Gen 20, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo
“Music Made To Be Played – racconta Nancy, dall’USA –, ha iniziato a prender forma durante le serate trascorse con le migliaia di persone, soprattutto giovani, che in questi ultimi 2 anni sono passati nella nostra sala prove presso il centro internazionale di Loppiano (Italia), dove abitiamo”. “Ogni pezzo – aggiunge Alessandra, italiana – parla di noi della voglia di rialzarsi e sollevare il mondo, delle domande e della forza dell’amore che c’è in ciascuno, capace di cambiare l’oggi della nostra vita come di quella dei popoli e della storia”. “Il nuovo album – spiega Colomba, della Corea – raccoglie l’esperienza del concerto che stiamo portando in tour, assieme alla ricchezza degli incontri e dei volti che sono la materia prima dei nuovi pezzi che presenta, come pure dei successi già noti ma interamente ri-arrangiati”. “Fa da protagonista la contemporaneità – incalza Adriana, brasiliana –e le sue grandi sfide, descritte e raccolte con uno sguardo lucido e positivo. Al centro rapporti umani, integrazione, dolore e paura del diverso, speranza in un futuro di dignità e pace. In poche parole: la nostra quotidianità”.
Il complesso Gen Verde: 21 artiste e professioniste provenienti da 13 Paesi del mondo, ognuna portatrice di una diversità culturale che sostanzia e rende unico il messaggio della band. In 47 anni di attività hanno al loro attivo oltre 1400 spettacoli tra concerti, eventi, workshop didattici realizzati in centinaia di tour in Europa, Asia, Sud e Nord America. Qual è il vostro scopo? Lo sintetizza Raiveth, del Panama, in una frase: “Contribuire alla diffusione di una cultura globale di pace, dialogo e unità, attraverso l’arte”. (altro…)
Gen 19, 2014 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Si considera il 7 dicembre 1943 l’anno di nascita del Movimento dei Focolari perché quel giorno, con un voto perpetuo di castità, Chiara Lubich ha “sposato Dio”. Ma la Fondatrice dei Focolari ha anche affermato che una data d’inizio potrebbe essere il suo viaggio, nell’ottobre del 1939, a Loreto, dove è custodita secondo la tradizione, la casa di Nazareth. L’atmosfera della famiglia che viveva in quella casetta fu, per Chiara, una “chiamata”: ripetere nel silenzio, come la famiglia di Nazareth, il più grande mistero della storia, la vita di Dio tra gli uomini. Da quel momento tutto è stato sempre una stupenda scoperta. Ma lei non è stata sola a stupirsi: con lei Natalia Dallapiccola, Giosi Guella, Marilen Holzhauser, Graziella De Luca, Vale e Angelella Ronchetti, Dori Zamboni, Gis e Ginetta Calliari, Silvana Veronesi, Lia Brunet, Palmira Frizzera, Bruna Tomasi… e, qualche anno dopo, Marco Tecilla, Aldo Stedile, Antonio Petrilli, Enzo M. Fondi, Pasquale Foresi, Giulio Marchesi, Piero Pasolini, Oreste Basso, Vittorio Sabbione… primi tra molti che comporranno la schiera che Chiara, a Loreto, per profetica previsione, seppe che l’avrebbe seguita. Le strade che hanno condotto le prime e i primi a imboccare la strada aperta da Chiara, oggi che il Movimento è definito in tutte le sue strutture,
manifestano che ognuno di loro era necessario al progetto di Dio, al carisma che stava prendendo “carne”. Non poteva essere che così per un carisma il cui carattere è l’unità, espressione della vita trinitaria. Persone delle più varie professioni guidate da una stessa voce che, nella carità, mettevano a servizio degli altri i loro talenti risvegliati dalla stessa carità. Dopo settant’anni, lo sviluppo del Movimento dei Focolari sembra spiegare l’affermazione di Gregorio Magno che la Scrittura “cresce con chi la legge” e «Come il mondo, la Scrittura non è creata una volta per tutte: lo Spirito la “crea” ancora, si può dire, ogni giorno, via via che la “apre”. Per una meravigliosa corrispondenza Egli la “dilata” nella misura in cui dilata l’intelligenza di colui che l’accoglie»(*). E nel caso del Movimento è stata la comunicazione di come ciascuno viveva il Vangelo a nutrire la comprensione delle stesse parole di Gesù. Parola vissuta e comunione, una pratica che traccerà una linea ascetica collettiva.
La vita compiuta di Chiara e di molti che con lei hanno accolto e accolgono la Parola, in questo tempo di epocali trasformazioni culturali, dimostrano quale sia il loro compito: “… fatti partecipi dei disegni di Dio sull’umanità, segnare sulla folla ricami di luce e, nel contempo, dividere col prossimo l’onta, la fame, le percosse, le brevi gioie”. Perché oggi, più che mai, la vera attrattiva è vivere “la più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo”. I primi compagni di Chiara hanno sperimentato ciò che il Concilio Vaticano II esprimerà così riguardo alla Chiesa: “[Lo Spirito] Con la forza del Vangelo la fa ringiovanire, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo” (LG,4). * Guido I. Gargano, Il libro, la parola e la vita, L’esegesi biblica di Gregorio Magno, San Paolo edizioni, 2013 (altro…)
Gen 18, 2014 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Vancouver. Preghiera nella Chiesa anglicana
A Vancouver, in un contesto ricco di comunità cristiane di diverse Chiese, la Settimana di preghiera per l’unità si costruisce insieme. Avviare rapporti di reciproca conoscenza e collaborare in azioni concrete, vedendo in ogni esponente di un’altra Chiesa un fratello o una sorella da amare: nasce da questa esigenza il percorso di Marjeta Bobnar, incaricata dal 2012 di coordinare le relazioni ecumeniche e interreligiose dell’Arcidiocesi di Vancouver, Canada. Il territorio affidatole è costellato dalla presenza di comunità cristiane di numerose Chiese: anglicani, pentecostali, luterani, mennoniti e non solo. “I primi passi – racconta – si sono diretti sia nell’allacciare rapporti nuovi con le diverse comunità, sia nella sensibilizzazione ecumenica tra i cattolici”. In questo cammino determinante e costante è stato il sostegno dell’Arcivescovo J. Michael Miller e della comunità dei Focolari cui Marjeta appartiene. Già durante la preparazione della Settimana Ecumenica dello scorso anno, si sono colti alcuni frutti di questo rinnovato slancio: “La maggioranza delle parrocchie cattoliche – prosegue – non aveva contatti con le altre chiese ma hanno comunque mostrato il desiderio di raggiungere ed invitare i membri delle altre comunità cristiane presenti nei loro quartieri. Così ad esempio si è stabilito il contatto con un pastore luterano molto aperto al dialogo ecumenico”. 
Vancouver. Preghiera nella Chiesa cattolica
Durante i momenti di preghiera proposti molti testimoniavano la gioia di essere insieme, ed il desiderio di dialogare e conoscersi di più. Tanti hanno voluto mantenere i contatti per approfondire i rapporti e coinvolgere più persone per i successivi incontri. “Per la Settimana di preghiera che è ormai alle porte – continua Marjeta –, insieme alla diocesi anglicana abbiamo programmato alcuni incontri che daranno la possibilità di riunire anglicani e cattolici per condividere le esperienze ma anche per porsi interrogativi. Dall’inizio del 2013 si è formato un gruppo misto di preparazione composto da 3 anglicani e 3 cattolici: è stata una bellissima esperienza costruire i rapporti del gruppo, ascoltandoci fino in fondo. Inoltre, siamo in contatto costante con i responsabili delle Chiese e comunità ecclesiali luterana, United Church of Canada, mennonita, pentecostale e Chiesa apostolica armena. Nel collaborare a costruire i vari momenti di preghiera o di approfondimento, riceviamo risposte molto entusiaste ed anche gratitudine per l’unità sperimentata”. (altro…)
Gen 17, 2014 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
«Vivere insieme per qualcosa che possa rafforzare il bene nel mondo ci unisce e ci dà la forza, e ci spinge ad andare avanti verso il mondo unito». Sono parole di Igor dei Giovani per un Mondo Unito del Nordest del Brasile. Ma cos’è “Desafio” (Sfida)?

Scuola Santa Maria
«“Desafio” è una tre giorni – spiega Igor – di incontro, festa e condivisione delle tante iniziative che noi Giovani per un Mondo Unito di questa regione (che coinvolge sette stati brasiliani) portiamo avanti nelle nostre città. Ogni anno, siamo circa 350 giovani che ci diamo appuntamento nella cittadella “Santa Maria”, in Igarassu (Stato di Pernambuco). Il programma si svolge con temi d’interesse e di approfondimento, comunicazione delle attività svolte nelle varie città, vari workshop e dei forum specifici. Molto costruttivi sono i momenti dedicati a conoscere alcune opere sociali portate avanti dai Focolari e l’aiuto concreto che possiamo svolgere in quei giorni, come un nostro segno di amore concreto verso le persone del posto». Un programma impegnativo… «Certo – continua Igor –, anche se non mancano le serate ricreative e i giochi insieme. Una delle serate è dedicata alla preghiera ecumenica per la Pace. È sempre uno dei momenti più profondi e di grande accettazione da parte dei presenti. Si sente che siamo tutti connessi e che basta fermarsi e dare spazio a questa dimensione, che si crea subito come un ponte spirituale che ci unisce a Dio e fra di noi».
Quest’anno avete svolto la 4° edizione che aveva lo slogan “Andate verso l’altro”. Quali le conclusioni? «Sono venuti molto in evidenza l’importanza dei rapporti: nella famiglia, nella società, nel mondo virtuale, nelle varie azioni che portiamo avanti e nei progetti sociali. La novità, sentita fortemente da tutti, è stato un progetto, lanciato qualche tempo fa, che abbiamo chiamato “Prima gli ultimi”. Si trattava di capire, da parte di ogni gruppo di giovani nelle proprie città, chi sono questi ultimi, per poi vivere per loro. Sono nate, così, tante iniziative concrete in tanti punti del Nord-Est brasiliano in favore dei più bisognosi, che abbiamo condiviso con tutti! Il “Desafio”, è il momento in cui – conclude Igor – coinvolgere il maggior numero possibile di giovani per costruire insieme un mondo più unito e fraterno». (altro…)
Gen 16, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Man, Costa d’Avorio: la “città delle 18 montagne” conta circa 100mila abitanti di diverse etnie, dediti per lo più all’agricoltura; è prostrata da grande povertà sia materiale che umana, aggravatasi in conseguenza dello stato di guerra che ha attraversato il Paese nel 2002 e che l’ha pienamente coinvolta. È in questo contesto sociale che si trova la “Mariapoli Victoria”, cittadella del Movimento dei Focolari nell’Africa dell’Ovest. Oltre 3000 i rifugiati nei momenti caldi della guerra; oltre 100.000 i pazienti curati nel suo “Centro medico-sociale”. Importante, inoltre, il programma per ridurre la malnutrizione infantile che opera con successo in città e nei villaggi vicini. Anche il Natale – raccontano alcuni abitanti della cittadella –, è stato vissuto in funzione dei più soli, emarginati, specialmente quelli più bisognosi di amore: “Una giornata di festa con i bambini cristiani e musulmani dei dintorni, nella parrocchia vicina. Un momento di allegria con canti, danze e scenette e poi il pranzo per tutti!”. Ogni bambino – circa 1000 – con il proprio piatto e bicchiere in mano, era in fila per ricevere il pasto. “Era bello poter guardare negli occhi ciascuno di loro – prosegue il racconto –, augurargli buon appetito e ringraziare per la paziente attesa!”. Un gruppo di giovani ragazze invece, ha deciso di trascorrere le festività a Blolequin, villaggio a 175 km da Man, insieme ai bambini orfani e alle suore della Consolata che li accudiscono.
A Glolé, un villaggio a 30 km da Man, un altro gruppo della comunità dei Focolari ha partecipato alla preparazione della festa di Natale. Per l’occasione sono giunte persone dai 12 villaggi seguiti da anni dal Centro nutrizionale della cittadella. Erano presenti i capi e notabili dei villaggi, oltre a responsabili di varie Chiese. Nel clima di reciprocità creatosi, un capo-villaggio ha affermato: “Se, quando presenterò il mio programma di lavoro ai miei collaboratori, loro non fossero d’accordo, sento che non lo posso portare comunque avanti da solo, ma cercherò di cogliere quello che potremo fare insieme”. Un contributo importante della serata è stato il noto scritto di Chiara Lubich “Una città non basta”(1). In esso Chiara incoraggiava a cercare i più poveri, gli abbandonati, gli orfani, i carcerati, quelli che sono messi ai margini… e a dare, dare sempre: una parola, un sorriso, il proprio tempo, i propri beni… amore concreto capace di trasformare una città e non solo. È, poi, seguito uno scambio di testimonianze, in particolare riguardo alle attività che si portano avanti in favore dei bambini che soffrono la fame e carenze di affetto familiare. Passi concreti per trasformare le proprie città. (1) Chiara Lubich, Meditazioni, Città Nuova Editrice, Roma 2000, pagg. 100-03 (altro…)
Gen 14, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Tre anni fa ho intrapreso un percorso di volontariato in una Comunità di Roma che si occupa delle dipendenze. Il Centro, nato nel 1978 come supporto e sostegno alle persone tossicodipendenti, è giunto oggi ad occuparsi di problematiche molto più ampie, non più limitate solo alla tossicodipendenza. Il percorso degli utenti all’interno della comunità interessa sia coloro che presentano una problematica di dipendenza, sia i loro familiari o parenti che sono coinvolti in situazioni a volte al limite della sopportazione umana. Proprio verso questi ultimi svolgo la mia azione di volontariato, in quanto mi occupo sia delle prime accoglienze, sia dei gruppi di auto-aiuto. In entrambi questi due momenti: accoglienza e auto-aiuto, ho avuto modo di sperimentare concretamente l’importanza e la validità del dialogo, fatto di comunicazione e ascolto, che porto avanti nel Movimento dei Focolari fra persone credenti e altre di diverse convinzioni come me. L’accoglienza è il momento più difficile per chi arriva smarrito, confuso e cerca faticosamente di aprirsi e raccontare la propria vicenda ad una persona che è per lui sconosciuta. È questa la fase più complessa di tutto il percorso; se la persona che faticosamente tenta di vincere le paure e la vergogna, non percepisce di essere ascoltato tutto il lavoro che seguirà può essere vanificato. Pur nella diversità delle situazioni, il dialogo permette – grazie alla reciprocità che ne scaturisce -, una unione e uno scambio interiore veramente profondo. Il positivo dell’uno e la sofferenza dell’altro si confrontano in un’arricchente condivisione. Il peso che nella persona all’inizio dell’incontro sembrava insopportabile, diventa più leggero e le sofferenze meno pesanti. Ci saranno lungo il cammino tanti momenti difficili, ma sapere di non essere soli aiuta; nella caduta, c’è una spalla presente su cui poggiarsi. Una mattina arriva una signora chiedendo di parlare con un operatore. Sono solo, mi offro disponibile ad ascoltarla. Ancor prima di sederci, impone delle condizioni alla nostra conversazione: il nostro incontro doveva rimanere segreto (perché se il figlio ne fosse venuto a conoscenza l’avrebbe potuta massacrare di botte); lei non mi dirà né il suo nome né tantomeno quello del figlio; io non dovrò informare la polizia, né esporre denuncia. La mia reazione è prima di stupore, poi di rabbia, molti elementi mi infastidiscono. Quando, però, riesco a staccarmi dal mio ruolo, vedo due persone che non stanno certo dialogando: una è debole e carica di dolore, sofferenza e paura; l’altra è forte, ma chiusa nel suo compito di salvatore. Percepisco l’impossibilità di operare e l’incapacità di concretizzare la teoria appresa in tre anni di servizio nella comunità. Gli strumenti tecnici in questa situazione non servono, il metodo da me utilizzato è infruttuoso, bisogna cambiare strategia. È arrivato il momento di applicare il dialogo che svolgo coi miei amici del focolare! Solo io posso cambiare la situazione. Il mio tono di voce, i miei atteggiamenti mutano; invito la signora a sedersi e metto a sua disposizione le mie conoscenze tecniche, ma soprattutto umane, dimenticando le varie procedure burocratiche. C’è un’esplosione di pianto e di gioia insieme; si siede e, scusandosi per le lacrime, inizia a raccontare la sua storia. Il bisogno di condividere il dramma che sta vivendo, finalmente ha trovato uno spazio dove potersi liberare senza vergogna o paura di essere giudicata. La mia apertura è finalmente diventata ascolto capace di accogliere la sua sofferenza, elaborarla, farla mia e restituirle il mio contributo in un arricchimento reciproco. (Piero Nuzzo) (altro…)