa con gli abitanti della città. «Gioia per noi ad Orano, nel vedere il monastero rivivere – racconta Thierry Becker, allora giovane sacerdote –. Ma chi sono questi focolarini? Nessuno ne aveva sentito parlare. Non sono monaci né preti, vivono in comunità. Sono venuti per vivere l’unità e farla vivere intorno a loro. Li ho sentiti parlare del loro ideale, di Chiara Lubich, di cui ho imparato a conoscere la spiritualità. Si sono rapidamente messi a lavoro e Ulisse ha presto trasformato la casa». Sono anni di continue esperienze, come il contatto con l’Imam Barkat. I focolarini lo aiutano a salvare il figlio piccolo, portandolo in ospedale nel cuore della notte e insistendo con i medici. Sarà poi questo Imam, il papà del piccolo Bahi, ad andare in Focolare per dei corsi sugli Hadits profetici e trasmettere così la giusta comprensione dei loro scritti spirituali. Parole commoventi arrivano anche dai primi giovani che frequentavano il focolare di Tlemcen negli anni ‘60 – Mourad, Bouziane, Farouk – oggi felici di vedere i loro figli e le nuove generazioni portare avanti quell’ideale nel quale loro per primi hanno creduto. Maria Chiara De Lorenzo (altro…)
Nov 10, 2016 | Dialogo Interreligioso, Spiritualità
Mons. Felix Machado è un appassionato del dialogo interreligioso. Lo testimonia l’amicizia che lo lega a numerosi leader di varie religioni, una per tutte la grande studiosa indù Dr. Kala Acharya. Ognuno dei due parla dell’altro chiamandolo “mio fratello Felix” e “mia sorella Kala”, a conferma della profonda condivisione raggiunta, che li ha condotti a considerare la fraternità universale come un punto comune. Monsignore, come spiega questa sua propensione al dialogo? «Sono cresciuto in una cultura rurale e cosmopolita. Vasai, infatti, sede attuale del mio ministero è anche la mia città natale. Dopo aver studiato teologia in Francia e negli Stati Uniti, dal 1999 al 2008 ho svolto servizio presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso in Vaticano. Qui ho potuto acquisire molti elementi in materia e a comprendere che la chiave sta nello stabilire rapporti reali e autentici con le persone che sono diverse da noi. Quindi, anche se sono leader e studiosi o semplici contadini e pescatori, è mio dovere di cristiano vedere ciascuno come mio fratello o sorella in Cristo. Il vero dialogo può scaturire soltanto dal profondo ascolto e dall’accettare l’altro e poi, se necessario, si possono offrire i propri ideali come un dono. Ecco perché apprezzo il lavoro interreligioso fatto dal Movimento dei Focolari qui in India. Si tratta di un’azione basata sull’autenticità, sulla fiducia e buona volontà con i nostri fratelli e sorelle indù».
Dopo il viaggio in India dell’inizio di quest’anno Maria Voce, presidente dei Focolari, ha raccontato di aver avuto da lei una calorosa accoglienza. «Sono stato lieto di darle il benvenuto nella mia diocesi di Vasai, e di ricordare con lei i primi contatti che ho avuto con il Movimento attraverso due focolarine che lavoravano presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. Ero rimasto impressionato dal grande amore che mettevano nelle attività più semplici. Fui così interessato a conoscere di più i Focolari e ben presto ho avuto il privilegio di incontrare Chiara Lubich. Era semplice, diretta e credeva nell’unità. Questa via dell’unità ella l’ha offerta all’umanità attraverso la Chiesa, rimanendo profondamente fedele ad essa e lavorando per l’unità della famiglia umana. Sono felice di vedere come in India i Focolari portino avanti questa eredità attraverso il dialogo tra le religioni, le culture e le generazioni». Di fronte alle tante sfide che la famiglia umana deve affrontare in diverse parti del mondo, quanto è importante proseguire sulla via del dialogo? «È un processo che richiede tempo e dedizione e a volte il dialogo può sembrare inutile quando ci imbattiamo in episodi di violenza, nella povertà e nella discriminazione sociale. Ma non è così. Personalmente cerco di ispirarmi a Papa Giovanni XXIII, che usava inginocchiarsi in preghiera dopo una lunga e dura giornata, dicendo: “Signore, ho fatto del mio meglio. Questa è la tua Chiesa, ora sei tu al comando”. Come esseri umani abbiamo la tendenza ad essere impazienti, ma Dio non lo è. Di conseguenza, è nostro dovere essere simili a Cristo nell’amare, perdonare e continuare a credere nella fratellanza universale, anche e soprattutto quando può sembrare inadeguata per risolvere i problemi attuali. Dobbiamo ricordare che non possiamo imporre la nostra idea del tempo a Dio». Intervista di Annabel D’Souza (altro…)
Nov 9, 2016 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
La città di Como è salita alla ribalta delle cronache per il notevole afflusso di profughi che, costretti da muri e filo spinato a deviare da altre rotte, tentano di attraversare la Svizzera per raggiungere i Paesi del nord Europa alla ricerca di fortuna o del ricongiungimento con familiari che li hanno preceduti. Il tragitto da percorrere, a piedi o con i mezzi, è assai breve, ma al confine i controlli sono rigorosi ed i respingimenti la regola. Cresce così il numero di persone accampate, in attesa dell’occasione propizia per eludere i controlli: sono uomini e donne, famiglie con bambini piccoli, minori non accompagnati. Il vescovo, mons. Coletti, in un appello rivolto alla città ha chiesto a tutti di raccogliere la sfida dell’accoglienza e, in particolare, si è rivolto alla comunità ecclesiale perché metta in pratica le opere di misericordia, nel Giubileo della Misericordia. Un’occasione di condivisione e di crescita. «Abbiamo sentito rivolto anche a noi questo invito – raccontano i membri della comunità locale dei Focolari – e ci siamo subito mobilitati, mettendoci a disposizione della Caritas diocesana in prima linea nell’organizzazione degli aiuti. Attraverso la rete della nostra comunità è emersa una risposta a cascata che coinvolge persone a noi vicine: familiari, amici, conoscenti. Si tratta di raccogliere alimenti, coperte ed altri generi di prima necessità, di coprire i turni di servizio dedicati all’accoglienza dei migranti, all’accompagnamento alle docce ed alla mensa, alla distribuzione delle vivande, alla cucina, alle pulizie. Di sera si servono fino a cinquecento pasti. Si incrociano sguardi spaesati, spaventati, riconoscenti, a volte ancora diffidenti. Difficile comunicare con chi parla idiomi sconosciuti. Ma anche il solo essere lì, stanchi e sudati come tutti, a porgere un piatto col sorriso, cercando di capire a gesti se è gradito, gomito a gomito con altri volontari che come noi si sono messi in gioco per i fratelli profughi, ci fa sentire parte di una grande famiglia». Una persona della comunità al servizio mensa, scrive: «Mi ha colpito la fede, l’intensità dei cristiani copti nella preghiera di ringraziamento prima e dopo il pasto». E poi: «Nel fratello profugo che accompagniamo alle docce e che serviamo a tavola, guardandolo negli occhi, riconosciamo Gesù che ci ricambia: “Sono Io…!». E ancora: «Dopo una serata trascorsa a servire, condividendo l’esperienza con altri volontari delle più varie estrazioni, si esce con il cuore gonfio di sentimenti e di propositi». Nella festività del santo patrono della città di Como si è vissuto un pomeriggio speciale in una basilica affollata, alla presenza del vescovo e delle autorità cittadine, con la partecipazione dei migranti cristiani eritrei, etiopi, somali ed una rappresentanza degli oltre 500 volontari. «La lettura del brano evangelico del giudizio universale, in italiano, inglese e tigrino, ha suscitato una grande emozione – raccontano –. Padre Claudio, missionario comboniano della nostra comunità, che ha trascorso più di 30 anni in quei Paesi e ne conosce lingue e dialetti, da settimane si prodiga per assistere le persone accampate nei pressi della stazione. A lui il vescovo ha affidato l’incarico di accompagnarli spiritualmente, mettendo a disposizione la stessa Basilica. Gesù è venuto oggi a visitarci in questi fratelli migranti e vorremmo, non solo accoglierlo, ma rispondere in modo concreto e con una progettualità». Fonte: Movimento dei Focolari Italia (altro…)
Ott 28, 2016 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il 16 ottobre 1966 arrivava a Tlemcen, città dell’Algeria, una Citroën 2 CV. A bordo tre focolarini: Salvatore Strippoli e Ulisse Caglioni, italiani, e Pierre Le Vaslot, francese. È l’inizio di un’avventura che in questi giorni festeggia 50 anni di presenza e di vita, e che dall’Algeria si è diffusa un po’ dappertutto in Nord Africa e Medio Oriente. Racconta Mourad, medico: «Eravamo un gruppo di giovani che non sapevano esattamente cosa volessero fare; un niente ci faceva ridere. Un giorno abbiamo incontrato Gérard che ci ha invitati a prendere un tè a casa sua, il focolare. Varie volte siamo tornati, abbiamo parlato, cantato delle canzoni, erano belle canzoni che dicevano tante cose sulla vita. Si conosceva sempre più un ideale che ci ha riempiti, ci ha insegnato a vivere. Questo cinquant’anni fa. Ora ho 67 anni e continuo a vivere questo ideale, sono contento di viverlo; è un ideale che ci insegna a vivere l’amore tra le persone». E Samira, studentessa: «Ho 21 anni. Sono molto colpita, riconoscente e incoraggiata dalle sane idee dei Focolari. Soprattutto dalla determinazione nel voler costruire ponti fra gli uomini e nel trasmettere valori morali e umani, per riunirci tra fratelli di tutti gli orizzonti e soprattutto ad Allah, nostro Signore, che è uno». Omar, infermiere di sala operatoria: «La Pace sia con voi. Il Movimento dei Focolari mi ha insegnato a conoscere l’altro, anche se diverso, a saper apprezzarci, anzi ad arricchirci reciprocamente e ad andare al di là dei pregiudizi, talvolta secolari. Ho imparato a fare il primo passo verso l’altro, ad avvicinarlo come un fratello, con un amore disinteressato che è la chiave della fraternità».
E Mons. Henri Teissier, arcivescovo emerito di Algeri: «La Chiesa d’Algeria non è che un piccolo numero di cristiani, per il quale è importante essere inserito nella società algerina. Il Focolare ha puntato proprio sulla relazione, sul dialogo, senza nascondere la propria identità, ma lasciando agli amici algerini che si avvicinavano il compito di tradurlo nella propria cultura. Penso che il Focolare, così facendo, abbia risposto all’attesa della Chiesa. Evidentemente, questo li ha un po’ tagliati fuori dalla comunità cristiana radunata, ma indubbiamente il nostro obiettivo non è la comunità radunata, ma una comunità che cerca gli altri per ritrovarsi in una realtà che ci supera». Il centro dei Focolari “Dar es Salam” di Tlemcen accoglie i due eventi che segnano la tappa di questo cinquantesimo:
- il secondo Congresso Internazionale dei Musulmani del Movimento dei Focolari (28-30 ottobre 2016), con partecipanti da tutta l’Algeria, dal bacino mediterraneo (Libano, Egitto, Giordania, Italia, Francia, Svizzera) e dal Canada;
- la Festa dei 50 anni del Movimento dei Focolari in Algeria (1-2 novembre 2016) con partecipanti dalle varie comunità e alcuni dei primi testimoni di quest’avventura, presente anche il copresidente dei Focolari Jesús Morán.
Fonte: Servizio Informazione Focolari (altro…)