Movimento dei Focolari

I colori del silenzio

http://vimeo.com/95298218 A Trento, tranquilla cittadina del Nord Italia, si riacutizza inaspettatamente il fenomeno del razzismo, fino ad arrivare ad episodi di intolleranza estrema. In questa cornice viene in evidenza la vita di una famiglia, di una comunità e di alcuni ragazzi che si trovano coinvolti, loro malgrado, in una realtà più grande di loro. La tolleranza, l’accoglienza, l’ascolto reciproco e la ricerca di un’amicizia vera si rivelano ingredienti utili a sciogliere il nodo della discordia, dell’odio e la paura del diverso. (altro…)

Turchia: uniti nel dolore

Turchia: uniti nel dolore

© Foto: AFP

«Per la nostra piccola comunità variegata – ci scrivono – , composta di cristiani di varie Chiese e di musulmani, è il momento della preghiera, della solidarietà, della condivisione della sofferenza di questi fratelli e sorelle. E di affidare a Dio, ancora una volta, con fede, il futuro di questo nostro Paese. Anche Papa Francesco ha pregato “per la miniera in Turchia, e per quanti vi si trovano intrappolati nelle gallerie” e ne è stata data comunicazione nel Paese, con sentita riconoscenza». Sono 282 le vittime finora ufficialmente accertate, ma il numero potrebbe ancora salire (e forse è molto più alto). Il sovrapporsi di due turni di lavoratori proprio nell’ora di avvicendamento ha purtroppo raddoppiato il numero degli uomini rimasti nelle profondità della miniera di carbone di Soma, a 120 km da Smirne, in cui è avvenuta l’esplosione di due giorni fa. Almeno un’ottantina i feriti, quando ancora diverse decine di lavoratori mancano all’appello. Il governo ha decretato tre giorni di lutto nazionale per quella che è la peggiore tragedia industriale avvenuta in Turchia. Colpiscono profondamente le immagini che provengono dal luogo del disastro, in particolare la dignità di questa gente, abituata a un lavoro durissimo dei suoi uomini e ragazzi, anche giovanissimi. Un minatore, appena uscito dal tunnel viene aiutato a salire sulla lettiga dell’ambulanza: “Devo togliermi gli stivali?”, chiede, nel timore di sporcare il lenzuolo bianco. Il Paese è in protesta: troppo frequenti questi disastri sul lavoro, e anche stavolta i dati, i contorni e le implicazioni di quanto è avvenuto sembrano essere piuttosto confusi, mentre il governo riesce male a dar l’immagine di una reale preoccupazione e vicinanza al popolo. Il numero delle morti bianche in Turchia ha un triste primato: secondo i sindacati 5000 sono state le vittime sul lavoro nel 2013, il 19% dei quali all’interno delle miniere. La Turchia è il primo paese europeo per incidenti sul lavoro e il terzo a livello mondiale. Il disastro poi sopraggiunge in un momento estremamente delicato della vita sociale e politica in Turchia, dopo che le ultime elezioni amministrative hanno visto di nuovo in testa il partito di Erdogan e ci si prepara alle presidenziali del prossimo agosto. La tensione dai tempi di piazza Taksim dello scorso giugno è latente e così esplode di nuovo la protesta. I sindacati hanno indetto un giorno di sciopero generale, cosa rara in questo Paese, dove la difesa dei diritti dei lavoratori ha molta strada da fare. «Il vescovo della Chiesa latina cattolica di Istanbul – concludono –, ha espresso con un messaggio alle autorità la partecipazione al dolore della Nazione e la vicinanza alle famiglie delle vittime». Fonte: Movimento dei Focolari (altro…)

Turchia: uniti nel dolore

Migrazione e memoria

Il Comitato Umanità Nuova, espressione sociale del Movimento dei Focolari, da trent’anni opera anche nel centro storico di Genova a favore delle persone più emarginate, ha portato avanti una serie di iniziative legate al tema della migrazione. Con il patrocinio di diverse istituzioni e associazioni liguri si è venuta creando una rete sempre più fitta di relazioni, che ha arricchito il tessuto connettivo della città. Il luogo scelto è stato il Galata Museo del Mare, in cui, oltre a numerose testimonianze della vita marinara, vi sono ricostruiti scenari storici della migrazione italiana: dalle navi passeggeri di una volta ai quartieri della Boca a Buenos Aires o Ellis Island negli USA. Questa la cornice che ha ospitato una mostra, a inizio del 2014, dal titolo “In profondità: viaggio tra memoria e migrazione”, focalizzata sul tema delle migrazioni interiori, cioè sull’atteggiamento d’anima che coincide con il nomadismo culturale dell’arte contemporanea. Vi hanno esposto artisti di diversa provenienza come Ignacio Llamas dalla Spagna o Claire Morard dalla Francia, ma anche Piero Gilardi, uno dei primi artisti pop italiani, noto a livello internazionale. Il tema delle migrazioni è stato luogo di convergenza per il dialogo multiculturale, interreligioso, ecumenico, di incontro e di stretta collaborazione tra alcuni movimenti cattolici già nel passato impegnati nelle manifestazioni collegate ad “Insieme per l’Europa” (Cursillos, Sant’Egidio, Equipe Notre Dame, Incontri Coniugali e Rinnovamento nello Spirito), con la partecipazione da protagonisti degli stessi migranti. Il movimento Famiglie Nuove ha poi presentato i temi del sostegno a distanza e dell’integrazione scolastica, coinvolgendo 200 studenti delle scuole superiori liguri. Complessivamente, la partecipazione è stata di circa un migliaio di persone, includendo anche un laboratorio di scrittura creativa e il Finissage-concerto, curato dalla classe Jazz del Conservatorio Paganini di Genova; grazie al quale si sono poi ritrovati una ventina di artisti per dar vita ad una tre giorni di dialogo, che ha consentito a ciascuno dei partecipanti di ritrovare nuove energie per proseguire sulla via della comunione artistica. Dignità e valore della persona hanno caratterizzato il dibattito, lasciando spazio anche alle toccanti esperienze di Chaia, giovane Saharawi che ha raccontato la sua sofferta esperienza e di un giovane magrebino che, dopo aver attraversato il deserto, è sbarcato a Lampedusa ed ora è integrato nella realtà genovese. Significativi i momenti di dialogo che hanno ospitato esponenti di spicco del mondo religioso e associativo, come il presidente di Migrantes, il pastore della Chiesa Evangelica Sudamericana, l’Imam della comunità islamica e l’abate di un tempio buddista. Un commento ci sembra esprima la realtà vissuta da tanti: “Mi pareva che quel luogo acquistasse una sacralità e diventasse tempio, pagoda, sala, moschea, perché si stava compiendo un’unica preghiera per l’unico Dio di tutti gli uomini, e non era questione di sentimenti soltanto, ma di intelligenza e cuori che diventano uno”. (altro…)

Turchia: uniti nel dolore

In Serbia, verso le periferie

Sudest europeo, un mosaico di popoli. In Serbia, Paese a maggioranza ortodossa, sussistono villaggi cattolici soprattutto vicino alla frontiera con l’Ungheria, dove convivono serbi e popoli di origine magiara, ma anche minoranze come zigani e ruteni.

Don Nagy Jozsef ha conosciuto la spiritualità dell’unità nel 1978. Quando gli sono state affidate le parrocchie di Szenta e Gornji Breg (al confine con l’Ungheria) ha iniziato il suo ministero cercando di vivere il Vangelo e aiutando altri a viverlo.

La sua testimonianza: «Dopo il crollo del comunismo e durante le guerre nei Balcani, crescendo la disoccupazione e la crisi economica, tutte le fabbriche hanno chiuso. La gente si è trovata sempre di più in condizioni di povertà. Un gran numero di bambini sveniva a scuola, conseguenza della sottonutrizione: non mangiavano da 2-3 giorni! All’inizio gli insegnanti portavano qualcosa da casa, ma poichè neanche loro avevano da mangiare, il comune si è rivolto a me. Così si è sviluppata la Caritas. Dapprima un pasto caldo per 50 bambini, che presto sono diventati il doppio. Poi, si sono aggiunti anche degli adulti.

Da 20 anni funziona così una cucina popolare che offre un pasto caldo da lunedì a venerdì, a 520 persone. Li portiamo in tre scuole per bambini bisognosi, nel soggiorno diurno degli anziani e a chi è solo e ammalato. Questa cucina si sostiene unicamente con la “provvidenza”: Dio interviene attraverso la generosità di tanti. Le difficoltà non mancano. Varie volte siamo stati sul punto di doverla chiudere, ma il volto di Gesù abbandonato che grida in queste persone, ci dà sempre nuovo coraggio di continuare, credendo nell’Amore di Dio.

Le persone coinvolte in questa esperienza evangelica crescono sempre di più. Si comunicano le esperienze, condividono gioie e difficoltà. Racconta Varga Jozsef, diacono permanente, sposato, quattro figli: «Il nostro gruppo – costatiamo –  copre tante attività in entrambe le parrocchie, portandovi lo spirito di unità. Questo si sperimenta soprattutto quando si riescono a prendere decisioni unanimi. Qualcuno di noi è nel consiglio pastorale, catechista o nell’ufficio parrocchiale. Altri si occupano della chiesa, del cimitero, di opere di carità. Uno fa l’autista, un altro il fornitore responsabile della mensa popolare. Altri ancora aiutano nella distribuzione dei pasti».

Eva è infermiera, responsabile dell’assistenza domiciliare a circa 100 persone anziane e ammalate: «Cerco di organizzare il lavoro – racconta –  mantenendo vivo il rapporto sia con i colleghi che con gli ammalati e mi è di grande aiuto la Parola di vita. Le persone da visitare sono molte e il tempo è sempre poco. Spesso sono tentata di sbrigarmi velocemente. Ma scopro che per queste persone è importante essere ascoltate, consolate. La consapevolezza che dietro di me c’è la nostra comunità mi sostiene e mi dà coraggio». Conclude don Nagy: «Queste esperienze ci fanno sperimentare la forza che possiede la comunità parrocchiale in quanto continuamente tendiamo a rinnovarci e a rinnovarla vivendo l’amore scambievole. Costatiamo che quando Gesù è presente, è Lui che emana la Sua Luce nelle nostre periferie». (altro…)

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Argentina. Séder di Pasqua alla cittadella Lia

In Argentina, da quasi 20 anni, si sta portando avanti un fruttuoso dialogo tra persone del Movimento  dei Focolari e alcuni fratelli ebrei: si è maturati nella conoscenza gli uni degli altri e, nella reciproca stima, si sono intraprese iniziative congiunte. Quest’anno, i membri del OJDI (Organizzazione ebraica di dialogo interconfessionale) hanno voluto celebrare la ricorrenza del Séder di Pesaj (celebrazione della Pasqua) –   a cui sempre partecipano le persone dei Focolari -, il primo maggio, nella Cittadella “Mariapoli Lia” a 250 Km da Buenos Aires. Un gruppo di ebrei, arrivato dalla capitale argentina, ed una numerosa rappresentanza di giovani, famiglie ed adulti della Cittadella hanno partecipato con raccoglimento alla celebrazione del rito pasquale ebraico. Le tre ore di liturgia e la cena sono state seguite con attenzione ed entusiasmo, ed alla fine qualcuno ha espresso ad alta voce l’invito ai nostri “fratelli maggiori” di ripetere tutti gli anni questa celebrazione nella Mariapoli, così importante soprattutto per i giovani che si fermano solamente un anno nella Cittadella. Molti di loro hanno scoperto che sono molto di più le cose che ci uniscono che quelle che ci separano, e che “come cristiani è stata una grazia speciale, che ci ha permesso  di entrare nella mentalità e nella fede degli ebrei; questo ci sprona a vivere in modo più profondo e radicale la nostra fede cristiana”. “E’ stata un’esperienza che mi ha colpito profondamente  — ha dichiarato uno dei giovani presenti — perché è stato il  mio primo incotro con l’ebraismo.  dato che nessuno degli ebrei  che conosco è praticante. Mentre leggevamo le preghiere e le letture, mi sembrava che le leggi di Dio siano perfettamente traducibili nei valori umani (la solidarietà, il rispetto, la libertà…) che tutti, credenti o non-credenti, possiamo comunque condividere”. Ed una giovane  ha aggiunto: “È stato mettere in pratica il dialogo interreligioso e non restare solo nella teoria. Un’esperienza unica: sapere che la fraternità universale è possibile”. (altro…)

Turchia: uniti nel dolore

Portogallo. Prendere il mondo

Nella cittadella Arco Iris, in apertura della Settimana Mondo Unito, i ragazzi e le ragazze, provenienti da tutto il Portogallo, sono stati accolti dalla banda del paese e da una ventina di gruppi che hanno animato il pomeriggio con svariate attività: dallo judo, alla musica – con tanto di canzoni composte appositamente per l’occasione -, alla danza, senza tralasciare una nota di internazionalità con i suonatori di gamelao – tipico strumento indonesiano – e 90 ballerini da Capo Verde. Oltre ai media – hanno dato copertura all’evento due canali televisivi, radio e giornali – sono  state coinvolte le autorità civili. Erano presenti il presidente e il vicepresidente della regione,  il sindaco della città, mentre numerosi sacerdoti hanno accompagnato i giovani delle loro parrocchie. Tra questi il responsabile della pastorale giovanile della diocesi di Lisbona. Non sono stati però solo i Focolari a dare il loro contributo: oltre 20 tra gruppi e associazioni hanno messo il loro tassello all’Expo della fraternità: una piccola mostra «dal vivo» dell’ United World Project in cui i partecipanti erano chiamati a condividere le loro esperienze sul tema. Un parlamentare, un musicista, un attore, uno scienziato e un sindaco hanno messo a disposizione le proprie competenze. Cinque i capitoli del programma della giornata attraverso i quali, tra testimonianze, musica e coreografie, è stato esplorato il tema della fraternità: «Cos’è?», «Perché?», «Come?», «Sempre?» e «In rete», presentando  come questa nuova cultura si estenda a tutti i settori, dall’arte all’economia. Particolarmente significativa è stata infatti l’intervista all’economista Luigino Bruni. I workshop che sono seguiti hanno invitato i giovani ad impegnarsi in maniera più attiva nella società per costruire un mondo solidale, come testimoniano le impressioni lasciate da alcuni di loro: «Cambiare il mondo dipende da noi: è la certezza più forte che mi porto via. Grazie che ci avete dato la vostra esperienza, perché se abbiamo la chiave per affrontare le difficoltà allora è davvero possibile il Mondo Unito». «Questo incontro è stata la mia prima esperienza con i Giovani per un Mondo Unito. Sono affascinata da questo spirito di condivisione, di aiuto reciproco, di amore vero che ho avuto la possibilità di conoscere e di vivere. Mi porto via una vita nuova!». «In un tempo segnato dall’individualismo e dal disinteresse, è bello vedere che ci sono tante persone che lottano per un mondo migliore e non si fermano anche  davanti alle avversità. Oggi ho capito che la fraternità è davvero alla portata di ciascuno, si attua nel quotidiano.  Dipende anche da me “prendere il mondo” e cercare di cambiarlo».


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