Movimento dei Focolari
La Scuola sulle Ande

La Scuola sulle Ande

Guarda il video del progetto Fotogallery 2014_07_scuola_ande3Una cittadina a 3200 metri di altitudine, in una zona impervia della cordigliera andina, che con una sola scuola pubblica – peraltro priva di mezzi – non riesce ad accogliere tutti i bambini e ragazzi in età scolare, che arrivano lì anche a costo di ore di cammino dai villaggi delle montagne: è Bolívar, una delle province più povere del Perù, nell’estremo nordest della regione de La Libertad. È lì che nel 2011 è nato un istituto scolastico intitolato a San Francesco d’Assisi, grazie all’iniziativa del parroco Padre Emeterio. La scuola non si pone in concorrenza a quella statale ma la affianca, accogliendo circa 80 bambini dai villaggi più lontani e disagiati, ed offrendo loro anche un pasto caldo. Lo Stato stesso ha riconosciuto l’importanza di quest’opera, garantendo il pagamento degli stipendi degli insegnanti. L’istituto ha però necessità di spostarsi in una sede più grande di quella attuale – peraltro in affitto – per dar modo a tutti i bambini e ragazzi di Bolívar di ricevere un’istruzione: così l’AMU ha avviato il progetto «Una scuola sulle Ande», per sostenere la costruzione del nuovo edificio scolastico. Lì troveranno spazio 11 aule, un laboratorio di informatica e la segreteria: sarà così possibile accogliere nuovi alunni fino a completare i cicli scolastici primario e secondario, fornire loro materiale didattico e assistenza nutrizionale, e curare la formazione e l’aggiornamento dei docenti. La scuola, a pieno regime, ospiterà 220 alunni l’anno, accompagnati da 12 docenti, 2 ausiliari e il direttore. Il tutto è portato avanti in collaborazione con i partner locali, la diocesi di Huamachuco e la parrocchia di San Salvador a Bolívar. 2014_07_scuola_ande_2Con gli insegnanti si realizzeranno percorsi di approfondimento a tre livelli: materie di insegnamento specifiche, tecniche pedagogiche e di accompagnamento nell’apprendimento, educazione civica e morale. Con insegnanti competenti e motivati si vuole offrire un’istruzione di qualità, con le metodologie più efficaci, e un più ampio accompagnamento nel processo educativo di bambini e ragazzi. A completamento dell’offerta formativa, la scuola offrirà alfabetizzazione informatica e accesso a internet: non ci sono sul territorio altri luoghi in cui i giovani possano imparare ad utilizzare i moderni sistemi di comunicazione. Infine: corsi di alfabetizzazione per gli adulti che non hanno avuto accesso all’istruzione. I tempi: a fine 2014 sarà pronto il nuovo edificio scolastico; a marzo 2015 si trasferiranno qui tutte le attività. La sfida ora è raccogliere i quasi 630 mila euro necessari alla realizzazione del progetto, in parte coperti dai partner locali e dal Ministero dell’Istruzione peruviano, in parte dall’AMU. I costi, distribuiti su 3 anni, comprendono la cifra necessaria per la costruzione dell’edificio scolastico, l’acquisto del materiale didattico, la formazione per gli insegnanti, e i pasti per gli studenti. I contributi, di qualsiasi importo, possono essere versati sul conto corrente seguente: • c/c bancario n. 120434 presso Banca Popolare Etica – Filiale di Roma codice IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434 codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D intestato a: Associazione “Azione per un Mondo Unito – Onlus” Via Frascati, 342 00040 Rocca di Papa (Roma, Italia), specificando nella causale: “PERÙ – UNA SCUOLA SULLE ANDE”. I contributi usufruiscono dei benefici fiscali previsti dalla legge per i versamenti a Onlus e Ong. (altro…)

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Vangelo vissuto, perdono in atto

Il pane di papà Freshly_baked_bread_loavesLa separazione da mio marito mi aveva immersa in una grande sfiducia in me stessa, oltre a darmi un grave senso di colpa. Avevo perso qualsiasi punto di riferimento. Poi, con l’aiuto della mia famiglia e di persone amiche, ho ritrovato un po’ di forza per vivere. Ho imparato a staccarmi dalle mie idee, a rispettare mio marito nelle sue scelte di vita, a non giudicarlo. Non è stato tutto così semplice, anzi… Inoltre i passi non sono fatti una volta per sempre, bisogna ricominciare ogni giorno. Ma ho potuto fare nella pace alcune scelte dolorose: ad esempio, rimanere nella casa che mi ricorda la mia vita di coppia. Parlando con i miei tre figli più grandi, ho capito che era meglio così per dar modo a loro di continuare a vivere nel proprio ambiente. Il giorno della cresima di Gael, il mio figlio minore, è venuto anche mio marito e si è messo a fare il pane. Ho cercato di far sentire tutti a casa: il perdono ha avuto la meglio. È stata una giornata meravigliosa che ha raggiunto il momento culmine quando abbiamo condiviso il pane fatto da papà. B.G. – Isole Mauritius 2014_07_chitarraLa chitarra Judy e Tom: una coppia che viveva sull’orlo dell’abisso tra droga e alcol. Toccata dalla nostra amicizia, Judy ha deciso di lasciare la droga, mentre Tom continuava ad esserci ostile. Una sera in cui siamo andati a trovarli, vedendo una chitarra in un angolo, ho chiesto a Tom di suonarmi qualcosa. Lo ha fatto e pian piano ha cominciato ad aprirsi: primo passo verso la grande decisione di tornare a lavorare e lasciare la droga. Con altri amici lo abbiamo aiutato in tutti i modi. Al decimo anniversario del loro matrimonio, Judy ha espresso il desiderio di rinnovare le promesse matrimoniali, «ora che Dio è entrato nella nostra vita». Per loro abbiamo organizzato una grande festa. G.L.O. – Usa Un Patto Avevo grossi problemi nel rapporto con mio padre, tanto che pensavo di andare via da casa, nonostante i miei 16 anni. Dopo averne parlato con gli amici della parrocchia, ho capito meglio che dovevo volere più bene a mio padre, senza aspettarmi niente da lui. Pochi giorni dopo questa decisione, sono rimasto in casa a lavorare con lui. Ore di silenzio. Alla fine del lavoro, mi ha fatto una confidenza: aveva notato che da un certo tempo mi comportavo con lui in modo diverso dai miei fratelli. «Capisco che tu avresti voluto un padre tenero, ma ti chiedo di accettarmi così come sono». Per me è stato come se avessimo fatto un patto. M.T. – Belgio Fonte: Il Vangelo del giorno (Supplemento al n. 11/2014 della rivista Città Nuova) (altro…)

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Un pianto da Gaza. «Pregate per noi»

20140731Gaza3 Gerusalemme, 30 luglio 2014 – «La situazione a Gaza si sta deteriorando drammaticamente. Dopo la distruzione totale della centrale elettrica, che funzionava già solo parzialmente, la gente non ha più elettricità. Ieri G., una donna cristiana, ci ha detto che anche l’acqua comincia a scarseggiare. Due ore fa ci ha chiamato dicendo che nel giro di breve non ci sarebbe stata più linea telefonica e voleva assicurarci che sono ancora tutti vivi. Da lei si sono rifugiate tre famiglie che hanno le case distrutte o in pericolo. Hanno detto che l’amore tra loro li unisce fortemente e desiderano restare insieme, anche nel caso dovessero morire. La casa di H., già gravemente danneggiata una settimana fa, stanotte è stata fatta saltare del tutto da quattro missili. Ringraziano Dio di essere riusciti a salvare la vita perché si trovavano ancora per le scale quando è arrivato il primo missile. Nell’ultima telefonata ci hanno chiesto: “Pregate per noi, non poco ma tanto!” 20140731Gaza4L’appartamento di N. è stato bombardato 5 giorni fa. Vivono sulle scale, che credono il posto più protetto. Vorrebbero aggiustare il generatore per avere almeno qualche ora di elettricità, ma non ci riescono. Nadia ha detto che le sembra di vivere in un terremoto continuo e ne soffre tanto. Però, nel momento in cui ci siamo sentiti per telefono, era tanto grata perché dalle 15:00 avevano dichiarato 4 ore di cessate il fuoco. A Gaza ci sono una 50ina di persone che vivono la spiritualità dell’unità. Tutti contano anche sulle preghiere della famiglia dei Focolari nel mondo. Intanto, a Gerusalemme siamo andati a visitare una quindicina di feriti di Gaza trasferiti in un ospedale della città. Così abbiamo potuto conoscere una bambina di 4 anni che ha perso tutta la famiglia, Yazan di 5 anni, Abdul Karim 13 anni, Musleh 20 anni: uno ha perso un rene, ad un’altro è stata amputata una gamba ed un braccio… Ci veniva da inginocchiarci davanti ad ognuno e chiedere perdono. Continuiamo a pregare perché si sciolgano odio, sfiducia, paura e ritorni la Pace». Corres Kwak e Claudio Maina – Movimento dei Focolari in Terra Santa (altro…)

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Un abbraccio planetario per Roberto

2014_07_roberto“Sempre in alto” e “sempre avanti”, con il pollice e l’indice della mano. Questo l’ultimo gesto di Roberto, quasi il simbolo dell’avventura, l’ultima della sua vita su questa terra, prima di scivolare dolcemente, giovedì 24 luglio, nelle braccia del Padre. Martedì 6 maggio. Roberto e la moglie Federica, hanno già acquistato i biglietti per un viaggio a Parigi. Invece corrono al Pronto Soccorso, dopo l’acuirsi di alcuni sintomi dolorosi. Nulla fa presagire qualcosa di così grave. Invece, sabato 10 maggio, l’esito della TAC parla di una malattia senza alcuna speranza di guarigione. Roberto da qualche tempo condivide con i volontari del Movimento dei Focolari, persone che liberamente scelgono Dio e si impegnano a vivere il Vangelo nel sociale, un’esperienza di fede, unità e amore scambievole. L’ideale dell’unità gli ha messo maggiormente in luce quello che già era: un uomo libero di amare, meticoloso, creativo, generoso. Peppe, suo amico e volontario anche lui, quel giorno è con loro. Da medico, ha per primo il referto tra le mani. Ci sono due modi per giocare questa partita: disperarsi o riuscire a leggerla come un segno dell’Amore del Padre. Dice a Roberto, ricordando quello che Chiara Lubich raccontava di Santa Teresina – che quando ebbe lo sbocco di sangue non disse che era la tubercolosi, ma che era arrivato lo Sposo: “Ecco Robi, arriva Gesù! Inizia una partita tra te e Lui solo!” Roberto sa bene cosa comporti la malattia, e in particolare questa. Conosce la sofferenza, la consumazione, per averla vissuta in famiglia. Tornati a casa, cosciente della situazione, Roberto vive un momento di ribellione. Ma dura pochi minuti. Federica lo trova sereno, radioso. Le dice: “Sai, sono pronto”. Pur nella sofferenza, l’adesione incondizionata ai piani di Dio, a volte misteriosi, genera nella loro casa una realtà profonda, finanche gioiosa. Si va lì con l’intenzione di consolare, se ne esce consolati. Tutto si capovolge. I piani umanamente “andati in fumo”, e tra questi soprattutto il progetto di affido dei due fratellini, si trasformano in incenso, preghiera, offerta. Durante la prima seduta di chemioterapia, per infondere coraggio a Roberto, Federica crea un gruppo su Whatsapp, e poi su Facebook nasce “abbraccio planetario”, una famiglia di persone che con l’occasione del sostegno e del tifo per Roberto, condivide anche piccoli e grandi fatterelli della vita quotidiana. Dal Brasile, all’Africa, alla Svezia…. Sono gli amici conosciuti durante i numerosi viaggi che, zaino in spalla, Roberto e Federica avevano compiuto per saziare una sete di conoscenza, con spirito di vera fratellanza. “Grazie! Quanto sono amato da Dio, da voi e da tanta altra gente! Non immaginavo che potesse avvenire questa esplosione di unità!”, esclama un giorno Roberto. Nelle ultime settimane comincia il tratto di salita più faticoso, come in montagna. I suoi occhi sono come squarci di cielo, che rivelano l’incanto e l’abbandono ai piani di Dio. Roberto esprime salute, non certo quella del corpo, che anzi si va trasformando, ma quella dello spirito, che si va elevando. C’è una grande fatica, una sofferenza anche molto acuta, ma mai il buio. La sera di mercoledì Robi dice a Federica: “Sii serena, perché io sono sereno”. Da una testimonianza al funerale: «Una straordinaria normalità avvolge le sue ultime ore. Attorno al suo letto, insieme a Federica, preghiamo, cantiamo, ascoltiamo i Nomadi, anche mangiamo un piatto di pasta. Arrivano i Ragazzi per l’Unità, per i quali Roberto ha un particolare affetto. Gli portano il loro grazie. Mentre il suo respiro rallenta, pur nel dolore profondo della separazione, ci rendiamo conto che la sua anima sta per spiccare il volo, e vediamo con i nostri occhi che la morte è solo un passaggio dalla vita quaggiù alla Vita che non finisce più. Vivere “sempre avanti e sempre in alto” è ora il modo per dirgli il nostro grazie». (altro…)