Ago 8, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Che l’estate sia la stagione in cui tanti giovani, specialmente studenti, cercano un lavoretto, è cosa nota; ma il Summerjob, letteralmente «lavoro estivo», a cui dal 29 giugno al 6 luglio hanno partecipato 130 giovani di tutta la Repubblica Ceca, non è proprio la stessa cosa. Trattasi infatti di una settimana di attività in zone disagiate – dalle periferie delle città ai villaggi di provincia – che già da cinque anni i giovani del Movimento dei Focolari propongono ai loro coetanei, avviando durante l’inverno la ricerca del luogo e i contatti con sindaci, vescovi, parroci e popolazione, per individuare al meglio come dare il proprio contributo là dove c’è bisogno.
L’edizione 2014 di Summerjob, dal tema “Dove il lavoro riceve una nuova dimensione”, si è svolta vicino a Brumov, nel nordovest del Paese, dove i giovani hanno dato una mano in sei villaggi a circa 90 famiglie. I lavori sono stati dei più vari: tagliare ed accatastare la legna per l’inverno, falciare l’erba, verniciare finestre, pulire stalle, fienili e soffitte, aiutare i contadini nei giardini o nei campi, rafforzando i rapporti in tutta la comunità. Ma Summerjob non è solo lavoro: la sala comunale, di giorno adibita a mensa per i ragazzi alloggiati alla meglio nella scuola, la sera diventava luogo d’incontro. Si sono così alternate iniziative sportive e culturali, spettacoli teatrali, concerti, una serata a tema sugli anni Sessanta ed altro ancora. Non è mancata la dimensione spirituale, dato che nei luoghi che ospitano Summerjob le chiese, spesso abbandonate, si trasformano in “cattedrali” con messe animate dai giovani e l’adorazione della notte conclusiva, coinvolgendo anche la popolazione locale. Proprio per mantenere i contatti avviati l’attività si ripete per tre anni nella stessa regione, dopodiché si cambia zona.
Significative le impressioni di alcuni giovani: «Sono qui per la prima volta – racconta Pavel -, e ammetto che ero perplesso per il gran numero di partecipanti e per il lavoro stesso. La sorpresa per me è stato scoprire che questo lavoro può essere un arricchimento più che quello retribuito, soprattutto per i rapporti fra i giovani e fra loro e gli abitanti». «Sono venuta qua per imparare qualcosa di nuovo – riferisce Kristina -, e fare una sorta di scuola dell’arte di amare tutti. Volevo provare ad aiutare a qualcuno. Alla fine chi riceve sei proprio tu. Si impara a dare». Martin, che ha partecipato a tutte e cinque le edizioni, afferma addirittura di essere venuto «per riposarmi dall’ufficio dove lavoro. Questo riposo è meglio che stare sulla spiaggia: conosco tanti giovani e aiuto la gente». Summerjob ha suscitato anche l’attenzione dei media: la tv nazionale ceca vi ha dedicato un breve servizio nel telegiornale e una fotogallery sul suo sito, e alcuni articoli sono comparsi anche nei quotidiani. (altro…)
Ago 7, 2014 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Coreografie di hip hop, jazz, danza contemporanea e danza aerea su tessuto: è lo spettacolo del 14 luglio dal titolo “Gli occhi di chi ci crede”. Duecento gli spettatori, in un posto davvero speciale: Betlemme. È stata la realizzazione di un sogno: portare il messaggio di pace del “progetto Armonia” in Palestina, una terra dove sembra impossibile anche solo stare insieme e conoscersi. In marzo la Custodia di Terra Santa, nella persona di Padre Ibrahim Faltas OFM, aveva invitato l’associazione DanceLab Armonia a tenere proprio lì il Campus 2014. Quindi, ospiti presso la Fondazione Giovanni Paolo II di Betlemme ed in collaborazione con l’Associazione “Children without borders” [Bambini senza confini], ballerini e insegnanti, dal 1 al 16 luglio, hanno vissuto un Campus di danza e arti figurative con bambini e ragazzi palestinesi. Un evento con il sapore della straordinarietà e di grande intensità emotiva, che si vorrebbe diventasse annuale. La sindaco di Betlemme, Vera Baboun, soddisfatta dell’iniziativa, ha ringraziato P. Ibrahim Faltas e la direttrice di Dance Lab Armonia Antonella Lombardo per «questa grande idea che dà speranza e felicità ai bambini in questi giorni difficili di guerra».
Nei Campus Internazionali di alta formazione nella Danza (l’associazione DanceLab Armonia ne conta 5 all’attivo) vengono coinvolti ragazzi di diversi Paesi, e si scopre insieme come l’arte aiuti ad infrangere le barriere di cultura e religione: i ragazzi sudano e lavorano insieme ritrovando gli stessi sogni e gli stessi bisogni e creando così un clima di vera fraternità. Quest’anno il cuore del progetto è stato il 5° Campus d’arte che ha visto impegnati cinquanta bambini e ragazzi palestinesi dai 5 ai 16 anni, musulmani e cristiani che, attraverso lo studio della danza e della pittura, hanno vissuto momenti di pace e di armonia. Al termine dello spettacolo, tanti i genitori che sono venuti
a ringraziare: «Un momento di spettacolo, grande ed emozionante che sicuramente resterà impresso nel cuore dei nostri bambini – afferma un papà – ma vi ringrazio soprattutto per ogni giorno in cui avete dato loro felicità vera. Tornavano a casa soddisfatti di aver sperimentato qualcosa di grande e di bello. Avete portato una ventata di novità in questa terra. Avete dato l’opportunità ai nostri figli di aprire le loro menti ed avere nuovi orizzonti». «Nonostante la guerra i palestinesi hanno dimostrato di essere liberi nella loro forza di volontà e nel loro lavoro» dichiara Antonella Lombardo al rientro dalla Terra Santa. Per il Campus è giunto anche l’incoraggiamento di Papa Francesco che, con una lettera, ha inviato la sua benedizione «quale pegno di pace e prosperità» spronando a «perseverare perché si realizzi il vero bene delle persone». (altro…)
Ago 6, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Nel pressoché totale silenzio dei media, un passo avanti è stato compiuto verso la risoluzione della crisi politico-militare nella Repubblica Centrafricana. Il 24 luglio scorso, con la firma «in extremis» di un accordo di cessazione delle ostilità, si è infatti chiuso il Forum per la riconciliazione nazionale e il dialogo politico in corso dal 21 luglio a Brazzaville, capitale della Repubblica del Congo. L’intesa, che prevede «la fine immediata degli scontri su tutto il territorio della Repubblica Centrafricana», è stata siglata da una quarantina di partecipanti centrafricani e stranieri. Cominciata nel dicembre 2012, la crisi ha provocato migliaia di vittime e più di 4,5 milioni di sfollati e rifugiati, nonostante il dispiegamento di soldati francesi della forza Sangaris e africani delle truppe Misca per fermare le ostilità. Fortunatamente negli ultimi mesi la situazione è migliorata, per quanto permanga la divisione tra le zone nord-orientali a maggioranza musulmana e quelle sud-occidentali a maggioranza cristiana e animista. Di conseguenza la popolazione musulmana rimasta nelle zone sud-occidentali vive spesso in campi profughi ed è discriminata così come i cristiani di nordest, tanto che all’inizio di luglio è stata attaccata una chiesa a Bambari con la morte di molti rifugiati cristiani. Per questo l’accordo di Brazzaville è stato accolto con speranza, ma si attende di vederne i risvolti concreti.
«Con la comunità del Movimento dei Focolari, di fronte alle mille necessità ci si è attivati con fantasia, e grazie alla comunione di molti si sono distribuiti aiuti in varie forme», spiega Monica, da Bangui. In marzo, ad esempio, con i Giovani per un mondo Unito di Bangui, continua Monica, «ci si è chiesti cosa fare concretamente per dare un contributo alla pace nel nostro Paese. Pensando al nostro ideale di fraternità, si è visto che l’arte di amare vissuta su larga scala potrebbe essere una risposta ed una soluzione a tante situazioni difficili che le persone stanno vivendo. Un’altra domanda che ci si è posti è stata, dove trovare in questo momento le persone? La risposta: nei campi profughi», una ventina solo nella capitale. Si è cominciato dal Seminario Maggiore, che ospita tutt’oggi più di 4.500 persone. Domenica 24 marzo, tra canzoni, musica e testimonianze, i giovani hanno lanciato un messaggio forte in favore della pace non solo ai rifugiati presenti, ma anche a tanti altri che si sono uniti. Purtroppo però la situazione è precipitosamente peggiorata con nuovi scontri nei quartieri. Nei mesi scorsi una «cellula di crisi» composta da membri del Movimento è nata per rispondere alle necessità di molti a Bangui.
Diverse le attività svolte: dalla distribuzione di semolino ai bambini di una scuola materna e elementare che non avevano accesso ad un’alimentazione adeguata, a quella di materiale scolastico a bambini che hanno interrotto la scuola all’inizio dell’offensiva militare perché era pericoloso recarvisi, con la nascita di un’associazione di insegnanti che svolgono attività di educazione alla pace. Da notare che il materiale scolastico è stato distribuito in cambio di giochi di armi da guerra, consegnati dai bambini. Sono poi stati erogati aiuti economici a giovani studenti in cambio di lavori di interesse comune, così come a persone nella necessità di coprire spese sanitarie per bambini e anziani o per l’affitto. Si sono inoltre realizzati programmi radiofonici su Radio Notre Dame per la sensibilizzazione alla pace, in cui far conoscere la Parola di Vita con testimonianze ed altri interventi sulla spiritualità dell’unità. (altro…)
Ago 5, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
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Una cittadina a 3200 metri di altitudine, in una zona impervia della cordigliera andina, che con una sola scuola pubblica – peraltro priva di mezzi – non riesce ad accogliere tutti i bambini e ragazzi in età scolare, che arrivano lì anche a costo di ore di cammino dai villaggi delle montagne: è Bolívar, una delle province più povere del Perù, nell’estremo nordest della regione de La Libertad. È lì che nel 2011 è nato un istituto scolastico intitolato a San Francesco d’Assisi, grazie all’iniziativa del parroco Padre Emeterio. La scuola non si pone in concorrenza a quella statale ma la affianca, accogliendo circa 80 bambini dai villaggi più lontani e disagiati, ed offrendo loro anche un pasto caldo. Lo Stato stesso ha riconosciuto l’importanza di quest’opera, garantendo il pagamento degli stipendi degli insegnanti. L’istituto ha però necessità di spostarsi in una sede più grande di quella attuale – peraltro in affitto – per dar modo a tutti i bambini e ragazzi di Bolívar di ricevere un’istruzione: così l’AMU ha avviato il progetto «Una scuola sulle Ande», per sostenere la costruzione del nuovo edificio scolastico. Lì troveranno spazio 11 aule, un laboratorio di informatica e la segreteria: sarà così possibile accogliere nuovi alunni fino a completare i cicli scolastici primario e secondario, fornire loro materiale didattico e assistenza nutrizionale, e curare la formazione e l’aggiornamento dei docenti. La scuola, a pieno regime, ospiterà 220 alunni l’anno, accompagnati da 12 docenti, 2 ausiliari e il direttore. Il tutto è portato avanti in collaborazione con i partner locali, la diocesi di Huamachuco e la parrocchia di San Salvador a Bolívar.
Con gli insegnanti si realizzeranno percorsi di approfondimento a tre livelli: materie di insegnamento specifiche, tecniche pedagogiche e di accompagnamento nell’apprendimento, educazione civica e morale. Con insegnanti competenti e motivati si vuole offrire un’istruzione di qualità, con le metodologie più efficaci, e un più ampio accompagnamento nel processo educativo di bambini e ragazzi. A completamento dell’offerta formativa, la scuola offrirà alfabetizzazione informatica e accesso a internet: non ci sono sul territorio altri luoghi in cui i giovani possano imparare ad utilizzare i moderni sistemi di comunicazione. Infine: corsi di alfabetizzazione per gli adulti che non hanno avuto accesso all’istruzione. I tempi: a fine 2014 sarà pronto il nuovo edificio scolastico; a marzo 2015 si trasferiranno qui tutte le attività. La sfida ora è raccogliere i quasi 630 mila euro necessari alla realizzazione del progetto, in parte coperti dai partner locali e dal Ministero dell’Istruzione peruviano, in parte dall’AMU. I costi, distribuiti su 3 anni, comprendono la cifra necessaria per la costruzione dell’edificio scolastico, l’acquisto del materiale didattico, la formazione per gli insegnanti, e i pasti per gli studenti. I contributi, di qualsiasi importo, possono essere versati sul conto corrente seguente: • c/c bancario n. 120434 presso Banca Popolare Etica – Filiale di Roma codice IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434 codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D intestato a: Associazione “Azione per un Mondo Unito – Onlus” Via Frascati, 342 00040 Rocca di Papa (Roma, Italia), specificando nella causale: “PERÙ – UNA SCUOLA SULLE ANDE”. I contributi usufruiscono dei benefici fiscali previsti dalla legge per i versamenti a Onlus e Ong. (altro…)
Ago 4, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il pane di papà
La separazione da mio marito mi aveva immersa in una grande sfiducia in me stessa, oltre a darmi un grave senso di colpa. Avevo perso qualsiasi punto di riferimento. Poi, con l’aiuto della mia famiglia e di persone amiche, ho ritrovato un po’ di forza per vivere. Ho imparato a staccarmi dalle mie idee, a rispettare mio marito nelle sue scelte di vita, a non giudicarlo. Non è stato tutto così semplice, anzi… Inoltre i passi non sono fatti una volta per sempre, bisogna ricominciare ogni giorno. Ma ho potuto fare nella pace alcune scelte dolorose: ad esempio, rimanere nella casa che mi ricorda la mia vita di coppia. Parlando con i miei tre figli più grandi, ho capito che era meglio così per dar modo a loro di continuare a vivere nel proprio ambiente. Il giorno della cresima di Gael, il mio figlio minore, è venuto anche mio marito e si è messo a fare il pane. Ho cercato di far sentire tutti a casa: il perdono ha avuto la meglio. È stata una giornata meravigliosa che ha raggiunto il momento culmine quando abbiamo condiviso il pane fatto da papà. B.G. – Isole Mauritius
La chitarra Judy e Tom: una coppia che viveva sull’orlo dell’abisso tra droga e alcol. Toccata dalla nostra amicizia, Judy ha deciso di lasciare la droga, mentre Tom continuava ad esserci ostile. Una sera in cui siamo andati a trovarli, vedendo una chitarra in un angolo, ho chiesto a Tom di suonarmi qualcosa. Lo ha fatto e pian piano ha cominciato ad aprirsi: primo passo verso la grande decisione di tornare a lavorare e lasciare la droga. Con altri amici lo abbiamo aiutato in tutti i modi. Al decimo anniversario del loro matrimonio, Judy ha espresso il desiderio di rinnovare le promesse matrimoniali, «ora che Dio è entrato nella nostra vita». Per loro abbiamo organizzato una grande festa. G.L.O. – Usa Un Patto Avevo grossi problemi nel rapporto con mio padre, tanto che pensavo di andare via da casa, nonostante i miei 16 anni. Dopo averne parlato con gli amici della parrocchia, ho capito meglio che dovevo volere più bene a mio padre, senza aspettarmi niente da lui. Pochi giorni dopo questa decisione, sono rimasto in casa a lavorare con lui. Ore di silenzio. Alla fine del lavoro, mi ha fatto una confidenza: aveva notato che da un certo tempo mi comportavo con lui in modo diverso dai miei fratelli. «Capisco che tu avresti voluto un padre tenero, ma ti chiedo di accettarmi così come sono». Per me è stato come se avessimo fatto un patto. M.T. – Belgio Fonte: Il Vangelo del giorno (Supplemento al n. 11/2014 della rivista Città Nuova) (altro…)
Ago 2, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«I giovani sono in genere, nell’oggi, l’avanguardia del domani. Dalle domande e dai desideri spesso impetuosi, dalle loro opinioni ed esigenze spesso impazienti ed eccedenti, si può apprendere qualcosa di ciò che passa nella coscienza degli uomini di una data epoca. Chi è molto a contatto con i giovani, incontra due tendenze che sembrano contraddirsi: da una parte i giovani vogliono la vicinanza, l’uguaglianza, l’immediatezza, e chi è lontano da loro o troppo in alto non viene né accettato né capito. Essi desiderano che chi ha da dire qualcosa non sia troppo diverso da loro, ma che conosca allo stesso tempo dal di dentro la loro situazione; vogliono insomma che non si senta al di sopra degli altri, e che non faccia cadere le risposte dall’alto. Nello stesso tempo però – ed è questa l’altra tendenza – scopriamo in loro una grande fame di originalità, di avere un modello davanti, di seguire un Ideale di vita accettabile. I giovani vogliono attingere la loro vita da una profondità che loro stessi non sono più in grado di raggiungere, da una fonte dalla quale si sentono tagliati fuori. Cercano qualcuno che sia loro vicinissimo e che nello stesso tempo “venga dalla terra delle lontane sorgenti” per fargliene bere l’acqua. Cercano qualcuno che sia uguale a loro e nello stesso tempo tutto diverso. Cercano qualcuno che sia piccolo e nello stesso tempo porti con sé una grandezza senza la quale la vita è piatta, frivola e vuota. In un senso più lato di quello specificamente religioso e cristiano possiamo dire: la gioventù, anzi l’umanità di oggi è attirata nello stesso tempo da: pratica e mistica, vicinanza e autorità, fraternità e mandato. Non si tratta forse di nostalgia di Gesù Cristo? del Figlio di Dio che ci viene incontro come figlio di Maria, del Messia che appartiene alla famiglia del falegname? Sì. E questa nostalgia di Gesù Cristo è nello stesso tempo anche nostalgia del sacerdote: di quel sacerdote che rende credibile il suo messaggio con la sua vita personale, e lo testimonia con la sua propria esperienza, pur avendo avuto una investitura da Gesù Cristo stesso. Il sacerdote in sé è un uomo come gli altri; non si eleva al di sopra di essi come uno che è più in su e migliore; ma è anche vero che Gesù Cristo, da parte sua, si è impresso in lui, lo ha preso e lo ha mandato perché avvicini e testimoni Lui stesso e trasmetta il suo Messaggio e la sua Vita. Se nel sacerdote c’è qualcosa di diverso, questa diversità può giustificarsi soltanto a causa di Gesù Cristo e per Lui. Quindi occorre coraggio: coraggio di distinguersi e coraggio di esser vicini; coraggio di vivere in contemplazione e coraggio di servire con semplicità e umiltà; coraggio di salire il monte Tabor e coraggio di lavare i piedi al prossimo: è questa la figura del sacerdote oggi. E questa figura corrisponde ai desideri del nostro tempo, alla nostalgia di quel Gesù Cristo che viene dal Padre che è nei Cieli e nello stesso tempo vive la vita giornaliera della gente semplice. Vivere Cristo, vivere la sua missione, vivere la sua autorità sullo sfondo di Maria serva del Signore, questo significa essere sacerdoti oggi […]». (Continua) Klaus Hemmerle : Il sacerdote oggi/1 Prossimo evento per il mondo sacerdotale:
19 agosto 2014 – 22 agosto 2014
Appuntamento con giovani sacerdoti e diaconi, seminaristi e giovani orientati al sacerdozio, promosso dal Movimento dei Focolari.
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