Set 20, 2016 | Chiara Lubich, Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
È in arrivo a Roma una delegazione di 40 persone provenienti dal Camerun, formata da 9 Fon, Re nativi del popolo Bangwa di Lebialem, Camerun Sud/Ovest, accompagnati da Mafuas (Regine), due Sindaci e Notabili dei loro regni. Motivo di questo loro viaggio in Italia è celebrare il Giubileo della Misericordia con Papa Francesco e ringraziare Dio per il 50° anniversario del primo incontro a Fontem tra il popolo Bangwa e il Movimento dei Focolari. Questo “pellegrinaggio” inizierà in Vaticano incontrando Papa Francesco all’udienza generale del 21 settembre. I Fon-Re potranno salutarlo a nome di tutta la delegazione e dei loro popoli, offrendogli doni tipici della loro cultura e ringraziandolo per quanto la Chiesa ha fatto per le loro popolazioni. I giorni successivi, ospiti del Movimento dei Focolari, visiteranno i luoghi dove è nata, ha vissuto ed è sepolta Chiara Lubich: Trento, Loppiano (Firenze) e Rocca di Papa (Roma). Fu lei con i Focolari, infatti, a dare risposta alla preghiera del popolo Bangwa, a lei arrivata tramite mons. Peters vescovo di Buea, agli inizi degli anni ‘60, quando l’endemia della malattia del sonno e altre malattie tropicali provocavano una mortalità infantile del 90%, minacciando l’estinzione della popolazione. Oggi queste malattie sono quasi scomparse e l’ospedale, con ambulatori, laboratorio analisi, sala operatoria, reparto di medicina interna maschile e femminile, reparto di chirurgia, di maternità, di pediatria e il nuovo reparto di malattie infettive, rappresenta un centro di eccellenza nella cura della popolazione dell’intera regione.
Agli inizi degli anni ‘70, viene anche costruita una centrale elettrica, una falegnameria, una scuola materna e un College, con oltre 500 allievi, tra i più quotati istituti pre-universitari del Camerun. Questi 50 anni di impegno evangelico, fondato sui fatti, ha coinvolto l’intera regione del Lebialem valorizzando la cultura di questo popolo e, nella reciprocità, tanti hanno accolto il messaggio cristiano nella vita personale e in quella sociale. Negli anni, frutto del lavoro collettivo con missionari e suore di varie congregazioni, sono sorte alcune parrocchie, la diocesi di Mamfe, altre scuole e strutture pubbliche e amministrative dello Stato. Questa storia è il bagaglio che la delegazione presieduta dai 9 Fon porta con sé. Una storia per la quale sentono il dovere di ringraziare Dio e “Mafua Ndem Chiara Lubich” (regina inviata da Dio), come il popolo Bangwa ama chiamarla. È previsto un incontro della delegazione Bangwa con la stampa: mercoledì 21 settembre alle ore 12.30, presso la sala J. H. Newman dell’Università Urbaniana (Roma). Leggi anche: http://focolare-fontem.org/ Vedi video: General Hospital, Fontem Fonte: Servizio Informazione Focolare (SIF) (altro…)
Set 16, 2016 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Nel 2011 Maria Clara, neopensionata, si trasferisce nei pressi del penitenziario femminile di Pozzuoli (Napoli), una grande struttura di detenzione tra le più sovraffollate d’Italia. Colpita dal grido di dolore che arriva dalle finestre sbarrate, ne parla con gli amici della locale comunità dei Focolari e in 25 di loro (giovani, ragazzi, famiglie…) decidono di rispondere all’appello. In accordo con la Caritas diocesana e con altri Movimenti, il gruppo si immerge così in quell’umanità sofferente che sta dietro le sbarre. Un’esperienza non facile, che porta ad affinare, nel segno della misericordia, ogni gesto e parola per essere davvero quella vicinanza d’amore che quel mondo aspetta. Ognuno diventa sempre più consapevole che non va lì per “assolvere”, giudicare, o per fare semplice assistenzialismo, ma soltanto per amare, puntando alla ricostruzione della persona. Ed è forse per questo loro atteggiamento che ben presto vedono emergere in ciascuna il lato positivo. “Quando uscirò da qui voglio essere una persona nuova”, confida una di loro. E un’altra: “Adesso che so cosa vuol dire essere cristiana, voglio vivere secondo il Vangelo amando le mie compagne di cella, anche se mi rendono la vita impossibile”. E un’altra ancora: “Ho capito che il vero aiuto viene da Gesù Eucaristia e non dai ‘potenti’ della terra”. Questo fluire di luce e di grazia non si conquista con la bacchetta magica. È il frutto di una continua attenzione ai bisogni delle detenute, sostenendole nel ritrovare la propria dignità in una discreta e perseverante formazione a vivere il Vangelo. È andare con loro alla messa domenicale, animandola di canti, e mettersi a disposizione per ristrutturare la cappella. È chiedere ed ottenere il permesso dalla direzione del carcere di organizzare, nella Casa famiglia “Donna Nuova” che ospita donne a regime di detenzione alternativo, tutta una serie di laboratori di educazione sanitaria, corsi di cucina, yoga, cucito, ecc. Una delle necessità delle detenute – non detta, ma subito rilevata – è la cura della propria immagine. Ed è così che è nata l’idea della “Boutique rosa”, un luogo gratuito all’interno del carcere, con le pareti tinteggiate di rosa, con tende e mensole colorate in contrasto con il grigiore delle celle. Un punto in cui le recluse, spesso abbandonate o lontane dalla propria famiglia, settimanalmente possono ricevere prodotti per l’igiene e la cura della persona, vestiario, biancheria, ecc. Insomma tutto ciò che serve per migliorare il “look” ed aumentare la propria autostima. E intanto si ascoltano le loro difficoltà con le altre detenute o con gli agenti, si dà conforto al loro dispiacere di non potersi occupare dei figli a casa, costruendo rapporti sempre più stretti. È anche l’occasione per condividere piccole o grandi gioie, come ad esempio uno sconto di pena, una visita inattesa, i passi fatti nel ricominciare. Tante di loro sono di etnie e culture diverse e appartengono a varie chiese cristiane e diverse religioni. “Ricordo una donna ortodossa – racconta Maria Clara – che nella settimana di preghiere per l’unità dei cristiani ha voluto partecipare con un suo canto-preghiera. Piangendo, mi ha poi detto che offriva l’immenso dolore della detenzione per l’unità delle chiese. Siamo poi andati a Napoli a conoscere il marito e i 5 figli, portando loro degli aiuti. Abbiamo condiviso questa esperienza con alcune persone appartenenti a chiese cristiane di diverse denominazioni con cui in diocesi è aperto un dialogo ecumenico, proponendo loro di venire anch’esse in carcere per aiutare nella “Boutique rosa”. Non aspettavano altro! Adesso collaborano con noi anche 4 sorelle evangeliche. Grazie ad esse, i rapporti con le detenute di chiese diverse diventano sempre più stretti e, talvolta, continuano anche quando escono dal carcere”. (altro…)
Ago 1, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«I risultati di questo seminario superano di gran lunga le nostre più ampie aspettative». Così Roberto Catalano del Centro per il Dialogo interreligioso dei Focolari, al termine del primo appuntamento del gruppo di ricerca “Wings of Unity” (“Ali di unità”), conclusosi con la sottoscrizione di un’agenda a dir poco impegnativa, se pensiamo alla difficile fase che l’Europa sta attraversando. Co-direttori dell’iniziativa, il preside dell‘Istituto Universitario Sophia (IUS), Piero Coda e il prof. Mohammad Ali Shomali (Direttore del Centro islamico londinese Islamic Centre of England). L’idea di ritrovarsi a Loppiano risale all’aprile scorso, quando il prof. Shomali è stato invitato a svolgere una lezione all’Interdisciplinary Perspectives on Religions in the Contemporary World, un corso che si tiene a Sophia coordinato dal prof. Frizzi. Ma le radici di Wings of Unity affondano ben più lontano, in una storia di amicizia, di solidarietà, di fiducia tra amici musulmani e cristiani dei Focolari, iniziata 19 anni fa e che, intrecciando i luoghi della vita quotidiana a quelli della ricerca accademica, ha condotto ad immaginare una tappa comune di testimonianza e di fraternità. Ed è ciò che è stato per i 14 partecipanti al Seminario, svoltosi a Sophia da venerdì 8 a domenica 10 luglio, di cui cinque musulmani sciiti. Era presente anche la teologa iraniana Sharzad Housmand, docente alla Pontificia Università Gregoriana ed esperta di dialogo islamo-cristiano, che al termine del corso ne ha fortemente sottolineato la novità. Così pure una studentessa pakistana di Sophia, Arooj Javed, cristiana, che, a suo dire, non avrebbe mai potuto immaginare un tale spirito di comunione e allo stesso tempo di apertura e trasparenza tra cristiani e musulmani. I lavori hanno preso avvio con alcuni brani attinti al patrimonio di Chiara Lubich e proposti dai docenti Coda e Catalano, nei quali la fondatrice dei Focolari sottolinea, fra l’altro, coma l’unità sia da ricercare con tutti gli uomini, poiché tutti siamo figli di un unico Padre. Successivamente il prof. Shomali ha presentato contenuti e realtà estratti dal Corano e dalle tradizioni successive, che si sono spesso rivelati in consonanza con quanto fino ad allora esposto. Ed è così che, con sorpresa, man mano che il dialogo si approfondiva, la “durezza” della diversità si affievoliva, lasciando posto alla speranza che un dialogo improntato all’ascolto e alla reciproca comprensione è possibile. Apprezzato anche l’intervento dei professori Callebaut e Ropelato, che nella centralità dell’amore hanno individuato la capacità della persona di unificare, dentro e fuori di sé, i diversi ambiti umani e di intravvedere nuove linee per la vita sociale, economica e politica. Molto validi anche i contributi degli ospiti sciiti che hanno aperto nuovi scenari sull’esperienza dell’unità, un valore che – riprendendo le parole di Coda – diventa “kairos, momento opportuno”. Più che mai convincente è risultato l’auspicio della prof.ssa Mahnaz Heydarpoor, sciita, sull’importanza della formazione delle nuove generazioni al dialogo interreligioso. Tra le iniziative future, infatti, una Summer School interreligiosa per giovani a Sophia, già in calendario per l’estate 2017, con l’obiettivo di dare continuità al “laboratorio” di comunione inaugurato in quei giorni: “Dopo tanti anni spesi a costruire la fiducia tra noi – ha detto in conclusione una delle partecipanti musulmane –, ora le nuove generazioni non devono attendere: vogliamo fare tutto ciò che è possibile perché possano sperimentare l’unità che in questi giorni ci ha colmato cosi intensamente cuore e mente”. Fonte: Sophia online (altro…)
Lug 13, 2016 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«“Un incendio non incomincia mai con un grande fuoco, ma sempre con una piccola fiamma. Oggi, qui siamo venuti ad accendere questa fiamma” queste parole di Mons. Gaspard Béby Gnéba nelle “Giornate della misericordia e della fraternità tra i popoli”, dicono cosa è stata l’esperienza vissuta», scrivono Vitoria Fransiscati e Bertin Lubundi dalla cittadella dei Focolari a Man, la Mariapoli Victoria, a conclusione delle “Giornate della Misericordia” organizzate dai Focolari su iniziativa del Vescovo di Man, dal 24 al 26 giugno scorsi. La preparazione ha permesso una serie d’incontri tra le categorie più svariate, in una diocesi che conta solo il 6% di battezzati. Le occasioni di dialogo, quindi, non mancano di certo! Alla giornata di formazione sulla Fraternità in politica, il 25 mattina, ad esempio erano presenti 15 capi tradizionali e 18 imam dei 33 quartieri della città. Risoluzione dei conflitti, pensiero ed esperienze sulla “pratica del potere” secondo la spiritualità dell’unità, sono tra gli argomenti trattati insieme, e che hanno suscitato un vivace dibattito. Tra tutte, una testimonianza interessante, quella dell’Imam Rev. Koné, della più importante moschea di Man. Parla del suo rapporto con il vescovo cattolico: “È stato lui che è venuto per primo da me, lui mi ha amato per primo. Abbiamo fatto anche un piano di azione; adesso è arrivato il momento per metterlo in pratica: dovremo istruire i nostri fedeli, imparare a rispettarci, accettare le nostre differenze e conoscere la fede dell’uno e dell’altro”. Il via era stato dato la sera precedente (venerdì 24 giugno) con un concerto dal titolo: “Molti popoli, una famiglia” che ha visto le prestazioni di alcuni gruppi artistici di diverse etnie. Le Giornate della Misericordia hanno svegliato Man con una marcia per la pace: cristiani e musulmani insieme, per 7 km a piedi dal centro città alla cittadella dei Focolari. Poi una serie di visite, per portare doni a 32 famiglie in necessità, toccando praticamente tutti i quartieri di Man. Protagonisti: il vescovo, con la sua delegazione e le famiglie. «Momenti di emozione e di gioia delle persone visitate, anche per la sorpresa di vedere il vescovo in persona portare un dono senza aspettarsi niente in cambio, come invece succede spesso purtroppo, soprattutto da parte di alcuni politici per “comprare” un voto», scrivono da Man. Un inizio, per arrivare a realizzare un sogno, come ha espresso il Vescovo: «Un progetto di formazione per chi ha responsabilità nella società: politici, amministratori, chi opera nel dialogo interreligioso», per continuare a «vivere la misericordia nella vita sociale». Il servizio di RTI (Radio Televisione Ivoriana) in francese https://www.youtube.com/watch?v=yvsr0KwISTs&feature=player_embedded Maria Chiara De Lorenzo (altro…)
Giu 24, 2016 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Qui ho ascoltato dei buoni suggerimenti su come dialogare con i figli, tornerò ancora», osserva convinta una mamma avvolta nel suo sari. E un papà: «Ho deciso di dare più tempo ai miei bambini». Sono alcuni commenti dei 60 partecipanti al corso sulla genitorialità svoltosi a Udisha dal titolo: “Il bambino, futuro della nostra nazione”. Negli stessi locali i loro figli, finita la scuola, trovano ogni giorno una merenda, giochi e attività di doposcuola. Per alcuni genitori, gli argomenti trattati sono stati una sorprendente novità, per altri un aprire gli occhi sui propri errori e anche sui pericoli e rischi cui i loro figli sono esposti. Ma il corso non è stata l’unica promozione rivolta ai genitori.
È ormai il 5° anno, infatti, che a Udisha – uno dei progetti sociali dei Focolari rivolti a ragazzi e famiglie in difficoltà – viene offerta la possibilità del microcredito, grazie al quale l’economia di tante famiglie è decisamente migliorata. Ad accedervi sono soprattutto le donne le quali, incentivate da un finanziamento iniziale, in numero crescente sono riuscite a dar vita a piccole attività artigianali o commerciali come confezionare borse all’uncinetto o preparare cibo per venderlo. Sono già 52 le mamme che una volta al mese si incontrano in gruppi, per scambiarsi esperienze sul loro fare impresa e per risolvere insieme i problemi che incontrano. Altra attività portata avanti con successo anche quest’anno è stata la profilassi contro il tifo, di cui hanno beneficiato in 107 fra bambini e adulti e la somministrazione di vaccini antitetano e rosolia a 72 adulti e 95 bambini. Ma le maggiori energie del progetto sono riservate ai ragazzi, coinvolti in sempre nuove iniziative. A ricordare l’indipendenza del Paese è stata la grande celebrazione del 15 agosto con la cerimonia dell’alzabandiera, canti patriottici e poesie. In settembre, invece, in occasione della fiera di Bandra – evento fra i più importanti della città – bambini e genitori sono andati in pullman a visitare la basilica di Mount Mary. Sempre in settembre, in India si festeggia il giorno dell’insegnante e i bambini hanno voluto ringraziare i loro animatori con una performance di danze, canti e scenette.
Il 2 ottobre, festa del padre della nazione – il Mahatma Gandhi – la celebrazione è iniziata con pensieri di Gandhi sulla non violenza e la pace, per poi riflettere sulla povertà di tanti minori che vivono in strada e sull’importanza della condivisione. Anche i bambini di Udisha sono molto poveri, ma nonostante ciò hanno voluto condividere quel poco che hanno: qualche capo di vestiario, un piccolo giocattolo, un dolcetto. E parlando tra loro enumeravano anche le tante altre cose che si possono condividere: le buone idee, la gioia, il sorriso.
La festa più importante dell’India cade ogni anno fra ottobre e novembre e dura quattro giorni: è il Diwali (Festa della Luce), durante il quale i bambini di Udisha hanno messo in moto tutta la loro creatività dipingendo vasi di terracotta e facendo disegni con polvere colorata. È il loro modo per contribuire al progetto, in gran parte finanziato dal sostegno a distanza di AFN onlus. È davvero commovente l’intensità con cui i bambini di Udisha assorbono la ‘cultura del dare’, quel principio ispiratore che è a cuore del progetto e della formazione che in esso ricevono. Un valore che giunge loro non tanto a parole quando attraverso l’amore concreto dei volontari in loco e quello di chi, al di là dell’oceano, senza averli mai conosciuti, si prende cura di loro. (altro…)
Giu 11, 2016 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Ho dovuto lasciare tutto: patria, moglie, due figli piccoli. D’altra parte non avevo scelta. Essendo io insegnante e uomo ancora giovane, avrei dovuto seguire l´ISIS e diffondere le sue idee. Ma poiché mi sono opposto, se restavo lì mi avrebbero ammazzato». Giunto a Graz (Austria), Mohamed, come tanti altri immigrati, viene “parcheggiato” in un campo profughi, a far nulla per mesi, senza occasioni di contatti col mondo esterno. «Ci sentivamo isolati e depressi – racconta – ma ad un certo punto qualcuno inizia ad interessarsi a noi». Si tratta della locale comunità dei Focolari che, con la mediazione di un‘amica siriana, a Graz da tre anni, invita i rifugiati della Siria ospiti del campo profughi – una quarantina – a trovarsi in una sala parrocchiale. Essi hanno così modo di esporre le loro stringenti necessità: imparare la lingua e trovare un lavoro. La comunità si dà da fare e a breve riesce ad organizzare un corso di tedesco. Qualcuno dà soldi per i libri di testo, una signora raccoglie presso amici una quindicina di biciclette che fa riparare a sue spese per gli allievi che devono percorrere una decina di km per recarsi alle lezioni; altri ancora fanno dei lavoretti di restauro nelle case e nella cura dei giardini. «Finalmente avevamo qualcosa di utile da fare – sospira sollevato Mohamed –, finalmente qualcuno ci prendeva per mano e ci apprezzava». Nasce un‘amicizia che diventa sempre più sentita. Perciò diventa logico ritrovarsi, mangiare insieme e anche aprirsi al dialogo culturale e religioso. Il primo passo è andare insieme alla moschea, dove incontrano tante altre persone; una volta si trovano ad essere addirittura in 400: “Una cosa grandiosa per noi – confida Mohamed –. Finalmente ci sentivamo noi stessi, lì potevamo dimenticare ciò che ci succedeva ed entrare in contatto diretto con Dio. Vivere questo momento insieme musulmani e cristiani ci ha fatto sentire ancor più vicini l´uno con l’altro».
Nell‘estate sono 4 i musulmani che partecipano alla Mariapoli, la cui data coincide proprio con la fine di Ramadan, festeggiato tutti insieme con musiche arabe, danze all’aperto e dolci siriani. In quegli stessi giorni Mohamed viene a sapere della morte di sua madre: toccante occasione per pregare insieme per lei con la recita di alcuni Salmi scelti in modo da risultare rispettosi della sensibilità di tutti. Anche capire il dolore dell’altro è un dialogo profondo. Mohamed fa poi richiesta alle Autorità di ricongiungere in Austria la famiglia, impresa che si rivela quanto mai complicata. Per ben 22 volte sua moglie si mette in viaggio per raggiungere a piedi la frontiera (7 ore di cammino, patendo fame, freddo, pericoli). Per poi venire puntualmente rimandata indietro. Una volta viene perfino rinchiusa in prigione. Ma ecco che finalmente ce la fa a varcare i confini. Si avvicina così la tanto agognata ricomposizione della famiglia, alla quale viene consigliato non di stabilirsi a Graz, ma a Vienna. Con rammarico Mohamed deve lasciare i suoi amici di Graz, ignaro che la medesima calorosa accoglienza l‘avrebbe trovata anche nella comunità focolarina della capitale che, nel frattempo, è stata avvertita del suo arrivo. Comunità che si attiva per una degna sistemazione della famiglia, cosa non facile data la carenza di alloggi. Nasce l’idea di rivolgersi a delle religiose amiche che gestiscono una casa per anziani. Nel giro di un giorno c’è già una prima risposta positiva, grazie ad un rassicurante colloquio con i membri del Focolare. Ed è così che da due mesi la famiglia di Mohamed vive in questa casa di suore cristiane, con nessun disagio da ambo le parti: le suore, nel prendere atto delle usanze degli ospiti musulmani e la famiglia nel vivere in una struttura con numerosi ed evidenti segni cristiani. Anche questo fa parte del dialogo e, come afferma Mohamed: «cristiani e musulmani siamo davvero fratelli». Scuola internazionale di dialogo interreligioso (Castel Gandolfo, 26-29/05/2016) (altro…)