Mar 18, 2017 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Da bambino sogna di fare il pilota, ma l’attrazione verso il sacerdozio lo accompagna fin dagli 11 anni. Nato il 17 maggio 1932 a Líšnice, provincia di Písek, nella Boemia del Sud, dal 1952 al 1953 fa l’operaio. Dal 1960, dopo la laurea, lavora come archivista ma presto abbandona l’attività per studiare teologia. Nel 1968 viene ordinato sacerdote. Agli inizi degli anni ‘60, durante un viaggio nell’allora DDR (Germania dell’Est), incontra a Erfurt alcuni laici e sacerdoti che vivono la spiritualità del Movimento dei Focolari. È colpito dalla presenza di Gesù fra questo gruppo di cristiani, presenza che Egli promette “quando due o più sono uniti nel mio nome” (cf Mt 18,20). Questa esperienza di comunione lo accompagnerà sempre. La sua opera pastorale a Ceské Budejovice infastidisce l’apparato statale comunista, che nel 1971 lo trasferisce nelle parrocchie della Selva Boema. Sette anni più tardi, a causa dell’ascendente che ha soprattutto sui giovani, gli viene ritirato anche il permesso di svolgere l’ufficio sacerdotale. «Ho perso la licenza, non posso più celebrare la Messa – spiega ai suoi parrocchiani –. Ho parlato e predicato della croce e mi sono raccomandato di portarla. Adesso è il momento per me di prenderla». Ridotto ufficialmente allo stato laicale, Chiara Lubich accoglie la sua richiesta di vivere nel focolare di Praga che si era aperto nell’81. Come lavoro fa il lavavetri per 10 anni. Più volte racconterà: «Non potevo predicare né distribuire i sacramenti pubblicamente, ma guardando la croce ho capito che il mio Sommo Sacerdote, Gesù, quando era sulla croce non riusciva quasi a parlare e aveva le mani inchiodate. Mi sono convinto: “Adesso sei vicino al tuo Sommo Sacerdote” e ho abbracciato Gesù Abbandonato. La spiritualità dei Focolari mi ha guidato in questa direzione. Ho capito la forza di cui parla Isaia 53: “L’uomo del dolore”. (…) Ho vissuto per lungo tempo in questa luce: tutto ciò che è brutto può servire alla mia edificazione. Ho compreso, senza esagerare, che questi dieci anni da lavavetri sono stati gli anni più benedetti della mia vita». È solito ripetere: «Ritengo un miracolo che Dio abbia diffuso la spiritualità dell’unità nel mondo socialista, dove tutto era sorvegliato. Lui conosce sempre i “varchi”».
Con la “Rivoluzione di velluto”, nel 1989 ridiviene parroco. Nel 1990 è nominato vescovo di Ceské Budejovice e l’anno successivo Arcivescovo di Praga. Dal 1992 al 2000 guida la Conferenza Episcopale Ceca e dal 1993 al 2001 diviene Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. Il 26 novembre 1994 è creato cardinale. Dopo la morte del Vescovo Klaus Hemmerle nel gennaio del ‘94, iniziatore con Chiara Lubich della branca dei Vescovi amici del Movimento dei Focolari, la fondatrice invita l’Arcivescovo di Praga ad assumere il ruolo di moderatore. Succedere a mons. Hemmerle, grande teologo e figura carismatica, gli sembra impegnativo, ma Chiara Lubich lo rassicura: «Non tema, Eccellenza, Ella non sarà solo. Andrete avanti a corpo». Il cardinale svolge questo incarico per 18 anni, convocando e sostenendo numerosi incontri internazionali di Vescovi, cattolici e anche di varie Chiese, tenuti a Castel Gandolfo (Roma), Istanbul, Gerusalemme, Beirut, Augsburg, Wittenberg, Londra, Ginevra, El Cairo, per nominarne solo alcuni.
La partecipazione dei Vescovi all’Opera di Maria è di natura squisitamente spirituale, e non interferisce in alcun modo nei loro doveri di vescovi, come stabiliti dalla Chiesa. Essi riconoscono che la spiritualità dell’unità è «in profonda sintonia col Carisma episcopale, rafforza la collegialità effettiva ed affettiva e l’unità col Santo Padre e fra i Vescovi, e infine conduce ad attuare gli insegnamenti del Concilio Vaticano II sulla Chiesa–comunione». Così si legge nel regolamento della branca dei «Vescovi amici dell’Opera di Maria», riconosciuti come tali da Giovanni Paolo II ed approvati dal Pontificio Consiglio per i Laici con lettera del 14 febbraio 1998. Hanno espresso il loro apprezzamento per queste iniziative anche i capi di varie Chiese Cristiane. Telegramma di cordoglio di Papa Francesco Leggi anche: News.va Corriere della sera (altro…)
Mar 18, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo
Oggi 18 marzo, all’età di quasi 85 anni, ci ha lasciato Il card. Miloslav Vlk, Arcivescovo emerito di Praga, per 18 anni moderatore della comunione tra i vescovi che aderiscono alla spiritualità dell’unità. Gratitudine del Movimento dei Focolari per la sua vita. (altro…)
Mar 18, 2017 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Vescovo Dominic Kimengich, diocesi di Lodwar, Kenya.
La nostra diocesi di Lodwar – racconta mons. Dominic Kimengich – si trova in Turkana County (Kenya), al confine con Uganda, Sud Sudan ed Etiopia. Da Nairobi dista 700 km. I viaggiatori che vengono da noi devono accertarsi che ci sia la scorta della polizia lungo la strada, per non imbattersi nelle frequenti incursioni di banditi e briganti. A causa dei cambiamenti climatici, da molto tempo non sta piovendo, con una conseguente, terribile, carestia che colpisce tutta l’area Turkana. Il 60% della popolazione pratica ancora vita nomade e finora è sopravissuta allevando cammelli, pecore, capre, asini e bovini. Ora, non essendoci più cibo, né pastura per il bestiame, è costretta ad emigrare nei paesi vicini, ma essendo una zona di confine, i molti conflitti tra le tribù confinanti in lotta per la sopravvivenza provocano la morte di tante vite innocenti, tra cui donne e bambini. In diocesi abbiamo un enorme campo profughi chiamato Kakuma, con quasi 200.000 rifugiati provenienti soprattutto dal Sud Sudan, la cui situazione peggiora di giorno in giorno. Ma tanti vengono anche dalla Somalia. Ci troviamo in una situazione molto difficile, perché neppure gli abitanti di Lodwar hanno cibo e acqua sufficienti. Addirittura molti bambini hanno smesso di andare a scuola perché non c’è cibo. Nel 1985, quando ero in seminario, qualcuno mi ha parlato della spiritualità dei Focolari, ma diventato sacerdote sono stato assegnato ad una parrocchia da cui era molto difficile restare in contatto con il Movimento. È solo da quando sono vescovo che posso partecipare a qualche incontro a Nairobi. Nel 2012, per celebrare il 50° dell’evangelizzazione, abbiamo pensato di invitare i vescovi delle diocesi circostanti: Uganda, Sud Sudan, Ethopia e di altre 4 diocesi in Kenya, per parlare della pace e chiederci che cosa possiamo fare noi. Sono venuti 10 vescovi e siamo stati insieme per 3 giorni, un incontro che ora si ripete ogni anno. Abbiamo visto che da quando ci incontriamo il conflitto si è ridotto. Una volta sono andato a visitare il vescovo Markos dell’Etiopia, anche lui presente a questo Convegno, e dall’unità che si è creata anche con gli altri vescovi troviamo la forza per portare avanti il nostro ministero in una terra così provata.
Qui a Castel Gandolfo è meraviglioso condividere la propria esperienza con vescovi di tutto il mondo e approfondire insieme il carisma dell’unità, che insegna in modo pratico come vivere – anche come vescovi – un amore genuino nello spirito di fratellanza. Partecipare a questo Convegno è stata una grande testimonianza dell’amore di Dio per me e di come Egli vuole che ci amiamo gli uni gli altri come Gesù ci ha amati. Il tema scelto per quest’anno trova grande consonanza con la realtà della mia vita e di quella del territorio da dove vengo. È solo vedendo le cose dal punto di vista di Gesù crocifisso e abbandonato che possiamo sperare in un mondo in cui le persone imparino a vivere in pace, condividendo ciò che hanno fino ad arrivare ad abbracciarsi l’un l’altro come figli dello stesso Dio Padre. Mentre mi preparo a tornare nella mia diocesi posso testimoniare con certezza che non sono più quello di prima. Mi sento molto rafforzato dall’unità con i miei fratelli vescovi. Nell’unità in Gesù abbandonato, so che non sono solo in quella parte del Kenya ad affrontare le molte situazioni difficili. Gesù è con me in un modo molto vicino. So anche che posso contare sulle preghiere di tutto il Movimento. Sono molto grato a Dio che ha reso possibile tutto questo. _____________________________________________
AFN – Azione per famiglie Nuove onlus- Via Isonzo 64 – 00046 Grottaferrata RM – Causale: “donazione kenya-Lodwar” Banca Prossima – IT55K0335901600100000001060 – Cod. Bic – Swift: BCITITMX Bancoposta : Codice IBAN IT47X0760103200000048075873 – Swift / Bic BPPIITRRXXX Conto corrente postale : 48075873 Pagamenti online : Carta di credito o PayPal, clicca qui (altro…)
Mar 17, 2017 | Focolari nel Mondo
Nella prima mattina del 16 marzo 2017 ha terminato i suoi giorni terreni Gianni Caso, focolarino, giurista e magistrato, editorialista di Città Nuova e responsabile per molti anni di Comunione e Diritto. In breve verrà pubblicato un suo profilo. Leggi: Un uomo buono e giusto (altro…)
Mar 17, 2017 | Focolari nel Mondo
Segui lo streaming. In occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma è prevista il 24 marzo 2017 (ore 19:30) una Veglia di preghiera ecumenica “Vieni e aiutaci” (At 16, 9), promossa da Insieme per l’Europa, alla presenza di leader civili e religiosi. Basilica XII Apostoli – Piazza dei Santi Apostoli, 51 (Roma) Leggi: Locandina e Volantino
Mar 17, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Il programma Turismo Solidale e Sostenibile che la Pastorale del turismo di Salta (Argentina) promuove da 6 anni, sostiene delle piccole comunità nelle città di Salta, Jujuy e Catamarca, al nord del Paese, valorizzandone le risorse umane e naturali, per salvare la ricchezza culturale e la diversità legata alla storia locale. Allo stesso tempo, si offre una formazione professionale per la produzione di diversi prodotti legati alla filiera del turismo, alloggi, trasporti, vendita di prodotti artigianali e alimentari (marmellate, liquori, miele, ecc…). In questo modo si cerca di evitare la migrazione delle popolazioni dalle aree rurali in quelle urbane, impedendo così l’aumentare di aree di povertà nelle grandi città e, allo stesso tempo, proteggere le piccole comunità con una ricca cultura, che sono in via di estinzione.
«Ciò che distingue questa esperienza di sviluppo locale rispetto ad altri tipi di esperienze – spiega Virginia Osorio, sociologa e ricercatrice per conto di Sumá Fraternidad – sono state le parole d’ordine “comunione e dialogo”: comunione, perché ogni attore ha messo in comune i propri talenti e le risorse per lo sviluppo del programma; dialogo, perché nel processo di sviluppo c’è stata una forte interazione tra i diversi soggetti, spesso in conflitto tra di loro. Le difficoltà, infatti, non sono mancate, ma la strategia che ha cercato di superare le problematicità è stata quella di lavorare in squadra mettendo in pratica l’ascolto attivo di tutte le parti interessate: le comunità locali, lo Stato, imprese e altre organizzazioni della società civile». E continua: «Il risultato di questa esperienza è la nascita di un nuovo prodotto e di un nuovo tipo di consumatore. Non è il concetto di turismo al quale siamo tutti abituati, ma in questa esperienza il valore aggiunto è il contatto con la ricchezza culturale delle piccole comunità rurali e, in alcuni casi, dei discendenti delle popolazioni indigene, cioè di un turismo che genera l’incontro tra le persone».
Ma ascoltiamo chi ha partecipato al programma, come Stefano, giovane turista italiano: «Sento che per alcune persone il viaggio è come vedere il mondo da una teca di vetro. Si viaggia cercando il nostro standard di vita occidentale, con le nostre comodità, la nostra sicurezza e certezza, andiamo a “consumare”, come se visitare dei posti fosse bere una bibita che poi gettiamo via. Si scattano molte foto, si acquistano souvenir, si mangia in un luogo tipico e il gioco è fatto! Un paese non è fatto di monumenti e souvenir, ma è fatto di persone che possono anche offrire ospitalità, condividendo la loro casa, la tavola, la musica: è il modo più autentico di viaggiare! “Compartir”, condividere, il verbo in lingua spagnola che ho imparato durante questo viaggio in Argentina!”. E la famiglia di María José e Pablo, argentini: «Ci piaceva questa idea di vacanza, fare delle passeggiate, conoscere nuovi paesaggi, ma soprattutto la possibilità di incontrare questi “paesaggi umani” che a volte si nascondono dietro cartoline e foto, che ci hanno permesso di entrare nella realtà di queste comunità. Una sensazione che ha attraversato la nostra esperienza è stata quella di avere rotto i nostri schemi e di farci riempire la vita da queste persone che abbiamo adesso nel cuore; sperimentare il ritmo tranquillo e profondo di questi luoghi e la vista di molteplici paesaggi che abbiamo incrociato nel nostro percorso. Adesso, arrivando in città, guardiamo diversamente, con occhi nuovi, la vita quotidiana». (altro…)