Ott 16, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Anche quest’anno la “Festa dei Giovani”, che coincide con l’inizio della primavera dell’Emisfero Sud, ha lasciato il suo segno. Il 23 e 24 settembre, più di 1000 giovani provenienti dall’Uruguay, dal Paraguay e da varie regioni argentine, invadono la cittadella immersa nella Pampa argentina, per vivere un’esperienza di fraternità che lascia un segno indelebile. Quest’anno, però, si guarda più lontano: a Manila, dove si svolgerà il Genfest 2018 con giovani di tutto il mondo.
Usando il format di un videogioco, i giovani affrontano via via alcuni temi che incidono sulla loro vita quotidiana: l’apparenza, l’individualismo, le scelte e il consumismo; sono i livelli che i 4 protagonisti sulla scena devono attraversare per arrivare a superare insieme l’ultimo livello. I valori dell’accettazione di se stessi, della solidarietà, dell’impegno nei confronti di quanto la coscienza suggerisce a ciascuno e della condivisione, sono le chiavi che permetteono di superare i vari livelli. Ma, spesso, bisogna fare i conti con il passato che trascina indietro e con il futuro che paralizza. Resta quindi un’unica opzione: vivere il presente e, in quell’attimo, “prendere il controllo” e resettare la propria storia.
L’inventore del gioco rivolge ai protagonisti e ai partecipanti alla Festa, una domanda sfidante: Resettare sì, no? La risposta resta aperta. Il videogioco finisce e diventa una metafora della vita, che mette i presenti davanti all’esigenza di attraversare le tante situazioni che si trovano nel quotidiano per crescere e raggiungere le proprie mete. Il gioco diventa la vita reale. “Resetta il tuo mondo, hai tu il controllo”, è lo slogan dell’incontro che, insieme alla canzone composta proprio per l’occasione, costituisce il messaggio che la Festa dei Giovani 2017 lascia nel cuore di tutti i partecipanti. Anche in chi sarà presente al Genfest delle Filippine in rappresentanza di tutti. (altro…)
Ott 5, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Dopo essermi laureata in lingue e relazioni internazionali, sono partita per il Libano per proseguire lo studio dell’arabo e immergermi finalmente in quella realtà mediorientale che tanto mi affascinava. Forse è strano iniziare a raccontare un’esperienza partendo dalla fine, dal momento del distacco, ma è proprio in questi momenti che più si capisce la portata dell’esperienza vissuta. Preparando il ritorno in Italia, il mio pensiero è tornato all’inizio e mi sono chiesta come fosse possibile che il mio tanto atteso e amato anno in Medio Oriente fosse già finito. Ho cercato di ricordare la persona che ero undici mesi prima, pensando quasi con incredulità all’inquietudine che mi aveva preso prima della partenza, quando, nonostante sapessi già che il Medio Oriente non è solo quello che si vede in televisione, vedendo le reazioni spesso impaurite delle persone che scoprivano il mio progetto, mi sono chiesta se partire fosse un’idea sensata. Volendo però assicurarmi che i miei dubbi non avessero origine solamente dalla paura, sono partita! Ho ricordato la ragazza che muoveva i primi passi nella caotica Beirut con l’impressione che tutti la guardassero perché straniera. Nel giro di pochissimo tempo, però, le persone mi fermavano per strada chiedendomi informazioni in arabo, scambiandomi per una libanese. Forse era più il mio sguardo prevenuto nei loro confronti che non il contrario! All’inizio emergeva involontariamente la diffidenza nei confronti del nuovo ambiente, che mi impediva di uscire da me stessa e voler bene alle persone che mi passavano accanto: non avevo ancora capito che l’ambiente che mi circondava era semplicemente diverso e non pericoloso.
Mi sono resa conto di quanto il mio sguardo nei confronti del Libano sia cambiato nel corso dell’anno: dapprima coglievo soprattutto le differenze rispetto all’Italia; poi, mi sono velocemente innamorata di questo paese, della sua ricchezza e varietà religiosa, culturale, paesaggistica e storica; di un popolo che, nonostante il recente passato doloroso, è stato in grado di vivere nuovamente, cristiani e musulmani, fianco a fianco; della spontaneità e dell’accoglienza della sua gente e… della sua fantastica cucina! Ho poi faticato a recuperare un po’ di obiettività nel guardare ad un paese che, come tutti gli altri, vive le sue contraddizioni, come grande povertà e ricchezza ostentata che convivono a poca distanza. Col pensiero ho ripercorso il mio anno in Libano, durante il quale molti aspetti della vita che dall’Italia sembrano pericolosi o strani, una sfortuna o un disagio, sono diventati parte della mia quotidianità (per niente infelice, anzi!), fino al momento dei saluti. Quando ho detto ai bambini siriani rifugiati che aiutavo nei compiti che sarei tornata in Italia, mi hanno salutato con un semplice “ciao”, facendomi capire che siamo tutti importanti e nessuno indispensabile. Rendermi conto che probabilmente non saprò mai cosa ne sarà di loro è stato un grande dolore. Ho dovuto salutare gli amici conosciuti, a cui devo così tanto, sperando con tutto il cuore di rivederli, ma senza poterne essere davvero sicura. È stato uno strappo capire che tra noi stava calando di nuovo la distanza, non solo geografica, ma soprattutto burocratica. Lasciarli sapendo che tra me e loro tornavano ad esserci una frontiera e visti con procedure a volte esasperanti è stata una sensazione insopportabile. Avevo intuito fin dall’inizio che sarebbe finita così, ma vivere il momento del distacco è stato davvero difficile. Ma adesso so che questo dolore è il prezzo da pagare per essere “uomo-mondo”, come diciamo noi gen. Ora, dopo aver lasciato pezzi di cuore in giro per il mondo, un mondo unito non è più solo qualcosa che sarebbe bello ci fosse: un mondo senza frontiere diventa un’esigenza. (altro…)
Ott 4, 2017 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
World Trade Centre
Metro di Manila, Filippine, 6-8 luglio 2018. L’appuntamento è per migliaia di giovani da tutto il mondo, mossi da un’idea che, come un chiodo fisso, informa la loro vita e le azioni sociali cui danno vita: costruire un mondo unito e solidale. Il Genfest 2018 Beyond all borders è un invito a far crollare i confini, i limiti, le barriere che ostacolano questo processo. Nato nel 1973 da un’idea di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, in oltre 40 anni il Genfest ha raccolto decine di migliaia di giovani. Quella del 2018 sarà l’undicesima edizione, la prima fuori dall’Europa. Nella sua lunga storia, ogni Genfest ha segnato una tappa e visto la concretizzazione di molti progetti: tra questi l’idea delle Giornate mondiali della gioventù, iniziate nel 1985; la nascita nello stesso anno dei Giovani per un Mondo Unito (GMU); la Settimana Mondo Unito, operativa dal 1996, per evidenziare le iniziative che promuovono l’unità, a ogni livello, nel mondo; e infine, dal 2012, l’United World Project, grande osservatorio permanente di tutte le buone pratiche a livello planetario. Il prossimo Genfest precederà di poco il Sinodo sui giovani, che si svolgerà a ottobre 2018. Incontrando gli organizzatori, presenti in questi giorni a Castelgandolfo (Roma) all’incontro dei delegati nel mondo del Movimento dei Focolari, abbiamo raccolto notizie “di prima mano”. Ding Dalisay rappresenta all’assemblea le Filippine: «Con grande gioia abbiamo avuto l’appoggio del presidente della Conferenza episcopale filippina che ci incoraggia a lavorare per portare la realtà del Genfest a più giovani possibili. Già da un po’ di tempo i giovani delle Filippine stanno girando con dei caravan per presentare il Genfest nelle parrocchie, nelle università e in altri posti. Abbiamo una grande speranza che tanti giovani verranno». Carlo Gentile, delegato delle Filippine insieme a Ding: «Sarà il primo Genfest in Asia, quindi sarà molto importante per l’aspetto dell’interculturalità. Chiara Lubich definiva il Genfest una “cascata di Dio”. Ci aspettiamo un evento meraviglioso, preparato per offrire a tutti i giovani che vengono dall’Asia, ma non solo, un’esperienza profonda, immersa nella cultura asiatica».
Una mobilitazione mondiale è già cominciata. Molti i contatti con altri Movimenti, come quelli con i giovani della Rissho Kosei-kai, associazione laica buddhista giapponese, con sei milioni di seguaci, e con lo Youth World Peace Forum, che celebrerà il proprio meeting annuale a Manila nello stesso periodo del Genfest. In alcune aree del mondo si pensa a replicare il Genfest con delle iniziative locali. Una commissione composta da 30 giovani, rappresentanti delle diverse aree geografiche del mondo, con il coordinamento della segreteria internazionale dei Giovani per un Mondo Unito, è già al lavoro. Kiara Cariaso e Diego Lopez spiegano: «Stiamo lavorando per poter far arrivare al Genfest di Manila giovani da tutto il mondo. Ci sono già tante attività, non solo nelle Filippine, perché sarà un evento planetario, lo costruiamo tutti insieme». «Infatti – le fa eco Diego – raccogliamo idee che arrivano da giovani di tutti i Paesi, lavoriamo insieme, e le facciamo arrivare nelle Filippine». Spiegano: «Il Genfest 2018 si articolerà in tre fasi: la prima, precedente alla manifestazione, con la possibilità per molti giovani di varie parti del mondo di conoscere le culture asiatiche. Un’esperienza interculturale, interreligiosa e sociale unica, che si svolgerà in diversi Paesi del continente asiatico. A questa seguirà l’evento centrale di Manila, dal 6 all’8 luglio, a cui desideriamo possano partecipare giovani da ogni parte del mondo, in modo da rendere in qualche modo presente la propria realtà e allo stesso tempo riportare alla comunità di origine l’esperienza e l’impegno preso a Manila. Infine, un “post Genfest”, soprattutto per i giovani asiatici, che darà modo di testimoniare un’“Asia unita per un mondo unito”. Sarà un’esperienza bellissima per 800 giovani nella cittadella di Tagaytay». Sito ufficiale: y4uw.org/genfest (altro…)
Set 22, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
«Un’esperienza di Chiesa viva, in cammino, in dialogo, in uscita», sintetizzano in breve Paola Pepe e Jonathan Michelon (responsabili delle Scuole Gen internazionali di Loppiano) i giorni del Seminario internazionale sulla situazione giovanile. Esso fa parte di un percorso organizzato dalla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, in preparazione alla XV Assemblea Generale Ordinaria sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. «Abbiamo fatto un’esperienza di profonda comunione, di “training sinodale” a contatto con varie realtà ecclesiali. Già dall’estate ci eravamo preparati, insieme ad altri giovani dei Focolari di diversi Paesi, per inviare il nostro contributo alla segreteria generale del Sinodo», scrivono insieme a Leandro (Argentina), Marina (Brasile) e Nelson (El Salvador). Il programma del Seminario è stato ricco di contenuti per gli autorevoli interventi di formatori, economisti, esperti di comunicazione, sociologi, accompagnatori, appassionati del mondo giovanile. Ventuno i giovani presenti su 82 partecipanti dai 5 continenti che hanno dato il loro prezioso contributo ai lavori di riflessione con proposte di metodo e di contenuto sul prossimo appuntamento sinodale. Significativo il fatto che la segreteria organizzativa abbia prontamente accolto alcuni loro suggerimenti in merito alla metodologia di svolgimento del programma, con una maggiore condivisione in plenaria.
«Le meditazioni bibliche che aprivano le giornate ci interpellavano profondamente. Di una ci è rimasto impresso il passaggio in cui si metteva in luce che per mostrare la vita di Gesù ai giovani bisogna averne fatto l’esperienza: quanto è importante la testimonianza di vita!». Le varie tematiche sui giovani in rapporto a identità, progettualità, alterità, tecnologia, trascendenza hanno prospettato scenari realistici non privi di sfide ma sempre aperti alla speranza. Si è parlato della valenza pastorale di alcune iniziative in cui i giovani sono protagonisti quando accompagnati da adulti disponibili a vivere insieme la ricerca del senso della vita. «Ora vogliamo elaborare le esperienze che viviamo con la loro valenza formativa ed evangelizzatrice per offrirle alla Chiesa». «Il seminario è stata una grande opportunità di apertura della Chiesa, di quello che sta facendo per i giovani; e per noi di lavorare con la Chiesa, per cambiare le realtà del mondo. La Chiesa vuole ascoltarci, sapere cosa pensiamo, cosa possiamo fare di concreto e desidera affrontare con noi anche le difficoltà. Non abbiamo trovato risposte, ma si procede insieme”, spiega Marina.
Le conclusioni mettono in evidenza che occorre costruire il cambiamento e diventare generatori di vita nell’ascolto reciproco, giovani e adulti, «Sono emerse proposte concrete che verranno presentate ai padri sinodali. Tra queste, un’equipe di giovani che affianchi il lavoro della Segreteria generale del Sinodo per preparare momenti di confronto e di dialogo durante i lavori sinodali tra vescovi e giovani e coinvolgere stabilmente alcuni di essi negli organismi della Santa Sede; una Chiesa riconosciuta da tutti come “casa-comunione-famiglia”. Delle giornate romane ci portiamo via tante perle, come quella nel documento preparatorio in cui si parla dei giovani: “la possibilità della loro fioritura dipende dalla capacità della nostra cura, non per il desiderio di cambiare l’altro, ma per crescere insieme”». «Il Sinodo dei giovani – conclude il Card. Baldisseri, Segretario generale del Sinodo sui Giovani –può rappresentare un tassello di quel rinnovamento missionario della Chiesa, che per l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, costituisce la sfida di questo tempo. Ai giovani dobbiamo rivolgerci non solo perché ci aiutino a comprendere come annunciare il Vangelo ma anche per capire meglio cosa Gesù chiede alla Sua Chiesa, cosa si aspetta da essa, cosa tagliare e cosa cucire di nuovo per questa missione». Un altro “tassello” sarà senz’altro il Genfest 2018 che si svolgerà a Manila (Filippine) e, ancora, la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) nel gennaio 2019 in Panama. (altro…)
Set 21, 2017 | Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Domenica 20 agosto 2017, ore 5.00. Da lontano sento la chiamata del Muezzin alla preghiera. Il termometro mostra già 30º. Sono in una minuscola baita di legno nel piccolo Villaggio della pace a Scutari, in Albania. Costruito dalla Chiesa cattolica per i profughi, durante la seconda guerra balcanica alla fine del 1999, ora ospita il nostro campo go4peace» Comincia così il racconto-diario di Meinolf Wacker, giovane sacerdote tedesco, da più di 20 anni impegnato, insieme ad altri sacerdoti del Movimento dei Focolari, a organizzare nei Balcani – terra martoriata da guerre e divisioni – “scuole di pace” per centinaia di giovani. Il primo pensiero del mattino va alla serata conclusa poche ore prima e al grande concerto proposto dai giovani nella piazza della cattedrale di Scutari. A conclusione della quale Mark, che viene dall’Irlanda, si è fatto portavoce del loro appello: “Siamo qui dal Nord e dal Sud, dall’Occidente e dall’Est dell’Europa. La pace è una meta da raggiungere, dobbiamo vedere nell’altro un fratello o una sorella. Se ci amiamo, la pace sarà il frutto. Richiede passione, pazienza e tenacia. Vogliamo diventare una generazione piena di passione per la pace”.
I componenti della band che si è esibita la sera prima vengono dall’Albania, dal Camerun, dalla Slovenia, dalla Spagna e dalla Germania, dopo non poche peripezie. I tedeschi, ad esempio, una volta arrivati a Sarajevo, hanno attraversato le zone montuose del Montenegro su un pullmino a noleggio, quasi 40 ore di viaggio. Neanche il tempo di riprendere fiato e subito la suddivisione in piccoli gruppi per conoscersi. Ogni giorno, un motto da vivere. “Non smettere di dare!”, per esempio. Ma anche uno sguardo sulla natura poteva ispirare un nuovo motto, come vedere una mucca sdraiata sul prato che si prende tutto il tempo per ruminare. In un mondo pieno di frenesia occorre fermarsi ogni tanto, e “ruminare” interiormente quanto Dio ci ha suggerito. «All’inizio del campo – scrive Meinolf – ci siamo fermati sul famoso Ponte di Mezzo, nella cittadina di Mes. Uniti, mano nella mano, tutti i partecipanti, musulmani, evangelici, cattolici o di altre visioni del mondo, ci siamo affidati al mistero di Dio, in silenzio. Durante la settimana si sono svolti 31 workshop che hanno dato ai giovani l’occasione di venire in contatto con la gente del posto. Ogni giorno più di cento bambini ci aspettavano a Fermentim, alla periferia di Scutari, dove lavora stabilmente una comunità di suore». Qui i ragazzi producono portachiavi e lavorano alla tinteggiatura e alla pavimentazione dell’asilo e della casa di una famiglia.
«Altre tappe sono state il Museo della Cattedrale di Santo Stefano, a Scutari, dove si ricordano i 38 martiri uccisi dal regime comunista dal 1945 al 1974, il Museo della memoria con gli orrori commessi in quegli anni, e la visita a una moschea. In un workshop interreligioso si è parlato dei rapporti tra le religioni nei Balcani. Abbiamo piantato anche degli alberi, verniciato alcune casette del villaggio, incontrato i bambini affidati alle suore di Madre Teresa. La giornata terminava sempre con una cena festosa nel villaggio». «Insieme a Christoph e Tobias dell’agenzia 18frames Film+Media Produktion di Amburgo avevamo progettato la campagna “Yourope” per coinvolgere i giovani europei a “mettere la propria faccia” per mostrare un’Europa senza barriere. Un videoclip realizzato durante il campo, con i nostri volti, su sfondo nero, termina con l’invito a mandarci altri brevi video con la stessa frase iniziale: I show my face… Armela ha preso una piccola mascotte della mia macchina – un’alce – se l’è messa sulle spalle e si è ripresa: I show my face because I am from Albania, studying in Austria, sitting in a French car with a German driver and a young friend from Sweden. In pochi giorni più di 50 mila persone avevano visto il clip». Raccontano due partecipanti: «Quando un anno fa ho saputo che il campo si sarebbe tenuto a Scutari, ero critica. Provengo dall’Albania e conosco la mentalità del mio Paese. Durante la preparazione ho aiutato come potevo. I primi due giorni sono andati bene. Ma quando sono cominciati i workshop, regnava una grande confusione. “Ben arrivati nel caos”! ho pensato. Poi però tutto è andato diversamente da come immaginavo. In occasione del concerto finale dovevo spiegare la campagna “Yourope”. Negli occhi del pubblico si vedeva una gioia vera! L’amore è stato più forte degli ostacoli!». «Le messe serali non erano vuoti rituali, ma fede vissuta, profonda, che mi ha travolto. Le spiegazioni sul senso del dolore e sull’incontro con Gesù nella sofferenza mi hanno dato molto, e ancora per lungo tempo ho continuato a ruminarle». Vedi il Video clip (altro…)
Set 20, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
https://youtu.be/C8NvjNYgNEc (altro…)