Movimento dei Focolari
Famiglie Nuove compie 50 anni

Famiglie Nuove compie 50 anni

Chiara Lubich con A e D Zanzucchi e G Fumagalli

Chiara Lubich con Anna Maria e Danilo Zanzucchi, e Gianna Fumagalli. Foto CSC Audiovisivi

Mentre si svolgeva la prima Scuola dei focolarini sposati, Chiara Lubich, parafrasando un’espressione che il giorno prima, all’udienza generale, Paolo VI aveva rivolto ai giovani dei Focolari, annunciò che in quella data (19 luglio 1967) in seno ai Focolari sarebbe nato “un Movimento esplosivo, apostolico e diffusivo” per il mondo della famiglia. A distanza di 50 anni si può ben dire che quelle parole, con la loro vita, le Famiglie Nuove le hanno davvero portate a concretezza. In questi anni infatti, coppie di sposi, fidanzati, e quanti hanno a che fare col mondo della famiglia, a contatto con il carisma dell’unità hanno visto rinvigorire il loro amore reciproco da quell’amore che attinge al Vangelo, trasformandolo in testimonianza dell’amore di Dio per l’umanità. Un amore che ha generato, come conseguenza, la diffusione del Movimento nella maggior parte dei Paesi del mondo, fino alle isole Fiji (Oceano Pacifico). Nel video-collage che qui proponiamo, realizzato nel 2007 (a 40 anni dall’inizio di Famiglie Nuove), le parole di Chiara risuonano più che mai un’attuale, luminosa risposta alle necessità della famiglia di oggi, in linea profetica con l’esortazione “Amoris Laetitia”. Non sono solo parole le sue. Sono il frutto della vita di una moltitudine di famiglie che nella loro quotidiana testimonianza di unità e nell’attuazione di un centinaio di progetti di cooperazione internazionale e di sostegno a distanza, contribuiscono al rinnovamento della società e alla realizzazione del testamento di Gesù: “Che tutti siano una cosa sola”.   https://vimeo.com/225160629   (altro…)

Vangelo vissuto: “Vi darò ristoro”

Vangelo vissuto: “Vi darò ristoro”

PdV 1Il sindaco «Contro la mia volontà mio marito aveva accettato di candidarsi a sindaco, non certo per ambizione, ma per puro desiderio di servire la comunità. La mia ostilità nasceva dal timore che, essendo il nostro un paese molto difficile, un impegno del genere potesse avere ripercussioni negative sulla famiglia. A nulla erano servite minacce e liti. Quando un sabato mattina appresi dal giornale che aveva firmato per la candidatura, iniziai a stare molto male. Il giorno dopo, a messa, il Vangelo parlava del fico sterile. In quel momento mi sentii come quel fico, incapace di fruttificare. Non solo: col mio atteggiamento impedivo anche a mio marito di portare frutto per la comunità. Capii che Gesù mi chiedeva di donargli anche la mia famiglia, nonostante le paure. Tornata a casa, comunicai a mio marito e alle nostre figlie l’esperienza fatta e di comune accordo decidemmo di appoggiarlo. Da quel momento l’ho accompagnato in tutti i comizi e assemblee, e ora che è sindaco continuo a farlo in tutte le sue visite istituzional»i. (F.D. – Italia) Tensioni in famiglia «Mio marito e io eravamo tornati a casa così stanchi e tesi che, perso il controllo, avevamo discusso in maniera violenta, al punto che sembrava che il nostro matrimonio fosse arrivato alla fine. Mi sono adoperata poi per “ricucire” la situazione, ma lui continuava ad essere molto arrabbiato per il mio modo di fare. L’indomani sarei dovuta andare ad aiutare una famiglia molto povera. Ma questa non sarebbe stata una scappatoia se prima non ristabilivo la concordia e la pace con mio marito? Anche se mi ritornavano di continuo alla mente tutte le mie buone ragioni, ho cercato di vincermi. Fra l’altro, quello stesso giorno lui avrebbe avuto un incontro importante: superando il timore della sua reazione, gli ho telefonato e gli ho chiesto perdono. Tutto è stato cancellato, ho sentito la libertà di sentirmi amata e questo ha dato senso anche al mio prodigarmi per gli altri». (F. – Panama) Cocci «Dalla finestra del mio ufficio posso vedere la strada. Un giorno vedo passare Michele, un senza fissa dimora che quando è ubriaco litiga con tutti. Si ferma, raccoglie i frammenti di una bottiglia e li deposita in un bidone. Poi se ne va. Anch’io li avevo notati, ma per la fretta non li avevo raccolti. Che lezione, e proprio da uno classificato fra gli emarginati! Mi sono immaginato Michele all’esame finale del Vangelo, quando Gesù gli dirà: “Entra nel mio regno: hai raccolto dei vetri che potevano ferire un mio fratello. Lo hai fatto a me!”». (P. O. – Italia) Calzini sporchi «Nel guardaroba della piscina un’anziana signora poco curata se ne stava seduta sopra una panchina con accanto un paio di calze piuttosto sporche. Tutte le altre le stavano alla larga, me compresa. Faceva fatica a indossare la canottiera sulla schiena ancora umida, così mi sono avvicinata per aiutarla. Grata, mi ha chiesto se le potevo infilare anche le calze. Ahimè, proprio quelle! E subito un pensiero: “Gesù, sei tu che vuoi incontrarmi in lei”. Mi sono inginocchiata e le ho infilato i calzini e poi le scarpe. Ancora oggi ho il ricordo della gioia provata». (Rosemarie – Svizzera) (altro…)

Oggi in Venezuela

Oggi in Venezuela

Venezuela 5Ho saputo dalla TV… Sto guardando il telegiornale, interrotto di continuo dagli appelli di “pubblica utilità”. Quest’ultimo, per esempio, dice: “Cercasi urgentemente il farmaco….”. Dio mio! Scrivo rapidamente il numero di telefono e chiamo. Mi rispondono che chi ne ha bisogno è un’anziana, che è davvero urgente e che vive nella mia stessa città. Mi metto in contatto velocemente con la figlia della signora, ma in questo momento la situazione per le strade del centro non mi permette di uscire. Ci accordiamo per trovarci il giorno dopo, di mattina presto, di fronte a un centro sociosanitario. Quando effettivamente ci incontriamo, la signora mi domanda: “Quanto costa la medicina? L’ho richiesta dagli Stati Uniti, ma non me l’hanno potuta mandare”. “Nulla, signora”, le rispondo. “Preghiamo insieme affinché la pace arrivi presto in Venezuela”. Non ci conosciamo, ma ci lasciamo con un abbraccio. C’è più gioia nel dare che nel ricevere Mi telefona un’amica: “Per caso hai questa medicina? Non riesco a trovarla da nessuna parte…”. Si trattava proprio di un farmaco che una persona aveva donato alla mia parrocchia. In quel momento avevo pensato: “Ma servirà a qualcuno? È una medicina molto specifica…”. Era proprio quella di cui aveva bisogno la mia amica, con indicazioni molto precise e, inoltre, in una confezione di 50 pastiglie! Dio sa ciò che ciascuno necessita. La nostra era una gioia condivisa ma, forse, la mia era più grande. Creare ponti con persone di altre Chiese Mi arriva un sms: “Mi servirebbe questa medicina, per caso ce l’hai?”. Sì, ce l’avevo, e così ho chiesto ad Armando di portarglielo, giacché chi me l’aveva chiesta è evangelica come lui. Ho pensato anche di proporle: “Se per caso avessi qualche medicina che non ti serve, puoi donarla a tua volta?”. Lei me ne manda una, difficile da trovare nelle farmacie, fornita di un nebulizzatore. Il mio l’avevo dato a un’altra persona che non riusciva ad espettorare a causa della forte tosse. Per me è stato vivere la frase del Vangelo: “Date e vi sarà dato”. Oltretutto, quello che mi è arrivato è di miglior qualità e con minori effetti secondari di quello che avevo io. È sorprendente: quando si dona, l’amore si trasforma in fraternità. Venezuela 2Domenica, giorno di riposo… È domenica!!! Finalmente riposo! Avevo messo in programma un film molto interessante, quando improvvisamente suonano alla porta. Comincio a temere che il mio relax sia in pericolo. Mio figlio, vista la mia reazione, mi chiede se voglio che dica a chi ha suonato di passare in un altro momento. Quasi quasi gli dico di sì… ma no… apro io. Di fronte mi trovo una mia conoscente, che mi domanda se sono occupata. L’espressione del suo volto indica che la cosa è urgente. La faccio passare. “Devo proprio parlare con lei…”. “D’accordo, avanti. C’è anche mio marito: va bene se parliamo anche con lui?”. Passiamo tre ore ad ascoltarla. Ci dice che vuole divorziare, ma prima di comunicarlo a suo marito e avviare le pratiche ha pensato di parlare con noi. Non è facile ascoltare il suo sfogo, pieno di dolore, incomprensioni, rabbia… Alla fine, le si chiariscono tanti dubbi. Concludiamo con una preghiera e con la sua decisione di mettersi ad amare per prima. Così se ne torna a casa con una nuova forza, disposta a lottare per salvare il suo matrimonio. È stata una domenica vissuta come “il giorno del Signore’, nella quale abbiamo fatto ciò che pensiamo avrebbe fatto Gesù: amare senza giudicare. (altro…)

Giordani: era l’estate 1949

Giordani: era l’estate 1949

con-Chiara-5a«Tra giochi, all’ombra delle conifere, sotto rocce, Chiara [Lubich], ai suoi parlava sempre di Dio, della vergine, della vita soprannaturale: la soprannatura era la sua natura. Conviveva sempre con il Signore: effetto della carità, di cui era, molecola su molecola, edificata. E allora quando s’andava in campagna quelle foreste alpine si trasfiguravano in cattedrali, quelle cime parevano picchi di città sante, fiori ed erbe si coloravano della presenza di angeli e di santi: tutto s’animava in Dio. Cadevano le barrire della materia. Era anche questa una forma di quella riconciliazione di sacro e di profano, per cui, eliminato il brutto, il male, il deforme, si ricuperavano d’ogni parte i valori di bellezza e di vita della natura, in tutti i suoi aspetti. I discorsi di lei, come le opere, risultavano un assiduo sgombero di detriti mortuari per ristabilire la comunicazione, per sé così semplice, della natura con la soprannatura, della materia con lo spirito, della terra col cielo. Una duplicazione dei valori dell’esistenza in terra; un aprire il valico al paradiso. Era l’estate del 1949. Quel godimento fu agevolato dall’eredità di una baita a Tonadico di Primiero, avuta da Lia [Brunet]. A farvi una villeggiatura vi salirono, nel luglio Chiara [Lubich], Foco [Igino Giordani]e le focolarine per stare un po’ sole a riposare fisicamente, dopo i lavori, per i poveri e per sé, durante l’anno. La baita era composta d’un fienile superiore, a cui s’accedeva con una scala a pioli dal piano terra, composto di una stanza con piccola cucina. Sopra si sistemarono alcune brande e un armadio tirato su con una carrucola: e fu il loro dormitorio. Foco andò all’albergo Orsinger ed ebbe occasione di parlare alla sala dei Cappuccini. Nella loro chiesa egli desiderò legarsi “corto” con un voto d’obbedienza il quale però a Chiara non apparve conforme agli usi del focolare. Propose piuttosto un patto di unità, nel senso che alla prossima Comunione eucaristica, sul nulla delle anime, Gesù in lei patteggiasse con Gesù in lui. La mattina alla messa nel comunicarsi i due fecero patteggiare Gesù con Gesù. Fu per lei l’inizio d’una serie di illuminazioni».   Igino Giordani, Storia del Movimento dei Focolari, scritto inedito. (altro…)