Feb 1, 2015 | Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Le due voci si intrecciano in un crescendo di sofferenza e di speranza, di commozione e di meraviglia. Fino a farci scoprire il segreto che li ha portati a ricomporre quell’unità che sembrava irrimediabilmente spezzata. Ad iniziare il racconto è Fili: «Con Nacho siamo sposati da 24 anni e abbiamo due figli. Io sono la sesta di undici fratelli. C’erano dei dolori nella mia famiglia, come il sapere che mio padre aveva un’altra moglie ed altri figli e questo mi faceva tanto soffrire». «Anch’io da piccolo – interviene Nacho – ho sofferto per l’assenza di mio padre e la poca attenzione di mia madre. A prendersi cura di me è stata la mia nonna materna. Con Fili ci siamo sposati innamorati, ma con un vuoto esistenziale molto grande nel quale ciascuno di noi si identificava con l’altro. Abbiamo unito le nostre solitudini, ma non ci conoscevamo interiormente e presto ci siamo accorti di non saper amare e neppure cos’è l’amore». «I nostri problemi sono cominciati fin dall’inizio del matrimonio – prosegue Fili –. Io ero molto gelosa e possessiva, al punto da far sì che Nacho cambiasse continuamente lavoro». «Un atteggiamento il suo – prosegue Nacho – che provocava in me rancore, ira e frustrazione e le discussioni fra noi non finivano mai. In questo ambiente così poco ospitale sono nati i nostri figli. Sia io che Fili avevamo un amore molto forte per loro, ma non essendoci amore fra noi due, pensavamo di sopperire con cose materiali, invece avremmo dovuto dare loro ascolto, tenerezza. Così sono passati 15 anni. Deluso da questa situazione, sono andato via di casa. L’avevo fatto altre volte, ma ogni tentativo di tornare e ricostruire il nostro rapporto falliva. Come fare, mi domandavo, quando una relazione è completamente spezzata?». Riprende Fili: «Infatti per me era impossibile ricostruirla, tant’è vero che ho accettato che tornasse, soltanto perchè vedevo la sofferenza dei figli che avevano bisogno di lui». «Un sabato sera – riprende Nacho – guardavo alla TV un programma di boxe. Non mi sembrava così interessante così ho cambiato canale. Sono capitato in un programma religioso e per curiosità sono rimasto a guardare. C’era una donna (dopo ho saputo che era Chiara Lubich) che parlava dell’Amore. Le sue parole hanno avuto un forte impatto su di me. Alla fine del suo discorso, hanno fatto scorrere alcune immagini della cittadella del Movimento dei Focolari in Messico, che si trovava vicina al nostro paese, ma che non conoscevo». «Così, all’indomani – incalza Fili – siamo andati a Messa a El Diamante (è questo il nome della cittadella) con tutta la famiglia. Ci ha colpito il modo in cui ci hanno ricevuto, era come se ci avessero conosciuti da sempre. Mancava soltanto una settimana alla Mariapoli, un convegno che si sarebbe svolto proprio lì, e abbiamo deciso di andarci. La proposta del primo giorno era la frase del Vangelo: “Perdona fino a settanta volte sette”. Mi sono chiesta: ma come è possibile perdonare sempre? La spiegazione l’ho avuta quando ci hanno parlato di Gesù nel suo abbandono: Egli non solo perdonò, ma diede la sua vita per noi. Mi sono accorta che di fronte ad un tale amore, i miei dolori erano molto piccoli. Non è stato facile ricominciare, ma la Parola “Perdona settanta volte sette” mi ha sempre aiutata a farlo». «Anche a me – confida Nacho – quella Mariapoli ha capovolto la vita. Ho imparato ad avere fiducia in quel Dio a cui tutto è possibile. Con Fili abbiamo imparato ad amarci nella diversità. Poco a poco ci siamo innamorati l’uno dell’altro. Abbiano scoperto una pienezza d’amore mai sperimentata, neanche quando eravamo fidanzati, perché ora ci amiamo nella libertà, in Dio». (altro…)
Gen 31, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Teresa Ganzon e il marito hanno acquistato le azioni di maggioranza del Bangko Kabayan nel 1989, quando la banca aveva una sola filiale, mentre ora si posiziona come una delle più grandi banche rurali nelle Filippine. I Ganzon hanno dovuto affrontare l’alto “rischio aziendale” tipico di un Paese in via di sviluppo in un modo inusuale, perché fanno parte dell’Economia di Comunione: una rete internazionale di oltre 800 imprese impegnate a mettere in pratica la Dottrina Sociale della Chiesa. In una conferenza stampa durante il suo recente viaggio nelle Filippine, il Papa ha condannato la corruzione, parlando perfino di dare un calcio “dove non batte il sole”ai funzionari corrotti. La signora Ganzon ha parlato con il Risk & Compliance Journal su come il Bangko Kabayan sia cresciuto pur rimanendo fedele a questa dottrina, in una delle nazioni più corrotte del mondo. Quali sono i principali punti di frizione per un’impresa condotta secondo i principi della Dottrina Sociale cattolica nelle Filippine? «Il rispetto alle leggi è il primo punto di cui parliamo. Per esempio, la gente giustifica l’evasione dicendo che abbiamo politici corrotti che rubano, oppure che non si vedono benefici proporzionati per i cittadini, e quindi perché si dovrebbe sostenere il Governo con le proprie tasse? Pagare le tasse da noi è un segno di contraddizione, specialmente tra le piccole e medie imprese. Concussione e corruzione sono crescenti e purtroppo sono diventate prassi in alcuni uffici pubblici; così per un imprenditore sembra che l’unico modo per far sopravvivere la propria impresa sia fare come tutti e semplicemente considerare la tangente tra i “costi normali”». Questo contraddice la Dottrina Sociale e Papa Francesco. Come affrontate la corruzione congenita? «Un’azienda di Economia di Comunione sostiene l’adesione a standard etici ed è cosciente di avere una vocazione a cambiare il modo in cui le cose vengono fatte, per essere più in linea con i valori cristiani. Per esempio, alcuni anni fa, eravamo pronti per offrire un certo tipo di prestito che, eravamo sicuri, avrebbe avuto una grande domanda, buoni margini di guadagno, facile riscossione ecc… Ma quando ci siamo trovati davanti ad un burocrate del Governo la cui firma e collaborazione erano indispensabili per il processo di riscossione, e lui ci ha chiesto una percentuale sugli interessi che avremmo riscosso, abbiamo dovuto pensare ad un altro tipo di prestito. Inoltre, nelle Filippine, il pagamento delle tasse per le imprese grandi e piccole è sempre stato quasi inesistente. Abbiamo ricevuto un premio che ci certifica come una delle prime 5 aziende contribuenti, in una regione dove ci sono alcune industrie manifatturiere molto più grandi della nostra banca». Quindi avete rinunciato ad una opportunità di affair piuttosto che cedere alla corruzione? «Sì, ma allora abbiamo scoperto la microfinanza. Ci si orienta ai bisogni finanziari di un segmento della società considerato “fuori dal giro delle banche” e degli istituti di credito. Abbiamo sviluppato così un programma di microcredito e scoperto un segmento ancora più largo da servire, sebbene non così facile come il precedente. Spesso abbiamo dovuto rinunciare ad un’idea originale o ad un servizio che ci avrebbe dato buoni risultati solo perché qualcosa nel processo (come una “insignificante mazzetta”) sarebbe stata necessaria perché il prestito garantito fosse registrato. Ma così abbiamo avuto idee più originali su altri servizi in cui non è necessario corrompere qualcuno, finendo col servire un settore che altrimenti sarebbe rimasto scoperto. E questo solo perché abbiamo cercato a fondo altre alternative». Le critiche del Papa sulla finanza speculativa come hanno toccato la vostra impresa? «Lui parla di avere maggiore empatia per le persone più bisognose della società, e per noi, nell’area del microcredito, ci aiuta ad avere maggiore determinazione. È un campo di affari molto difficile, perché comporta molto lavoro sul campo e di solito i giovani, quando fanno domanda di lavoro in una banca, immaginano di venire a lavorare in un ambiente molto comodo, in una filiale con l’aria condizionata. Dopo alcuni mesi, decidono che non vogliono fare un lavoro così impegnativo. Così per noi, trovare le persone giuste che rimangano e amino il loro lavoro, proprio per l’empatia con i poveri, è una grande sfida. Non raggiungiamo gli standard di efficienza così facilmente ma, se si vuole rimanere nel mercato, non possiamo fare a meno di cercare almeno gli standard di una buona prestazione. Ma il messaggio del Papa è molto chiaro: il vero affare a cui non possiamo rinunciare è il servizio vitale per i poveri». Fonte: Wall Street Journal, dal blog di Gregory Millman Traduzione nostra (altro…)
Gen 30, 2015 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Da sinistra: Natalia Dallapiccola, Peppuccio Zanghì, Luce Ardente
«Quando Luce Ardente iniziò a testimoniare l’Ideale dell’unità tra i monaci buddhisti, Giuseppe Maria Zanghì, Peppuccio per tanti, scomparso in questi giorni, lo definì “Un nuovo san Paolo per il buddhismo”. Sapendo quanto fosse difficile per un monaco far parte di un movimento cristiano e straniero, avevo nutrito dei dubbi a proposito della realizzazione concreta della sua affermazione. Dopo 20 anni esatti, posso dire che quelle parole si stanno avverando. Tutto è iniziato nel 1995, quando al centro del Movimento dei Focolari, un monaco buddhista faceva la sua prima comparsa: si chiamava, a quel tempo, Phramaha Thongrattana Thavorn. Era giunto a Roma per accompagnare un suo discepolo, Somjit, che stava facendo l’esperienza da monaco per un breve periodo prima del matrimonio, seguendo la tradizione di tutti i giovani buddhisti. Phra Mahathongrat, che vuol dire ‘oro fino’, conobbe in quell’occasione Chiara Lubich e ne fu molto impressionato. Anche lei fu colpita da questa persona e gli diede, su sua richiesta, un nome nuovo: Luce Ardente. Mai avevo notato in lui, in questi anni di frequentazione, una forza ed entusiasmo così forte come in questi giorni, nell’annunciare la fratellanza universale, l’ideale di ‘mamma Chiara’ (come ancora oggi la chiama). Oggi, in una cerimonia importante, alla quale Luce Ardente mi ha invitato, di fronte a più di 120 monaci, tra cui le più alte autorità buddhiste della regione, Luce Ardente ha chiesto la parola, dando spontaneamente, ma molto chiaramente la testimonianza della sua esperienza con Chiara Lubich e col Focolare e dicendo apertamente che lui è un membro della grande famiglia di Chiara sparsa in più di 120 nazioni con milioni di membri.
I monaci hanno ascoltato, per niente infastiditi: alcuni divertiti, altri interessati, qualcuno anche perplesso, come è normale in qualsiasi ‘comunità religiosa’. Prima, durante e dopo la cerimonia Luce Ardente, spesso al di là delle regole, ha voluto salutare ciascuno, manifestando il massimo rispetto ed affetto verso i monaci più anziani. Luce Ardente ama ripetere in questi giorni: «È giunto il momento per me di dire a tutti i buddhisti quanto mamma Chiara ha fatto di bene alla mia vita come monaco. Io sento che lei continua a darmi una spinta interiore ed una forza per portare a tutti l’ideale della fraternità tra tutti». La morte di Peppuccio – che tanto ha fatto per il dialogo interreligioso – , l’inizio del processo di beatificazione di Chiara, sono momenti forti ed importanti, non solo per noi cristiani ma per tutti i membri del Movimento. Luce Ardente ebbe a dire, all’indomani del 14 Marzo del 2008, giorno in cui Chiara lasciava questa terra: «Chiara non appartiene più a voi cristiani solamente, ma ora lei e il suo ideale sono eredità dell’umanità intera». In questi giorni, direi speciali, questi fatti testimoniano che quelle parole di Peppuccio si stanno avverando sotto i nostri occhi. Seguendo via internet la cerimonia di apertura della causa di beatificazione di Chiara Lubich, Luce Ardente commenta: «Ora dobbiamo testimoniare, ancora di più, insieme, la santità di Chiara». (altro…)
Gen 23, 2015 | Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sulla scia delle molteplici aperture auspicate dal Vaticano II, verso la fine degli anni ’60 l’episcopato tedesco avverte l’esigenza di rafforzare i rapporti con l’Ortodossia. Il vescovo Graber di Regensburg – che ha l’incarico di incrementare tale dialogo – sa di poter contare su di una persona di grande competenza che potrà assolvere brillantemente a tale mandato: Albert Rauch. Ordinato sacerdote e completati gli studi teologici alla Gregoriana di Roma, per la sua spiccata sensibilità verso il mondo ortodosso, Albert decide di fare un dottorato al Collegio Russicum, dove apprende – fra l’altro – il greco moderno e il russo. La sua permanenza a Roma è occasione per lui di conoscere il Movimento dei Focolari a metà degli anni ’50. Ne abbraccia la spiritualità, scoprendovi anche la profonda dimensione ecumenica. Ben presto chiede di farne parte come sacerdote focolarino. Per approfondire la conoscenza dell’Oriente, Albert nei primi anni ’60 compie lunghi viaggi in Grecia, Turchia, Libano, Siria, Israele. Fa parte pure di una delegazione ufficiale che si reca a Costantinopoli, Sofia, Belgrado: sono i primi e importanti passi di avvicinamento fra queste Chiese sorelle. Più tardi intesserà rapporti anche con i Patriarcati di Mosca e Bucarest. Colpito nel vederlo così giovane, il Patriarca Athenagoras sottolinea l’importanza che anche i giovani dell’Oriente vadano in Occidente per arricchirsi reciprocamente. Inizia così la possibilità per giovani sacerdoti e studiosi di diverse Chiese dell’Oriente di recarsi in Germania. A lui viene affidato il nascente Ostkirchliches Institut [Istituto delle Chiese Orientali] a Regensburg, incarico che egli svolge con umiltà e amore. Il vescovo chiede a Chiara Lubich che a Regensburg si apra anche un focolare femminile, per aiutarlo in questo compito.

Centro Internazionale dei Focolari, Castel Gandolfo (Roma) 2003- Conduce una preghiera alla scuola ecumenica
Albert, coadiuvato da Nikolaus Wyrwoll, suo compagno di studio a Roma, si prodiga in mille iniziative, intessendo significativi e fruttuosi rapporti pan-ortodossi e tra ortodossi e cattolici. Un dialogo che, data la sua preparazione, è profondamente teologico e nello stesso tempo un ‘dialogo della vita’, come lui stesso ama chiamarlo. Memore dell’incoraggiamento di Athenagoras, porta spesso i suoi studenti, provenienti da diverse Chiese orientali e ortodosse, in visita a Roma, organizzando il tour in collaborazione col Centro Uno dei Focolari. Per oltre 35 anni, questi studenti prendono parte alle ‘Settimane ecumeniche’ in programma al Centro Mariapoli. Diversi tra loro, nel corso degli anni, assumeranno posti di responsabilità nelle loro chiese. Nell’estate, in vacanza vicino Roma, non manca di visitare il Centro Uno, per condividere i suoi progetti ed essere informato sulle attività del Movimento. Nel tempo, Albert, o meglio il dr. Albert Rauch, comincia la sua collaborazione anche con la Scuola Abba e con l’Istituto Universitario Sophia. La sua struggente passione per la ricomposizione dell’unità l’aveva spinto ad imparare una quindicina di lingue, che gli hanno consentito di far cadere il seme dell’unità in moltissimi cuori delle più svariate nazioni. La sua scomparsa all’età di 81 anni, è una grande perdita per il mondo ecumenico. Il suo esempio e la sua dedizione per l’unità dei cristiani sono uno stimolo per quanti vogliono contribuire alla realizzazione della preghiera di Gesù “Che tutti siano uno”. (altro…)
Gen 22, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
È la città di Cannes la vincitrice della sesta edizione del Premio Chiara Lubich per la fraternità. Ad attirare il riconoscimento è stato il progetto “Vivere insieme a Cannes”, che vede la partecipazione di cittadini laici e religiosi di diverse fedi impegnati in una serie di iniziative volte alla pacifica convivenza. La firma del sindaco di Cannes alla candidatura per il premio arriva proprio il 7 gennaio, giorno dell’attentato a Parigi alla sede di Charlie Hebdo. «C’è il simbolo dell’odio e c’è il simbolo della pace e noi vogliamo mostrare il simbolo della pace», dichiara l’abate cistercense Vladimir Gaudrat, presente con la delegazione francese al conferimento del Premio. La cerimonia si è svolta a Roma, il 17 gennaio scorso, nel corso di un convegno sul tema “Dialogo e comunità, quale rapporto con la fraternità?”, organizzato dall’Associazione Città per la Fraternità, promotrice del premio. Sede scelta, il Campidoglio, che riporta la memoria alla storia che collega la città di Roma alla persona cui questo premio è intitolato. Il 22 gennaio 2000, giorno del suo 80° compleanno, Chiara Lubich veniva infatti insignita della cittadinanza romana. Già nel ’49, Chiara, da poco nella capitale – dove fra l’altro ha vissuto per 10 anni – in un articolo dal titolo “Risurrezione di Roma”, descriveva questa città sfigurata dalla guerra e dalla miseria che provava le persone nella loro dignità. Manifestava in quello scritto la volontà di concorrere a riportare la luce e l’amore nelle sue case, nelle sue vie, nei luoghi di studio, nei luoghi di lavoro, nel Parlamento, ovunque. Un augurio che riformulò in quel giorno del 2000. Mostrò una delle vie per arrivare a ciò, l’arte d’amare, così in linea con il nome della capitale che, letto all’inverso, risulta: “Amor”. Un’arte che emerge dai valori del Vangelo.
Da questi cenni emerge l’idea di Chiara Lubich della città – e alla quale si ispira l’Associazione che riunisce attualmente 140 comuni italiani – quale luogo abitato da una comunità che, nell’intrecciare relazioni tra i cittadini e tra i cittadini e le istituzioni, può allargare i propri confini interni ed esterni. «Le città – spiega Pasquale Ferrara, segretario generale dell’Istituto Europeo di Firenze, intervenuto al convegno – sono da sempre luoghi di pluralismo e di diversità, dove diverse associazioni collaborano con le istituzioni locali per le risoluzioni dei problemi». Anche il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata ha portato la sua testimonianza sull’importanza della fraternità in rapporto con le città, ricordando le sue esperienze in Brasile. «Dal Movimento dei Focolari – ha ricordato il cardinale – ho imparato l’apertura alla diversità, che poi ho sperimentato a Brasilia. Fino all’arrivo a Roma, dove per me la fraternità significa contatto aperto con tutti». «In questo momento che vede tanti conflitti aperti, riflettere sulla fraternità e sul dialogo, in una comunità che si va trasformando, con tante sensibilità, dedicare un pomeriggio a questo tema e a come si possa creare una nuova coesione ci sembrava molto importante», dichiara Lina Ciampi, segretaria di Città per la Fraternità ai microfoni di Radio Vaticana. «Cannes ha presentato un progetto dal carattere multiculturale e interreligioso, in cui si interfacciano buddhisti, ebrei, musulmani… Ci sembrava rispondesse molto bene a tutto quello che l’Associazione si propone di fare». Oltre la città francese di Cannes, sono stati premiati i comuni umbri di Cannara e Foligno in ricordo dell’imprenditore di Economia di Comunione Walter Baldaccini, e quelli di San Severino e Tolentino nelle Marche per i progetti rivolti alle fasce più deboli della cittadinanza, mentre una Menzione d’Onore è stata attribuita al Comune di Pisa, e al Comune di Trieste per il progetto Educazione alla Pace, che ha portato all’installazione in un parco pubblico del Dado della Pace. (altro…)
Gen 21, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Le immagini dei recenti viaggi del Papa in Sri Lanka, prima, e le Filippine, dopo, hanno fatto il giro del mondo. I suoi discorsi, gesti, frasi, sono stati rilanciati da tante testate in numerose lingue e dai social network che sono diventati dei potenti moltiplicatori del suo messaggio di “misericordia e compassione”, i temi centrali da lui scelti per questo storico viaggio. «Abbiamo fatto ancora storia – scrivono da Manila – battendo il record di partecipazione all’indimenticabile Giornata della Gioventù del 1995 con Giovanni Paolo II. Infatti, nella messa nel Luneta Park i quasi 7 milioni di presenti hanno dimostrato ancora una volta la loro fede e l’amore per il Santo Padre». Nel secondo giorno, 40.000 partecipanti all’incontro con le famiglie al Mall of Asia, lungo la baia di Manila. Francesco ha incoraggiato le famiglie filippine a “servire come santuari dove si rispetta la vita” e di proclamare la sacralità della vita dalla nascita alla morte. «Mi aspettavo una celebrità – dice Nidj, giovane dei Focolari – invece mi sono trovato con un “servo”. Ho sentito il suo amore puro, semplice e che parlava con autenticità. È rimasto umile e sé stesso, nonostante che tutta l’attenzione fosse rivolta verso di lui». E Loli Funk: «Con la sua saggezza ci ha incoraggiati a vivere una vita cristiana autentica; credo non occorra essere cattolici per apprezzare il suo messaggio. Ci ha toccato proprio nel cuore, dove fa male e si sente di più. Ho capito che se siamo una famiglia, una comunità che si prende cura l’uno dell’altro, abbiamo più possibilità di farcela». E Romé Vital: «Quando ha parlato ai giovani presso l’Università di Santo Tomas, ci ha esortati a vivere la reciprocità: non solo dare, ma anche imparare a ricevere l’amore da Dio e dagli altri. Mi sembra qualcosa di nuovo evidenziare il valore della reciprocità nella nostra vita cristiana».
E ancora Jan Co Chua: «Riflettendo sugli eventi di questi giorni mi sento come i discepoli di Emmaus che si chiedevano “Non ardeva forse il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24,32)». La tappa più commovente è stata la visita ai superstiti delle zone colpite dai tifoni, a Tacloban. «Siamo ancora in questa euforia di gioia lasciataci dalla storica venuta del nostro Santo Padre Papa Francesco», scrivono i membri della comunità locale dei Focolari. «Francesco è il primo Papa che è venuto a visitare Tacloban. La sua venuta ci ha fatto sentire l’amore materno di Dio attraverso la chiesa. Ci siamo sentiti capiti, consolati, dopo aver sofferto tanto negli anni passati. Ci ha stupiti la sua spontaneità nell’amare: la sua decisione, nonostante il tifone, di celebrare la messa all’aperto col vento che soffiava molto forte. Siamo stati tanto toccati dalla sua omelia, dalla sua umiltà, quando ha detto che non aveva parole davanti a queste sofferenze, e quando ci ha chiesto scusa per essere venuto un po’ in ritardo…».
La comunità dei Focolari è stata pienamente coinvolta nella preparazione. «La chiesa locale ci ha affidato la sistemazione del luogo dove si è celebrata la messa: la grande spianata che poteva contenere 120 mila persone. Davanti a questo impegnativo compito ci siamo fatti aiutare da aderenti, simpatizzanti, amici, parenti, anche dalle altre provincie, ed abbiamo organizzato un piano per il quale abbiamo lavorato per tre mesi». Von, confessa che da tanti anni non andava più a messa: «Quando sono stata invitata a lavorare per l’evento, ho messo tutta me stessa per aiutare. Ho ritrovato la fede e la famiglia del Focolare». Alcune volontarie addette alla sistemazione dei posti, scrivono: «Potevamo scegliere un posto migliore per vedere il Papa. Ma ci siamo sistemate nei posti più lontani per lasciare i primi ad altri. Ma alla fine abbiamo potuto salutare lo stesso il Papa da molto vicino!». Anche i giovani Gen hanno lavorato nel servizio d’ordine: «Abbiamo cercato che l’amore prevalesse su tutto: nel dare la preferenza agli anziani, a quelli che venivano da lontano (facendo tanti chilometri a piedi) … Eravamo molto toccati dalle parole del Santo Padre. L’abbiamo salutato da vicino e lui ci ha sorriso. Quanta gioia per questo incontro!». «La visita di papa Francesco – concludono – è stata un’esperienza unica: essere lì con tutto il popolo, lavorando insieme 24 ore sotto la pioggia, il forte vento e tanti altri disagi. Mai si cancelleranno dal nostro cuore le sue parole e l’esperienza vissuta!». (altro…)